Il culto
di Mitra era molto diffuso nella fase finale dell’Impero Romano, al
punto che taluni hanno sostenuto che avrebbe potuto essere un
pericoloso concorrente per il nascente Cristianesimo. Era un
concorrente, ma solo parziale, perché il culto di Mitra era
“misterico”, in pratica “segreto”, ed era riservato solo agli
uomini. In conseguenza di questo, era molto diffuso nell’esercito
e, senza dubbio, influenzò anche Costantino il Grande. Mitra era il
dio del sole, originario della Persia (attuale Iran). Il suo culto si
strutturava in gradi successivi, ed era caratterizzato dalla
segretezza, di cui s’è già detto, dalla fedeltà assoluta al
giuramento e dall’obbedienza all’autorità. Lo stesso dio Mitra
era garante della fedeltà alla parola data. La cerimonia principale
vi era il “taurobolio”, vale a dire il sacrificio rituale
del toro, che veniva poi ritualmente consumato in un’ “agàpe”.
Va premesso che, oltre ai gradi ed al loro nome, non è che poi se ne
sappia tantissimo in più oggi. Spesso si vedono le stesse
informazioni ripetersi in vari testi. Il solo David Ulansey ha dato
negli ultimi tempi dei contributi originali sulla questione,
interpretando Mitra come il dio “sovracosmico”, simboleggiato
dalla sfera delle stelle, sfera che si ritrova oltre il mondo
planetario. Sette erano i gradi iniziatici del Mitraismo in evidente
relazione con i sette pianeti all’epoca conosciuti e che tuttora
hanno mantenuto una forte componente simbolica. Mitra prometteva, in
sostanza, d’esser liberati dal peso della schiavitù alle forze che
hanno costruito il mondo che vediamo sotto i nostri occhi, ma lo
prometteva attraverso l’azione: si trattava, insomma, d’un culto
guerriero, che non predicava la “rinucncia”, come si attribuisce
alle correnti oggi dette, a torto o a ragione, “gnostiche”.
Fermezza e rigore sottostavano alle “agàpi”, che non erano per
niente delle sedute conviviali o, peggio ancora, “goliardiche”.
Non vi si accedeva allo scopo di gustare una buona bistecca.
Il
motivo del culto era sempre il taurobolio: “Il dramma mitico,
raffigurato nelle grotte del dio persiano, (...) è l’immolazione
d’un toro considerato come il creatore ed il rinnovatore del mondo
terrestre” (F. Cumont: “Le religioni orientali nel paganesimo
romano”, Libreria Romana editore 1990, p. 117). Notare che il
culto avveniva in una grotta, reale o artificiale: si svolgeva nel
sottosuolo. In tal senso, sono interessanti i Templi di Mitra, i
“mitrei”, che sono sempre sotterranei. Splendido e in un luogo di
straordinaria sedimentazione religiosa è quello sotto S. Clemente a
Roma, pure Ponza conta un mitreo, ed Itri, ed infine Santa Maria
Capua Vetere, quest’ultimo particolarmente importante perché vi si
conserva un affresco del mito fondante del Mitraismo: Mitra che
uccide il toro. Inoltre, ai lati del tempio sono rappresentati
piccoli gruppi che simboleggiano i sette gradi del cammino
dell’adepto mitraico. Tale culto, però, aveva un suo lato “fosco”,
e la grotta di Mitra poteva essere anche quella di Ahrimàn, al quale
si rendeva un culto, di tipo “esorcistico”, volto ad impedirgli
di fare del male: “Dottrine assai vicine a queste [Cumont parla di
Porfirio, un neoplatonico] furono certo insegnate nei misteri di
Mitra; vi si rendeva culto ad Ahriman (Arimanius), re del
fosco regno sotterraneo, signore degli spiriti infernali. Questo
culto ha persistito fino ai nostri giorni in Oriente fra gli Yezidi o
adoratori del diavolo. Nel suo trattato contro i magi, Teodoro di
Mopsuestia, parlando d’Ahriman, lo chiama Satana” (ibid., p.
118). Lo stesso Cumont si riferisce ad un breve passo di Giuliano
imperatore, dove quest’ultimo sostiene che il dio Mitra dà dei
“comandamenti” ai suoi seguaci. Lo stesso Cumont non può che
ammettere: “Di tutti i culti orientali, nessun altro ebbe un
sistema altrettanto rigoroso” (p. 123). Il Battesimo mitraico era
l’abluzione nel sangue del toro sacrificato, cosa che oggi può
sembrare disgustosa, ma è bene ricordare che le specie eucaristiche
sono il corpo ed il sangue di Cristo, certo sotto le “spoglie”
di altro: è intervenuta la “sublimazione” cristiana, fatto
importante; ma in realtà non è un pezzo di pane azzimo, pochi lo
ricordano. “Il battesimo mitraico cancellava le colpe morali; la
purità a cui si aspirava era divenuta spirituale. (...) Mitra vive
solo, Mitra è casto, Mitra è santo (sanctus)” (p. 120).
Che potesse sostituirsi al Cristianesimo è più che dubbio, che
abbia contribuito a creare l’atmosfera nella quale il Cristianesimo
doveva vincere, al contrario, è indubbio. Ulansey ha pubblicato un
libro sul Mitraismo, per i tipi della Mediterranee. Inoltre, il suo
articolo “I misteri di Mitra”, “Le Scienze”, febbraio
1990, si trova, in inglese (cioè nella forma originale, “Scientific
American” dicembre 1989) sul sito: “THE MITHRAIC MYSTERIES”, di David Ulansey
Andrea A. Ianniello
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