martedì 1 marzo 2022

Preoccupazioni confermate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Quel che vediamo in questi dì conferma le preoccupazioni di Cacciari: andiamo sempre di più verso quella “devoluzione” a strutture sovranazionali che lui tanto teme. Ed è il nazionalismo che ci sta portando a questo. Paradosso solo apparente.

I corpi intermedi hanno capacità conflittuale in senso classico? La risposta è chiara: le destre nazionalistiche sanno farlo? No, quindi se coloro i quali vorrebbero esser portatori del “massimo” livello conflittuale non sanno far nulla di “conflittuale in senso classico”, evidentemente non esiste più quel modello di conflitto. Figuriamoci gli altri di che “conflitto” possono esser portatori! Son solo “normalizzati” (vi è il piccolo particolare secondo il quale la “normalità” è sempre più, e sempre più lo sarà, l’ “emergenza”, ma ci adatteremo, lo accetteremo, non vi è alcun dubbio al riguardo, in nome della libertà, è ovvio).

Gli ideali della Rivoluzione francese hanno possibilità di legittimare il sistema? Non più. Ed infatti il sistema oggi si legittima con queste grosse strutture sovranazionali e non più con la Rivoluzione francese. La quale rimane, certo, ma è un simulacro: come capì, sin dagli anni Settanta Baudrillard, noi saremmo entrati nell’epoca nella quale i simulacri delle cose sarebbero stati indistinguibili rispetto alle cose, e nell’età del confitto regolato dal codice, pertanto in cui non vi è alcun conflitto che possa uscir fuori dal sistema. Pertanto: necessità di una rappresentanza? Non ce n’è più bisogno. La “libertà”? Non ha più senso fuori da certe grosse strutture, che impongono, ed imporranno, la loro concezione della “libertà”. In tal senso, la possibilità di un pensiero indipendente, realmente critico – e le pubbliche vicende di Cacciari stanno qui a dimostracelo plasticamente – sono sempre più ridotte, in nome di una certa idea di libertà che si va imponendo. Per pensiero critico e “libero” intendo NON SCHIERATO: le possibilità di nn schierarsi sono sempre più minime ogni dì che passa: ciò si conviene chiamarlo libertà oggi. E tali possibilità decrescenti si stanno verificando senz’alcuna “persecuzione”, senza né lager né gulag, sia detto a chiare lettere: la cosa è raffinata, non certo evidente o brutale (non è una cosa “russa”). Ora, tale raffinatezza denota – al di là di ogni ragionevole dubbio – “chi” (da intendersi al plurale …) davvero ci sta dietro (che non si combatte certo a suon di “nazionalismo e revanscismo”, men che meno di “tradizionalismo”, gente che non ha mai capito niente). Noi non saremo nel nuovo “Terzo Reich”, non vi saranno né Hitler né Stalin redivivi – quanto a Putin, ricorda molto Saddam Hussein … –, ma saremo nel dominio “globale” (ma senza più l’epoca della “globalizzazione”, ché le filiere si restringono) nel dominio “globale”, si diceva, di una “certa idea” di “libertà”, cioè un qualcosa che i “complottisti” ridicoli, che continuano ad abbaiare al NWO (che non c’è più), non riescono nemmeno a concepire: negli ani Settanta qualcuno l’intravide ma siamo ben prima della resurrezione dello spettro nazionalista del XIX secolo. L’Europa è caduta nella trappola di Putin e Putin nella trappola di chi manipola davvero il mondo, ecco perché ricorda molto S. Hussein (anche la minaccia, nel suo caso più credibile però, di ricorso alle “armi di distruzione di massa” lo ricorda), perché c’è bisogno di un fattore dialettico in un processo, cosa incomprensibile ai complottisti, che straparlano di un potere preteso “onnipotente”. Se ci fosse un sol fattore in campo, se vi fosse quindi un solo potere sulla Terra, esso si bloccherebbe per ciò stesso e da se stesso, non potrebbe cioè andar oltre i suoi limiti perché non troverebbe spazio dove porre i suoi artigli, non avrebbe spazio dove svilupparsi ed accrescersi, dunque morrebbe dissanguato. La lotta dialettica offre lo spazio di cui un tal potere ha necessità per espandersi. E se non si espande collassa (quel che stanno facendo al sistema economico, per cui il quadro è anche più complesso: le strutture sovranazionali si espandono per mezzo delle resistenze ma tendono a far collassare l’economia, tutte le tendenze attuali sono infatti a porre limiti, ci si faccia caso, a spostare l’ “agire” di natura economica su determinati terreni, abbandonando altri, cosa che agisce in senso costrittivo rispetto alle possibilità espansive sistemiche, il che vien visto correttamente dai “capitalisti ‘old style’” solo che non ci si raccapezzano sulle cause: parlano di “socialismo”, e, personalmente, allora mi faccio molte risate). Per ora si può ancora parlare perché viviamo dei resti delle libertà borghesi della Rivoluzione francese in un regime misto, in cui sopravvivono – per quanto ancora non si sa – i resti della”Grande Prostituta”, ma poi chi non sarà conforme alla libertà parlar più non potrà NON perché sarà messo in galera, ma perché sarà fuori, fuori dal sistema. E tale tendenza “drop out” cosiddetta si va espandendo, ne vediamo i segni in tutta quella gente che non è tornata al lavoro dopo il cosiddetto “smart work” pandemico. Ma son APPENA segni premonitori, lontanissimi. Lo scopo è la frattura piena del corpo sociale, esso non esiste già più come insieme, resiste laddove vi sono società che il “comunismo” ha tenuto sotto ghiaccio “società calde”, così le chiamava Baudrillard, rispetto alla nostra “società fredda”, che presto saranno glaciali.

Tale polverizzazione dei tessuti sociali fu teorizzata dalla riforma sistemica della fine degli anni Settanta: allora il contesto sociale occidentali era ancora “caldo”, troppo caldo per chi aveva interessi troppo grandi. Occorreva buttar giù la società dandogli comunque sempre del consumismo, che oggi diventa sempre più difficile da soddisfare ma viene sempre però presentato; ma l’orso ha assaggiato il miele e farà di tutto per averne anche se non c’è più miele! … 

Pertanto la tendenza a uniformizzare il mondo ha necessità delle differenze specifiche, dei nazionalismi, che offrano uno spazio relativamente libero con le loro lotte, per poi usarlo in vista dello scopo di accrescersi, cioè di espandersi (se non si espande, collassa infatti; ma, per espandersi, deve far collassare organismi politici vari, salvo quelli che non sono in grado di opporgli alcuna resistenza: l’Europa, per esempio, la Russia invece resiste, poiché crede di poter davvero avere delle sue proprie, specifiche “ragioni d’esistenza”, grosso errore!). Precisamente tutto ciò è quel che si sta vedendo sotto i nostri occhi.

Ecco perché l’uniformizzazione necessita dei nazionalismi e ne produce, ed ecco perché gli “architetti del binario” stanno sempre da tutt’e due le parti, cosa che il solo A. C. Sutton capì quando semplicemente osservò che “Wall Street” aveva foraggiato sia la Rivoluzione bolscevica sia l’ascesa di Hitler, cose in apparenza contrarie ai suoi interessi. Scoprì poi che, in realtà, non era “Wall Street” il “cervello” dietro la cosa, era solo lo strumento. Dico “Wall Street” per dire il “Gotha” del capitalismo finanziario globale, lo “heart of darkness” della “Grande Prostituta”. Ma torniamo al punto.   

Il punto è che queste deriva continua e continuerà, cioè proprio quel che Cacciari teme s’ imporrà sempre di più: la cosa è iniziata decenni fa e continuerà. Imperterrita. Essa si sta realizzando, nel silenzio più totale; e ora c’è quest’emergenza, e dopo c’è quella, e via dicendo.  Non se n’esce più, l’emergenza è il nostro nuovo stato normaleGià ora. Occorre dirselo con chiarezza, senza reazioni emotive fuori posto. E lo sarà sempre di più, anche se non ha per ora pienamente colpito l’economia globale; come dico: siamo nell’irreversibile ma non ancora nell’irreparabile (ci siamo andati vicino stavolta, va detto, ma si son fermati proprio all’ultimo evitando uno shock economico gigantesco sull’energia, oltre quello che c’è già per ragioni strutturali sistemiche; chiaro è allora che ci vuole qualche altra “bottarella” per dare la quale, se del caso, qualche “dittatore del libero stato di Bananas” può esser sempre utile, quindi ecco perché le forze che mantengono il mondo nella direzione che ha preso usano, in apparenza, “tenere il piede in due staffe”: non è un caso, è una necessità sistemica). Questo sarà “il terzo shock” – che potrà prendere varie forme, non importa quale – per mezzo del quale shock sarà possibile fornire un qualcosa di digitale che potrà – stavolta veramente – esser simile al famoso “numero della ‘bestia’”. Non i vaccini, che si limitano ad esser dei farmaci, con tutte le controindicazioni e i problemi così come i vantaggi, niente di diverso da qualsiasi farmaco sulla faccia della Terra. E tanti “complottisti” son stati due anni ad abbaiare alla Luna – imboccati dalla propaganda russa – contro i vaccini, pensando addirittura che i vaccini sarebbero stati il famoso “numero della ‘bestia’”, siamo giunti a tanta deviazione, a tanta incomprensione! Il certificato digitale può presentare dei punti “oscuri”, ma qui solo come una lontana forma di acclimatazione, niente di più.

Tu solo in una crisi gigantesca puoi accettare una falsa unificazione, che, in realtà, è una uniformizzazione, non è un’unificazione. Nazionalismi e sovranismi, populismi vari, revanscismi d’ogni sorta: rispetto a questo, fate solo ridere. Che dico: piangere. Potete solo far disastri e “laggente” si stringerà al capezzale del sistema pregando di esser da esso salvata. E protetta. E resa sicura. E darà via la sua “libertà” – come ha già fatto, e rifarà – in nome della salvezza. È già scritto

Il conflitto nazionale – spettro del XIX secolo – sta portando, in luogo delle intenzioni dei revanscisti russi, al suo contrario, apparente, contrario apparente perché (e questo fu tra i pochi a capirlo A. C. Sutton, ripeto, il sistema necessita di una dialettica fuori di sé per poter affondare i suoi artigli).

 

 

 

 

2. Peraltro “L’Europa si fa attraverso le crisi”, diceva J. Monnet, e cioè uno di quelli che aveva “certi” interessi, secondo L’Altro Europa, il libro del 2017 (libro sul quale si dovrà tornare, avevo pensato ad una recensione “lunga” che magari apparirà, ma solo per ragioni “storiche” nient’altro, invece un post al riguardo di due temi che questo libro pone – che son venuti molto d’attualità – dovrà esser fatto, e ciò del tutto indipendentemente dal fatto se siano “veri” quei “Documenti” di cui si dice nel libro in questione: qui, chi ha seguito questo blog lo sa, non c’interessa questo punto di vista, c’interessa non la “verità” o la “giustezza” di un qualcosa, ma che cosa significhi, di cosa sia signum).

Tornando al problema, è la stessa “tecnica” che si usa: le crisi vengono usate per poter spingere in una “determinata” direzione.

Avete mai visto un nazionalista, un revanscista attentare ai gangli vitali del sistema? Metterne in questione la direzione di marcia? Mai. E mai accadrà. Per questo sta là. Se avesse “mangiato la foglia”, se sapesse di cosa stiamo qui parlando, se avesse compreso come funziona il sistema, statene certi: non avrà mai una carica pubblica (salvo sciocchezze di poco conto). È matematico, con una precisione straordinaria, non avrà mai cariche significative; e ciò senz’alcuna “persecuzione”, sia ben chiaro, in piena “libertà e democrazia”, le persecuzioni fanno martiri, e non è proprio il caso di rischiare, così la pensano gli “architetti del binario”, quelli che hanno “bevuto” alle “scaturigini” del “segreto della dialettica” (come processo per far sì che sia “Ordo ab Chao” oppure “Chaos ab Ordine”, e questi optano per la seconda in vista della loro versione della prima: chi ha orecchie per intendere, intenda) … E qui i famosi “complottisti” mai che vedano il complotto (quello vero), là dove ci sta sul serio! Incredibile cecità! Ed hanno abbaiato alla Luna sui vaccini per due anni senza fine … mai vista tanta ottusità. Come il cane sul balcone dei vicini e che abbaia e abbaia e abbaia (nota ricorrenza della vita occidentale), che dà quindi solo fastidio senz’alcun costrutto positivo, e  si fa quindi solo detestare.

 

 

 

3. Ci deve quindi essere un qualcosa in cui sbocca, in cui “sfocia” il caos crescente sistemico, e non può essere la replica del passato, non può essere un cosiddetto “Reset” – come lo chiamano –, che accrescerebbe solo il disordine, il caos e l’instabilità (ma le autorità dirigenti l’ “Occidente” – dopo la bufera russa – non cambieranno, anzi: si va verso l’iper digitalizzazione). Deve di conseguenza intervenire qualcosa che viene da “fuori” quell’ “ambito, tutto sommato, limitato al quale appartiene il ‘Regno della Quantità’” (parafrasi di Guénon). Due più due non fa né tre né cinque: fa quattro.

Come diceva il famoso detto: “Tolto l’impossibile, quel che resta, per quanto improbabile, dev’esser vero” (A. C. DOYLE, Il segno dei quattro, in Wikiquote, cf.

https://it.wikiquote.org/wiki/Arthur_Conan_Doyle#Il_segno_dei_quattro) …

Eh ma “non è vero”, dice qualcuno, perché nessuno può formulare “tutte le ipotesi”. In termini di logica formale, così è, ma in termini di “logica” del “sapere indiziario” – e cioè come si fa concretamente un’indagine – la cosa è verissima.

Se tu foraggi un Hitler non puoi certo sorprenderti se fa ciò che ha detto di voler fare. Se porti un revanscista al Cremlino: nessuna sorpresa, uno che ha dato un premio a Zhirinovsky! Che vuoi di più? Solo che, a differenza di uno Zhirinovsky, è presentabile, questo sì, è vero. Dirlo tanti anni fa è stato inutile, ha solo un significato storico, perché dirlo voleva dire impedirlo, ma invece questo sistema ha necessità di tali personaggi perché solo così può spingere – di crisi in crisi (crisi: termine ormai obsoleto, di emergenza in emergenza, si dice oggi) – può portare avanti la sua ristrutturazione. Il sistema di oggi ha necessità dei Putin come un tempo dei S. Hussein, il che vuol solo dire che l’entità di ristrutturazione di cui esso abbisognava in quel tempo era di minore, più piccola entità rispetto alla “magnitudine” di cui oggi necessita. In quel tempo, era per fare il “NWO”, che oggi è uno sguardo vecchio, passato. La ristrutturazione di oggi è preparatoria della ristrutturazione “finale”, che, ovvio, non potrà esser più il vecchio NWO – forma passata che ancor agitano i gonzi –, ma quel che viene dopo … che cosa sia è risposta molto facile … E sì, stiamo andando verso quello. Manca però uno shock di “amplitudine”, un terremoto di magnitudine tale da poter spingere il sistema ad una così forte ristrutturazione da mutar pelle. Definitivamente.

Ma ci arriveremo. L’ unica cosa certa oggi è che ci arriveremo.

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 commenti:

  1. Riflessione capitale, mi lascia con un respiro di più ampia portata. L'unica cosa che sento adesso dopo averlo letto, è di voler aumentare la soglia della consapevolezza, per non rischiare di prendere lucciole per lanterne.

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    1. Molto giusto, hai capito il senso di queste considerazioni che non sono certo di natura meramente “informativa”, e, peraltro, è proprio il “senso” che sta mandando sempre più in questo mondo . . .


      Prendere lucciole per lanterne: il potere detto “illusione”, quello anche “sottile”, sfuggirvi divverrà sempre più vitale . . .

      Mantenere la mente lucida sta divenendo ogni giorno più difficile, rimane tuttavia vitale, devisivo.

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