sabato 22 giugno 2013

Federico II - “Le Questioni siciliane” -

Federico II di Svevia era tutt’altro che un “epicureo”, termine che, nel linguaggio dell’epoca, significava “spregiatore dell’anima” ed “amante dei piaceri terreni”, quest’ultimo significato essendosi mantenuto fino ad oggi. Occorre, invece, inserire correttamente i molteplici interessi dell’Imperatore svevo nell’atmosfera del tempo. Di tali interessi e della loro varietà si dà conto soprattutto Ernst Kantorowicz, nella sua “epica” biografia recentemente ripubblicata in italiano (E. Kantorowicz: “Federico II Imperatore”, Garzanti 2000 [prezzo copertina [attuale, per quel che ne so] 35,00 Euro). Altra notazione importante: Federico II ha sempre avuto molti problemi perché la sua familiarità col mondo islamico è indubbia, la qual cosa ha lasciato intendere una sua “contiguità” religiosa con quel mondo, cosa del tutto falsa. Ma è certo che lo svevo era di parziale cultura islamica. La cosa che non fu ben percepita, e spesso continua a non esserlo, era che la sua “islamicità” era tutta culturale, e nient’affatto religiosa. Certo, questa distinzione fra lato culturale e lato religioso, che sa più di XX-XXI secolo, al massimo di certe fasi del XIX, era del tutto lontana dall’epoca in cui visse, il che spiega l’incomprensione. Ora, come si è detto, bisogna inserire Federico II nella sua epoca, caratterizzata dalla riscoperta dell’aristotelismo, che avvenne con la mediazione dei filosofi islamici, soprattutto Averroè. Federico non fu averroista, questo è certo, ma lo è altrettanto che quell’interpretazione di Aristotele generò molti dubbi, anche nella mente del grande svevo (“L’unico genio fra i sovrani tedeschi”, come lo caratterizzò, giustamente, Eberhardt Horst, in Federico II di Svevia, Rizzoli 1981). Va detto un fatto essenziale: l’aristotelismo sarà di seguito violentemente rifiutato in ambio islamico, a differenza di quello cristiano, dove operò la sintesi tomista grazie a Tommaso d’Aquino, e all’ambito ebraico, dove fu invece Mosè Maimonide ad operare la sintesi fra religione ed aristotelismo. Qui si situa, senza dubbio, la differenza “di faglia”, profonda, fra, da un lato, la mentalità “giudeo-cristiana”, e, dall’altro, quella islamica. Federico fu sì vicino all’Islamismo, culturalmente, ma era un islamismo “aristotelizzante”, “europeizzato”, per così dire, ben diverso da quello attuale, che si è invece sviluppato solo grazie al rifiuto di Aristotele, nel bene come nel male. E non è certo un caso che gli interlocutori di Federico erano soprattutto nella Spagna islamica o nel Nord Africa islamico, cioè il cosiddetto “Occidente”, in arabo “Maghrib”, islamico. Allo scopo di aver chiarezza su tali temi, Federico II non ne chiese ad un dotto cristiano, ed ecco ancora “lo scandalo”, ma invece ne volle chiedere a dotti islamici, di Siria, dello Yemen, d’Egitto, Iraq, dove le inviò tra il 1237 e il 1242. Significativamente, a rispondergli fu solo un dotto, e sufi, spagnolo: Ibn Sabìn, conterraneo di Averroè. Ed ecco le famose “Questioni Siciliane”, così passate alla storia. Ibn Sabìn gli rispose in un ponderoso e difficile scritto. Come si è detto, Federico non era né islamico né, tecnicamente parlando, era filosofo, ma era dalla filosofia molto affascinato, e la filosofia di Averroè lo intrigava. Questo è lo sfondo delle “Quaestiones”, Questioni, che erano in numero di cinque. La prima trattava proprio del tema della “eternità del mondo”, se cioè il mondo fosse stato creato, al contrario, esisteva “da sempre”: questo era uno dei punti più controversi, e difficili da risolversi, del contrasto fra religioni rivelate e dottrina filosofica aristotelica. La seconda trattava delle differenza fra teologia e filosofia. La terza, assai più semplice dei temi precedenti, chiedeva semplicemente delle delucidazioni sulle categoria di Aristotele. La quarta domanda, invece, tornava sui contrasti fra l’Aristotele interpretato da Averroè e le religioni rivelate, chiedendo dell’immortalità dell’anima individuale, negata da Averroè, che concepisce solo un’immortalità generale spirituale dell’Intelletto umano. Con la quinta ed ultima domanda, si riusciva nuovamente dal tema del contrasto filosofia/religioni rivelate, per chiedere il senso di un detto di Maometto. Se vi sarà l’occasione, si ritornerà su queste “Questioni Siciliane”, per esaminarle un po’ più nel dettaglio. Va, infine, ricordato che il famoso Michele Scoto, ricordato anche da Dante, era stato al servizio dell’Imperatore svevo, ed anche lui era stato l’oggetto di molte interrogazioni imperiali. Sennonché, le “Questioni” poste allo scozzese (Scoto) erano più di tipo cosmologico che filosofico-religioso.


[Andrea A. Ianniello]

In effetti, l’articolo continua qui, dove ci sono degli approfondimenti anche su queste Questioni: “Un rito indù di Federico II” 

19 commenti:

  1. Ti pongo qui le Quistioni (chiamiamole "Casertane" magari...) visto il titolo del post, riguardo "le Questioni (Duo-)Siciliane".

    Scrivi: "La 'legge nascosta' del tempo presente è l'impossibilità di soluzione sia attraverso la scienza, sia attraverso il falso ritorno ala religione. Per questo Hasàn-i Sabbah risorge, come uno spettro che si aggira per l'Europa, a turbare le false certezze di chi dorme". Questo perché prima asserisci che "la cifra 'nascosta' del 'nostro tempo', infatti, non si può accontentare della mera ri-proposizione del passato".
    Ciò è ancor più rilevante di quanto sembra perché la riproposizione del passato è diventato appannaggio della Parodia.

    Allora la figura di Hasàn-i Sabbah è stata una prefigurazione di ciò che farà il Mahdi (come scrivevi sulla tua community riportata alla fine della "Issue of the elite"), il primo essendo stato però "in anticipo sui tempi" come dici tu, il secondo invece agirà ovviamente al momento esatto, momento in cui ormai praticamente ci siamo.
    Quindi "Chi" lo deve dire è la forza spirituale, che lo farà attraverso (e attraversando) il Mahdi. Posto che Mahdi non deve far pensare che riguardi soltanto gli islamici proprio perché la sua discesa cambierà che cosa si intende per islamico.

    Ora, se ho ben capito leggendo prima il libro sulle "Questioni" e poi "The issue of the elite", lo scopo dell'elite una volta formatasi (giusto volendo saltare uno step irrisorio...) è quello di creare prima un collegamento (un ponte) per la fase di passaggio, e poi solo successivamente si opererà il Passaggio stesso che segnerà anche la fine del ciclo.
    Il Graal non si manifestò alla Tavola Rotonda, perché si rimanifesterà soltanto alla fine, il Passaggio: per cui all'elite, per quanto riguarda invece la fase di passaggio e non "il" Passaggio, si dovrà attendere la manifestazione di un "sostituto" del Graal. "Nevvero"? (In ogni caso anche questo "sostituto" non sarà niente di già visto, ovviamente, ma ecco qui l'importanza delle considerazioni su Hasàn-i Sabbah).

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  2. "Quindi 'Chi' lo deve dire..." si riferisce a "Nothing is true, evertything is permitted" che ho dimenticato di citare.

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  3. Esatto quella è la “cifra nascosta”, che fa sorgere i vecchi fantasi a turbare i sonni di chi “non sa più che pesci pigliare”, esattametne così.

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  4. Il “Mahdi” non sarà dunque affatto quel che si attendono gli islamisti di oggi.

    La mera riproposizione del passato, che poi è la maledizione del “nostro” tempo, è largamente insufficiente: **tutto** lo denuncia a gran voce, ma l’uomo contemporaneo, distratto com’è dalle e nelle sue bagattelle, non può sentire la “vox Temporis”.

    La sordità e lo strasbismo spirituali sembra siano tra le principali caratteristiche uniche e distintive del nostro famoso tempo ...


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  5. ‘Ora, se ho ben capito leggendo prima il libro sulle “Questioni” e poi “The issue of the elite”, lo scopo dell’elite una volta formatasi (giusto volendo saltare uno step irrisorio...) è quello di creare prima un collegamento (un ponte) per la fase di passaggio, e poi solo successivamente si opererà il Passaggio stesso che segnerà anche la fine del ciclo.

    Il Graal non si manifestò alla Tavola Rotonda, perché si rimanifesterà soltanto alla fine, il Passaggio: per cui all’elite, per quanto riguarda invece la fase di passaggio e non “il” Passaggio, si dovrà attendere la manifestazione di un “sostituto” del Graal. “Nevvero”? (In ogni caso anche questo “sostituto” non sarà niente di già visto, ovviamente, ma ecco qui l’importanza delle considerazioni su Hasàn-i Sabbah).
    “Quindi ‘Chi’ lo deve dire...” si riferisce a “Nothing is true, evertything is permitted” che ho dimenticato di citare.’

    Yesss

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  6. Non fu il suo tempo, invertì la Legge del Tempo (“Lex Temporis”), compiendo nuovamente il “peccato di Adamo”.
    E tuttavia, la posta in gioco **non è** cambiata per il suo errore, anche se non possiamo esser certo noi a fissare tempi e modalità “a tavolino”, ma ben altre forze che “Si” decideranno ...

    Dunque rimane vero:
    “La ‘legge nascosta’ del tempo presente è l’impossibilità di soluzione sia attraverso la scienza, sia attraverso il falso ritorno ala religione. Per questo Hasàn-i Sabbah risorge, come uno spettro che si aggira per l’Europa, a turbare le false certezze di chi dorme”.


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  7. Eh ma queste son cose di pesantezza e rilevanza davvero ... pesanti!!

    Non bruscoletti né quisquilie, men che meno pinzillacchere ...

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  8. Se uno - davvero, non a parole - comprende che cosa sia in questione, di che cosa si sta parlando - non è facile, questo è più che vero - beh, mi si lasci dire ... ma è difficile dire ..., come un nuovo mondo “in fieri”, che impende ma non può ancor amanifestarsi per mancanza di certi “anelli” che ancor amancano ...

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  9. Come si vede, son questioni davvero gravi e fondamentali. Che l’uomo d’oggi - “l’uomo moderno e contemporaneo” (quand’anche religioso) - non vi capisca nulla, è certo: per lui semplicemente **non** esistono.

    Non ne discende affatto che tali questioni non sussistano perché per lui non esistono.

    Infatti esistono, oh se esistono !!

    Ed implicano conseguenze, questo è il bello, anche per coloro i quali sono arciconvinti tali questioni non esistano affatto.


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  10. Niente pinzillacchere, è vero! Infatti spesso rifletto sul fatto che io stesso non riesco a capacitarmi bene "di che cosa si sta parlando". Cerco di concettualizzare il meno possibile: alcune volte – soprattutto leggendo Satprem mi accade ciò – questo "nuovo mondo 'in fieri' che impende" mi lascia sospeso e con un senso di meraviglia, come una porta aperta su infinite possibilità, l'idea che tutto sia completametne sconvolto, che niente della vita umana, terrestre e forse cosmica (anche se non posso minimamente immaginarmlea) rimanga come prima e che venga totalmente trasformata...
    Non so, ma è come annusare per un istante troppo breve un certo odore di libertà.

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  11. Ma sai, questa sensazioni di non capirsi è tipica del “nostro” tempo: tutti parlano, ma non è che ci si sia messi d’accordo prima sul significato, esatto, dei termini da usare, o usati.

    Per cui è una vera Babele.
    Ma letteralmente.

    Odore di libertà, quella vera: certo è così.

    Ma deve essere posto tutto su basi **radicalmente** diverse, **inimmaginabili** dalla mente - che poi è il messaggio centrale di Satprem, che dice che se stiamo a rimescolare cose note (religione+filosofia+economia+politica+storia) non ne usciremo **mai** -.

    Per questo: “All falls ‘cause all’s false”.

    Manca di basi. Tutto manca di basi ferme.

    Purtroppo la tentazione della mera permutazione del già noto era troppo forte ed il mondo c’è caduto come una pera secca.

    Rd ora debbono emergere pienamente quelle forze che tirano (ed attirano) indietro ...

    Sarebbe stata possibile anche un altro sentiero, quello di cui Satprem parlava, ma amnco l’hanno visto, ma nemmeno l’han rpeso in considerazione nella maniera più lontana.

    Quindi siamo tornati al classico metodo delle legnate necessarie, cose dispendiosissime per aver poco, ma con certe forze non vi è altra lingua che funzioni.

    In effetti: “La fine di **un** mondo non è altro né può esser altro se non la fine di un’**illusione**” (parafrasi delle frasi finali de “Il Regno” di Guénon).

    E qual è questa “Illusione” che deve finire??

    Quuella della “separazione” illusoria, dove l’umanità considera il mondo corporeo il suo “proprium” intoccabile, solo suo ....


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  12. Se tu vedi in “Breviario di metapolitica” vi è la citazione di una vecchia intervista, del 2005, se non ricordo male ...

    Ebbene dopo 11 anni, siamo lì ...

    Anzi peggio, decisamente peggio.

    Questa è la realtà oggi.

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  13. Ora però sappiamo che “evitare il disastro”, come voleva Satprem, è impossibile, anzi: come afferma Incànus, proprio il “disastro” porterà alla “solutio” (come fu intravisto dalla stessa Mère, peraltro, come citato in quel libercolo de l’hanno sc’Orzo (Way)). Parmi (prosiutto de) che lì stesso Sri Aurobindo disse che quando gli “venia” una cosa che “doveva essere” quest’utima non era proprio affatto detto si sarebbe realizzata senza problemi; anzi, spesse volte dopo totali disastri dove le cose adavano all’opposto (come noi si va da ormai venti e più anni senz’alcun dubbio). Solo che quest’ “opposto” provocava una reazione “cosmica” - come una Contro Grande Onda - che portava al risultato disiato ...

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  14. Per “chi sa”: si sta realizzando il quadro “Ufo” (cfr. post Discorso di Reagan sugli “Ufo”, link (http://associazione-federicoii.blogspot.it/2016/06/discorso-di-regan-sugli-ufo-link.html)).

    Vediamo di capir bene che cosa **è** questo quadro “Ufo”, ovvero: esso è il quadro in cui le strutture sociali, seppur è rose al loro in terno (direi quaterna e cinquina pure), sussitono e le forze che le prendono per gestirle non sono affatto alternative, ma invece acuiscono la dissoluzione. Questo - dall’altro lato - compprta una “sordità” delle pubbliche opinioni, più che altro spaventate ma mai intelligenti, che rende l’Opera **difficilissima**, super difficilissima.

    Questo favorisce il “golpe globale” in atto, che poi è quel che accade.

    (P.S. Il tutto è un mero sogno: John Cage - Dream (1948) - https://www.youtube.com/watch?v=9hVFCmK6GgM).


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  15. "Il tutto è un mero sogno". Ricordo una frase di Mére in cui diceva che quando ci si approccia a questi temi, tipo quello del "Passaggio", bisogna sempre ricordarsi che questo "Passaggio" è sempre uno tra infiniti altri che succederanno e infiniti altri che sono già trascorsi... Poi, anche tutto ciò è un mero sogno: tombola!
    In attesa di realizzare ciò...

    Pure a me parmi (e soppressata) che Aurobindo disse ciò, quando ammoniva gli alunni che l'azione della Grazia non sarebbe avvenuta affatto per come loro se la immaginavano o secondo le loro aspettative.

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  16. Certo che è un “Passaggio” fra degli **altri** “Passaggi”, niun dubbio al proposito, ma è anche quel “Passaggio” che a nöi interessa direttamente perché è quello a nöi (A Noi = Hanoi) più vicino.

    Ricordo quella frase di Aurobindo, peraltro **verissima**, stravera, ma, come diceva lui stesso a riguardo di “altre” cose (cito a memoria), “Chi cerca un alto grado di spiritualità deve aspettarsi esami e prove senza fine. Purtroppo tutti i candidati sono solo ansiosi di corrompere l’esaminatore”.
    Pura verità, è precisamente così.

    Una prova che tu ti aspetti cosa sia, che prova è?
    Ma è solo una provola? ...

    E così la Grazia uno vuole che gli venga **come vuole lui** che venga. Nel qual caso non sarebbe Grazia, cosa non supposta né prevedibile, questo pensiero, in certi cervellini, non riesce a splendere, a balenare ...

    Probabilmente debbono incontrare la loro “Balena bianca” per iniziare a capire ... Forse ...

    E così, oggi, tutti questi si aspettavano una “invasione russa” e si son trovati con una Germania risorta che tiraneggia l’Europa, cerro solo economicamente, ma “certe” forze hanno imparato la lezione: gli altri che sono stati a fare? Nel loro stolto edonismo? Eh beh, imparate le lezioni, ottuse teste d6asino, se potete. Mi sa che non pososno.

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  17. Questi si aspettavano delle sfide “evidenti”, di perdere delle proprietà o cose del genere, mai a pensare che le sfide riguardassero le **finalità** delle loro esistenza, il “perché” ci sono, e non le “modalità” per mezzo delle quali si esprimonono, in un determinato tempo e in un determinato luogo.

    Non sono proprio in grado nemmeno di concepire una sfida del genere.

    Non sono assolutamente in grado di percepire una sfida che riguardi l’essere, l’esserci; sono solo in grado di percepire una sfida che riguardi l’avere.

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  18. E così siamo ad oggi, alla realizzazione del quadro detto “Ufo”, dove le apparenze rimangono, ma la sostanza è svanita.

    E’ come una zucca che fuori pare avere ancora la scorza integra mentre dentro è del tutto erosa da parassiti e altri agenti infettanti.

    E così è OGGI, così è il “nostro” mondo e la “nostra” EPOCA sin troppo famosa e sin troppo fumosa.

    Una cosa del genere, un piano del genere giustifica il termine “diabolico”.

    Trattasi di un male troppo sottile per essere soltanto “umano troppo umano”, in parte lo è, certo, forse in gradissima parte, ma non è “solo” umano.

    Il male umano - salvo questi delitti folli particolarmente in voga nel “nostro” tempo e che hanno cause particolari - il male umano è riconoscibile: puoi sempre capirne le **finalità**, il “perché” sia successo e quali erano le intezioni, malvage quanto si vuole, di chi lo ha compiuto.

    Questa erosione nel **profondo**, mentre si mantengono le apparenze, è, invece, a buon diritto denotabile col termine di diabolico.


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