giovedì 16 maggio 2024

Frammento 8 – da S. Hutin –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Son rari gli uomini politici i quali, come il cardinale di Richelieu, conoscano i retroscena di un gioco così complesso. Molti di loro sono persuasi in perfetta buona fede di assolvere un compito direttivo insostituibile, mentre appaiono spesso come delle pedine poste sulla scacchiera al momento opportuno, e mosse dai veri dirigenti che restano nell’ombra. Bossuet fece una celebre riflessione, adatta a molte circostanze ed a molti personaggi che occupano la scena del potere: «È stato chiamato solo per far numero. E la commedia sarebbe stata rappresentata bene lo stesso anche se fosse rimasto dietro le quinte» [in nota riporta il detto – ironico, ma molto vero  – di Clemenceau: «I cimiteri son pieni di persone insostituibili»]. Altrimenti, quando si ritiene che certi personaggi possano diventar pericolosi per i segreti disegni in corso d’attuazione, viene decisa una procedura per eliminarli. Sono molto rari gli attentati politici attuati da un esaltato, isolato e con qualche complice, che abbia agito di testa propria e sia riuscito [si pensi, a tal proposito, ai molti, moltissimi attentati contro Hitler …]. Quasi immancabilmente questo genere d’attentatore si fa arrestare senza aver potuto portare a termine il suo gesto […]. Non è la stessa cosa quando l’uomo spinto all’assassinio dal fanatismo non è che uno strumento nelle mani di un’associazione molto potente ed insospettabile, che rimane nell’ombra. In questo caso il fanatico è soltanto uno strumento, un ordigno, un’arma che opera senza diventar mai un pericolo per i suoi capi occulti: o viene eliminato subito dopo l’attentato, oppure viene catturato, ma in questo caso l’esaltazione ed il fanatismo garantiscono del loro silenzio […]. Oppure, nel caso si debba dubitare del silenzio dell’assassino, non sarà difficile trovare la maniera di farlo tacere per sempre, come nel caso di Lee Oswald, l’uccisore di Kennedy.

Nel numero del 15 settembre del 1912 – ricordiamoci bene di tale data – La Revue Internationale des Sociétés Secrètes riportava queste frasi pronunciate in Svizzera da una personalità, specie di «eminenza grigia» della politica europea, a proposito dell’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria: «Ha delle qualità. È davvero un peccato che sia condannato. Morirà sui gradini del trono». Tutto questo ci dà da pensare: due anni prima della sua morte, la sorte dell’arciduca, la scintilla che da Sarajevo doveva far divampare la prima guerra mondiale, era già segnata. Da chi? Il nostro pensiero ritorna ai governanti invisibili. Ed anche se queste parole fossero ritenuta apocrife, rimane il fatto che l’attentato di Sarajevo era stato annunciato due anni prima che avesse luogo. Molte altre ancora sono le constatazioni sconcertanti che riguardano lo scatenarsi del conflitto del 1914”, S. HUTIN, Governi occulti e società segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 1996, pp. 30-31, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Pur essendo vero che non è sempre detto che un attentato abbia come scopo l’uccisione di un determinato politico, il massimo si ha quando scatenano contro uno che era o un simpatizzante o era qualcuno apparentemente favorevole a chi subisce l’attentato stesso … Allora si ha il massimo … l’ Acme” o, come disco per ischerzo, l’ “acne” …

Usar degli “estremisti” per far andare in senso contrario è una tecnica molto nota, e sempre, a quanto pare, alquanto efficace.

Infatti anche se, in apparenza, l’attentato fallisce, oppure ferisce – mettendo per il momento “fuori combattimento” chi lo subisce  l’attentato stesso –, il messaggio è: “possiamo manipolare anche chi ti era favorevole o è apparentemente a te vicino” … E il significato è: “sei finito” … o: “Hai chiuso” e cose simili.

Naturalmente il gioco rimane complesso, e si avranno altre “azioni e reazioni concordanti (e correlate)” – non necessariamente in senso favorevole (alla “direzione” nella quale l’attentato vuol porre gli eventi), ma pure il senso contrario – però, IN OGNI CASO, il “messaggio” è stato dato … è stato “consegnato” per così dire … ed è quindi arrivato a destinazione.

EdIL messaggio” è, sempre, lo stesso: “chi si oppone rischia” ed anche rischia grosso. E, di solito, la grandissima parte “capisce” il messaggio e tende a conformarvisi.

Voglio dire che l’ “effetto” c’è sempre, comunque, in ogni caso …  

 

 

 

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martedì 14 maggio 2024

Frammento 7bis (da Ibn ‘Arabî)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Secondo il suo significato spirituale (hikmat), l’uccisione dei bambini maschi [degli Israeliti, ordinato da Faraone] con lo scopo di sopprimere il profeta [la cui nascita gli era stata predetta] (1), avvenne affinché la vita di ogni bambino ucciso con questo fine affluisse a Mosè; difatti ciascun bambino fu ucciso appunto supponendo che fosse Mosè; ora non vi è ignoranza [nell’ordine cosmico]di modo che la vita [ossia lo spirito vitale] (2) di ognuna di queste vittime dovette necessariamente tornare a Mosè. Era vita pura, primordiale, non ancora contaminata da desideri egoistici. Mosè era quindi [per la sua costituzione psichica] la somma di coloro che erano stati uccisi nell’intento di sopprimerlo. Pertanto tutto ciò che era prefigurato nella predisposizione psichica di ogni bambino ucciso, si ritrovava in Mosè, e questo rappresenta un favore divino eccezionale che nessuno aveva ricevuto prima di lui (3)”, MUHYI-D-DÎN. IBN ‘ARABÎ, La Sapienza dei Profeti (FUÇÛÇ AL-HIKAM), Edizioni Mediterranee, Roma 1982, cap. XI “LA SAPIENZA SUBLIME (AL-HIKMAT AL-’ULUWIYA) NEL VERBO DI MOSÈ”, p. 115, corsivo in originale, grassetti miei, commenti fra parentesi quadre del curatore, T. Burckhardt e le note – con i numeri (cioè a pie’ pagina) – sono sempre del curatore. Ora, è chiaro che un fenomeno del genere può avvenire nel bene come nel male … Ed è chiaro che anche ciò che di male vi era nella “predisposizione psichica” dei bambini uccisi era in Mosè, ivi comprese le attitudini assassine: così Mosè uccise, non è un caso. Ed era molto testardo, cosa che, secondo le leggende ebraiche, sarebbe alla radice del fatto che non entrò nella “Terra Santa”, condusse il popolo ad essa ma NON POTÉ in essa entrarvi, a causa dei peccati commessi, in primis quello dell’assassinio, che gli fu in certo modo “estorto”, vi fu indotto, eppure lo commise; e a causa della sua “testardaggine”, che fece sì che resistesse al “Comando divino” di andare in “Egitto” a liberarvi il “popolo” … Il “favore divino eccezionale” tuttavia rimane (NÉ mi consta degli altri l’abbiano ricevuto, **perlomeno** in/con simile “amplitudine”). Ma, ripeto, così come ciò avvenne nel bene, così DEVE avvenire nel male … “colui che ha orecchie per intendere, in tenda” (vada) …

 

Le note al testo, sempre di Burckhardt:

(1) Riferisce una tradizione che gli astrologi egizi avevano predetto a Faraone la nascita d’un profeta israelita che lo avrebbe annientato [lo sui legge nelle leggende degli ebrei, per esempio].

(2) Lo spirito vitale (ar-rûh) è intermedio fra l’anima immortale e l’organismo fisico. Generalmente si dissolve dopo la morte [precisamente, anche se i morti uccisi – che son morti prima del compimento “dato” del loro ciclo vitale – appunto, mo’ ce vo’ (ciclo vitale) – permangono di più e resistono al processo dissolutivo, peraltro processo DEL TUTTO naturale, sia ben chiaro]; in talune condizioni può trasferirsi in tutto o in parte in un uomo vivente, come un insieme di forze recanti l’impronta dell’anima del defunto; è quel che accade nella successione delle gerarchie lamaiste denominate Tulku [“sprul-sku” - ed è quel che probabilmente in parte fu anche Guénon, secondo J. Robin]. Al-Qashâni aggiunge che Faraone [qui considerato come una singola individualità e non come “titolo” e cioè funzione], il quale aveva voluto sconfiggere la predisposizione divina uccidendo i bambini maschi israeliti, favorì proprio con questo [per nemesi] l’epifania del profeta, che doveva essere la sintesi delle anime del suo popolo [vero]. Si noterà la reciproca relazione tra sacrificio e discesa salvifica.

(3) Mosè, secondo lo Zohar, non era soltanto il rappresentante del popolo d’Israele, ma il popolo stesso davanti a Dio [importante]”, ibid., corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni (stavolta, e non del curatore) fra parentesi quadre.

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello