Per dirla con
Wallerstein, per quanto l’ ideologia –
perché questo è, questo è sempre
stata – del “progresso” abbia fornito la giustificazione per la “civiltà
capitalistica” (come la chiama lui), con la quale – così come la Grande
Prostituta (di “Babylonia”) – tutti,
e dico tutti, oppositori compresivi,
hanno “flirtato”, il collante – o collant
– del System è stato ciò che chiama “riformismo incrementale”.
Questo è la credenza secondo la quale il
miglioramento economico, pur in presenza del fatto che il capitalismo sia
fondamentalmente ingiusto, può avvenire pian piano, e dunque “immettendo” nella
ferrea logica capitalistica dei “correttivi”
fondamentalmente favorevoli alle classi medie, non a quelle inferiori. Son dei
temi che ho trattato in precedenti post, ai quali rimando chi fosse
interessato, per conoscere, non per fare: non vi sono “conseguenze immediate” di questo sapere. Se sapete
queste cose, non cambia nulla, né nella vostra vita, né a fortiori nel mondo.
Queste cose si sanno perché
si vogliono sapere, non c’è un retro pensiero né un interesse specifico “personale”
di un qualsiasi genere. Dunque, tali passi di Wallerstein si ritrovano sparsi
qua e là, nei post precedenti.
Wallerstein elenca
tutti i fattori di crisi, già dagli anni Novanta, che si son manifestati tutti in seguito. Nessuno escluso. Ma c’è
un “punto di caduta”, dove delle crisi locali, anche molto forti, anche
assommate, diventano “sistemiche”, cioè quando la credenza nel “riformismo incrementale” va in crisi definitiva. Oggi!
Tutti i fenomeni dell’oggi,
dal ritorno dei nazionalismi ai cosiddetti “populismi”, a Trump e alla Brexit, son
la spia di questo più grande
fenomeno: la fine del riformismo incrementale.
Per questo tutti, e dico tutti, i vecchi partiti d’impianto novecentesco –
quando la classe media era forte –
sono in crisi. Irreversibile.
Ricordiamoci che, per
Wallerstein, la classe media è sempre un elemento minoritario nel System, che non
ha risolto i “problemi basilari dell’umanità”, come l’ ideologia del “progresso”
ha sempre sbandierato, per la semplice ragione che non può farlo. Esso si costruisce intorno ad un nucleo, estremamente ristretto. E che lo è sempre stato: da qui è partita l’espansione
capitalistica. Intorno ad esso vi è un primo anello di relativamente ricchi,
sempre pochi. Poi la classe media, che non ha mai ecceduto il 10 o 12 % della
popolazione mondiale. Se sorge una classe media nei paesi di secondo sviluppo capitalistico
– “ex” emergenti – allora deve sparire in quello di più vecchio sviluppo.
In altre parole: tale
quantità è fissa.
Poi vi è un grosso
numero che riceve “qualcosina” dal System, poca roba, ma un qualcosa: essa è
molto più numerosa, ma non è la grande maggioranza. La grande maggioranza della
popolazione sulla Terra, ora e sempre – col sistema capitalistico –, non riceve
niente da esso. Se non mondezza varia. Ed è solo sfruttata, di solito dai
membri della parte che “qualcosina” pure ha.
Ma ritorniamo al tema
principale, dopo questa – utile – digressione.
Il sistema
capitalistico, quindi, è sempre
andato in “crisi”, la crisi è il suo mezzo d’espansione.
Ma deve padroneggiare la crisi, questo è il
punto.
Di solito così: spostando
verso il centro sistemico le produzioni – concrete o virtuali o finanziarie che
siano – che consentano il massimo “saggio di profitto”, ed estromettendo le cose
meno profittevoli verso le zone più esterne. Tutte le contraddizioni, tutte le
mondezze sono spostate nelle zone periferiche. Più una zona è periferica, e più
riceve mondezze: le città, oggi, sono ad immagine del sistema. Chiaramente poi,
il centro direttivo non necessariamente coincide col “centro storico”, salvo le
classi “emerse” discendano o abbiano cooptato le vecchie classi dirigenti,
fatto del quale la storia ci dà tanti esempi, pochi esempi ci dà della piena
quasi completa sostituzione delle vecchie classi dirigenti, invece, qui Marx commise uno dei suoi grandi errori, non
sul fatto, però, che il capitalismo viva
di crisi.
Il punto di caduta è,
allora, quando si diffonde una “paura sistemica”, per far riferimento a
Wallerstein, che osservava, negli anni
Novanta del secolo scorso – vent’anni
fa! – che questa paura è impalpabile, è il timore che il riformismo incrementale
non abbia più nulla da dire al mondo in cui avviene la crisi sistemica, e quest’ultima,
dunque, precipita.
Ma questa è la nostra
situazione. Oggi!
Precisamente questa!
Il System si avvinghia,
dunque, in una spirale.
Andrea A.
Ianniello
RispondiEliminaLa direttiva “Ieepa” (1977, revisione aggiornata del “Trading with the Enemy Act”, 1917), già usata da Roosevelt negli anni Trenta (ovviamente nella forma del 1917), potrebbe di nuovo esserlo n caso di grave crisi, verso cui si sta, pare, andando: cf. L. CIARROCCA, I padroni del mondo, Chiarelettere editore, Milano 2013, pp. 86-88.
Davvero moltissime visualizzazioni di questo post.
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