“Ve lo garantisco io,
signori, che l’impossibile si avvera
sempre.
“Secondo Hitler la
Germania aveva perduto la guerra proprio a causa di quest’infinta
incomprensione degli umori delle masse dei piccoli risparmiatori e della
massaie. Egli non avrebbe mai
permesso che si fosse compiuto ancora una volta lo stesso errore e tanto meno
nell’imminenza d’una guerra. […] ‘Ogni
stato si basa, in primo luogo, sul bisogno di sicurezza e sulla fiducia dei
piccoli risparmiatori e della massaie. Se non abbiamo la fiducia di queste due
categorie, non sono più in grado di governare!’”[2].
A proposito di
Hohenzollern, ecco il link della dichiarazione di guerra del Kaiser Guglielmo
II, audio originale, da youtube, cf.
Raro materiale
d’archivio – video sempre – da youtube sull’inizio della Prima Guerra Mondiale,
che cambiò molte cose, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=kA9bVsYWil8.
Tra l’altro, ben
ottant’anni fa iniziò la Seconda Guerra Mondiale con l’invasione della Polonia
il 1 settembre, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=8VQs-1l60kA.
Ho scelto quest’ultimo video con parole dell’epoca: in esso è Goebbels che parla, e che, tra l’altro, si riconosce dal suo accento[6].
Ho scelto quest’ultimo video con parole dell’epoca: in esso è Goebbels che parla, e che, tra l’altro, si riconosce dal suo accento[6].
Andrea A. Ianniello
[1] H. Rauschning, Hitler mi ha detto, Tre editori, Roma 1996, p. 12, corsivi miei, le
frasi sono probabilmente del 1932. “Noi
ascoltavamo e nessuno presagiva quanto queste idee fossero prossime ad essere attuate.
Mi sovvenni degli esperimenti che il comando supremo dell’esercito tedesco
aveva condotto con i capi bolscevichi durante la guerra mondiale [la Prima,
cioè, e si allude all’aiuto dato a Lenin con la storia del “treno piombato”].
Quando sembrava esser stato frutto dell’improvvisazione per mettere fuori
combattimento il nemico per mezzo d’una rivoluzione interna, era diventato ora
un sistema, aveva assunto i caratteri di regola generale. ‘Non inizierò mai una
guerra senz’avere la certezza che l’avversario demoralizzato soccomberà al
primo colpo sotto un’unica mazzata gigantesca’. Lo sguardo di Hitler divenne
fisso ed egli cominciò a urlare. ‘Quando il nemico è demoralizzato, quando è
prossimo alla rivoluzione, quando i disordini sociali incombono, allora è
giunta l’ora. […] Non gioco alla guerra. […] Io conduco la guerra. […] Non mi
occorrono cavalieri, mi servono rivoluzioni. Ho fatto della dottrina della
rivoluzione la base della mia politica!’. Hitler tacque un istante. ‘Non
arretrerò di fronte a nulla. Nessun cosiddetto diritto internazionale, nessun
accordo m’impedirà di sfruttare il vantaggio che mi si presenterà. La guerra
futura sarà incredibilmente sanguinosa e cruenta. Ma la guerra più disumana che
non distingue fra il militare e il civile sarà nello stesso tempo […] la più
breve. E insieme al totale impiego delle nostre armi logoreremo l’avversario
per mezzo di una guerra psicologica. In questo modo provocheremo sicuramente
una rivoluzione in Francia [come poi è successo!], ma questa volta non l’avremo
qui in Germania. Potete giurarci. I
francesi m’invocheranno come il loro liberatore. Al piccolo uomo del ceto medio
noi appariremo come i portatori di un nuovo ordine sociale equo e di una pace
eterna. Tutta questa gente non vuole più né guerra né grandezza. Ma io voglio
la guerra. Mi andrà bene ogni mezzo. […]. La guerra la faccio io!”, ivi, pp. 14-15, corsivo in originale, commenti miei tra parentesi
quadre.
[2] Ivi, pp. 191-192, corsivi miei.
[3] L. Pauwels – J. Bergier, Il mattino
dei maghi, Oscar Mondadori, Milano 1979,
p. 272, corsivi miei. Questa è l’edizione di ben quarant’anni fa,
ormai!!
[4] Le grandi famiglie d’Europa, Gli Hohenzollern, Arnoldo Mondadori
Editore, Milano 1972, p. 16, corsivi
miei.
[5] Anche cf. https://www.youtube.com/watch?v=yHtpbrEpnCY.
[6] Per il discorso
di Hitler quel 1° settembre del 1939, cf.
https://cronologia.leonardo.it/ugopersi/1939/hitler_reichstag106.htm.
Per un discorso di Hitler del
1939, che dà il “sentiment” – come dicesi oggi – dell’epoca, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=JbpziVCXGO8.
Per un filmato con immagini
dell’epoca, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=n_tVtW6q9S0,
in un inglese straordinariamente
ben comprensibile, non quel “bofonchiare”, o “sbrodolare parole”, che oggi
passa per “inglese”, per lo scorno delle nostre povere orecchie; e con una voce
che legge le parole di Hitler con evidente
accento tedesco, ma non quello
dello stesso Hitler …
Questa è, invece – all’inizio –
l’entrata di Hitler a Parigi, dove si ascolta: “Winston Churchill refuses the
offer” (di Hitler, ad una pace separata): tutta
la Seconda Guerra Mondiale è stata giocata intorno a queste poche parole …, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=zBG5xFxYywk.
All’inizio di quest’ultimo video
si vedono le immagini originali, i cui spezzoni sono sparsi qua e là in vari
documentari, dell’entrata di Hitler in Parigi, il **cosiddetto** “impossibile,
il cosiddetto … Su quest’entrata, per
le immagini originali, ma non ben
restaurate, però a colori, cf.
Due foto d’archivio son su questo
sito, cf.
https://rarehistoricalphotos.com/hitler-in-paris-1940/.
Su quest’entrata in Parigi, poi, leggiamoci
Rauschning ancora una volta: un chiaro esponente della “rivoluzione conservatrice”, non
certo di “sinistra”, dunque, ma che poi, per varie ragioni (lunghe a
dirsi qui), ruppe con il Führer, e la cui testimonianza è stata spesso molto criticata, ma non è detto non vi sia del giusto, nonostante certe forzature.
Ma veniamo al punto: “Hess, a
quel tempo segretario privato di Hitler, dopo essersi tenuto in disparte
durante la nostra conversazione, intervenne dicendo: ‘Mi sembra che i signori
non comprendano come la Germania, considerato il fatto che le innovazioni tecniche
hanno un valore limitato per la condotta della guerra, possa sfuggire in futuro
al destino di trovarsi di nuovo coinvolta in una guerra di posizione che durerà
anni’. ‘Chi dice che inizierò una guerra come quei pazzi del 1914? Forse che i
nostri sforzi non sono tutti indirizzati, invece, ad evitarla? La maggior parte delle persone non ha fantasia’. Il volto
di Hitler si contorse in una smorfia di disprezzo. ‘Quello che verrà son in
grado d’immaginarselo soltanto in base alla loro limitata esperienza, non
vedono il nuovo, l’elemento sorprendente.
Anche i generali sono sterili. Vanno ad impigliarsi nella rete delle loro
nozioni tecniche. Il genio creativo è sempre al di fuori della cerchia degli
esperti. Ma io ho il dono di riportare i
problemi al loro vero nocciolo. Si è voluto fare della guerra una scienza
segreta e per questo se n’è fatto qualcosa di solenne. La guerra è la cosa più
naturale, più quotidiana. E’ sempre guerra, la guerra è ovunque. Non c’è
inizio, non c’è nessun trattato di pace. La guerra è vita. Ogni lotta è guerra.
La guerra è lo stato primigenio. Ritorniamo alle azioni primitive, se volete a
quello delle tribù selvagge. Che cos’è la
guerra se non astuzia, inganno, finzione, aggressione e sorpresa? La gente
ha preso ad ammazzarsi soltanto nel momento in cui non aveva altra scelta. Commercianti, predatori, guerrieri, una
volta non c’era differenza. Ma
esiste una strategia lungimirante, esiste una guerra con mezzi psicologici. Qual è l’obiettivo della guerra, Forster [il
Gauleiter di Danzica]? Che l’avversario si arrenda. Nel momento
della sua capitolazione, ho l’opportunità di annientarlo completamente. Perché
devo demoralizzarlo con mezzi militari, se posso farlo in maniera più economica
e più sicura?’. Hitler ci espose gli elementi fondamentali della sua guerra a
cui egli, da allora, è ricorso più volte. Ma a quel tempo si trattava di una
teoria inaudita e poco chiara. Era evidente che si era occupato a lungo di tali
cose e che aveva approfondito l’argomento. Era convinto di essere […] una sorta
di futuro ‘Signore della guerra’, in un senso nuovo che il mondo fino a quel
momento non aveva mai avuto occasione di conoscere. ‘Se dichiarerò guerra,
Forster, allora un bel giorno nel bel mezzo della pace farò comparire a Parigi delle truppe, indosseranno uniformi
francesi [su questo le cose non sono andate proprio così, nel senso che le
truppe sono apparse a Parigi – e nessuno se l’attendeva – però con uniforme
tedesche: ma il piano pratico consiste sempre nel “riaggiustare il tiro”
rispetto a quello teorico e realizzare “quel che si può” in una determinata situazione]. Marceranno in pieno giorno per le strade
[questo si è, invece, realizzato letteralmente].
Tutto è pronto fino all’ultimo
particolare [cosa possibile, una volta che si è scoperto, per esempio,
l’esistenza del piano di Hitler di bombardare
N. Y. City]. Occuperanno i ministeri, il parlamento. Nel giro di pochi minuti la Francia,
la Polonia, l’ Austria, la Cecoslovacchia
verranno private dei loro uomini guida [e ciò si
è realizzato!]. regnerà una confusione senza precedenti. Ma io mi sarò
già da tempo messo in contatto con gli uomini che formeranno il nuovo governo.
Un governo che andrà bene a me. Troveremo questi uomini, li troveremo in ogni
paese: spinti ed accecati dall’ambizione, dalle liti di partito e dalla
presunzione. Avremo un trattato di pace,
prima che scoppi la guerra [ed anche questo è successo, letteralmente]. Ve lo garantisco io,
signori, che l’impossibile si avvera
sempre. L’improbabile è la cosa più
sicura. Avremo volontari a sufficienza, uomini come le nostre SA,
silenziose e pronte al sacrificio. In tempi di pace porteremo i nostri uomini
al di là del confine. Gradualmente, nessuno vedrà in loro nient’altro che
pacifici viaggiatori. Oggi, signori, non ci credete. Ma lo farò, una mossa dopo
l’altra. […] Nessuna linea Maginot ce lo
impedirà. La nostra strategia, Forster, consiste nel distruggere il nemico dall’interno. Fare in modo che venga sconfitto da se stesso’”, H. Rauschning, Hitler mi ha detto, cit., pp. 10-12, corsivi miei, note mie fra
parentesi quadre; parole sempre del 1932
circa. Che poi Hitler non sia riuscito ad evitare la guerra su due fronti,
quella che portò alla sconfitta nel Primo
Conflitto Mondiale, non è “un”
problema, ma “il” nodo centrale, “il”
problema basilare strategico della Seconda
Guerra Mondiale.
Interessante notare come la fonte
di quest’idea delle truppe tedesche che, dall’interno, minano una nazione sia
in una “visione preveggente” di un noto – e, in vita, assai poco fortunato –
scritto di “terrore”, o “fantasy” (per quanto all’epoca quest’ultima
denominazione non aveva l’attuale significato, dunque i “generi letterari”
erano meno ben distinti di oggi), o, più correttamente, di genere “gotico” come
si diceva in quel tempo. A tal proposito, dunque, cf. A. Machen, Il terrore, recentemente ripubblicato
dalle Edizioni Theoria, Rimini 2017,
dove, in vicende della Prima Guerra
Mondiale, la natura “si ribella”, un po’ come certi film di Night Shyamalan. E
la ribellione degli animale viene attribuita in Inghilterra, sempre durante la Prima Guerra Mondiale, a questi “infiltrati” tedeschi … cioè secondo quel
che Rauschning testimoniava Hitler avesse detto. Si noti come il fatto che lui
“semplificasse”, era quasi un leitmotiv
di Hitler testimoniato anche da delle altre fonti, dunque su questo non si può dubitare. Per una recensione
del libro di Machen, cf.
https://duecentopagine.blogspot.com/2017/05/il-terrore-arthur-machen-libro-horror.html.
Machen conosceva la cosiddetta
“diceria sui Russi” – cioè sui “cosacchi” che avrebbero invaso il fronte
occidentale, sempre durante la Prima Guerra Mondiale – diceria alla base di
“cosacchi che si abbeverano a San Pietro” e alla base del “pericolo bolscevico”
ovvero le “orde asiatiche” tanto usate dalla propaganda hitleriana, sulla quale
diceria cf.
https://www.telegraph.co.uk/news/10655888/A-Russian-revelation-where-the-mythical-Cossacks-of-WW1-were-really-from.html.
Poi- tra ‘altro – l’unico momento
di “fama” in vita di Machen fu quello relativo agli “Angeli di Mons”, cf.
https://it.wikipedia.org/wiki/Angeli_di_Mons, al qual
“evento” Machen dedicò un suo racconto: Gli
arcieri. Su quest’ultimo, cf. G. Galli, Hitler e il nazismo magico, Rizzoli, Milano , pp. 111-112; e cf. L. Pauwels
– J. Bergier, Il mattino dei maghi, cit., pp. 276-277. Machen era membro dell’ “Hermetic
Order of the Golden Dawn”, o Alba Dorata, gruppo fondato alla fine del XIX sec.
Interessante sottolineare come
anche il “fenomeno ‘Ufo’” spesso segua la “visioni” degli scrittori di
fantascienza, cf. J. Robin, Ufo, la grande parodia, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 1984,
pp. 67-69; sempre 1984, evidentemente
un annus mirabilis. Interessante
questa frase di Robin, che poi è la deduzione che s’impone a seri ricercatori,
che, però, è assurda: “gli autori di fantascienza (anche i più oscuri) hanno
influenzato i testimoni degli UFO, anche quelli che sicuramente non li avevano
letti, i quali a loro volta hanno ‘sognato’ il fenomeno … In effetti, la realtà
abbondantemente dimostrata delle apparizioni non può più lasciar dubbi a chiunque abbia esaminato onestamente il
dossier”, ivi, p. 68, corsivi in
originale. In altre parole: questo “fenomeno” sarebbe avvenuto secondo le forme
date dagli scrittori di fantascienza, per cui nel XIX secolo i cosiddetti “Ufo”
avrebbero avuto “inverosimili macchine, del tutto degne di Robur il
Conquistatore [personaggio di J. Verne], [che] non potevano certamente volare,
se ci si attiene ai normali criteri fisici”, ivi, p. 67 (commenti miei fra parentesi quadre), per poi divenire
sempre più “sofisticate” in relazione ai “sogni ‘fantascientifici’” umani! Una evidente assurdità!, che segnala che le
cose sono ben diverse. E la realtà è che, per parafrasare Vallée, i cosiddetti
“dischi volanti” non sono “né dischi né volanti”, cf.
Ed ora, qui giunti, solo en passant, voglio riportare un altro passo da quest’ultimo testo: “Notiamo
[…] che potrebbe darsi che, nella sua accezione più letterale, il Libro dei Morti degli Egiziani alludesse
all’Atlantide, evocando il regno dei morti, Amenti,
ad ovest … La cosa sarebbe tanto meno inverosimile in quanto la tradizione
egiziana è essa stessa erede della civiltà atlanti dea e in quanto fu in parte
per mezzo suo che la tradizione ebraica stessa ricevette in consegna elementi
proveniente dal continente sprofondato. Il capitolo CX del Libro dei Morti contiene in ogni caso un passo abbastanza
sconvolgente, soprattutto quando si pensa che Seth-Tifone è l’eponimo dei
sinistri misteri tifonici – veri ‘centri di diffusione’ delle influenze
sataniche attraverso il mondo – i quali debbono protrarsi fino al termine del
nostro ciclo umano: ‘Salute, o Signori delle offerte!/ […] Seth ha catturato
Horus,/ Mentre controllava la costruzione delle muraglie’. Senz’avventurarci
nel … triangolo delle Bermude e nei sui misteri un poco adulterati (in cui in
ogni caso si tratta molto di UFO) è nondimeno lecito collegare questo testo
alla scoperta fatta nel 1968 da Dimitri Rebikoff e dal Dott. Manson Valentine,
di muraglie sommerse al largo delle isole Bimini e di domandarsi se il Libro dei Morti non facesse riferimento
alla sovversione … e alla sommersione dell’Atlantide – in cui nacque la contro
iniziazione rappresentata da Seth”, ivi,
p. 46, corsivi in originale … Ma giusto, e tanto per gioco, allo scopo di far
“due più quattro”, una pubblicazione recentissima presenta questo “capitoletto”
intitolato: “I Nubiani, maghi terribili”, Egitto
vol. 1, Riti, mummie e magie, De Agostini,
Novara 2018, p. 49, con sotto il “box” dal titolo: “Iside, dea feconda e magica”,
ibid. Sempre sulla Nubia, cf. ivi, p. 50, sull’ “Impatto culturale
crescente”, ibid., proprio della Nubia sulla e nella cultura egizia: “per
esempio, i capitoli dal 162 al 167 del Libro
dei Morti, composti sotto la XIX dinastia, invocavano le divinità nubiane,
e il defunto stesso era identificato con l’Amon di Napata! ‘Egli [il defunto] è
colui che si nasconde nella pupilla dell’occhio uadjat. E’ colui che si tramonta a nord ovest della cima del
santuario di Napata di Nubia senza mai andare verso est’. Queste formule
conobbero, in particolare, una grande fortuna sotto la XXI dinastia. Parallelamente,
i testi magici egizi fecero sempre più riferimento all’Amon nubiano, mentre
divinità femminili tipicamente egiziane, contemporaneamente temute e amate per
la loro potenza, venivano presentate come provenienti dalla Nubia. […] Lo
stesso testo menzionava l’Amon nubiano che, per allontanare il malocchio,
pronunciava formula in lingua nubiana!”, ibid., corsivi in originale. Anche “Il
confronto tra due maghi”, di cui uno
nubiano, cf. ivi, p. 53, è
interessante come indizio di un’atmosfera mentale caratteristica e di uno
spostamento verso il basso, verso Sud,
verso l’attuale Sudan, del “baricentro” della “magia egizia”, se proprio vogliamo così chiamarla …
A proposito d’Iside, vi è quel
racconto mitico egizio dove Iside aiuta successivamente prima Horus contro Seth,
e poi viceversa, lanciando la sua formula magica che, ed è interessante
notarlo, è la stessa , cf. B. Waterson,
Alla scoperta degli dèi dell’Antico
Egitto. Origini, enigmi e segreti delle divinità egizie, da Iside a Osiride, da
Ra ad Anubis, Newton Compton editori, Roma 2001, p. 80. Questo mito
sottolinea come la “magia” sia intrinsecamente
una “scienza tradizionale” ambigua
per sua natura, una spada a due tagli, che può essere volta tanto al bene
quanto al male, tanto a favore di Horus quanto a favore di Seth. In ambedue i
casi, essa – la “magia”, della quale oggi si danno immagini caricaturali, come
delle “formulette” che funzionano indipendentemente
dalla situazione e da chi le usi: ma la “magia” non
è la “tecnica”, che ha questa caratteristica – in ambedue i casi, a
favore del “bene” come a favore del “male”, la cosiddetta “magia” rimane la stessa. Essa, cioè, non cambia. Questo ricorda il “balletto”
di Gurdjieff, intitolato “Lotta dei Magi”, rappresentato nella Mosca del 1915,
nella particolare situazione della Russia alle soglie della Rivoluzione, cf. P. D. Ouspensky, Frammenti
di un insegnamento sconosciuto, Casa Editrice Astrolabio, Roma 1976, p. 10. “Le scene importanti
rappresentavano la scuola di un ‘Mago nero’ e quella di un ‘Mago bianco’, con
gli esercizi dei loro allievi ed episodi di una lotta fra le due scuole. L’azione
doveva svolgersi nel cuore d’una città orientale e comprendere una storia d’amore
che avrebbe avuto un senso allegorico; il tutto intrecciato con varie danze
sacre, danze di dervisci e danze nazionali asiatiche. Fui particolarmente
interessato quando G. disse che i
medesimi attori avrebbero dovuto recitare e danzare nella scena del ‘Mago
bianco’ e in quella del ‘Mago nero’, e che essi ed i loro movimenti avrebbero
dovuto essere tanto belli ed attraenti nella prima scena, quanto deformi e
ripugnanti nella seconda […] A quel tempo ero ben lontano dal poterlo capire
chiaramente”, ivi, pp. 22-23, corsivo
in originale.
Ricordiamo inoltre qui altre due date: il giugno del 1940, per l’entrata – fatale davvero – dell’Italia in guerra, e il giugno del 1941, con l’attacco alla Russia di Stalin da parte della Germania nazista, altra cosa “fatale” davvero.
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