G. Hyland, I segreti perduti della tecnologia nazista. Le ricerche e gli
esperimenti degli scienziati di Hitler, fino a oggi tenuti nascosti, Newton
Compton editori, Roma 2015, seconda edizione (edizione or. 2002). Jacolliot è citato a p. 13, Crowley e McGregor Master citati
a p. 15, Gurdjieff a p. 20[1].
Il Mein Kampf vien citato alle pp. 25, 26 e 38.
Andrea A.
Ianniello
[1]
“Nel 1912, alcuni membri delusi della loggia berlinese di von List si
separarono per fondare un nuovo gruppo, l’Ordine germanico (Germanenorden). Anche se lo dirigeva
Philip Stauff, forse il suo membro più importante fu Rudolf von Sebottendorf,
che entrò a farne parte nel 1916, mettendosi a capo di un’ala segreta
antisemita dedita a combattere ‘l’alleanza segreta ebraica’. Il vero nome di
Sebottendorf era Adam Glauer […]. Per poter entrare nelle fila dell’ordine, i
candidati dovevano provare di essere di discendenza germanica da almeno tre
generazioni e farsi misurare il cranio con il calibro per ‘dimostrare’ le loro
radici nordiche ariane. Sotto Stauff e Sebottendorf l’ordine capovolse i temi
originari della teosofia: i membri credevano che alla base di tutti i mali ci
fosse la ‘mescolanza razziale’ e che la Germania dovesse sforzarsi di creare
una superiore razza ariana per rivendicare il predominio sul mondo. Inoltre,
l’ordine pretendeva che i suoi membri anziani dipendessero direttamente dai
‘Capi segreti del Tibet’, discendenti degli Atlantidei e dimoranti ‘da qualche
parte sull’Himalaya’ sotto il regno del ‘Re di paura’ o ‘Re del mondo’, come
talvolta era chiamato dagli iniziati: questo misterioso personaggio, questo
‘re’, avrebbe avuto – ed avrebbe tuttora – potere di vita e di morte su tutti
gli esseri viventi della terra, ed era possibile mettersi in contatto con lui
attraverso la meditazione e l’ esp
(percezione extrasensoriale); per comunicare, i membri dell’ordine si servivano
anche di una particolare tavola di tarocchi tibetani e, non lasciando nulla al
caso, sembra possedessero anche uno speciale apparecchio radio per mezzo del
quale era possibile raggiungerlo. Dato questo indizio dell’evidente natura
umana del re; nel corso degli anni successivi sono state suggerite diverse sue
possibili identità: un nome salta fuori con insistenza, quello del russo George
Ivanovich Gurdjieff. Gurdjieff aveva ricevuto un’educazione spirituale in Tibet
prima di cominciare a viaggiare per l’Europa annunciando a chiunque volesse
ascoltarlo di aver scoperto che molte persone vivono ‘in stato di sonno’ la
realtà della propria esistenza, come tanti automi, a malapena coscienti di ciò
che accade effettivamente e del perché: l’unica salvezza per chi si rende conto
di trovarsi in questa situazione è quella d’intraprendere una serie di pratiche
mentali e fisiche per raggiungere la consapevolezza. Lo slogan adottato in
seguito da Hitler, ‘Germania, ridestati!’ (Deutschland
Erwache!) e i suoi riferimenti al
‘trionfo della volontà’ testimoniano la sua evidente adesione agli stessi
sentimenti […]. Nel 1917, la leva obbligatoria e la guerra in generale stavano
ormai assottigliando le fila di altri gruppi; tuttavia, il Germanenorden poteva
ancora vantare più di un centinaio di logge sparse per il paese (la loggia di
Berlino contava un numero così elevato di adepti che si rese necessario
affittare il piano terra di una villa per usarlo come ufficio e luogo di
riunione)”, ivi, pp. 19-20, corsivi e maiuscoletto in originale. Per la
precisione, Gurdjieff non era russo – come il suo cognome attesta, peraltro –
ma greco e armeno; in ogni caso, in quel tempo il suo luogo natale era stato
conquistato dalla Russia, non è più in Russia oggi. Dunque, “tecnicamente”
parlando, era russo, ma non per
nascita. “Il Trionfo della volontà” è il noto film propagandistico di Leni
Riefenstahl, del 1935, riferito alle giornate di Norimberga del 1934.
“Stranamente”, la stessa L. Riefenstahl si sarebbe occupata dei Nuba, con un
libro del 1976, e con un film del 1973 …
Non si confondano,
però, i “Nuba” con i “Nubiani”, vi è sì un legame linguistico, ma non direttamente un legame di tipo
etnico.
Nessun commento:
Posta un commento