lunedì 28 dicembre 2020

Il Novecento è **davvero** finito (in relazione alla scomparsa di G. Galli)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ricordo un’altra scomparsa – nel corso di questo blog, e della quale si è qui data notizia – quella di M. Capuzzo Dolcetta[1].

Ieri è stato invece il turno di G. Galli, noto politologo, autore della teoria dell’ “imperfetto bipolarismo” fra DC e PCI[2], ma che poi ha studiato a lungo la politica novecentesca e le sue relazioni con l’ “occulto”, lato sensu inteso. Ha studiato fino all’ultimo, con i suoi 93 anni: cosa buona è lo studiare sino alla fine.

Il Novecento è finito (come ho anche detto altrove), e stavolta per davvero: il 2020 pone termine al XX secolo, nel bene come nel male. Davvero segna una discontinuità, più della sparizione di M. Dolcetta, comunque molto importante, in relazione ai temi di questo blog.

Su questo blog, vi è proprio un tag a lui dedicato. Ma lo si ricorda “ivi quivi” con il primo post nel quale si usò questo tal tag (e chi vorrà seguire – il tag – basterà che inizi da questo post), cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2013/06/una-riflessione-sulle-tesi-di-g-galli.html.

  

“Essedosi” – come si diceva nelle vecchie commediacce “itagliane” – che oggi si pensa ben poco, soprattutto si strilla, non ho ancor visto alcuno che cerchi – quanto meno, cerchi – di fare un “bilancio” del secolo passato, dal quale ormai siam sempre più lontani. Mi sa che non lo vedremo …  

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 


 

 


 



[2] Su quest’ultimo, cf. G. Galli, Storia del PCI, Schwartz, Milano 1958, ovviamente assai datato (fermandosi alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso), ma interessante dal punto di vista storico. 

 

 

 

 

 

venerdì 25 dicembre 2020

In relazione alla recente “MAGNA CONJUNCTIO” (Albumasar), un’osservazione (tra l’altro, c’era Federico II di Svevia quando ci fu il precedente, **1226**)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In relazione alla recente Magna Conjunctio (Albumasar), un’osservazione (tra l’altro, c’era Federico II di Svevia quando ci fu la precedente, 1226), vi è un passo interessante di un libro, peraltro, già citato in un post precedente[1]; dopo aver detto che, sotto l’Acquario: “Non conviene curare gli infermi, eccetto coloro che soffrono ai piedi”, G. Bezza, Le Dimore celesti. Segni e simboli dello zodiaco, Xenia Edizioni, Milano 1998,[2] p. 121, così continua: “E’ d’altro canto questo segno connesso con quanto non è appariscente,con ogni cosa che dura nel tempo oltre l’esperienza umana. Per questo non è opportuno presentarsi di fronte al re o al giudice, ma conviene darsi ai colloqui con i chierici e i prelati, con gli abati, vescovi ed ogni religioso che ha una particolare autorità. Non è inoltre estraneo agli Ebrei, che hanno Saturno come pianeta significante la loro fede [tra l’altro, secondo Albumasar[3] (Abū Maʿšar), ogni religione sarebbe nata signata da una Magna Conjunctio fra Giove – pianeta “religioso” (non della “mistica”, non dell’aspetto “soteriologico” e “sapienziale”, ma della religio come fenomeno sociale – ed un altro pianeta], secondo Abū Maʿšar e tra i segni l’Acquario secondo Ibn Ezra[4]”, ivi, pp. 121-212, corsivi miei, miei commenti fra parentesi quadre.

Si legge poi: “Abraham Bar Hiyya[5] afferma che, benché non vi sia un segno che abbia  sua tutela Israele [diversamente da quel che ne pensava il già citato Ibn Ezra], la grande congiunzione che significò il regno d’Israele fu l’ingresso di Saturno e Giove in Acquario, nell’anno 2365 dalla creazione del mondo”, ivi, p. 212, corsivi miei. E cioè la stessa Magna Conjunctio che si è verificata dal 20 al 24 c.a., questo stesso mese, che, poi, è – precisamente – “l’ingresso” nell’ Acquario, in termini astrologici. In tutto ciò, in altri termini, si deve veder di più che un mero “fatto” astrale, interpretabile come “tensione astrale” che, come accade sesso, eventualmente può dar luogo a vari fenomeni, come terremoti o sommovimenti sociali: vi è qualcosa in più, e, in altre parole, qui dobbiamo vedere il “seme”, il “germe” non certo del “regno d’Israele” storico, quanto della “ricostruzione” del Terzo Tempio, ricostruzione che non sarà la versione “filologicamente corretta”, la “copia”, del Secondo Tempio: l’ho detto a sfinimento e lo ripeto ancora, ma che sarà la ripresa del culto che vi era nel Tempio per la semplice ragione che ciò significa che “Cristo non è mai venuto ‘nella carne””, e “l’anticristo” – quello vero, non “Gengis Khan redivivo” (ed anche questo l’ho detto e ripetuto alla noia …) – è “colui che nega che ‘Cristo è venuto “nella carne”’”.

Veniamo alla data “dalla creazione del mondo”.

Vi son tre computi, a tal proposito: quello bizantino, quello di Eusebio di Cesarea e quello ebraico. Poiché l’autore citato da Bezza – Abraham Ibn Hiyya – era ebreo, probabilmente si tratta del computo “dalla creazione del mondo”, ma quello ebraico, che inizia o il 29 marzo o il 22 settembre del 3760 a.C. Il che darebbe la data del 1395 a.C. Come che sia, il significato è più importante del computo.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 


 

 

 




[2] Essendo pubblicato a Milano, ecco uno sfizioso link, un “Dizionario Milanese italiano”, cf.

https://ia600207.us.archive.org/6/items/vocabolariomila05chergoog/vocabolariomila05chergoog.pdf.

[3] Visto che l’anno prossimo sarà l’anno “dantesco”, vi è un articolo Treccani sulla relazione fra, per l’appunto, Albumasar e Dante, cf.  

https://treccani.it/enciclopedia/albumasar_(Enciclopedia-Dantesca)/.

[4] Cf.

https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_ibn_%E2%80%9BEzra.

[5] Cf.

https://it.wikipedia.org/wiki/Abraham_bar_Hiyya.

martedì 22 dicembre 2020

Espressione proprio esatta ….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Espressione proprio esatta: “deliri demagogici”, quelli ai quali i regimi democratici, nella fase della crisi fiscale perenne, ci hanno abituato, non ormai ma or sempre 

Ho una sola obiezione: l’eventuale uso del termine “violenza”, che mi appare parte di un’epoca non passata bensì **trapassata** proprio: da tempo siamo nel regime della “persuadenza”, della “suadenza” dolce[1], va tutto sempre tutto “bene”, alla fin fine tu “puoi” …

Non puoi niente, ma “deve” apparire che si possa …

La tecnica in apparenza “al servizio” del cosiddetto “uomo”, quando invece è il famoso “uomo” al servizio della tecnica …

Tutto “si risolve” in apparenza, sempre, solo in apparenza, quando, in realtà, non si risolve proprio alcunché, né ora né mai.

Viviamo in dei regimi ed in un mondo laddove non si può “risolvere” proprio alcuna cosa, non si riesce neppure ad “affrontare” in maniera “risolutiva” un problema qualsiasi, ma solo a rimandarli, sine die.

Ed è chiaro ch’è così, non risoluzione, ma dissoluzione

Non vi è altro, oggi non vi è altro …

 

 

 

 

 

 

@i

 

 

 

 

 

 

 



[1] O “persuasione” dolce. “Quelli che attendono la ‘catastrofe’ finale”, e ancor oggi continuano: già parlava contro costoro G. Colli negli anni Settanta del secolo scorso!, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2016/05/una-frase-profetica-di-g-colli-anni.html.

Il “finale” si è spalmato, da un “momento topico”, a fasi che paiono allungarsi come chewing gum. Questo è stato il “gran Cambio di paradigma” che successe negli anni Settanta del secolo scorso, cambio di paradigma del tutto incompreso, come sempre.

Ma oggi stiamo assistendo ad un altro “cambio di paradigma”, ed è altrettanto incompreso; chiamo tutto ciò: “cecità verso la ‘Grande Parodia’” …