domenica 1 settembre 2019

Frase da “GLI HOHENZOLLERN”, ricordando il 1° settembre 1939 – accade SEMPRE il COSIDDETTO “impensabile” –















“Ve lo garantisco io, signori, che l’impossibile si avvera sempre.
L’improbabile è la cosa più sicura[1].

“Secondo Hitler la Germania aveva perduto la guerra proprio a causa di quest’infinta incomprensione degli umori delle masse dei piccoli risparmiatori e della massaie. Egli non avrebbe mai permesso che si fosse compiuto ancora una volta lo stesso errore e tanto meno nell’imminenza d’una guerra. […] ‘Ogni stato si basa, in primo luogo, sul bisogno di sicurezza e sulla fiducia dei piccoli risparmiatori e della massaie. Se non abbiamo la fiducia di queste due categorie, non sono più in grado di governare!’”[2].

Capita che cose grandi poggino su teste di spillo[3].



















Ma la storia non torna mai indietro[4].




A proposito di Hohenzollern, ecco il link della dichiarazione di guerra del Kaiser Guglielmo II, audio originale, da youtube, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=eBKzCt-0DyY.[5]

Raro materiale d’archivio – video sempre – da youtube sull’inizio della Prima Guerra Mondiale, che cambiò molte cose, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=kA9bVsYWil8. 



Tra l’altro, ben ottant’anni fa iniziò la Seconda Guerra Mondiale con linvasione della Polonia il 1 settembre, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=8VQs-1l60kA
Ho scelto quest’ultimo video con parole dell’epoca: in esso è Goebbels che parla, e che, tra l’altro, si riconosce dal suo accento[6].












Andrea A. Ianniello


















[1] H. Rauschning, Hitler mi ha detto, Tre editori, Roma 1996, p. 12, corsivi miei, le frasi sono probabilmente del 1932. “Noi ascoltavamo e nessuno presagiva quanto queste idee fossero prossime ad essere attuate. Mi sovvenni degli esperimenti che il comando supremo dell’esercito tedesco aveva condotto con i capi bolscevichi durante la guerra mondiale [la Prima, cioè, e si allude all’aiuto dato a Lenin con la storia del “treno piombato”]. Quando sembrava esser stato frutto dell’improvvisazione per mettere fuori combattimento il nemico per mezzo d’una rivoluzione interna, era diventato ora un sistema, aveva assunto i caratteri di regola generale. ‘Non inizierò mai una guerra senz’avere la certezza che l’avversario demoralizzato soccomberà al primo colpo sotto un’unica mazzata gigantesca’. Lo sguardo di Hitler divenne fisso ed egli cominciò a urlare. ‘Quando il nemico è demoralizzato, quando è prossimo alla rivoluzione, quando i disordini sociali incombono, allora è giunta l’ora. […] Non gioco alla guerra. […] Io conduco la guerra. […] Non mi occorrono cavalieri, mi servono rivoluzioni. Ho fatto della dottrina della rivoluzione la base della mia politica!’. Hitler tacque un istante. ‘Non arretrerò di fronte a nulla. Nessun cosiddetto diritto internazionale, nessun accordo m’impedirà di sfruttare il vantaggio che mi si presenterà. La guerra futura sarà incredibilmente sanguinosa e cruenta. Ma la guerra più disumana che non distingue fra il militare e il civile sarà nello stesso tempo […] la più breve. E insieme al totale impiego delle nostre armi logoreremo l’avversario per mezzo di una guerra psicologica. In questo modo provocheremo sicuramente una rivoluzione in Francia [come poi è successo!], ma questa volta non l’avremo qui in Germania.  Potete giurarci. I francesi m’invocheranno come il loro liberatore. Al piccolo uomo del ceto medio noi appariremo come i portatori di un nuovo ordine sociale equo e di una pace eterna. Tutta questa gente non vuole più né guerra né grandezza. Ma io voglio la guerra. Mi andrà bene ogni mezzo. […]. La guerra la faccio io!”, ivi, pp. 14-15, corsivo in originale, commenti miei tra parentesi quadre.
[2] Ivi, pp. 191-192, corsivi miei.  
[3] L. Pauwels – J. Bergier, Il mattino dei maghi, Oscar Mondadori, Milano 1979, p. 272, corsivi miei. Questa è l’edizione di ben quarant’anni fa, ormai!! 
[4] Le grandi famiglie d’Europa, Gli Hohenzollern, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1972, p. 16, corsivi miei.
[5] Anche cf. https://www.youtube.com/watch?v=yHtpbrEpnCY. 
[6] Per il discorso di Hitler quel 1° settembre del 1939, cf.
https://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_reichstag106.htm.
Per un discorso di Hitler del 1939, che dà il “sentiment” – come dicesi oggi – dell’epoca, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=JbpziVCXGO8.
Per un filmato con immagini dell’epoca, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=n_tVtW6q9S0,
in un inglese straordinariamente ben comprensibile, non quel “bofonchiare”, o “sbrodolare parole”, che oggi passa per “inglese”, per lo scorno delle nostre povere orecchie; e con una voce che legge le parole di Hitler con evidente accento tedesco, ma non quello dello stesso Hitler …
Questa è, invece – all’inizio – l’entrata di Hitler a Parigi, dove si ascolta: “Winston Churchill refuses the offer” (di Hitler, ad una pace separata): tutta la Seconda Guerra Mondiale è stata giocata intorno a queste poche parole …, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=zBG5xFxYywk.
All’inizio di quest’ultimo video si vedono le immagini originali, i cui spezzoni sono sparsi qua e là in vari documentari, dell’entrata di Hitler in Parigi, il **cosiddetto** “impossibile, il cosiddetto … Su quest’entrata, per le immagini originali, ma non ben restaurate, però a colori, cf.
Due foto d’archivio son su questo sito, cf.
https://rarehistoricalphotos.com/hitler-in-paris-1940/.  
Su quest’entrata in Parigi, poi, leggiamoci Rauschning ancora una volta: un chiaro esponente della “rivoluzione conservatrice”, non certo di “sinistra”, dunque, ma che poi, per varie ragioni (lunghe a dirsi qui), ruppe con il Führer, e la cui testimonianza è stata spesso molto criticata, ma non è detto non vi sia del giusto, nonostante certe forzature.
Ma veniamo al punto: “Hess, a quel tempo segretario privato di Hitler, dopo essersi tenuto in disparte durante la nostra conversazione, intervenne dicendo: ‘Mi sembra che i signori non comprendano come la Germania, considerato il fatto che le innovazioni tecniche hanno un valore limitato per la condotta della guerra, possa sfuggire in futuro al destino di trovarsi di nuovo coinvolta in una guerra di posizione che durerà anni’. ‘Chi dice che inizierò una guerra come quei pazzi del 1914? Forse che i nostri sforzi non sono tutti indirizzati, invece, ad evitarla? La maggior parte delle persone non ha fantasia’. Il volto di Hitler si contorse in una smorfia di disprezzo. ‘Quello che verrà son in grado d’immaginarselo soltanto in base alla loro limitata esperienza, non vedono il nuovo, l’elemento sorprendente. Anche i generali sono sterili. Vanno ad impigliarsi nella rete delle loro nozioni tecniche. Il genio creativo è sempre al di fuori della cerchia degli esperti. Ma io ho il dono di riportare i problemi al loro vero nocciolo. Si è voluto fare della guerra una scienza segreta e per questo se n’è fatto qualcosa di solenne. La guerra è la cosa più naturale, più quotidiana. E’ sempre guerra, la guerra è ovunque. Non c’è inizio, non c’è nessun trattato di pace. La guerra è vita. Ogni lotta è guerra. La guerra è lo stato primigenio. Ritorniamo alle azioni primitive, se volete a quello delle tribù selvagge. Che cos’è la guerra se non astuzia, inganno, finzione, aggressione e sorpresa? La gente ha preso ad ammazzarsi soltanto nel momento in cui non aveva altra scelta. Commercianti, predatori, guerrieri, una volta non c’era differenza. Ma esiste una strategia lungimirante, esiste una guerra con mezzi psicologici. Qual è l’obiettivo della guerra, Forster [il Gauleiter di Danzica]? Che l’avversario si arrenda. Nel momento della sua capitolazione, ho l’opportunità di annientarlo completamente. Perché devo demoralizzarlo con mezzi militari, se posso farlo in maniera più economica e più sicura?’. Hitler ci espose gli elementi fondamentali della sua guerra a cui egli, da allora, è ricorso più volte. Ma a quel tempo si trattava di una teoria inaudita e poco chiara. Era evidente che si era occupato a lungo di tali cose e che aveva approfondito l’argomento. Era convinto di essere […] una sorta di futuro ‘Signore della guerra’, in un senso nuovo che il mondo fino a quel momento non aveva mai avuto occasione di conoscere. ‘Se dichiarerò guerra, Forster, allora un bel giorno nel bel mezzo della pace farò comparire a Parigi delle truppe, indosseranno uniformi francesi [su questo le cose non sono andate proprio così, nel senso che le truppe sono apparse a Parigi – e nessuno se l’attendeva – però con uniforme tedesche: ma il piano pratico consiste sempre nel “riaggiustare il tiro” rispetto a quello teorico e realizzare “quel che si può” in una determinata situazione]. Marceranno in pieno giorno per le strade [questo si è, invece, realizzato letteralmente]. Tutto è pronto fino all’ultimo particolare [cosa possibile, una volta che si è scoperto, per esempio, l’esistenza del piano di Hitler di bombardare N. Y. City]. Occuperanno i ministeri, il parlamento. Nel giro di pochi minuti la Francia, la Polonia, l’ Austria, la Cecoslovacchia verranno private dei loro uomini guida [e ciò si è realizzato!]. regnerà una confusione senza precedenti. Ma io mi sarò già da tempo messo in contatto con gli uomini che formeranno il nuovo governo. Un governo che andrà bene a me. Troveremo questi uomini, li troveremo in ogni paese: spinti ed accecati dall’ambizione, dalle liti di partito e dalla presunzione. Avremo un trattato di pace, prima che scoppi la guerra [ed anche questo è successo, letteralmente]. Ve lo garantisco io, signori, che l’impossibile si avvera sempre. L’improbabile è la cosa più sicura. Avremo volontari a sufficienza, uomini come le nostre SA, silenziose e pronte al sacrificio. In tempi di pace porteremo i nostri uomini al di là del confine. Gradualmente, nessuno vedrà in loro nient’altro che pacifici viaggiatori. Oggi, signori, non ci credete. Ma lo farò, una mossa dopo l’altra. […] Nessuna linea Maginot ce lo impedirà. La nostra strategia, Forster, consiste nel distruggere il nemico dall’interno. Fare in modo che venga sconfitto da se stesso’”, H. Rauschning, Hitler mi ha detto, cit., pp. 10-12, corsivi miei, note mie fra parentesi quadre; parole sempre del 1932 circa. Che poi Hitler non sia riuscito ad evitare la guerra su due fronti, quella che portò alla sconfitta nel Primo Conflitto Mondiale, non è “un” problema, ma “il” nodo centrale, “il” problema basilare strategico della Seconda Guerra Mondiale.
Interessante notare come la fonte di quest’idea delle truppe tedesche che, dall’interno, minano una nazione sia in una “visione preveggente” di un noto – e, in vita, assai poco fortunato – scritto di “terrore”, o “fantasy” (per quanto all’epoca quest’ultima denominazione non aveva l’attuale significato, dunque i “generi letterari” erano meno ben distinti di oggi), o, più correttamente, di genere “gotico” come si diceva in quel tempo. A tal proposito, dunque, cf. A. Machen, Il terrore, recentemente ripubblicato dalle Edizioni Theoria, Rimini 2017, dove, in vicende della Prima Guerra Mondiale, la natura “si ribella”, un po’ come certi film di Night Shyamalan. E la ribellione degli animale viene attribuita in Inghilterra, sempre durante la Prima Guerra Mondiale, a questi “infiltrati” tedeschi … cioè secondo quel che Rauschning testimoniava Hitler avesse detto. Si noti come il fatto che lui “semplificasse”, era quasi un leitmotiv di Hitler testimoniato anche da delle altre fonti, dunque su questo non si può dubitare. Per una recensione del libro di Machen, cf.
https://duecentopagine.blogspot.com/2017/05/il-terrore-arthur-machen-libro-horror.html.
Machen conosceva la cosiddetta “diceria sui Russi” – cioè sui “cosacchi” che avrebbero invaso il fronte occidentale, sempre durante la Prima Guerra Mondiale – diceria alla base di “cosacchi che si abbeverano a San Pietro” e alla base del “pericolo bolscevico” ovvero le “orde asiatiche” tanto usate dalla propaganda hitleriana, sulla quale diceria cf.
https://www.telegraph.co.uk/news/10655888/A-Russian-revelation-where-the-mythical-Cossacks-of-WW1-were-really-from.html.
Poi- tra ‘altro – l’unico momento di “fama” in vita di Machen fu quello relativo agli “Angeli di Mons”, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Angeli_di_Mons, al qual “evento” Machen dedicò un suo racconto: Gli arcieri. Su quest’ultimo, cf. G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Rizzoli, Milano , pp. 111-112; e cf. L. Pauwels – J. Bergier, Il mattino dei maghi, cit., pp. 276-277. Machen era membro dell’ “Hermetic Order of the Golden Dawn”, o Alba Dorata, gruppo fondato alla fine del XIX sec.   
Interessante sottolineare come anche il “fenomeno ‘Ufo’” spesso segua la “visioni” degli scrittori di fantascienza, cf. J. Robin, Ufo, la grande parodia, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1984, pp. 67-69; sempre 1984, evidentemente un annus mirabilis. Interessante questa frase di Robin, che poi è la deduzione che s’impone a seri ricercatori, che, però, è assurda: “gli autori di fantascienza (anche i più oscuri) hanno influenzato i testimoni degli UFO, anche quelli che sicuramente non li avevano letti, i quali a loro volta hanno ‘sognato’ il fenomeno … In effetti, la realtà abbondantemente dimostrata delle apparizioni non può più lasciar dubbi a chiunque abbia esaminato onestamente il dossier”, ivi, p. 68, corsivi in originale. In altre parole: questo “fenomeno” sarebbe avvenuto secondo le forme date dagli scrittori di fantascienza, per cui nel XIX secolo i cosiddetti “Ufo” avrebbero avuto “inverosimili macchine, del tutto degne di Robur il Conquistatore [personaggio di J. Verne], [che] non potevano certamente volare, se ci si attiene ai normali criteri fisici”, ivi, p. 67 (commenti miei fra parentesi quadre), per poi divenire sempre più “sofisticate” in relazione ai “sogni ‘fantascientifici’” umani! Una evidente assurdità!, che segnala che le cose sono ben diverse. E la realtà è che, per parafrasare Vallée, i cosiddetti “dischi volanti” non sono “né dischi né volanti”, cf.
Ed ora, qui giunti, solo en passant, voglio riportare un altro passo da quest’ultimo testo: “Notiamo […] che potrebbe darsi che, nella sua accezione più letterale, il Libro dei Morti degli Egiziani alludesse all’Atlantide, evocando il regno dei morti, Amenti, ad ovest … La cosa sarebbe tanto meno inverosimile in quanto la tradizione egiziana è essa stessa erede della civiltà atlanti dea e in quanto fu in parte per mezzo suo che la tradizione ebraica stessa ricevette in consegna elementi proveniente dal continente sprofondato. Il capitolo CX del Libro dei Morti contiene in ogni caso un passo abbastanza sconvolgente, soprattutto quando si pensa che Seth-Tifone è l’eponimo dei sinistri misteri tifonici – veri ‘centri di diffusione’ delle influenze sataniche attraverso il mondo – i quali debbono protrarsi fino al termine del nostro ciclo umano: ‘Salute, o Signori delle offerte!/ […] Seth ha catturato Horus,/ Mentre controllava la costruzione delle muraglie’. Senz’avventurarci nel … triangolo delle Bermude e nei sui misteri un poco adulterati (in cui in ogni caso si tratta molto di UFO) è nondimeno lecito collegare questo testo alla scoperta fatta nel 1968 da Dimitri Rebikoff e dal Dott. Manson Valentine, di muraglie sommerse al largo delle isole Bimini e di domandarsi se il Libro dei Morti non facesse riferimento alla sovversione … e alla sommersione dell’Atlantide – in cui nacque la contro iniziazione rappresentata da Seth”, ivi, p. 46, corsivi in originale … Ma giusto, e tanto per gioco, allo scopo di far “due più quattro”, una pubblicazione recentissima presenta questo “capitoletto” intitolato: “I Nubiani, maghi terribili”, Egitto vol. 1, Riti, mummie e magie, De Agostini, Novara 2018, p. 49, con sotto il “box” dal titolo: “Iside, dea feconda e magica”, ibid. Sempre sulla Nubia, cf. ivi, p. 50, sull’ “Impatto culturale crescente”, ibid., proprio della Nubia sulla e nella cultura egizia: “per esempio, i capitoli dal 162 al 167 del Libro dei Morti, composti sotto la XIX dinastia, invocavano le divinità nubiane, e il defunto stesso era identificato con l’Amon di Napata! ‘Egli [il defunto] è colui che si nasconde nella pupilla dell’occhio uadjat. E’ colui che si tramonta a nord ovest della cima del santuario di Napata di Nubia senza mai andare verso est’. Queste formule conobbero, in particolare, una grande fortuna sotto la XXI dinastia. Parallelamente, i testi magici egizi fecero sempre più riferimento all’Amon nubiano, mentre divinità femminili tipicamente egiziane, contemporaneamente temute e amate per la loro potenza, venivano presentate come provenienti dalla Nubia. […] Lo stesso testo menzionava l’Amon nubiano che, per allontanare il malocchio, pronunciava formula in lingua nubiana!”, ibid., corsivi in originale. Anche “Il confronto tra due maghi”, di cui uno nubiano, cf. ivi, p. 53, è interessante come indizio di un’atmosfera mentale caratteristica e di uno spostamento verso il basso, verso Sud, verso l’attuale Sudan, del “baricentro” della “magia egizia”, se proprio vogliamo così chiamarla …
A proposito d’Iside, vi è quel racconto mitico egizio dove Iside aiuta successivamente prima Horus contro Seth, e poi viceversa, lanciando la sua formula magica che, ed è interessante notarlo, è la stessa , cf. B. Waterson, Alla scoperta degli dèi dell’Antico Egitto. Origini, enigmi e segreti delle divinità egizie, da Iside a Osiride, da Ra ad Anubis, Newton Compton editori, Roma 2001, p. 80. Questo mito sottolinea come la “magia” sia intrinsecamente una “scienza tradizionale” ambigua per sua natura, una spada a due tagli, che può essere volta tanto al bene quanto al male, tanto a favore di Horus quanto a favore di Seth. In ambedue i casi, essa – la “magia”, della quale oggi si danno immagini caricaturali, come delle “formulette” che funzionano indipendentemente dalla situazione e da chi le usi: ma la “magia” non è la “tecnica”, che ha questa caratteristica – in ambedue i casi, a favore del “bene” come a favore del “male”, la cosiddetta “magia” rimane la stessa. Essa, cioè, non cambia. Questo ricorda il “balletto” di Gurdjieff, intitolato “Lotta dei Magi”, rappresentato nella Mosca del 1915, nella particolare situazione della Russia alle soglie della Rivoluzione, cf. P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1976, p. 10. “Le scene importanti rappresentavano la scuola di un ‘Mago nero’ e quella di un ‘Mago bianco’, con gli esercizi dei loro allievi ed episodi di una lotta fra le due scuole. L’azione doveva svolgersi nel cuore d’una città orientale e comprendere una storia d’amore che avrebbe avuto un senso allegorico; il tutto intrecciato con varie danze sacre, danze di dervisci e danze nazionali asiatiche. Fui particolarmente interessato quando G. disse che  i medesimi attori avrebbero dovuto recitare e danzare nella scena del ‘Mago bianco’ e in quella del ‘Mago nero’, e che essi ed i loro movimenti avrebbero dovuto essere tanto belli ed attraenti nella prima scena, quanto deformi e ripugnanti nella seconda […] A quel tempo ero ben lontano dal poterlo capire chiaramente”, ivi, pp. 22-23, corsivo in originale.




2 commenti:

  1. Ricordiamo inoltre qui altre due date: il giugno del 1940, per l’entrata – fatale davvero – dell’Italia in guerra, e il giugno del 1941, con l’attacco alla Russia di Stalin da parte della Germania nazista, altra cosa “fatale” davvero.





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