Si è svolto il 19 aprile scorso un incontro su “Familismo italiano e familismo cinese”, alla parrocchia del SS. Nome di Maria, Puccianiello. L’Europa oggi è problematica, non tanto per l’Euro in se stesso, ma perché non vi è un’idea comune d’unità europea e tale assenza ha riportato in auge i classici, mai morti davvero, nazionalismi europei.
La debolezza dell’Italia, precipitata in tale situazione europea, è però più antica, storica. Una delle sue classiche pecche è il “familismo amorale”, parola che Putnam ha diffuso, pur non essendone l’inventore, che fu Banfield nel 1954, in una ricerca significativamente svolta su di un piccolo paese della Basilicata. Il “familismo” è dare la maggior importanza possibile agli interessi del proprio gruppo, considerato come separato da ogni altro gruppo simile, ed è detto “amorale” non perché “immorale”, ma perché non riconosce altro valore di riferimento se non il rafforzamento del proprio gruppo.
Quanto a Putnam, la sua ricerca è di venti anni fa, ed è importante rifletterci dopo venti lunghi anni, che hanno visto l’irreversibile disastroso declino di un’intera nazione.
Il libro è: Robert D. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori settembre 1993. Esso dimostra come il “capitale sociale”, vale a dire la capacità di porsi assieme per uno scopo comune, sia molto basso nel Sud d’Italia. La causa profonda, sosteneva Putnam, sta nel passato: quando il Regno normanno-svevo scelse una politica di accentramento, mentre il Nord Italia, e parte del Centro, prendevano la via dello sviluppo comunale.
Quel che sostiene Putnam non è falso, ma parziale, e soprattutto dev’essere rivisto di fronte al naufragio dell’Italia intera, e, in tale naufragio, il ruolo del Sud è stato lo stesso che nella fase dell’edificazione del successo: il mero comprimario.
Il problema è che tale scarso capitale sociale non si ritrova nelle regioni italiane derivate dallo Stato pontificio. Nel corso dell’incontro è stato proposto un cambiamento di quello schema interpretativo, pur nel mantenimento di certe cose giustissime che Putnam sosteneva. Si è, inoltre, trattato en passant anche di tanti altri temi.
Che cosa c’entra il “familismo cinese”? Esso è praticamente similissimo a quello italiano, con la grande differenza che non è “amorale”, ovvero esiste in quel paese, un valore superiore agli interessi dei gruppi “familistici”, in nome del quale puoi fare qualcosa, al di là degli interessi “particolaristici” dei vari gruppi stessi. In Italia, invece, solo l’emergenza costituisce l’unico e solo strumento per imporre un cambiamento condiviso in una società non in tutti i casi, ma nella maggior parte, divisa in gruppi chiusi.
La differenza, rispetto a vent’anni fa, è che oggi non possiamo più pensare che sia il solo Sud a seguire il familismo amorale: no, è l’Italia tutta ad essere così.
La debolezza dell’Italia, precipitata in tale situazione europea, è però più antica, storica. Una delle sue classiche pecche è il “familismo amorale”, parola che Putnam ha diffuso, pur non essendone l’inventore, che fu Banfield nel 1954, in una ricerca significativamente svolta su di un piccolo paese della Basilicata. Il “familismo” è dare la maggior importanza possibile agli interessi del proprio gruppo, considerato come separato da ogni altro gruppo simile, ed è detto “amorale” non perché “immorale”, ma perché non riconosce altro valore di riferimento se non il rafforzamento del proprio gruppo.
Quanto a Putnam, la sua ricerca è di venti anni fa, ed è importante rifletterci dopo venti lunghi anni, che hanno visto l’irreversibile disastroso declino di un’intera nazione.
Il libro è: Robert D. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori settembre 1993. Esso dimostra come il “capitale sociale”, vale a dire la capacità di porsi assieme per uno scopo comune, sia molto basso nel Sud d’Italia. La causa profonda, sosteneva Putnam, sta nel passato: quando il Regno normanno-svevo scelse una politica di accentramento, mentre il Nord Italia, e parte del Centro, prendevano la via dello sviluppo comunale.
Quel che sostiene Putnam non è falso, ma parziale, e soprattutto dev’essere rivisto di fronte al naufragio dell’Italia intera, e, in tale naufragio, il ruolo del Sud è stato lo stesso che nella fase dell’edificazione del successo: il mero comprimario.
Il problema è che tale scarso capitale sociale non si ritrova nelle regioni italiane derivate dallo Stato pontificio. Nel corso dell’incontro è stato proposto un cambiamento di quello schema interpretativo, pur nel mantenimento di certe cose giustissime che Putnam sosteneva. Si è, inoltre, trattato en passant anche di tanti altri temi.
Che cosa c’entra il “familismo cinese”? Esso è praticamente similissimo a quello italiano, con la grande differenza che non è “amorale”, ovvero esiste in quel paese, un valore superiore agli interessi dei gruppi “familistici”, in nome del quale puoi fare qualcosa, al di là degli interessi “particolaristici” dei vari gruppi stessi. In Italia, invece, solo l’emergenza costituisce l’unico e solo strumento per imporre un cambiamento condiviso in una società non in tutti i casi, ma nella maggior parte, divisa in gruppi chiusi.
La differenza, rispetto a vent’anni fa, è che oggi non possiamo più pensare che sia il solo Sud a seguire il familismo amorale: no, è l’Italia tutta ad essere così.
[Ancrea A. Ianniello]
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