domenica 9 settembre 2018

Meyrink, 2
















“Le visioni alle quali mi riferisco non sono soggette al nostro arbitrio, ma appaiono al cenno di un volere che non possiamo produrre, quantunque sa certo il nostro e non la manifestazione di una forza estranea, si chiami come si voglia. Questo potere della visione fu proprio la causa prima che mi fece diventare scrittore; gl’inciampi esterni, ricordati prima, vennero superati man mano […]. Nel 1915, me ne apparve una straordinaria [di visione], cui si connette una circostanza che, sebbene non sia delle più singolari […], delinea prospettive di specie inaudita. Mentre mi stilavo il cervello per cercar d’indovinare quale potesse essere stata la causa della spaventosa Guerra mondiale [la Prima, ovviamente], come mi avveniva tutte le volte che pensavo o vedevo qualche cosa fuori dal comune. Subito dopo mi apparve un uomo  di razza a me sconosciuta, assai alto e magro, che ho descritto nel modo seguente, nel racconto Il gioco dei grilli, pubblicato poi  dal ‘Simplicissimus’ e nel mio volume di racconti Pipistrelli: ‘Alto sei piedi[1], straordinariamente magro, imberbe, aveva il viso di color verde oliva cangiante, gli occhi obliqui smisuratamente divergenti. Le labbra e la pelle del viso erano affatto levigate e senza pieghe, come se fossero di porcellana, le prima rosso vivo e taglienti come lame di coltello, specie agli angoli della bocca, che avevano un colorito ancor più acceso, e sembravano pronte ad un ghigno rigido e spietato. Portava sul capo uno strano berretto rosso’. Prima dell’apparizione mi ero intimamente chiesto quale fosse stata la causa remota della guerra, e la visione mi sembrò una risposta simbolica. Gi studiosi asiatici ammettono l’esistenza di una setta tibetano-cinese, la ‘Dugpas’[2], che deve considerarsi strumento del potere diabolico distruttore, in tutto l’universo. Mi posi, allora, a tavolino e scrissi il racconto Il gioco dei grilli, in cui descrivevo la causa occulta della guerra. Le circostanze sceniche accessorie furono da me attinte alle visioni che seguirono a quella dell’uomo apparsomi, mentre la cornice mi fu suggerita dalla libera fantasia”[3].
Tale “risposta simbolica” (interpretata in tal modo da Meyrink), in altra temperie mentale, verrebbe identificata con un “Ufo”, oppure con qualche forma, se non di “grigi”, ma di “controllori dei ‘grigi’”, noti per la loro altezza.












Andrea A. Ianniello
















[1] E cioè un metro e ottanta, non poi così alto. Se, però, ricolleghiamo questo fatto con le visioni del “piccolo popolo” cosiddetto, ergo che fosse altissimo, in tal caso …   
[2] In nota si precisa che non si tratta di “Drugpa” – o “berretti rossi” – bensì di “Dugpa”, che è altra cosa, una svista di Mayrink: “Dug pa, setta praticante, a tutti gli effetti, la magia nera”, G. Meyrink, Alle frontiere dell’occulto. Scritti esoterici (1907-1952), a cura di G. de Turris e A. Scarabelli, Edizioni Arktos, Carmagnola (TO) 2018, p. 259, nota n°12, corsivo in originale. Sull’origine della confusione: secondo i curatori è “dovuta, molto probabilmente, all’influenza di Helena Petrovna Blavatskij”, ibidem. La cosa è davvero molto probabile.  
[3] Ivi, pp. 255-256, corsivi in originale, mie note fra parentesi quadre.  








1 commento: