In relazione alla
recente Magna Conjunctio (Albumasar),
un’osservazione (tra l’altro, c’era Federico II di Svevia quando ci fu la
precedente, 1226), vi è un passo
interessante di un libro, peraltro, già citato in un post precedente;
dopo aver detto che, sotto l’Acquario: “Non conviene curare gli infermi,
eccetto coloro che soffrono ai piedi”, G. Bezza,
Le Dimore celesti. Segni e simboli dello
zodiaco, Xenia Edizioni, Milano 1998,
p. 121, così continua: “E’ d’altro canto questo segno connesso con quanto non è
appariscente,con ogni cosa che dura nel tempo oltre l’esperienza umana. Per questo
non è opportuno presentarsi di fronte al re o al giudice, ma conviene darsi ai
colloqui con i chierici e i prelati, con gli abati, vescovi ed ogni religioso che ha una particolare
autorità. Non è inoltre estraneo agli
Ebrei, che hanno Saturno come pianeta
significante la loro fede [tra l’altro, secondo Albumasar
(Abū Maʿšar), ogni religione sarebbe
nata signata da una Magna Conjunctio fra Giove – pianeta “religioso” (non della “mistica”, non dell’aspetto “soteriologico” e “sapienziale”,
ma della religio come fenomeno sociale – ed un altro pianeta],
secondo Abū Maʿšar e tra i segni l’Acquario
secondo Ibn Ezra”, ivi, pp. 121-212, corsivi miei, miei
commenti fra parentesi quadre.
Si legge poi: “Abraham
Bar Hiyya
afferma che, benché non vi sia un segno
che abbia sua tutela Israele [diversamente da quel che ne pensava il
già citato Ibn Ezra], la grande
congiunzione che significò il regno d’Israele fu l’ingresso di Saturno e Giove in Acquario, nell’anno 2365 dalla creazione del mondo”, ivi,
p. 212, corsivi miei. E cioè la stessa
Magna Conjunctio che si è verificata
dal 20 al 24 c.a., questo stesso mese, che, poi, è – precisamente – “l’ingresso”
nell’ Acquario, in termini
astrologici. In tutto ciò, in altri termini, si deve veder di più che un mero “fatto” astrale, interpretabile come “tensione astrale” che, come
accade sesso, eventualmente può dar luogo a vari fenomeni, come terremoti o
sommovimenti sociali: vi è qualcosa in più, e, in altre parole, qui dobbiamo
vedere il “seme”, il “germe” non certo del “regno d’Israele”
storico, quanto della “ricostruzione” del Terzo Tempio, ricostruzione che non
sarà la versione “filologicamente corretta”, la “copia”, del Secondo
Tempio: l’ho detto a sfinimento e lo ripeto ancora, ma che sarà la ripresa del
culto che vi era nel Tempio per la semplice ragione che ciò significa che “Cristo
non è mai venuto ‘nella carne””, e “l’anticristo” – quello vero, non “Gengis
Khan redivivo” (ed anche questo l’ho detto e ripetuto alla noia …) – è “colui
che nega che ‘Cristo è venuto “nella
carne”’”.
Veniamo alla data “dalla
creazione del mondo”.
Vi son tre computi, a
tal proposito: quello bizantino, quello di Eusebio di Cesarea e quello ebraico.
Poiché l’autore citato da Bezza – Abraham Ibn Hiyya – era ebreo, probabilmente
si tratta del computo “dalla creazione del mondo”, ma quello ebraico, che
inizia o il 29 marzo o il 22 settembre del 3760 a.C. Il che darebbe la data del 1395 a.C. Come che
sia, il significato è più importante del computo.
Andrea A. Ianniello