“L’investitura
‘Il vento si levò
rabbioso sulla collina, frustando le nubi come tanti cavalli neri. Dalle viscere
profonde della terra coperta di sterpaglie, si levò una voce tremenda,
imperiosa, che scuoteva la sua crosta gialla: prendi la sacca e dirigiti verso
la collina, ordinò il Maligno al suo diletto Figliolo. E questo gettò sulle
spalle la sacca di viandante e partì per raggiungere la collina. Ma più
affrettava il passo e più la collina si allontanava, spinta da una forza sovrumana.
Il Figlio, stremato nelle forze, si adagiò sul bordo della strada e venne colto
dal sonno, durante il quale ebbe un sogno: vide un guerriero con la spada e un
manto trapunto d’oro, nel qual era segnato il numero dieci[1].
Su questa strada, gli disse il guerriero, orientai il mio passo per glorificar
gli dèi e trovai la morte; oggi mi affianco a te per cercare la rivincita. Scuotiti
e riprendi il cammino, la collina non ti sfuggirà più perché io l’incatenerò ad altre sei
colline. E il Figlio si destò, riprese il suo cammino e prima che la terza
sorella si unisse al tempo, arrivò ai piedi della collina. Era questa a piani. Sul
versante occidentale verdeggiavano le foglie e su quello orientale biancheggiavano
i marmi di mille deità. Una piccola scala scavata nel terreno raggiungeva piano
dopo piano. E i piani eran otto, mentre i gradini eran settantotto. Un tempo la
collina dava uva e frutta saporita, mentre ora è tutto una selva orrenda, dove
i grappoli selvatici inacidiscono sulla pianta, e dove i pruni generano dei
frutti simili alle bacche della Cainia. Ai piedi della collina c’è una pianta d’olivo
eternamente secca, per dire che al di là, anche se la fogli appare verde, non c’è
che il regno incontrastato della Morte. Il Figlio s’incamminò lungo la scala,
superò i piani, mentre la terra accarezzava le palme dei suoi piedi. Si fermò
al settimo piano, dove la selva era meno ribelle e una corona di piante aveva formato
da tempo la sala delle rivelazioni. Il Figlio gettò qui la sacca e preparò un
giaciglio, mentre ventun piante incrociavano i loro rami per formare un riparo
dal sole e dalla pioggia. Nella sacca c’erano rape, fiori d’acqua e pane di
segala. Poco lontano c’era uno zampillo d’acqua non ancora scoperto dall’uomo. Il
Figlio mangiò e poi cadde nuovamente in un sonno profondo. Una gigantesca mano
uscì allora dalla Terra e lo trasse a sé. E il Figlio si trovò in una grande
caverna tutta addobbata con velluti rossi. Al centro era seduto un essere
mostruoso, attorno al quale si snodava una processione salmodiante di grandi
dignitari della chiesa di Roma.
“Accòstati”, comandò il
Maligno. E poi, senza proferì parola, posò le sue mani sul capo dell’uomo.
Infine disse: “Io,
Sommo Imperatore della Grande Inganno, ti ho generato. Io, Dominatore Assoluto
del regno delle ombre ti comando di concludere
sulla Terra la battaglia che da sempre ho ingaggiato con la luce. L’ unica tua arma sarà la sapienza e l’astuzia. L’ unica tua collaboratrice sarà la colomba bianca e gialla: puoi servirtene fino alla fine; poi gettala sul rogo degli ultimi tempi.
Io sono con te, da ora a quando le forze della terra e del cielo si scateneranno nel rinnovato caos. Alla porta troverai la mia legge. Va’ e
diffondila nel nome della sognata
giustizia”’.
Questa è la ‘leggenda
dell’investitura’, o ‘del riconoscimento paterno’ che era comune alla maggior
parte delle sette dell’Anticristo. Una seconda leggenda, che veniva considerata
‘il proseguimento dell’investitura’, ci presentava l’incontro dell’Anticristo
con il primo discepolo. ‘Scendendo dalla collina l’Anticristo trovò un uomo del
gregge che gli disse:
“Ho camminato per lunghi
sentieri sotto la luce e i miei occhi sono abbagliati; dammi un po’ della tua
ombra, perché di ombra è fatta la mia carne”. L’Anticristo guardò l’uomo negli
occhi e poi disse:
“Solo tu che hai conosciuto
tanta luce hai il coraggio di cercare l’ombra. Vieni dunque sulla mia strada,
ma prima dimmi chi sono io”.
“Tu sei colui che verrà
a demolire il castello fatto di sospiri e di speranze. Tu sei colui che incrocerà
la spada con i giganti, per preparare l’ultimo giudizio. Tu sei colui che
chiuderà la parte [sic, forse refuso
per “porta”] di una civiltà fondata sulla pazzia e sulla rabbia”. E’ questa una
della parti più sostanziali dell’anticristologia. L’Anticristo è difatti riconosciuto
dal Maligno come il suo ‘messaggero sulla Terra per concludere la battaglia
contro la luce’. L’Anticristo è ancora riconosciuto dagli uomini. Il primo
discepolo dice infatti: ‘Tu sei colui che verrà a demolire il castello fatto di
sospiri e di speranze’”[2].
Corretta l’interpretazione
di Baschera della collina come metafora del “mondo” tutto, si rovina però, poi,
con le sue solite elucubrazioni di sommatorie, dalle quali “deriverebbe” – ed ovviamente,
manco a dirlo, è stato smentito, e alla grande … - la “data” dell’apparizione
dell’Anticristo, e cioè vent’anni fa, il 1997 … anno che, nel 1985 quando
Baschera scriveva, credeva chissà cosa fosse! Ah, beata ignoranza! Con tutte le
immagini di “chissà che cosa” ci sarebbe dovuto essere: solo fango, dolore,
illusioni a iosa, e decomposizione delle realtà umane, ingolfato in una crisi
tanto inespiabile quanto irrisolvibile, come i fatti non avrebbero mancato d’attestare,
“al di là di ogni ragionevole dubbio”:
a furia d’invocarla, “la” fine non arriverà mai. Ma il giorno de “la”
fine sarà un giorno come tanti altri …
Secondo tanti, infatti,
qualcuno dovrebbe “avvertire” che “la” fine inizia: ma che fine sarebbe mai,
allora ?? …
Altre interpretazioni
di Baschera lasciano a desiderare oppure riflettono troppo spesso il contesto
dell’epoca in cui furono scritte, senza cercare dei significati più “universali”
e meno “inchiodati” ad un tempo particolare.
Un passo, però, meriterebbe di esser sottolineato: “Infine va considerato il contenuto della sacca. Su questo punto i pareri sono stati moltissimi. Le sette americane dell’Anticristo hanno dato interpretazioni alle volte argute, altre volte prive di fondamento. La più interessante mi sembra quella della setta dell’Oregon, la quale precisò appunto che ‘in diverse località della Cina si usa confezionare una conserva con rape e loto. Quest’ultima è una pianta acquatica’. Ciò confermerebbe ancora una volta la ‘visione profetica’ secondo la quale l’Anticristo sarebbe nato in territorio cinese”[3]. Per quel che ne so, il pane di segala è proprio dei paesi del Nord, e scende giù al massimo nelle steppe della Russia meridionale -, mentre il pane cinese a vapore è fatto di grano o riso (c’è anche quello di mais), ma non mi consta vi sia quello di segala, ma potrei non avere tutte le informazioni. In ogni caso, sarebbe possibile il Mar Caspio o certe zone del Mar Nero piuttosto che il Mar Giallo.
Un passo, però, meriterebbe di esser sottolineato: “Infine va considerato il contenuto della sacca. Su questo punto i pareri sono stati moltissimi. Le sette americane dell’Anticristo hanno dato interpretazioni alle volte argute, altre volte prive di fondamento. La più interessante mi sembra quella della setta dell’Oregon, la quale precisò appunto che ‘in diverse località della Cina si usa confezionare una conserva con rape e loto. Quest’ultima è una pianta acquatica’. Ciò confermerebbe ancora una volta la ‘visione profetica’ secondo la quale l’Anticristo sarebbe nato in territorio cinese”[3]. Per quel che ne so, il pane di segala è proprio dei paesi del Nord, e scende giù al massimo nelle steppe della Russia meridionale -, mentre il pane cinese a vapore è fatto di grano o riso (c’è anche quello di mais), ma non mi consta vi sia quello di segala, ma potrei non avere tutte le informazioni. In ogni caso, sarebbe possibile il Mar Caspio o certe zone del Mar Nero piuttosto che il Mar Giallo.
[1] “Secondo una
leggenda il guerriero apparso in sogno all’Anticristo sarebbe Giuliano l’Apostata.
Nel 361 questo imperatore tentò di restaurare l’antica religione pagana”, R. Baschera, L’Anticristo e le profezie sugli anni 90, Armenia Editore, Milano 1985,
p. 115, nota (1). Si aggiunge: “Il numero che appariva su manto imperiale
sarebbe dato dalla sommatoria dell’anno della grande persecuzione: 3 + 6 + 1 =
10” (ibid.); beh, quella di Giuliano fu tutto fuorché una “grande” persecuzione
… probabilmente, l’autore si confonde con la precedente persecuzione di Diocleziano, questa sì numericamente “grande”
…
Qui sopra: “senza proferì” va cambiato in: “senza proferir”
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