“Una leggenda d’oro avevamo inventata,
ma poi, strada facendo, in male s’è cambiata.
E sgomenti vediamo a sipario caduto
che qualunque problema è rimasto insoluto.
[…]
Deve cambiar l’uomo? O il mondo va rifatto?
Ci voglion altri dèi? O nessun dio affatto?”.
B. BRECHT, Teatro, Einaudi editore, Torino 1963 [l’anno in cui J. F. Kennedy fu assassinato, sessant’anni fa], p. 1651, “Epilogo” dell’opera teatrale intitolata: L’anima buona del Sezuan, corsivi e grassetti miei.
“Stanchi, gli dèi riprendono il cammino”.
Ivi, p. 1623, fine dell’atto VII.
“La fuga nelle montagne del Nord”.””.
Ivi, p. 2069, incipit all’inizio dell’atto III de Il cerchio di gesso del Caucaso, corsivi
“Thor fu persuaso da Loki a recarsi presso il gigante, ma il dio del tuono, durante il percorso, sostò una notte presso una gigantessa che gli rivelò il disegno di Loki e gli consegnò guanti di ferro e un bastone magico. Loki viaggiava con lui”.
R. BOSI, I miti dei Vichinghi. Storia e tradizione degli uomini del Nord, Convivio/Nardini Editore, Firenze 1993, p. 112, grassetti miei.
“I Vani sono le divinità considerate più antiche, quindi diverse dagli Asi, le divinità ‘nuove’, con cui, però, furono in contrasto fin dalle origini del mondo. In epoca successiva all’espansione dei Vichinghi nelle sconfinate pianure russo-sarmatiche, è detto da Snorri ‘paese dei Vani’ il delta del Don, lungo il quale i Vichinghi navigarono arditamente […]. I più importanti dèi appartenenti alla stirpe dei Vani [“Vanir”] sono Njördhr [“Nerthus” in Tacito] e i suoi figli Frey e Freya [Vendere, donde venerdì è il “giorno di Freya”] […] furono accolti nell’assemblea degli Asi [“Æsir”]”.
Ivi, p. 75, miei osservazioni fra parentesi quadre.
“Non si dimentichi che Loki è una sorta di Lucifero nordico”.
Introduzione di G. Chiesa Isnardi a: SNORRI STURLUSON, Edda, TEA, Torino 1997, p. 38, nota finale n.70, grassetti miei.
“Aristocratico, infido, imprevedibile, Odino non era un dio con cui l’uomo comune potesse aver a che fare. Se la sarebbe sempre meglio cavata con Thor. Irascibile ma gioviale [corrisponde al giovedì, guarda “caso” …], violento ma lineare, forte bevitore e mangiatore: ecco un dio col quale il contadino, e anche altri ceti, si potevano identificare. Tutte quelle sue avventure, i viaggi, il modo in cui i giganti lo facevano fesso – e il modo in cui era lui a far fessi i giganti –, tutto questo gli conquistava un posto nel cuore dell’uomo comune. Ma un dio dev’esser più che ben voluto: deve mostrare gli attributi della divinità e questo Thor lo faceva e abbondantemente. […] Non fu Odino, ma il Rosso Thor a contrapporsi al Bianco Cristo. Era il martello, non la lancia, a tenere a bada la croce. Nelle ultime propaggini del paganesimo egli era probabilmente il più ampiamente onorato fra gli dèi ed è Thor, non Odino o Frey, a ricevere il primo posto fra di loro nella descrizione, di Adamo di Brema, del tempio di Uppsala”.
G. JONES, I Vichinghi, Newton Compton editori, Roma 1977, p. 268, edizione originale inglese del 1973 (l’anno del film “Il mondo dei robot”, tra l’altro, film il cui titolo è, in originale, “Westworld” e cioè: “Il mondo dell’Ovest” … vale a dire: l’ OCCIDENTE! Vale dire: OGGI, cioè …!).
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/12/cose-di-piccolo-cabotaggio-1-della.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/05/secondo-me.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/05/copertina-di-una-biografia-di.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/10/eh-gia.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/02/tra-laltro.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/10/si-e-ormai-capito-che.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/06/masse-senza-politica-e-non-massa-e.html
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/03/guenon-amava-sempre-citare-questo-detto.html
@i
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/12/reminder-5-2019-un-ciclo-si-e-concluso_14.html
[cancellato = Khan!, c’è ‘l lato!]
NB.
Anche la Cina ha completato un suo ciclo, sempre nel 2019: cf.
[AGGIUNTA:]
“Per conoscere le ragioni di questa perversione della spiritualità, bisogna per un momento lasciare la tradizione celtica e rivolgersi all’antica tradizione egizia, e meditare su una lettera dal Cairo, datata 22 aprile 1932, in cui Guénon parla della sopravvivenza d’una magia molto pericolosa e d’ordine infero, d’ origine egiziana [più corretto: egizia, cioè della tradizione precristiana e preislamica], che sembra essersi rifugiata principalmente in certe regioni del Sudan. Non si può far a meno di stabilire una relazione fra queste tenebrose influenze — la cui terra d’elezione divenne la “remota regione del Sudan”, cui allude ancora Guénon nel Regno della Quantità (cap. XXVI) — e il “crepuscolo degli dei” che, oscurando la tradizione celtica ed egizia, ridussero gli antichi santuari abbandonati a luoghi di rifugio di questi “residui psichici”, i soli che permangono allorché lo Spirito si è ritirato [in nota, si legge una giusta osservazione: “Ecco perché il termine peggiorativo di “paganesimo” non dovrebbe applicarsi, in verità, che all’elemento residuale e deviato della tradizione greco-romana”, purtroppo – e sin troppo spesso! – si confondono questi due àmbiti, che sono, nella realtà, BEN DISTINTI!]. Vedremo più avanti che ci sono delle ragioni ben precise per cui si associano i destini pervertiti del Celtismo con quelli della tradizione egizia [punto interessante]. In ogni caso, il Belen gallico non fu maggiormente risparmiato del suo omologo greco — al quale, del resto, secondo Macrobio [in: I saturnali, I, 18], era consacrata la Lycopolis egiziana [la “città del Lupo” ma pure “della Luce”, in greco parole molto simili, quasi omofone] — e il Cristianesimo fece scadere il luminoso Apollo [al quale Apollo si è dedicato, nel passato percorso del blog, e soprattutto nella sua forma ETRUSCA, più d’un post] al rango di demone. Fu l’Apollion [meglio scritto: Apollyon] dell’ Apocalisse (IX, II) … Non ci sarebbe dunque nulla d’inverosimile nel fatto che, in terra celtica, il dio dalla testa di lupo [Belen/Belenus], dopo l’ occultamento del suo aspetto solare e propriamente apollineo [NB], abbia ceduto il posto a quel dio dalla testa d’asino [“sethiano”], d’origine egiziana, ma designato ad un “impero” universale [cioè al dominio – temporaneo – dell’intera Terra, il che NON SIGNIFICA, ed anche questo si è ripetuto più volte, che si debba pensare ad un cosiddetto “impero” in senso meramente “politico”, nel senso del XX e XXI secolo: No!, NON FUNZIONA così!], e «che altri non è se non Set o Tifone», il cui culto, secondo Guénon, «permane ancora ai nostri giorni, e alcuni affermano pure che esso dovrà continuare sino alla fine del ciclo attuale» [cap. XX di Simboli della scienza sacra di Guénon; ed è così, tal “culto” DEVE continuare “sino alla fine del ciclo attuale”, ma perché?, perché queste cose vanno al di là della piccola mente umana, in altre parola hanno una causa nel “male cosmico” che .- come s’+è detto varie volte, qui si ribadisce, NON È il male umano, altresì detto “male morale”; che cosa separò – irreversibilmente – Thor da Loki, che all’inizio combattevano insieme, nelle pianure della Russia e dell’Ucraina di oggi, contro i “giganti”? Loki poi si schierò con i “giganti” che doveva combattere, che pure, all’inizio, combatteva. Seth era fratello di Osiride ma poi si schierò con “Apep” – in greco Apophis, come il nome di uno dei, pochi, asteroidi effettivamente pericolosi –, cioè si schierò con il mostro del Chaos; e che dire del ben noto Lucifero che si schiera con le forze infere, con le forze del caos? La forza divina che si schiera col caos: queste sono tutte forme diverse però dello stesso concetto di fondo: ma la mente umana vacilla nel comprenderlo effettivamente: semplicemente l’uomo, in luogo di farsi sempre sedurre da quest’ “aspetto” del Kosmos, dovrebbe opporglisi e combatterlo: sta tutto qui, stop; quanto a comprenderlo davvero, va detto che non lo comprenderemo mai pienamente]”.
J. ROBIN, René Guénon. Testimone della Tradizione, Edizioni “Il Cinabro”, Catania 1993, p. 43, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre. Sul Sudan – più corretto sarebbe: Sudàn (perché mai, nella pigra, pingue lingua italica, gli accenti non vanno mai messi?, risposta: la ben nota sciatteria italica) – cf. E. FORTUNIA, “Il segno dei Nove” in Sherlock Holmes in Italia, Delos Books, Milano 2012, pp. 293-321. Tra l’altro, vi s’immaginava un attacco a Londra … ma “strano” … e, per giunta, senza pastrano!
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/12/reminder-5-2019-un-ciclo-si-e-concluso_14.html
Link cancellato …
Il solstizio d’Inverno, in realtà, è quest’anno il 22 e non il 21 . . .
RispondiEliminaA “Caucaso, corsivi” qui sopra, aggiungere: “miei” dopo “corsivi”.
RispondiEliminaUn classico errore.
Se mancasse, occorrerebbe porvelo.
Sulle “7t.” va detto che, per quel che sta succedendo – nella forma in cui sta succedendo –, la centrale più tutte le torri africane, più quella relativa alla Cina – la zona degli Uigur, in realtà (i nemici “storici” di Gesar di Ling) – basta per ciò che sta succedendo. Mancano – a quanto pare, dalle notizie – le due in territorio russo, legate agli Urali. Se vi fossero movimenti strani colà ivi, seppur con l’attuale blocco notizie dalla Russia – blocco relativo, chiaro –, qualcosa comunque trapelerebbe.
RispondiEliminaUn blocco totale di “News” oggi è impossibile, infatti.
Sempre della serie “1923 – cent’anni dopo” – cent’anni fa esatti nacque la Repubblica di Türkiye, inoltre gli “Accordi di Sykes-Picot” (per certi aspetti tremendi e alla radice del seguente caos, ed avversati dal colonnello T. E. Lawrence, detto “al Aurans Iblìs”) entrarono in funzione. Oggi SON SALTATI! Ecco il senso di quel che si vede oggi, cent’anni dopo – il 7 ottobre c.a. - detti “Accordi” son finiti … Ma vi è un altro “passettino” da farsi ancora, sembrerebbe …
La questione pseudo spirituale sarà sempre più al centro …
RispondiEliminaNon solo “non è finita” ma, dal 2020 fino a “data da destinarsi” – ma non inconoscibile – la “G.C.” (“GRANDE CRISI” [“del mondo moderno”]) continua … e continuerà …
RispondiEliminaIn pratica, è come se la situazione - dopo una certa soglia (il 2019 come data “finale” del cosiddetto “Nwo”) - sia cominciata pian piano, ma costantemente, ad esplodere: cioè il processo implosivo ha, pian piano, posto in moto un processo esplosivo, vale a dire che il processo implosivo ha cominciato, pian piano - ma pur sempre costantemente! -, a volgersi nella violenza. Peraltro, lo stesso Baudrillard si chiedeva “illo tempore” (nel lontano 1978!!) se il passaggio dai sistemi esplosivi a quelli implosivi potesse avvenire senza violenza. Storicamente il passaggio inverso - da implosivo ad esplosivo - provocò molte violenze: la modernità non si è certo imposta “pacificamente”! Tutt’altro proprio!
EliminaOgni - sedicente- pseudo linea rossa è stata superata, ma ciò significa che “il katèchon” non c’è più.
RispondiEliminaNome antico di Luxor: Apet-Reset – sì, Reset, il famoso termine … Per cui, un po’ come “verde”£ quando si diffondon certi termini può darsi che **non si voglia per niente** significarne il senso evidente quanto, piuttosto, dare un “segno” – a qualcuno, ad alcuni - tanti o pochi che siano …
RispondiEliminaMi ricorda quel vecchio video di M. Dolcetta, dove vi era quello yezide che faceva il guardiano, sembrava perlomeno farlo, a Luxor, o almeno pareva Luxor .. .. ..
Elimina“Velare l’orrore del dolore è offendere mortalmente chi soffre [ma lo facciamo normalmente]. Perciò Giobbe dice «perfide» le considerazioni dei suoi consolatori e annuncia loro il castigo divino […]. Voler […] fare del dolore anziché uno scandalo innominabile l’aria nella quale l’uomo deve rassegnarsi a respirare e magari ad intonare poetici lamenti […] significa non volere il gran miracolo della salvezza promessa da Dio, significa rifiutare il desiderio che, essendo di Dio, non è confrontabile con nessun desiderio. È un rifiuto che si può fare e vien fatto, identicamente, nel nome profano del mondo e nel nome sacro di Dio. Ma solo quando il dolore viene legittimato nel nome di Dio – e tanto più cupamente quando la giustificazione è lugubremente metatombale – il rifiuto della salvezza diventa «bestemmia contro lo spirito che non sarà mai perdonata» (**Mc.**, 3, **29**)”, S. QUINZIO, “Un commento alla Bibbia” II. “Sui Libri Sapienziali, i Libri Profetici e i Maccabei”, Adelphi Edizioni, Milano 1973 – un’altra ricorrenza col 3 –, capitolo “SU GIOBBE”, p. 12, corsivo segnalato con: (**), mie osservazioni fra parentesi quadre.
RispondiEliminaLaddove la tua mente e il tuo cuore si uniscono, si conciliano. Perché, sono in contrasto? Sì. Sempre. Sempre. Sempre lo sono. Laddove sono uno, ascolta dunque:
RispondiElimina**Quello** devi accettare.
Quello. E non puoi “dirlo” cosa sia. È come nell’apologo di Totò nel filmato di Pasolini, “Che cosa sono le Nuvole?”. Ascolta, senti “lo”, ma non dirlo. Se lo dici svanisce. Questo cura il male nel cuore dell’uomo, che c’è per sua stessa natura: non ascoltare le solite sciocchezze: sta nell’uomo, sta quindi anche dentro di te, di me, di tutti, certo in forme, con proporzioni molto diverse, ma ci sta. Cf. Totò - Pasolini - Che cos’è la verità? (“Che cosa sono le nuvole?” [del lontano **1962**]), https://www.youtube.com/watch?v=VUfNU_HOJv8 (15 nov 2015) Ora dove la mente si congiunge con il “cosa senti”, **Quello** devi “credere”. Ed allora il “credere” NON È più solo un “credere” … Non è più solo “teoria” … Ma Otello ascolta Jago: l’uomo fa il male talvolta senza neanche volerlo esplicitamente, perché ci sta dentro di lui, di lei, di esso. Ed esce fuori. Ma la verità – che non si può “dire” – “spegne” il male. Per sempre.
Senti “LO” – sentirai che, quando “LO” senti – esso “Si” sente … **Questo** è il mistero della consapevolezza. Che nessuno ha mai svelato ed è sotto gli occhi di tutti. Ed è un mistero perché non si può dir “lo” ma se ne può esser “consapevoli” appunto. Consapevoli di vacuità … Quando sorge il Sole – senza fine – della piena consapevolezza, le ombre non sanno più dove nascondersi. E così sarà il “Giorno” della “Fine” (L’ “Ora di Dio” di Aurobindo –, per dare un altro nome –, ma, in realtà. NON HA “nomi”. Perché? Perché non si può “dire”) … Ricorda – ri-cor-dà (= dai al cuore di nuovo) – che la “Fine” solo per noi, ora, è futura: essa è invece “Ora” (e sempre). Cade il velo, *questa* è un’immagine più esatta. Siamo costretti a porla nel “futuro” perché siamo creature “mentalizzate”, ma la “Realtà” – vera – è che c’è Ora, c’è Sempre.
“L’aquila scaccia il male dal cuore dell’uomo” (detto dell’Altaj)