domenica 13 marzo 2022

Frasi utili – vecchie – però attuali

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so se sia stato perché non han voluto oppure perché non potevano, per una ragione qualsiasi – sulla quale non ho informazioni di sorta (son gli esperti del campo che dovrebbero dircelo) –, ma una sola cosa è certa: la guerra in Ucraina non è mai stata, da parte russa, un blitzkrieg. E ciò sin dall’inizio: troppe truppe di leva o di scarso addestramento, armamenti vecchi, soprattutto le direttive d’attacco dispersive, molteplici. Il “blitzkrieg” è tutt’altro! Proprio “tecnicamente” funziona in modo molto diverso. Perché, per come sia stato così, ce lo dirà il futuro.

 

Parlando della “guerra-lampo”, dunque, un vecchio libro ne faceva risalire la definizione a Lidell-Heart, cf. C. F. COPPOLA, Da Danzica a Parig. La guerra lampo di Adolf Hitler, Fausto Fiorentinio Editrice, Napoli 1983, pp. 10-11, e l’elaborazione, invece, ad una complessa sedimentazione avvenuta in Germania sin da von Clausewitz – peraltro un nome semi slavo (finisce in -witz) – al principio dell’Ottocento.

Tal testo (di Coppola) ne poneva peraltro in luce anche i grossi limiti. Come che sia, il Novecento ha visto ben poca “guerra-lampo”, dopo la fine del Secondo Conflitto Mondiale: un raro esempio è stata la Guerra dei Sei Giorni (*).

Ma vi è una frase, interessante – che conta nel novero della “banalità del male” – presente in questo testo, e che vorrei riportare, perché la reputo interessante nel presente contesto.

“— «Si pensa che i destini dei popoli siano nelle mani di uomini eccezionali, crudeli magari però eccezionali, e poi si scopre che i destini del mondo sono nelle mani di banali imbecilli il cui successo stupisce la mia parrucchiera e che si fanno i dispetti come i bottegai». — ORIANA FALLACI (NIENTE E COSI’ SIA)”, ivi, p. 145, corsivi in originale. Ma quant’è vero!, in relazione agli eventi di queste settimane, di questi mesi, di questi anni, di questi decenni!

 

Peraltro, quanto detto dalla Fallaci fa eco a questo, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/03/detto-utile.html

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

(*) Cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/02/velocita_25.html.

 

 

 

 

 

 

8 commenti:

  1. Mi chiedo come faranno a iperdigitalizzare visto il problema energia e approvigionamenti...ancora il 5G fortunatamente non si vede non è poi così diffuso,sarà un iperdigitalizzazione lenta e logorante evidentemente...

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    1. Certo non sarà quel bengodi che dicono, sarà peraltro cosa parziale, come si è detto qui - “in tempi non sospetti” -, questo sistema è sbilenco, debole, l’ “ultimo impero della storia”, ferro misto ad argilla (il che ci porta all’illusione che la sola iper tecnica digitale porti alla “fine”, non è così, fa implodere le società, che oggi puoi “mettere in riga” solo e soltanto per mezzo delle emergenze a ripetizione, dunque acuisce il processo d’ “implosione sociale”, ma non è che provochi, di per sé, la fine: “ergo” – come si è detto e ridetto – ci vuol “altro”). Ma le cose procederanno lo stesso, acuendo il processo implosivo sociale, nondimeno del tutto insufficiente. Finché, nella temperie attuale, che rivede il – **sempre** presente, **MAI** passato – volto ferino dell’ “homo homini lupus”, RIPRESENTARSI quasi dicendo: “vi credevate non c’ero?”, la “domanda” di “pace”, quindi anche di CONDIVISIONE, si presenterà sempre più pressante.


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    2. Non si è detto che tutto sarebbe stato un fallimento? Che no vuol dire “si blocca”, ma che, proprio al contrario, il perenne procedere nella direzione dell’impossibile progetto iper tecnologico, avrebbe reso tutto sempre più instabile. D’altro canto, se il mondo non è “sull’orlo del fallimento” – nessuna novità, ricordo un libro con questo titolo “Il mondo sull’orlo del fallimento”, della fine degli anni Ottanta, dunque il mondo varie volte ci si è trovato in simili frangenti ed ogni volta, uscitone, si è preparato a ricascarci ma in modalità peggiori – se il mondo non è “sull’orlo del fallimento”, si diceva, perché mai dovrebbe manifestarsi un – preteso – “salvatore”? Non avrebbe senso. Non avrebbe alcuna possibilità di ascolto, che invece c’è davvero una volta che il mondo stia in guai davvero pensanti e veda, al di là di ogni ragionevole dubbio, che tutte le – fasulle – “soluzioni” di cui si è blaterato per **decenni** non son altro che dei gusci vuoti, senz’alcuna vera sostanza. Verbalismi senza forza, senza sostanza.
      E di verbalismi qui ci si è nutriti da trent’anni. E di verbalismi si è costruita ogni sedicente “agenda”, intanto nulla cambiava nei meccanismi di base, ma solo peggiorava, tutto peggiorava tranne il digitale, che ha ipnotizzato il mondo. Ma non risolve il problema, anzi: lo accentua. Come noi sappiamo, però, si vive oggi del simulacro delle cose. Non conta cosa è, conta come appare. I problemi non si possono risolvere, bisogna però far finta di farlo, usando dei verbalismi mutevoli a seconda delle occasioni, della bisogna. “Oggi governare significa dar segni attendibili di credibilità”, J. BAUDRILLARD, “L’America”, Feltrinelli editore, Milano **1988**, uno-nove-otto-otto- … Il loro problema sta nel fatto che i “segni” son sempre meno “attendibili” … per questo si moltiplicano, ed ecco che siamo all’emergenza come stato normale. Quanto potrà durare anch’essa? Problemino … Ogni “piano” che fanno, salta sempre: un caso? Non credo proprio …



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  2. Fausto Fiorentinio, qui su, va cambiao in: Fausto Fiorentino.

    I soliti refusi.

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  3. Infatti l'iperdigitalizzazione/transumanesimo da sola non può portare alla fine semmai ampliare la zombificazione e la distruzione dei legami sociali.La cosa più brutta della fine del kali yuga è data come esposto da lei nell'inutilità di chi ha il mandato e l'estrema fatica per ciascuno di seguire il proprio dharma-es il lavoro impiego "più adatto" a ciascuna anima per motivi dharmici ...Non a caso tutto diventa sempre più precario...

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    1. Esattamente questo, sia per la manifesta insufficienza del processo di iper digitalizzazione in vista della “fine”, salvo il proceder ancor più sulla via della implosione sociale, sia per la fatica - **oggettiva** - che si fa sempre di più, oggi, nel seguire il cammino cui ci si sente chiamati. Una fatica tremenda, una lotta quotidiana, che lascia senza fiato (sfiatati, come dico “per ischerzo”, ma la cosa davvero esaurisce le energie), poiché la precarizzazione universale sociale non è certo un caso, ma un anello decisivo nel processo di fine. Processo di precarizzazione universale sociale ormai in vigore da decenni! Che non solo non viene arginato ma, con il processo di iper digitalizzazione, non fa che crescere, checché ne dicano.
      Se uno vede, sanno solo complicare la vita – già di per sé sempre più complicata – senza risolver un problema, che dico; **uno** eh, in trent’anni, non c’è stato un sol problema risolto o almeno calmierato, ma tutti crescono. Un processo siffatto ha un nome tecnico: si chiama “catastrofe”, un processo ingovernabile. I tentativi di “governare” approdano all’opposto, come ogni cosa oggi attesta “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Ed anche i tentativi di calmierazione son sempre più precari – parlo di calmieri, eh –, come ho avuto modo di dire, ci si sta giocando le ultime carte di calmierazione della “grande crisi” sempre più potente nelle sue spire. Come un maelstoem, quando le spire fanno un giro, cominciano a stringersi, sempre più rapide.

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    2. Certo si è che quel che si diceva anni fa, che il cavallo di rincorsa doveva entrare nel Palio, è successo: questo è il significato della guerra in Ucraina, che il tempo è venuto, e che il tempo è poco; non sappiamo quanti sono i giri del “Palio del mondo”, certo si è che non possono esser illimitati . . .


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  4. Altro refuso: il titolo del testo citato, “Da Danzica a Parig” va cambiato in: Da Danzica a Parigi.

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