lunedì 28 marzo 2022

Quand’anche …

 

 

 

Rudolph Hess era stato assistente di Haushoffer quando questi era professore all’Università di Monaco. Fu lui a stabilire i contatti tra Haushoffer e Hitler”.

L. PAUWELS – J. BERGIER, Il mattino del maghi, Oscar Mondadori, Milano 1979, p. 355.

 

 

«E l’antica legge cinese: Le stelle nel loro corso combattono per l’uomo giusto”».

Ivi, p. 326.

 

 

Moderni si nasce, non si diventa”.

J. BAUDRILLARD, L’America, Feltrinelli Editore, Milano 1988, p. 62.

 

 

Democrazia: estendere a tutti il privilegio di accedere a cose che non sussistono più”.

R. CALASSO, La rovina di Kasch, Adelphi Edizioni, Milano 1983, p. 394, corsivi miei.

 

 

 

 

Quando tutti parlano di democrazia allora ciò significa che la democrazia non c’è più. Ne rimane solo il simulacro.

 

Considerazione iniziale: di fatto, vogliono la guerra, e la Russia e l’America, non solo la Russia dunque: la cosa è ormai più che chiara. Ambedue la vorrebbero contenuta e moderata, ma, come spesso accade, le cose vanno altrimenti. La Cina nicchia e se ne tiene alla larga, Turchia ed Israele tentano mediazioni, riuscendoci almeno in parte, ma possono giungere al cessate il fuoco – che già sarebbe qualcosa –, non molto di più. Il razionamento e l’economia di guerra ormai si profilano all’orizzonte: al momento non è detto ci si arrivi, ma è possibile. È necessario un terzo shock, ed è la cosa più probabile che ci attende nel prossimo futuro: non è certo finita la “serie” delle emergenze, come s’è più volte detto in questo blog. Infatti, le conseguenze sui mercati sinora sono state calmierate, per cui la massima potenza della crisi non si è ancora raggiunta, né sinora si son visti degli interventi davvero volti alla “de escalation”, perlomeno delle conseguenze sull’economia globalizzata, che è la prima vittima della guerra, economia che viene distrutta dai governi – americano in primis – che dicono di averla a cuore!, che affermano sia la loro massima preoccupazione! Stiamo vedendo, infatti … Ciò non si era mai visto, almeno nelle attuali proporzioni, e conta tra le “novità” degli ultimi tempi. Tutto questo deve tener ben chiaro in mente chi mai avesse ancora un briciolo di buon senso: se tu fai un’analisi spassionata delle cose, infatti, ti rendi conto che il potenziale di caos della crisi non è stato ancora raggiunto, dunque le cose procederanno ancora oltre, quand’anche ci si riuscisse – ma proprio “per il rotto della cuffia”, come suol dirsi – a salvare la situazione attuale in extremis.

Per evitare – non è più evitabile –, meglio: per attenuare le conseguenze sull’economia globale di tutto questo “grumo infetto”, ci vorrebbe della gente intelligente, non necessariamente “buona” – spesso i cosiddetti “idealisti” sono i peggiori e i più pericolosi (l’ “idealismo” democratico americano, come capì molto bene de Toqueville nel classico La democrazia in America, è quasi sempre foriero di guerre: tutti i presidenti democratici han prodotto guerre, con l’eccezione di Kennedy che, non certo casualmente, hanno ucciso) –, ma ciò è reso impossibile, ormai da decenni, dalla mancanza di una vera leadership: “Quanto alla crisi europea, occidentale, crisi nei rapporti all’esterno e all’interno, è un bell’esempio di quella «situazione straordinaria» globale per la quale Weber invocava la leadership nel senso più alto, carismatica, come unico rimedio: trarre dal disordine un ordine fondato su un nuovo impianto di valori [ed è precisamente tal “nuovo impianto di valori” che latita da decenni, per cui: nessuna leadership è possibile, sono solo possibili sue contraffazioni: ne abbiamo viste molte, continueremo a vederne, nessun dubbio al riguardo perché un vero leader, per prima cosa, si dovrebbe opporre frontalmente a questi simulacri di politica, ma, in tal caso, si troverebbe tutti contro e il giovane virgulto verrebbe ucciso nella culla: con certezza, il bambino verrebbe buttato con l’acqua sporca]. Non senza argomenti altri autori auspicano piuttosto un ordine mondiale che sia il risultato di una volontaria collaborazione fra tutte le nazioni [mero sogno], in una prospettiva di governo mondiale ONU [del tutto tramontata, salvo chiamar così l’imposizione dell’America a tutte le altre grosse potenze, ma la crisi attuale nasce, ancora e sempre, dalla divergenza delle due grosse potenze, dove una, l’America, non riconosce l’altra, la Russia, e quest’ultima si oppone frontalmente, stupidamente, alla prima]. I più realisti hanno replicato che quell’immane impresa, se mai [oggi siamo in grado di rispondervi: mai], sarà il frutto di una leadership straordinaria [impossibile oggi, abbiamo le parodie della guerra fredda, e le parodie sono ben peggio degli originali, soprattutto sono tristissime: non fanno per niente ridere], verosimilmente offerta dalle massime potenza [allora stiamo non freschi, ma ghiacciati, per il motivo detto sopra: la mancanza di riconoscimento di una potenza rispetto ad un’altra ed una terza che nicchia senza una visione globale ma chiusa nel suo angolino; la seconda potenza risponde al non riconoscimento de facto, non, però, cercando la sua promozione politica, certo che no, ma con un “attacco d’orso” stupido e frontale al vassallo della prima, e la prima quindi le scatena l’intero mondo – l’intero mondo! , contro (riuscendoci non del tutto, però!), perché nel suo “furore democratico” tende a far “il passo più lungo della coscia” come al solito: essa non aspettava che il momento in cui l’altra potenza, non riconosciuta, facesse questo passo falso; ora, una mentalità del genere ha un nome, si chiama: guerra, guerra che già c’è, che non passerà quand’anche le armi tacciano, che rimarrà nel campo dell’economia, il tutto finendo nella “fine del System” della “Grande Prostituta”; oggi ogni altra possibilità è stata o sprecata o non vista o “certe” forze hanno fatto di tutto – riuscendoci, peraltro – allo scopo di bloccare “ogni altra” possibilità]: ma il fatto è che, per una serie di ragioni, i sistemi politici occidentali non producono leader con la creatività, l’energia e il fascino che la crisi mondiale urgentemente richiede [“urgentemente” nel lontano 1995!, nel frattempo la crisi non ha fatto che peggiorare – molto vistosamente –, mentre l’ incapacità di produrre leadership è divenuta strutturale, al massimo il sistema politico occidentale produce dei populismi (però sempre meno peggio delle classi dirigenti, pessime, che, abbarbicate al potere, possono solo ripetere senza fine ciò che le ha viste (apparentemente) vincenti: la guerra fredda, e non sanno far altro né possono fare altro; che costoro, poi, possano far fronte alla “crisi globale”, che nel frattempo non fa che peggiorare, oggi è pura, totale, completa, ed assoluta, chimera]”, L. CAVALLI, Carisma. La qualità straordinaria del leader, Gius. Laterza & Figli, Roma-Bari 1995, pp. 97-98, corsivi miei. Quindi, poiché il vuoto spinto di leadership ormai si protrae da un trentennio, stupirsi della nullità europea non ha senso: stupirebbe se ci fosse ancora qualcosa di politicamente vivo nel continente cadavere politico. Per cui, le attuali classi dirigenti possono solo fare la replica parodistica della cosiddetta “guerra fredda”, e ciò ricorda la famosa frase di Marx, l’incipit a Il 18 brumaio di Luigi Napoleone.

 

Quindi la domanda che qualcuno si era fatta (cf. «SE CROLLA LA RUSSIA», “Limes” 6/2021) non era certo peregrina. O si smembra la Russia, e si realizza il “progettone” – ma non nella forma che De Gaulle auspicava –, oppure ciò non sarà mai. Il “sogno” dell’Europa rimane ciò che sempre è stato: un sogno. La “terra del tramonto” non può che scendere ancor più giù, sotto la soglia della terra, mai essa può risorgere: l’alba non le “appartiene”. Né Aurora (Ushi), la più venerata delle divinità vediche, in greco: Eos, le “appartiene”. In tal modo, essa compie il suo destino. Ma son felici così, gli va bene così: prendiamo atto. Non vi è altro d’aggiungere.

 

 

Colgo qui l’occasione per ricordare un libro di Cacciari, di diec’anni fa (2012), il libro dedicato a “ciò (colui) che trattiene”. Vi sarebbero molte cose da dirsi, ma oggi qualsiasi discorso che non parta dal fatto che “ciò (colui) che trattiene” da tempo non c’è più, è destinato a fare la stessa fine dell’Europa.

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 

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