sabato 28 maggio 2016
Indubbiamente, poi, ....
Indubbiamente,
poi, vi è oggi una specie di “superstizione della legalità” che si accompagna
alla proliferazione di leggi inutili o, peggio, ingiuste, volte solo ad
esercitare la tirannia del democratismo: “Un antico cinese disse di aver udito
che quando i regni devono perire hanno molte leggi” (F. Nietzsche, Volontà
di Potenza. Frammenti postumi ordinati da Peter Gast ed Elisabeth Förtser-Nietzsche
(Nuova edizione italiana a cura di M. Ferraris e P. Kobau), Bompiani Tascabili
1995, p. 404).
a.
Se si leggono le “interpretazioni” dei decenni passati, con il 2001 si sarebbe
dovuti entrare nella famosa “Nuova Era”, il “Millennio”, che, tra l’altro, fu
annunciato dai dirigenti Nazional-socialisti (sappiamo cosa fu in realtà!).
Ora,
con il 2001 inizia la fase di “precipitazione” della “Crisi del mondo moderno”,
l’esatto contrario della realtà!!!
Vedono
le cose “all’inverso”.
Quanto
alle radiazioni solari: è possibile senz’altro che intervengano sulla Terra
provocandovi conseguenze attualmente non pienamente prevedibili; ricordo che
vidi un documentario esattamente del 2001 che ne parlava; segno della cosa era
la discesa delle Aurore Boreali a
latitudini sempre più basse. Tra l’altro, il passaggio del Sistema Solare,
quindi compresavi la Terra,
per una Nube Cosmica perturbante, è immaginato dallo stesso Conan Doyle in un
vecchio suo scritto della parte iniziale del XX° secolo (se troverò la
riporterò, nel macello che c’è stato a casa mia, dovuto a lavori, molte cose o
sono disperse o sono in posizioni non proprio agevoli a ritrovarsi).
Ma
c’è una cosa che non ha detto il documentario sulle eruzioni magnetiche solari
dell’altra sera (scorso lunedì): che il campo Magnetico terrestre s va
indebolendo. Dunque non è solo questione di maggior forza delle eruzioni
magnetiche solari (vi è un ciclo di 11 anni circa, ed uno più grande di circa
300-600 anni). La questione vera è che la Magnetosfera Terrestre
si va indebolendo e, dunque, ci lascia più esposti agli effetti di dette
radiazioni, effetti non solo corporei, ma pure psichici, in quelle “epidemie
d’impazzimento collettivo” che vediamo sempre più diffuse e che si “scaricano”
non appena trovino una scusa qualsiasi oppure un luogo di assembramento di
massa.
b.
Torniamo alle tematiche “politiche”, dopo un’ apparente digressione. La serie di critiche che Nietzsche faceva a
quelli che avrebbe, di seguito, chiamato i “pazzi per lo stato”, si riferivano
soprattutto a Hegel. Rispetto alle idee di quest’ultimo sullo stato, “la cifra del pensiero negativo non sta
affatto nel semplice (…) rovesciamento dell’affermazione hegeliana: non si dà
Libertà nello Stato, lo Stato è meramente (…) negazione della Libertà. Il
pensiero negativo è critica dell’idea stessa di libertà” (Massimo Cacciari, Dialettica e critica del Politico. Saggio su Hegel, Feltrinelli
1978, p. 60).
Per
Nietzsche le masse portano alla dissoluzione dello stato: “Le masse sono il
soggetto della ‘Demokratisierung’
[democratizzazione]. Apparentemente, questo processo afferma che ‘tutto è
politica’ (…). Ma in realtà quest’ ‘assolutizzazione’ del Politico avviene a
prezzo di una perdita di centralità, di un costante indebolimento del
‘sistema’. La Demokratisierung
scardina gli antichi rapporti di subordinazione,
vanifica i centri di gravità attorno ai quali ruotavano i rapporti della
società civile. La ‘politicizzazione totale’, che la democratizzazione del
Politico comporta, (…) scuote dalle fondamenta l’antico ‘rapporto di
venerazione e pietà verso lo Stato’ [frase tratta da: Nietzsche, Umano,
troppo umano, Milano 1965, pp. 252-253]. La missione dell’idea democratica consiste nel perficere questa decadenza dello Stato, del Politico come totalità,
liberando gli ‘arbitrari diritti’ dei diversi soggetti che sembravano comporne
armonicamente il sistema. Tutti ‘fanno politica’, proprio in quanto il Politico
ha ormai perduto ogni ‘aura’” (ibid., p. 69, corsivi in originale).
In
effetti, l’incompiuta ed “in compibile” cosiddetta “Seconda Repubblica”
italiana è il compimento della “democratizzazione”, ovvero della dissoluzione
dell’idea di stato, che poi è precisamente ciò che voleva il neo-liberismo e
che Hegel chiamava “Stato universale”, sebbene di ciò vi sia stato sentore sin
da più di vent’anni fa, cfr.: Carlo
Formenti, La fine del valore d’uso,
Feltrinelli 1980, cap. 6, “Sulle tesi di Baudrillard. Conclusioni”, dove si
analizzavano le tesi di Baudrillard che ha particolarmente insistito sulla
“sparizione del reale”. Secondo Baudrillard, c’era solo la possibilità di
un’implosione violenta o di una lenta e più tranquilla (ibid., p. 68). I fatti,
che lo stesso Baudrillard intravide, dimostrano che si sta sempre più andando
verso l’implosione violenta. In effetti, questo “Stato universale”, o “New World Order”, ben lungi dall’essere
il regno della libertà, è, al contrario, la piena realizzazione della
disgiunzione fra stato e libertà.
c.
Sulla dialettica hegeliana, usata come strumento per il controllo del sistema,
orientato verso il “New World Order”, cfr.: prof. Anthony C. Sutton, Introduzione all’ultima edizione di America’s Secret Establishment. An Introduction to The Order of Skull&Bones, Trine Day Updated
Reprint 2002. Si può scaricare su
Internet al link: http://sandiego.indymedia.org/media/2006/10/119639.pdf.
Riguardo
un altro centro di “convergenza” di tali “forze”, un centro diverso dagli
“Skull&Bones” ma che vi collabora in certa misura e, soprattutto,
decisamente più spostato verso la politica e l’economia, insomma meno
“riservato” degli “Skull&Bones”, c’è questo link interessante: http://sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?file=/c/a/2004/07/18/MNGH57NJL51.DTL.
Si
tratta del Bohemian Grove, nella Contea di Sonoma, sopra San Francisco,
California e nel quale la prima infiltrazione di successo è stata quella del
2000, da parte di Alex Jones, che ne ha tratto un documentario (“Dark Secrets Inside the Bohemian Grove”) e che, poi, va a protestare ad Austin,
Texas, sotto la residenza dell’allora governatore George W. Bush che aveva
partecipato al Campo del Bohemian Grove [1]
[2].
Pensando
cosa, di lì a poco, sarebbe divenuto Bush II e quel che avrebbe provocato nel
mondo, si tratta di fare due più due…! E’ anche interessante “My weird weekend
at the Bohemian Grove” (“Il mio strano weekend al Bohemian Grove”) di Jane Stillwater (forse uno pseudonimo visto il
significato del cognome: Acque Ferme), apparso su Al Jazeera il 29 giugno
del 2004, ora al link: http://jpstillwater.blogspot.it/2005/07/swinging-thru-trees-with-rich-famous.html.
Descrive un mondo in cui la ricchezza, quella vera, è al centro
dell’attenzione, un ambiente in cui dell’ “altro”, diciamola così, si è potuto
“infiltrare” senza nessun problema.
d. Quel che
s’inaugurò vent’anni e più fa, si è ormai realizzato. Lo stesso Baudrillard
sintetizzò quella mutazione così: “Dalla crescita all’escrescenza”, (in L’Illustrazione italiana, Anno III
numero 12, agosto-settembre 1983, pp. 12-17, si ponga mente alla data!). Oggi si va: dall’escrescenza alla decrescita. Nello stesso numero c’era un
articolo intitolato: “La
Balcanizzazione del Medio-Oriente” (Georges Corm); anche qui,
missione compiuta. Nel numero precedente della stessa rivista (il numero 11 di
quello stesso anno), tra l’altro, si può segnalare sia “L’interpretazione
bellica della storia” di Ortega y Gasset - di cui si riportano dei brani -, sia
un libro allora di prossima pubblicazione, da L’Immagine del Tempio (Boringhieri) di Henry Corbin, articolo dalle
belle immagini. In un numero ancora precedente, dell’Anno 3, numero 2, dicembre
1981-gennaio 1982, si può segnalare un articolo su Mishima, uno sul giardino
Zen di Ryoanjì, Giappone, infine, di Titus Burckhardt “La volontà e il destino
nel gioco degli scacchi”.
Per
riassumere: un tale movimento storico si può superare solo quando si è
compiuto, ed il suo compimento è vicino, è la fine della “Grande Prostituta di
Babilonia”, che non sono gli Stati
Uniti d’America, come pensano taluni che han preso lo specchietto per le
allodole per la cosa stessa, ma che hanno il loro centro lì, tramite
anche gruppi come gli “Skull&Bones” ed altri. Tale centro si è lì insediato
nel corso del tempo. Si potrebbe descrivere, storicamente, questo processo di
“perdita del centro” tradizionale, sostituito da quello della “Grande
Prostituta”. Se mai ve ne sarà l’occasione, lo si descriverà, dandone, nella
misura del possibile, anche la corrispondenza in termini d’iconografia. E’
chiaro, infatti, che un tale discorso è un discorso sulle e di “civiltà”,
storia delle civiltà.
La
caduta delle Magna Prostituta Babyloniæ
è questo: che detto sistema si è retto per due secoli circa “scaricando” nella
e sulla periferia le contraddizioni che si andavano inevitabilmente accumulando
nel centro del sistema stesso. Ora, la corrente si sposta verso il centro del
sistema. Detto altrimenti: la “pompa” di “scarico contraddizioni” si va
fermando e, tempo qualche anno, lo scarico all’esterno, verso la periferia,
delle contraddizioni insolubili del sistema-mondo o economia-mondo (secondo la
giusta definizione d’Immanuel Wallerstein, cfr.: Enrico Stumpo, “L’Economia
Mondo”, Dossier della rivista
“Storia”, Giunti 1989, pp. 8-9) non avverrà più, l’ “onda di ritorno” tornando
allora al centro del sistema (cfr.: I.
Wallerstein, Capitalismo storico e
Civiltà capitalistica, Asterios editore, Trieste 2000, pp. 111 e sgg., e,
soprattutto, I. Wallerstein - T. K.
Hopkins, L’era della transizione.
Le traiettorie del sistema-mondo 1945-2025, Asterios editore, Trieste 1997
(originale: 1996), si badi alla data di pubblicazione e a quella di fine dello
studio: 2025).
Secondo
Immanuel Wallerstein, l’intero sistema-mondo dell’economia-mondo, o “globale”
come si dice oggi, è arrivato alla “crisi sistemica” con la fine del XX e
l’inizio del XXI secolo. Tale crisi inizia nel 1974 con la prima crisi del
petrolio, oggi c’è la seconda ma di qualità diversa. Tale crisi è stata
disinnescata rendendo sempre più chiuso l’ambito dei “decisori”, nell’apparenza
di una “democratizzazione” che, come vedeva già Nietzsche, non poteva che
essere un segno di fine del politico. Wallerstein, da storico, non dà
prospettive alla “crisi sistemica” in atto, altri hanno teorizzato che la
risposta dei centri decisionali sempre più chiusi è un insieme di strategie
volte alla diminuzione della popolazione, cfr.: Il Rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel ventunesimo
secolo, Asterios editore, Trieste 2000, con Appendice e Postfazione di
Susan George. La “Lettera d’Accompagnamento” è del 1997, il “Rapporto” del
1996-1997: in altre parole: son
diec’anni che tali “centri decisionali” sanno della “crisi sistemica” ed
hanno elaborato delle “contromosse”: gli altri che han fatto nel frattempo? Ah,
protestavano…, ma bravi.
L’inconsapevolezza
è somma. Ed è la loro arma più forte, quella che hanno dentro di noi. Ecco
qualcosa cui gli “illustri strologatori”, “rivendicatori” e “protestatori” nel
vuoto spinto non riescono mai a focalizzare.
Sia
ben chiaro: il “superamento” in questione, che Guénon avrebbe chiamato “rettificazione finale”, non sarà mai e poi mai “politico”, ma solo e soltanto meta-politico.
La
cosa, comunque, come si è già detto, viene da lontano, è un “Piano” che ha
lasciato tracce, in qualche pubblicazione dimenticata, come H. Kahn e Anthony J. Wiener, L’Anno 2000. La scienza di oggi presenta il
mondo di domani, Il Saggiatore 1967, ci si segni bene la data. Tra i vari
“scenari” che si dipingevano, dopo lunghe pagine dedicate alle proiezioni
economiche, vi era quello in cui, dei “due sistemi” allora vigenti, uno
fagocitava l’altro e lo vinceva. Era detto più possibile che quello occidentale
vincesse il comunista che viceversa, come poi è stato; ma la vittoria di un
solo sistema poteva essere la chiave di volta dell’instabilità, come poi è
stato.
Vi
è un massonismo del tutto deviante, ma anche un anti-massonismo senza dubbio
ottuso. Nonostante tutto ciò, spesso, tra queste ultime fonti, si può ritrovare
una serie d’informazioni che mancano altrove. La cosa non sorprende, l’unica
cosa è che occorre saper isolare l’informazione necessaria e ricollegarla in
una visione più vasta, che non può essere mai partigiana (fermo restando la
vera e reale deviazione della Massoneria, che è un fatto, ma certe prese di
posizioni anti-massoniche sono eccessive nel senso che vedono nella sola
Massoneria la causa di tutti i mali, la qual cosa è a dir poco riduttiva: con
queste visioni riduttive, siamo ridotti dove siamo! Insomma, è quella visione
cattolico-anti-Guénon che è molto fuorviante, nondimeno si può trovare qualche
spunto valido, qualche informazione che gli altri non vogliono vedere. Così, in
una tale fonte si parla di due lettere, “luna, che Mazzini inviò al Pike [si
tratta di Albert Pike (1809-1891)] il 22 gennaio 1870; l’altra, del Pike a
Mazzini, datata 15 agosto 1871”
(Autori Vari, La
Massoneria. I suoi
segreti, Editrice Civiltà 1998, p. 108).
Nelle
pagine seguenti (pp. 108 e sgg.) si parla del loro contenuto: in esse si prefigurano
tre grandi “Guerre Mondiali”, la prima che doveva abbattere gli “Imperi
Centrali” e soprattutto la
Russia zarista, la seconda che doveva opporre fascisti e
sionisti, e tutto ciò si è già realizzato; la terza, infine, doveva esser
fomentata “fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico” (ibid., p.
110): Oggi!
Un’ultima
osservazione, nel Commento agli Analecta
di Confucio, Leys osserva, dopo aver riportato il passo di Nietzsche (La gaia scienza, in Opere Complete di Friedrich Nietzsche, Adelphi 1965, vol. V, tomo
II, libro quarto, pp. 221-223): “Senza dubbio, il grande paradosso della nostra
epoca è che mentre lo sventurato Lumpenproletariat
[alla lettera, “proletariato straccione”, il sottoproletariato; nota mia] è
perseguitato dall’ozio forzato su larga scala e dalla disoccupazione
permanente, i membri dell’élite colta, le cui ‘professioni liberali’ non son
ormai altro che insensate macchine per arricchirsi, si autocondannano alla
schiavitù d’infinite ore lavorative, giorno e notte, senza pausa, fino a
crollare come bestie da soma sovraccariche” (I Detti di Confucio, a cura di Simon Leys, Adelphi 2006, p. 242).
Notare
bene: si tratta dell’esatto contrario
- e
opposto - delle società effettivamente
“tradizionali” (e non “tradizionaliste” secondo le ubbie
e le incomprensioni dei vari “rivendicazionismi” di turno). Possiamo dunque
dedurne che il mondo si è davvero ed effettivamente “rigirato”, sovvertito, nel
senso che ciò che sta in alto sta sotto e viceversa.
Sic rebus stantibus, non è affatto lontano il momento in cui si dirà: Sic transit gloria mundi, in un mondo senza gloria.
e.
Tornando a “certe” località “nostrane”, il “succo” della questione è che si
tratta di un luogo “infero” e “plebeo”, nel senso romano, dove le forze
“infere” non sono necessariamente malefiche, ma vanno sempre esorcizzate. Sono
delle località “segnate dai Mani”, (Manes).
“Caratteristico della religione romana è il culto dei Mani. I Mani sono le
anime dei defunti. E l’idea dei Mani fu così congiunta con quella del mondo
infero, che la parola per sé sola significò la vita in quel mondo. Noto è il
luogo di Vergilio [Virgilio]: Quisque
suos patimur Manes [Aeneides, VI,
743]. Del verso furono date interpretazioni varie e molteplici, e non è qui il
caso di discuterle (…). Comunque sia, i Mani simboleggiarono i regni
sotterranei della morte; e divenne così usuale la significazione di ‘defunti’,
che essa continuò anche nel cristianesimo, quando era già tramontata dal
pensiero e dalle coscienze ogni culto pagano. Così la formola Dis Manibus o D. M., continuò a
leggersi sopra sepolcri cristiani; e i poeti cristiani fecero anche questa concessione
all’uso letterario già invalso, adoperando Manes
per ‘morti’” (Carlo Pascal, L’Oltretomba dei Pagani, I Dioscuri
1987, p. 101, tra l’altro, si tratta di un libro davvero importante,
soprattutto quasi completo, su questo tema). Secondo Pascal, i Mani eran due
all’inizio, sorta di geni, uno del male, l’altro del bene, ma poi si confusero
con la figura indistinta delle “anime dei defunti” (si tratta d’anime vitali, non di quelle senzienti, com’è
dimostrato dal fatto che occorre fare delle offerte in sostanze vitali o
purificatorie, come un pugno di sale, e di queste poche, piccole offerte si
accontentano i Mani, presenza indistinta ma infera, che occorre “esorcizzare”
perché siano positivi, un po’ come le “influenze erranti” di cui parlò Guénon,
traendo tale nome dalla tradizione cinese: dove c’è una “Porta degli Inferi”,
là è molto più facile aver accesso a tale “influenze erranti”). Ora, nelle Centurie di Nostradamus (VIII, quartina
n°66), si parla di una serie d’eventi ricollegati a “Quand l’escriture D. M. trouvée”, “Quando l’iscrizione D. M. sarà
trovata”, dove le iniziali “D. M.”
significano precisamente: Diis Manibus (Inferis): “e certamente uno la leggerà
[l’iscrizione in questione, nota mia] come dice la profezia nella quartina 8.66” (Renucio Boscolo, Centurie e Presagi di Nostradamus, Meb 1972, p. 17). Il solo
Boscolo sembra aver trovato il giusto riferimento, sebbene le sue stesse
interpretazioni possano non esser convincenti: si tratterebbe di un luogo di
“passaggio” (p. 18), dove lo stesso Nostradamus sarebbe passato, lasciando
l’iscrizione. Tale luogo si doveva trovare a Torino, dove il veggente
provenzale, d’origine giudaica, era di certo passato. Boscolo identifica il
posto con la Domus Morozzo,
le “D. M.” delle iniziali, che significano sì Dis Manibus, ma pure le iniziali di un luogo: ecco la “chiave”
ritrovata da Boscolo. Purtroppo, in luogo della vecchia villa, “ora [sin dagli
anni Settanta del secolo scorso, nota mia] esistevano villette e palazzi. Quale
fine avesse fatto la Lapide
nessuno lo sapeva. (…) Nella Biblioteca Civica di Torino, distrutta in parte da
un incendio nell’ultimo conflitto, alcuni studiosi, contagiati dalle mie
ricerche della Lapide, scoprirono in un vecchio giornale dell’Ottocento,
‘Courrier du Turin’, la riproduzione dell’antica Lapide. Era l’ottobre del
1969, il testo enigmatico usciva dall’oscurità e dalla polvere dei secoli per la Luce del giorno (…). Le
parole che il vecchio dagherrotipo ci rivelava spazzavano via ogni dubbio:
I S S 6
NOTRE DAMUS A LOGE ICI
ON IL IIA LE PARADIS
LENFER
LE PVRGATOIRE IE MA PELLE
LA VICTOIRE QUI MHONORE
AVRALA GLOIRE QUI ME
MEPRISE AVRA LA
RVINE HNTIERE
Il
linguaggio e la forma dell’iscrizione aderiva perfettamente all’indicazione del
Libro d’Horapollo, vi appare sia il
nome del profeta come l’indicazione sibillina ermetica ‘vi è l’Inferno’
attinente agli ‘Dei Infernali’ o dei Mani, poiché è nominata la Dea infernale Nike ‘Io mi
chiamo (m’appello) la
Vittoria’ (in greco Nike)” (ibid., p. 19). La traduzione: “Nostradamus alloggia qui/ Vi è il Paradiso
l’Inferno/ Il Purgatorio mi chiamo/ La Vittoria chi m’onora/ Avrà la Gloria chi mi/ Disprezza
(“méprise”) avrà la/ Rovina intera”.
Boscolo
interpreta: “Chi (qui) m’onora”, dove “qui” sarebbe Torino, che è molto
riduttivo: si deve intendere Italia. Chi “m’onora” in Italia, avrà la Vittoria: questo il
senso, che rimane enigmatico.
Evidentemente, si deve onorare lo scritto
del veggente provenzale d’origini ebraiche. In altre parole: in esso
(lo scritto) vi sarebbe la “chiave” del passaggio della “prova” imposta dagli “Dèi inferi” all’intero mondo, prova che vediamo sotto i nostri occhi, e che in Italia senz’alcun
dubbio ha raggiunto un’ “infernalità”, una degenerescenza, difficile ad esprimersi.
E
nelle zonacce “nostrane” peggio ancora, ciò essendo dovuto alla vicinanza della
“Porta degli Inferi”, senza contare che dovunque
vi siano dei vulcani – attivi
(precisazione importante) – vi sono “forze demoniache” sopite, pronte a
risvegliarsi.
[@i 2007, revisione maggio 2016]
NOTA AGGIUNTA
[1]
Un più recente link interessante, su Vanity
Fair (dell’aprile 2009), è: http://www.vanityfair.com/culture/2009/05/bohemian-grove200905.
[2]
Su Wikipedia in italiano: https://it.wikipedia.org/wiki/Bohemian_Grove, ed in
inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Bohemian_Grove.
Un ricordo di G. Albertazzi, dalla Postfazione di “Memorie di Adriano” della Yourcenar
Un altro “passaggio”
eccellente: il Novecento è davvero finito ora che un altro dei suoi rappresentanti,
Giorgio Albertazzi, è scomparso. Nel bene
come nel male, e fors’anche più nel
male che nel bene, comunque si tratta di personalità che han segnato un’epoca.
La “lunga coda” del XX secolo sta
finendo. E’ finita.
Ci consegna un XXI
secolo che è poltiglia, una brodaglia infetta e liquida, che non riesce a
prendere una forma: non può, semplicemente non può prendere una forma.
Davanti a me, una tizia
col telefonino va pianissimo e blocca la file, fortunatamente c’è poca gente …
Di certo avrà delle
cose super importantissime da dire …
Mere minime cose
individuali, ma è questa la nostra epoca, quella del narcisismo.
Tornando ad Albertazzi,
un suo “cavallo di battaglia” era Memorie
di Adriano, di M. Yourcenar.
Nella Postfazione
finale (aggiunta) dell’autrice, vi è una frase interessante, da ricordarsi, significativa
e che si collega col discorso di Colli che condivideva la visione di Nietzsche
sul “grande” individuo, del tutto assente dai “nostri” tempi, dove, tutt’al più
abbiamo qualche buon ultimo epigono [1].
“L’esser vissuta in un mondo in disfacimento mi aveva fatto capire l’importanza
del Princeps” [2].
Una piccola
folgorazione …
[1] http://associazione-federicoii.blogspot.it/2016/05/da-g-colli-la-ragione-errabonda-twi-old.html.
[2] M. Yourcenar, Memorie di Adriano, seguite dal Taccuini di appunti, dal “Taccuino di appunti”, Einaudi editore, Torino 1988, p. 186, corsivi miei.
Ivi, Copertina.
Un “uomo straordinario”, secondo Gurdjieff
“Prima di andare
avanti, trovo necessario definire l’espressione ‘uomo straordinario’ perché,
come tutte le altre espressioni presso gli uomini di oggi, essa ha preso un
significato relativo, e puramente soggettivo. Per esempio, un uomo
che si esibisca in esercizi di forza, è anche lui, per la maggior parte degli
uomini, un uomo straordinario - e quest’uomo straordinario cessa di esser tale
ai loro occhi non appena essi conoscono il segreto delle sue esibizioni.
Per definire ciò che può venir considerato straordinario, dirò semplicemente, senza dilungarmi oltre, a quali persone, per conto mio, io applico quest’espressione.
Dal mio punto di vista, può venir chiamato straordinario soltanto l’uomo che si distingua da quelli che lo circondano per le risorse del suo spirito e che sappia contenere le manifestazioni provenienti dalla sua natura, pur mostrandosi giusto ed indulgente verso le debolezze altrui” [1].
[1] G. I. Gurdjieff, Incontri con uomini straordinari, Adelphi Edizioni, Milano 1977, p. 60, corsivo in originale.
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