lunedì 17 giugno 2013

Tre parole in Van Wolde, “Refraiming”: Luna, Mare, Amore


Allora le tre parole in Van Wolde: Luna, Mare, Amore


1. Luna (Fonte: E. van Wolde, Refraiming Biblical Studies: When Language and Text Meet Culture, Cognition, and Context, Winona Lake, Eisenbrauns 2009, pp. 43-44)


Si fa# riferimento ai testi babilonesi per dire che, se da noi il crescente lunare ha la forma di una falce **verticale**, nei tempi antichi essa era **orizzontale** tanto da esser chiamata “corno” della Luna. Era orizzontale, con i due angoli che sembravano due corna di toro, per dare un’idea...
in alcuni testi, la falce lunare era detta “barca”, la nave della Luna, a causa del fatto che le punte agli estremi danno l’idea delle navi antiche.


2. Mare (pp. 44-45)

Qui il problema è cosmologico: per noi, oggi, si ha una mappa concettuale che pone il mare/l’oceano **tra** le terre. Anticamente - l’autrice fa riferimento ad antichi testi babylonesi, assyri, ecc. - il mare/oceano, al contrario, **circondava** le terre emerse.
Dunque quando si dice “mare”, come quando si dice Luna, si fa riferimento a due mappe concettuali ben differenti! 


3. Amore (pp. 45-50)

Il termine ebraico “ahèb” non indica né l’amor christiano, né quello romantico. La van Wolde presenta una tavola riassuntiva, che pone in luce come oggi l’amore sia una precondizione per il matrimonio, all’epoca biblica era l’esatto opposto (tav. p. 47), veniva prima l’attrazione sessuale e dopo, se la cosa andava bene, veniva l’amore, un po’ come i matrimoni combinati di un tempo.
Questa differente antropologia fa riferimento ad una diversa concezione dell’amore, dove oggi tendenzialmente si pensa alla parità fra uomo e donna, all’epoca biblica non era mai così: era sempre l’uomo a provare l’attrazione per la donna, ed era sostanzialmente collegata alle capacità riproduttrici della donna stessa, l’amore come sentimento veniva dopo. L’oggetto era sostanzialmente il corpo femminile - a quanto pare si è avuta una recrudescenza di queste cose negli ultimi tempi... - né vi è alcuna “geometria”, la van Wolde usa questo termine, nella relazione. In altre parole, non vi è reciprocità, e, secondo quanto dottamente afferma la van Wolde, era un relazione che implicava la gerarchia (p. 48) delle relazioni, laddove uomo e donna non li si concepiva proprio per niente sullo stesso piano.
Poi la van Wolde fa un lungo esempio (pp. 49-59) in rel. a 2Sam 1:26, dove si dice che l’amore di Jonathan era più prezioso di quello di Davide per le donne. Sì, ma, dall’analisi della van Wolde, ciò non significa che che Davide amasse Jonathan più di quanto amasse le donne, sempre dello “ahèb” o “ahabah” cioè l’attrazione che un uomo ha per il corpo di una donna e, se poi le cose vanno bene, se ne innamora pure. No, significa, per la van Wolde, effettivamente la cosa andrebbe discussa, che l’amore che Jonathan ha per David ha più valore dell’amore/attrazione che David prova per le donne.
Il che s’inserisce in tutta una mentalità dove la lealtà, diremmo noi, verso il sovrano “vale molto di più” dell’attrazione sessuale per il corpo femminile, posizione che tanti in tanti paesi condividerebbero ancor oggi, così come l’idea che la donna è solo un oggetto d’attrazione, cosa che tanti - ma tanti -, anche nei **nostri** paesi..., condividerebbero ancor oggi...


[Andrea A. Ianniello]

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