martedì 1 settembre 2020

A partire da Weber, ovvero: “LA fine DEL fine della Storia” (Cacciari)? DAVVERO?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vi è un passo, in relazione al tema in questione, dal recente libro di Cacciari, citato in un precedente post: “La ‘fine della storia’ è concepibile soltanto in due forme (quando non sia mitologia apocalittica, che spesso nasconde solo la paura per la fine del proprio mondo ‘privato’ [giusto: mitologia apocalittica, che con la vera Apocalisse ha ben poco a spartire, e che, poi – è altrettanto verissimo –, non è altro se non un’espressione di paura della fine del proprio “privato”, appunto: e quel che leggiamo al giorno d’oggi, il 99% di scemenze pseudo apocalittiche, non è altro se non l’ espressione della paura della fine del proprio mondo borghese in dissoluzione da decenni: non è altro se non questo: e tutto ciò, con la vera e propria “Apocalisse”, ha sottozero a che spartire]). O nella forma di un ‘sapere assoluto’, puramente affermativo, che in sé sussume ogni tradizione e genera da sé quel Regno, dove si sa a priori come qualsiasi interrogazione debba essere posta e l’ignoto non è che il conoscibile – oppure nella forma di un insistere senza che alcun Fine risulti indicabile. La storia delle negazioni (che è la storia dell’ uomo storico) continua, allora, senza mai incontrare quella negazione della negazione costituita dal ‘sapere assoluto’ – e tuttavia il momento del negativo si esaurisce nel suo stesso porsi, non dà vita ad alcuna Auf-hebung, neppure contiene in sé l’immagine di un qualunque fine che ne superi il darsi immediato. La ‘fine della storia’, in questo senso, non è che l’ intrascendibilità stessa del divenire storico. L’esserci che si fa solo storico è l’esserci della ‘fine della storia’. Storia può darsi soltanto fino a quando l’esserci si concepisce ek-staticamente, come un compito rivolto a un fine, e questo fine assume ogni volta una figura determinata. Se la forma semplice dell’indefinito divenire non presenta più nulla di ulteriore, essa finisce con l’annichilire in sé la storicità dell’esserci.

[…] il tempo che manca cristiano si è dilatato smisuratamente, è divenuto masslos [eccessivo] anch’esso, fino a far apparir ormai naufragata ogni idea di Fine o di Eschaton [fine “ultimo”]. Nessuno più attende la parousia [i cristiani per primi hanno abbandonato, ed ormai da tempo, quest’attesa, senza fine, appunto] o il Giorno del Signore. Tuttavia, l’ analisi della realtà effettuale mostra che la catastrofe è in ogni istante, all’interno delle stesse potenze o degli arconti di questo mondo e del loro polemos. […] La fine (del fine) della storia non può […] esser fatta coincidere con la fine della storia [in effetti, una tale “coincidenza” era la tesi di Fukuyama subito dopo la “caduta del Muro”, scambiata per chissà quale “rinnovamento”, in realtà era solo la fine di “un fine” alla storia, seppur nella forma di surrogato della “promessa apocalittica”, surrogato che, alla fin fine, il marxismo sovietico è stato], poiché è dall’interno della sua stessa attuale  configurazione che può maturare l’energia capace d’imporre di nuovo un fine al divenire, capace, cioè, d’interpretarlo e agirlo, ek-staticamente. Chi non avverte quest’ ultimo possibile orizzonte nel disincanto weberiano appartiene inesorabilmente alla peggiore genia d’incantati, quella dei disincantati araldi del destino”[1].

Che in Weber vi sia quest’ultima esigenza di agire, è indubbio, e che Cacciari sia d’accordo con lui lo è altrettanto. Le ultime frasi rientrano nel suo, perenne, tentativo di salvare il “fare” a fronte della “fine del fine” della storia.

“Araldi del destino”? Il destino non ha bisogno di araldi[2].

Chi si è considerato “araldo del destino”? Nella storia, eh, nella storia (così dimostrando di non esserne affatto uscito: punto decisivo questo)? Gengis Khan, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Ottaviano Augusto, Attila, Tamerlano, il Primo Imperatore cinese, Napoleone, e, nel Novecento, Hitler e Lenin. Quando spesso, nei film o nei video, interpretano questi personaggi a me fan ridere perché non sanno dare il senso della “fine”, cioè della realizzazione del “fine” della storia. Se uomini d’ogni genere hanno sacrificato la loro vita per costoro non è accaduto per allucinazione, ma perché credevano – a torto, probabilmente – che la “realizzazione” del “fine della storia” (cioè, storicamente, della sua fine …) era lì, lì per realizzarsi, per “farsi”, per darsi, per prodursi, per concretizzarsi. Questo è stato, in effetti. Naturalmente, la storia non è finita per la presenza di un “araldo del destino”! Anzi, di fatto, è avvenuto il contrario: gli “araldi del destino” hanno “fatto” storia!…

La “fine della storia”, infatti, è un esaurimento, quando costoro, invece, traboccavano d’energie! La “fine della storia”, dunque, non è altro che un’implosione del suo senso, che porta fatalmente alla dissoluzione. Quando l’Impero romano entrò nel processo, lungo, di suo decadimento, comunque presentò dei personaggi notevoli, ma di una natura ben diversa da quelli appena descritti, che non volevano che si giungesse alla “fine della storia”, differenza importante … Non erano “araldi del destino” che volevano “porre termine” alla storia: è vero l’opposto invece …!

Nessuno dei personaggi della fine dell’Impero romano, salvo forse Costantino, si considerò “araldo del destino”, e non certo nel senso dei personaggi detti sinora qui sopra. Costantino, anzi, si considerò “araldo del destino” per ragioni opposte, perché, in sostanza, nelle sue intenzioni, evitò la Fine …

Il realizzare il fine della storia – per Costantino – era quello di evitare la fine della storia per mezzo della cooptazione del Cristianesimo nelle strutture amministrative imperiali (pericolanti, all’epoca), nel segno, sempre, di una aeternitas Romae, che andava oltre i dèi cittadini, pur non negando questi ultimi, punto importantissimo, quest’ultimo, da notarsi.   

 

 

Se cerchi “araldi del destino”, se “ti” consideri – a tuo rischio e pericolo – un “araldo della storia” (ma non pensiamo alle nullità populiste dei nostri tempi, alle destrucole auto nominatesi difenditrici della “libertà” ottocentesca, che non c’è da un bel po’ più, nei termini moderni, poiché la tecnica stessa l’ha ridotta ad un’apparenza: queste destre sono parodie della vera destra storica[3]), allora – ergosei ancora nella storia, e ben dentro ad essa. Che, dunque, considerandoti “araldo del destino” tu possa “porre termine” alla storia è somma chimera, chimera storica naturalmente!

 

 

 

Ma veniamo all’altro punto dell’interessante passo di Cacciari.

 

Imporre di nuovo un fine alla storia: condivido. Anzi: condivido e sottoscrivo. Ma con quale forza? Con la ragione? Il punto vero è qui.

Con la ragione non è possibile (e Weber, se leggiamo qualche ricerca, di G. Galli, per esempio,  sui suoi interessi “altri”, n’era piuttosto consapevole, ancorché discretamente). Il “sapere assoluto” non è un “sapere” razionale, nel senso di discorsivo. E’ una Presenza. La “Fine” è una Presenza. La storia c’è per un’Assenza. Quando c’è la Presenza, l’Assenza – cioè la storia – termina. Ed è inevitabile. Solo che non è l’agire umano che può provocare un tal “ri-Presentarsi”. Non è la ragione umana che può “ri-dare” il Fine a ciò che ormai è divenire senza fine perché privo del fine.

Il che non significa, per niente, che la ragione valga niente, che, dunque, non abbia un ruolo: quello di spingere alla consapevolezza (o di produrla …) del termine della sua (della ragione) funzione non è una cosa indifferente. Difatti, tutti gli errori contemporanei hanno una sola causa: che il mondo “dell’individualismo e della ragione” (Aurobindo[4]) crede ancora di stare sul trono e non fa che ri-presentare se stesso come “soluzione” al problema nato dal suo dominio, così non potendo far altro che accrescere il cammino vero  la dis-soluzione …

Vi è oggi circolarità: il cane si morde la coda …

E come può la ragione dare consapevolezza del termine del suo ruolo: ricercando comunque un fine, ma sapendo che non potrà mai pienamente possederlo né produrlo. 

Quindi che la ragione ricerchi nuovamente un fine alla[5] storia, è cosa sanissima, che può aiutare a curare le nevrosi contemporanee. Che, però, possa “imporre” un fine alla storia è mera illusione. Non meno grave di quella di presunti “araldi del destino”, che non possono esserci se la storia non ha più un fine … Che quindi son “araldi del destino” senza un destino: una parodia … Come, in maniera particolare, tutte le destre di oggi lo sono di quelle storiche, che volevano “realizzare” anch’esse il “fine” della storia. Era un fine opposto di quello delle “sinistre”, sempre un fine, però, era. Ma oggi non c’è fine alla deriva perché non c’è alcun fine nella storia, e quindi nemmeno della ed alla storia.

Siamo in una deriva senza termine.

I processi e i movimenti sociali iniziano, i processi e i movimenti sociali non terminano, ma non raggiungono mai pienamente le loro intenzioni dette. Quest’impossibilità di “raggiungimento pieno”, tra l’altro, è un’altra delle caratteristiche tipiche della storia: mai nessun piano “storico” si è pienamente realizzato, già è un caso favorevole se se realizzi la metà …

Gli eventi si danno e fanno disastri (cosiddetti “apocalittici”). Gli stessi eventi terminano, ma la deriva cui quegli stessi eventi parevano voler porre termine, la deriva non termina, ma invece continua, imperterrita, e sempre un po’ peggiore, senza che se ne possa vedere il “termine”[6].

Siamo in un oceano putrido. Si sa quando la nave ha lasciato il porto. Non si sa dov’essa possa mai approdare. Per ora si vedono solo inquinate acque putride dappertutto.

Questa è la nostra condizione.

E non v’è destino né chiamata ad un superiore fine, ma solo una trincea fangosa, senza fine.

Non v’è “Battaglia finale” né “Anticristo che domini il mondo” in modo sensibile, visibile, chiamando se stesso Cristo: proprio per questo è “l’età della fine”.

Ora, quest’ultima illusione, del “dominio esteriore visibile globale” da parte dell’Anticristo, in termini sostanzialmente novecenteschi, continua negli ambienti evangelici. Si tratta degli stessi ambienti dove inserire un po’ di controllo statale nell’economia si equivale al “marxismo”, che sarebbe “il male assolto” – e qui ci facciamo davvero panze di risate –, cosa potranno capir mai costoro dell’Anticristo?? … Domanda retorica …

Che senso ha, per l’Anticristo, “dominare” il mondo, che, in realtà, odia? “Prendersene cura”?

Ma necessariamente, se domina il mondo, dovrà prendersene la responsabilità, dunque “rispondere per” il mondo? Non ha gran senso. Lui vuole ingannare il mondo, non certo governarlo!!

Non solo, ma l’Anticristo odia di tutto cuore, detesta e vuol vedere la fine del sistema della “Grande Prostituta di Babylonia” che, pure, i suoi sostenitori han contribuito non poco a far sì che domini tutto il mondo.

Le cose, dunque, sono molto ma molto diverse da come certe rappresentazioni, che magari avevano un loro senso storico in altri tempi, continuano però a far vedere o a tener per fermo e certo, quando, al contrario, nulla è meno certo. 

Per tutti costoro, in pratica, l’Anticristo sarebbe la copia, estesa a tutto il mondo, dei regimi militaristi degli anni Trenta in Europa più la tecnica digitale. Beh, quest’ultima (la potenza della tecnica, oggi digitalizzata) non solo può fare  a meno perfettamente dei regimi “militaristi”, ma, anzi, si è sviluppata proprio per estendere il controllo senza l’ausilio di forze “militari”, cioè senza l’ausilio delle forze dei vecchi stati moderni. La modernità è finita, signori. Piaccia o non.

La tecnica, finché non fu digitale, rafforzò gli stati moderni (fase della “solidificazione”), ma, dopo lo sviluppo dell’informatica e del digitale, li smembra, li frammenta, fino a generare la polverizzazione degli stati che si comincia ormai da tempo a vedere. Ora, l’Anticristo dovrebbe voler tornare ad uno stadio precedente più il digitale: perché mai? Non ha senso alcuno, e chi lo pensa dimostra solo di non aver capito niente.

Al contrario: in un mondo iper digitalizzato – dunque al massimo della frammentazione – chiamare alla rivolta globale avrebbe senso, pur essendo l’ “iper” digitalizzazione nata dalle forze che hanno supportato l’ascesa di chi dirà le parole che “daranno inizio all’ esplosione del mondo”[7].

Solo che tu, un’ “esplosione del mondo”, nel mondo dell’ implosione, non lo puoi fare con le vecchie ideologie politiche novecentesche: il punto dirimente sta qui. 

 

 

Si pone qui, dunque, una “questioncella” del tutto ininfluente, di ben piccolo momento e di scarsa, se non di nessuna, importanza: ma l’Anticristo, l’Anticristo sarà un “araldo del destino”?

Nel senso che qui si è dato a questo termine, la risposta non può essere che un netto: No.

Di qui l’errore dei vari ambienti che continuano ad applicare all’Anticristo il ruolo di “araldo del destino” che abbiam visto tipico di alcuni, pochi, personaggi della storia, e nella storia. Colui che deve por termine alla storia, ormai mero divenire senza fine, può, esso lui, essere un personaggio solo “storico”? Di nuovo un chiaro: no. Non può essere uno che vuole “dominare”, sia pur per realizzare un “fine” della storia (e nella storia).

Di qui la difficoltà, di moltissimi, nel capire quest’oscuro, sfuggente personaggio, che si pone sul limitare della soglia, sulla linea di confine fra storia e metastoria, in un ruolo che, diceva Guénon, non può avere né precedenti né seguenti.

Per chi “capisce” questa “discesa”, non può, in effetti, esser diversamente che così.

 

 

 

Comunque oggi è molto facile andare in cammini d’illusione. Oggi viviamo in un’epoca nella quale la potenza dell’illusione domina, in cui basta fare un passettino fuori dal sentiero stretto come lama tagliente di spada e si va in bocca, dritti e diretti, alla potenza dominante dell’illusione.

E quando domina l’illusione, quando domina in modi così pervasivi, allora l’Anticristo non è più lontano. 

 

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] M. Cacciari, Il lavoro dello spirito, Adelphi Edizioni, Milano 2020, pp. 93-95, corsivi in originale, mie note fa parentesi quadre. 

[2] Il destino non si compra al supermercato, amo dire. Né di solito si annuncia con “araldi” d’un qualche tipo, salvo talvolta. Quando … piove … Cf.

https://www.youtube.com/watch?v=nlJ7aiJn_wA. O, lo stesso, cf.

https://www.youtube.com/watch?v=TQ2zOkE8p6k.   

[3] A me fan ridere proprio quando usano, del tutto retoricamente, la carica “demiurgica” della leadership rivoluzionarie, conservatrici o di sinistra che fossero, del Novecento per difendere sostanzialmente lo status quo! Ridicoli davvero! Lo si è detto, discutendo – nel 2017 – della Rivoluzione d’Ottobre: Putin non può smantellare il Mausoleo a Lenin finché avrà necessità del gesto demiurgico della Rivoluzione, che inizia un cammino “nuovo”, in realtà “realizzando il fine” della storia, che, poi, era la giustificazione che davano i rivoluzionari. Quando non avrà più necessità de gesto demiurgico per mantenersi, potrà far sì che sia smantellato. Con l’importante differenza che, almeno, Putin sa di cosa si sta parlando: gli occidentali – anche quelli che l’ammirano – non ne hanno la benché minima idea invece.

Venendo alle destre “di nuovo conio” – un conio senza valore ormai –, esse non stanno difendendo che un simulacro di libertà, un simulacro 

[4] Età che alcuni discepoli di Aurobindo, che evidentemente non han letto con attenzione Il Ciclo umano, vorrebbero difendere. Difficile capire più all’inverso certe cose … Ma, si sa, “non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”, dice l’adagio popolare …

[5] E cioè della storia, ed dunque nella storia ma non proveniente dalla storia. Dunque trascendente alla storia, però esprimentesi, essente, dantesi (dante se stesso), nella storia stessa. Ma non “producentesi” nella storia, poiché un tal fine trascendente la storia, che tuttavia si esprime nella storia, non è una pro-duzione, al massimo un’ in-duzione, poiché si produce in base a ciò che c’è, quando invece un tal fine nasce da ciò che sorpassa – “trascendente” – un insieme dato, la storia, nel nostro caso, la storia come mondo dell’agire umano determinato temporalmente, oltre che socialmente, con tempo e luogo ben determinati. Ma, per definizione, un tal fine non può che “eccedere” il tempo …

[6] Terminus era una divinità nell’antica Roma. Un tempo i confini erano sacri, oggi non si ha più alcun sentore di cosa ciò fosse. E’ il tempo che ha fatto del “no limits” la sua divisa. Che il tempo senza termine cerchi un suo termine non può darsi, è chimerico crederlo ed illusorio pretenderlo. Questo limite gli va imposto dall’Alto, ma non può essere la ragione ad imporlo, poiché non ne ha la forza, lo si è detto. Magari qualcuno (ristretta minoranza, chiaro) ne ha anche l’intenzione, non discuto, ma non ne avrà mai la forza.  

[7] Cf.

https://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2014/09/24/particolare-link-da-un-blog-il-diavolo-sussurra-nellorecchio-dellanticristo-le-parole-che-daranno-inizio-allesplosione-del-mondo/.

Anche cf.

https://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2017/11/15/altro-interessante-link/, fonte del particolare: cf.

https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2017/11/59ed7-antichrist.jpg.  

 

 

 

 

21 commenti:

  1. Il Dajjal si servirà del digitale.La parola stessa ha origine in un termine arabo che indica il mescolamento.Mescolare l'uomo alla macchina. In questo è e si fa araldo del destino.Il digitale sarà giustificato dalla necessità di tutelare la sanità pubblica quindi in questo abbiamo sia la menzogna del finto interesse a prendersi cura dell'umanità che il dominio completo sull'uomo,sulla mente e sul corpo e viene conservato il capovolgimento satanico del bene che diventa male,del giusto in ingiusto,della cura che diviene veleno.Il jinn Iblis dopo che fu assunto tra gli Angeli per il suo fervore, divenne shaitan avversario dell'umanità perchè dopo la distruzione dei jinn corrotti sulla terra,quest'ultima fu affidata all'Uomo e non ad Iblis come avrebbe sperato,per questo non si inchinò all'Uomo e gli dichiarò guerra in quanto ritenuto inferiore perchè costituito da elementi considerati inferiori.L'unica cosa che accomunava uomini e jinn,a differenza degli Angeli, era il libero arbitrio.La guerra di shaitan è distruggere il libero arbitrio dell'uomo e incoronarsi suo padrone.Con il dominio digitale tramite fusione uomo-intelligenza artificiale si permette l'entrata definitiva dei demoni nella storia,come Musk stesso ebbe a dichiarare che lavorare sui processi di interazione tra cervello umano e cibernetica digitale è come testuali parole "summoning demons".

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    1. Su alcune cose son d’accordo, su altre non altrettanto. Condivido la questione dell’ibrido uomo macchina: senza dubbio si va in questa direzione, che non sarà fermata dai vari “populismi”, anzi è vero il contrario: oggi il **simulacro** della “libertà” sostituisce la libertà effettiva, svanita da un bel po’, per quanto tanti che oggi protestano non se ne siano mai accorti e, mentre svaniva ogni giorno di più, non solo non dicevano niente, ma davano il loro consenso: ce lo ricordiamo molto ma molto bene. La cosa è un po’ come per i “No Euro”, dove personalmente son sempre stato contrario all’Euro – ed ho posto su questo blog (“a futura memoria”) cose scritte nella seconda metà degli Anni Novanta del secolo e del Millennio scorsi per attestarlo – ma non ho mai voluto aver niente a che fare con la serie di “No Euro” che son venuti dopo, quando l’Euro ha presentato i suoi **prevedibilissimi** scotti. Il punto è che non siamo contro l’Euro per gli stessi motivi. E, in linea generale, i “No Qualcosa” non godono delle mie simpatie: il solo “dire di no” non basta. Senza contare che le **motivazioni** per le quali si “dice di no” contano, eccome se contano … I “No Euro” di “dopo” si basavano sulla nostalgia dello stato precedente del sistema, quando quest’ultimo era basato sul coccolare le classi medie occidentali: un tale stadio era solo temporaneo, e non strutturale; le sue motivazioni erano solo strumentali. Svanite le motivazioni, svanito quello stadio: lo stato sociale è sotto attacco per lo meno dagli Anni Ottanta del secolo scorso: dov’erano coloro che oggi protestano? Inneggiavano al sistema. La rivoluzione culturale” che diede inizio alla ristrutturazione sistemica degli Anni Ottanta fu fatta ne decennio precedente. Se vogliamo dare una data – del tutto indicativa – possiamo proporre i cambiamenti avvenuti nel Partito Repubblicano americano (GOP) per le elezioni del 1968 …

      Ci vorrebbe una lunga discussione per dir per bene cosa io condivida e cosa non (per quanto queste brevi noterelle precedenti diano un po’ “il senso” della cosa) del commento appena postato da “Anonimo” (non veneziano, spero …); ma non credo vi sia l’atmosfera pubblica – poiché siamo ancor ben dentro “l’infodemia” (**nettuniana** …) – per poter svolgere utilmente una siffatta discussione: sarebbe solo altri strilli che si uniscono agli strilli dominanti, che oggi non son quelli della “sanità pubblica”, ma quelli dei negazionisti, si osservi con attenzione il cambiamento: il vecchio mondo “liberal democratico” è in crisi essenziale, radicale, strutturale, quasi esiziale. A sua volta, personalmente penso che questa deriva destrorsa – pessima – non potrà durare per sempre ma darà inevitabilmente luogo ad una reazione di rigetto, a sua volta usata da delle altre forze. Azione > Reazione > Azione reale, che nasce, la terza, da una relazione fra un’azione ed una reazione. Niente avviene – come sognano i matti da tastiera, che vivono di proiezioni – per mezzo del mero statuire le cose: ogni cosa genera una reazione, cui segue l’azione reale, quella effettiva, quella concreta. Padre-Madre-Figlio, ed è il “figlio” il frutto effettivo, né la “Madre” né il “Padre; in caso contrario è solo energia persa, energia che oggi, in realtà, non è affatto persa, ma è usata da un sistema per auto perpetuarsi. Questo tal sistema si sostiene così, detto in altri termini, per mezzo di questa tonnellata senza fine di messaggi depistanti e confondenti: così si ottiene il consenso pressoché totale.
      Che senso ha strillare quando tutti strillano? Sarebbe solo un altro strillo fra i tanti … Al contrario, si rifletta per bene sulle cose: questo, probabilmente, oggi è un buon consiglio, che pochi danno, peraltro, cosa non certo casuale: l’uomo deve partecipare al circo, al “carnevale perpetuo” (Guénon), deve infiammarsi, deve infervorarsi, così da perdere quel po’ di “ben dell’intelletto” – per usare una frase di sapor dantesco in quest’anno dantesco che si annuncia – che gli rimane …





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    2. Dunque una cosa che non condivido è che sarà usata la sanità pubblica come scusa per implementare una tale ibridazione. Le pandemia passano, con vaccini o non. Terminano per loro natura: la famosa “carica vitale” non può durare in eterno, e così non può durare la giustificazione nell’usarla. La necessità di certi “passaggi” è intrinseca e strutturale al sistema che li opera, non è affatto esterna. E gli “oppositori” possono contribuire al consenso tanto quanto gli apparenti sostenitori poiché sono le motivazione – qualitative – dell’opposizione il punto vero. Quando un’opposizione viene fatta in nome di uno stato precedente sistemico, che il sistema stesso ha fatto fuori e lasciato nel passato, evidentemente il successo di una tale “critica”, del tutto **apparente**, serve al sistema stesso come sua necessitante “autoregolazione” cibernetica.

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    3. Va poi detto che, al massimo, la pandemia può tutt’al più aver accelerato dei fenomeni tutti **già** presenti e non da poco tempo. Ma niente di più. Ciò significa che non è causa di nulla, tutt’al più può essere una concausa di tipo accelerante, ma niente di più di questo.
      Quanto alla digitalizzazione: si noti come la valuta digitale mantiene, seppur tenue, un legame con il corporeo, detto “materiale” ma che, in realtà, la tendenza è quella di fare transazioni digitale>digitale, non digitale>materiale>digitale, in altre parole: la tendenza è quella ad “obliterare” – nel duplice significato – la parte cosiddetta “materiale”, per cui avremo un sistema di simulazione di massa **chiuso**, un sistema (**chiuso**) di simulazione di massa. Ovvero la manipolabilità totale. E, giunti a quel punto, il passaggio all’ibridazione cervello>“device” digitali sarà logico, per tornare al punto che tutto ciò è una mera conseguenza di decisioni **già** prese, già effettive, soltanto accelerate – ma non certo generate!! – dall’ “Effetto Covid” …




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  2. In relazione all’ultimo link (nota n.7), si legge così: “Il diavolo sussurra nell’orecchio dell’Anticristo **le parole che daranno inizio all’ **esplosione** del mondo**” … Sussurra eh …
    Particolare dagli affreschi di L. Signorelli nella cappella di San Brizio del duomo di Orvieto.

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    1. Non a caso una delle 4 tipologie di waswas al qahri sussurrate dagli shayatin sono quelle fee taharah che riguardano l'ossessione per la purificazione dai germi e dalla sporcizia.E il waswas nell'affresco sussurra da sinistra. Was è Fu in inglese ma pipistrello in cinese.Fu xi e la consorte sono rappresentati con le code di serpente attorcigliate nella stessa maniera del simbolo dell'oms.Chiaramente i politici di basso livello,quelli visibili, esecutori ricevono il waswas per il tramite di an nafs al ammara.

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    2. Infatti “Fu” – pipistrello – vale anche felicità, “benedizione” … Per tornare all’intrico di doppi significati di questo genere di cose …
      Il “fil d’Arianna” è fino assai ….






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    3. Certo bisogna vedere se è la felicità di Xi o di qualcun altro. Chissà se in Cina conoscono il personaggi di Batman e se sanno che gli inventori si sono ispirati al dio camatzoz e alle creature che gli eroi mesoamericani incontravano nel regno di xibalba. Chissà anche se in cina conoscono il mini monologo di Grillo truccato da Joker.

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    4. Rispondo al commento di “Sconosciuto” … Su altro non so, ma di certo in Cina conoscono Batman, forse non sapranno della sua relazione con gli eroi mesoamericani … In ogni caso, il pipistrello è non solo animale della felicità/fortuna/benedizione: esso è anche legato al “Lei Kung” [Leigong] – il “Duca Tuono” – un essere del “tuono”, incaricato di punire le malvagità che sono sfuggite alla normale punizione di legge. L’ “Uccello di Tuono” del Nord America, ecco un’altra relazione …

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    5. Ho controllato la mitografia relativa al Lei Kung, in comune con il pipistrello sembra avere un solo elemento, le ali membranose,proprio come le diable degli arcani di Marsiglia. Tra essi un altro arcano ha qualcosa in comune col pipistrello ed è il XII,che viene dopo l'arcano XI, l'appeso a testa in giù che proprio per simile condizione vede il mondo al contrario.Le divinità mesoamericane della pioggia come Tlaloc analogamente al Lei Kung sono rappresentate di colore blu, a Tlaloc venivano sacrificati soprattutto bambini proprio come oggi i bambini vivono con metaforico sacrificio il ritorno a scuola tra enormi sofferenze di tipo psicofisico come il distanziamento,le maschere e altre pseudoesoteriche astrusità.

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    6. Sì ha solo le ali in comune col pipistrello, “Batwings” ….


      Sulle scuole: occorrerebbe sempre sapere come le cose potevano essere diverso in concreto e non in astratto, quindi non so. Non vi è una trasposizione diretta fra cose di tipo “escatologico” e realtà quotidiane: questo è un punto tanto decisivo quanto non visto. A Tlaloc potevano essere sacrificati dei bambini, è vero, ma ciò **non è affatto vero** per il Lei Kung, che è una sorta di genio – “genius” … “jinn” …– che ha come scopo quello di vendicare chi abbia sofferto una perdita **ingiusta** oppure sia stato ingiustamente condannato per colpe da parte di altri … Quindi …




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    7. La discussione si fa interessante.Sono d'accordo che non c'è trasposizione diretta tra escatologico e quotidiano ma relazione simbolica si che è il simbolo media-azione per caratteristica intrinseca.
      Tornando alle divinità,Herbert Plutschow orientalista ci riporta che reperti della dinastia Shang attestano il sacrificio di umani alla pioggia e altre fonti quali l'esperto di scrittura cinese Keightly affermano del ritrovamento di scritture rupestri in America congruenti all'oracolistica sempre della dinastia Shang. Sul lei gong c'è ampia letteratura che afferma essere spesso le sue punizioni errate tanto che altre divinità corrono a rettificare il suo operato.

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    8. Il Lei Kung, in realtà, è un “genio” – “genius”, “jinn” (ricordiamo che le “deità” dei popoli dell’Asia orientale, in realtà, erano all’inizio dei “geni”, il cui culto mai è passato, soprattutto laddove si è meno sviluppata la civiltà, tipo e zone interna fra Vietnam e Cina o l’interno della penisola indocinese) – e, dunque, non un “dio” (sulla nozione di tal nome, d’origine greca, che non uò esser trasporto meramente nel contesto dell’Asia orientale v’è vasta letteratura: per esempio, il “kami” non ha la stessa valenza di “god”, “dio”, “theòs”) … Dunque, che “sbagli” è chiaro: esso è un ex demone, in realtà, passato al “bene”, nell’ “amministrazione celeste”, che altro non è se non la burocrazia imperiale trasposta nei Cieli … In tale “amministrazione celeste”, il Lei Kung è un capo di sgherri. Gli sgherri son proprio demoni, “jinn malvagi”, “genii malefici”, con i quali egli ha contatto, con tutti i problemi che il contatto con “lo psichismo inferiore cosmico” (per dirla con Guénon) implica …




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    9. Quanto all’orientalista citato, è vero, nella dinastia Shang si usavano sacrifici umani, ma la forma di “deità” – di nuovo, in realtà, termine improprio che si usa per farsi capire – del Lei Kung è ben posteriore, pur esistendone la **funzione** già in quei, lontanissimi, tempi … Volevo solo dire che il sacrificio umano non è legato direttamente al Lei Kung, tutto qui.
      In termini “cinesi”, quella “funzione”, al tempo, era occupata da un’altra “deità” (sempre le precisazioni al riguardo di tal termine …) … Il Lei Kung era, dunque, dal loro punto di vista, “ancora un dèmone” … Ciò accadeva prima che il Lei Kung “si convertisse” – sempre per dirla come la pensan loro –; solo, che il Lei Kung, pur essendosi “convertito”, sempre un ex dèmone rimane … In altre parole: l’evocarlo non è cosa indenne, ma una cosa che comporta conseguenze. Ho scritto un romanzetto al riguardo, dove tale “presenza”, tuttavia, è solo largamente indiretta (non se o quando la si pubblicherà: una cosettina, una quisquilia davvero, ma **non** una pinzillacchera: questo no!! … sto scherzando eh) …




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    10. Dinastia Shang (o “Yin”, NON è lo “yin” del “Yin-Yang”, attenzione - ché **si scrive diversamente**), datazione: c. 1600-c. 1046 a.C. (fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Dinastia_Shang).
      Si Noti Bene (= “NB”) il “C.”, cioè CA., cioè “circa” … Problemi di datazione antica … Siamo prima del VI sec. (**a.C.,** ovviamente), ed dunque vi è un margine d’incertezza in tutte le datazioni, per quanto quella cinese sia tra le più affidabili e precise. E nondimeno. Lascia un margine d’incertezza: e **NON È** un fenomeno “casuale”questo … Il y a là “le mur”, le premier “mur dans l’histoire” (Guénon), le mur qui murmure … Et le mur d’aujourd’hui, le dernier mur, est aujourd’hui mûr … Et ne murure pas le dernier mur …




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    11. Altra correzione:

      ‘Dobbiamo pensar pensieri ostici ad orecchie moderne: evocazione – che seguirà, però, alla fase attuale, di “fine del (SYSTEM) della ‘Grande Prostituta’ di ‘Babylonia’”: ed è importante il precisarlo – di “forze dello ‘psichismo inferiore **cosmico**’” (Guénon), sì: ma da “dove” vengono? Ci rendiamo conto della potenza di una cosa simile, che va ben oltre le capacità, pure di un provetto “mago nero”, che devono essere quindi evocate? E massicciamente …
      Ecco un pensiero che orecchie moderne non possono proprio nemmeno concepire alla lontana.
      Ecco un qualcosa che va oltre i limiti del “Regno della Quantità” passato nella fase di polverizzazione, detta da Baudrillard “implosione” … fase necessaria, ma **insufficiente** (questo insegnava Guénon, infatti) …





      [**PS**. Cf.
      http://www.superzeko.net/doc_incanus/IncanusConsiderazioniSullaControiniziazione.html ...

      Cf.
      http://www.superzeko.net/doc_incanus/IncanusSullaDifferenteUbicazioneDiUnaTorreDelDiavolo.pdf … ]’










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    12. Nel commento si diceva: da “dove” – **non è** un “luogo” … – viene la “forza” per uno “scatenamento” dello “psichismo inferiore cosmico” (per dirla con Guénon, si potrebbero usar altri nomi, ma son solo **nomi**, la realtà è difficile da immaginarsi per “l’uomo ‘moderno’”, ed anche per il sedicente “postmoderno” che tutto è fuorché “post” moderno, ma è la degenerescenza – potenzialmente sine fine” – dell’epoca moderna e dei suoi nefasti “fasti”) … Beh, qui occorre qualche precisazione …
      A me fan ridere i “lovecraftiani” od altri seguaci dell’ “horror” (“vacui” …) che stan lì, a postulare l’immissione di “PHENOMENA” PSYCHICI ad ogni pie’ sospinto, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo! Nulla di più lontano dalla realtà **moderna** …! Perché qui occorre l’esser chiari: con l’epoca moderna – **dopo** l’ “emersione” dei secc. XVI e, soprattutto, XVII – si è visto uno “sparire” [1], talvolta quasi completo, dei “phenomena” psichici, con un picco, “negativo” (cioè con un massimo di “sparizione”), alla fine del XIX sec., ed all’inizio del XX (la Prima Guerra Mondiale segnò un cambio di rotta **anche** “SU” ed “IN” questo “campo” …). Dunque **non può darsi** quest’abbondanza di “phenomena” – oltremodo “fisici”, direi (e si pensi alla “forza” (**sottile**) che ci vuole per poterli “produrre” …) – che costoro vagheggiano, completamente presi dal “VORTEX” attuale, dove i “phenomena”, dispariti dalla realtà, si son rifugiati nella … FICTION! … !
      No. Qui non parliamo di questo, non parliamo di queste sciocchezze, perché tali sono. Tutti gli esperti del “campo” ridono di tali cose, dietro le quali c’è sempre l’idea che il complesso, e talvolta molto ingannevole, campo del “magico”, “lato sensu” inteso, “latissimo sensu” inteso, sia come la tecnica: si preme un bottone, ed un fenomeno si dà, per cui – ad esempio – essi portano avanti un “rito”, letteralisticamente inteso, e si attendono dei risultati che, nel 90% e più dei casi, **non** avviene. Se si trattasse solo di seguire dei procedimenti e far apparire dei risultati, la cosa sarebbe facile. Su questo, peraltro, si basano tutte quelle teorie, viziate alla radice, secondo le quali “l’uomo” un tempo seguiva la “magia” (come la comprende chi sostiene queste teorie, ovvero **non** la comprende …) ma essa **non** “funzionava”. Quindi è sorta la scienza e la tecnica che, finalmente!!, funziona” … Come dicevo: qui **non** parliamo di questo. Qui parliamo di forze sottili effettivamente presenti e capaci di produrre “phenomena” vari. Oggi una tale “produzione” in pratica, è assente o scarsamente presente, checché se ne dica sull’esser “fuori di testa” da parte di tanti (ché possono ben essere delle “infestazioni psichiche”, ch’è altra cosa da ciò di cui si parla “ivi quivi” …). Dunque: “cos’è” questa forza “sottile” che può “produrre” dei fenomeni varii (due “i”)?
      E di “dove” viene (o “sorge” od “origina”, se si vuol usare queste altre, consimili, espressioni)?







      [1] “Sparizione”, “disparizione” … con e senza disperazione …





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  3. – Sì, la frustrazione – siamo in una lunga frustrazione, per lo meno dalla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso: ogni tentativo fatto dal Novecento di venir fuori dai “frutti avvelenati del XIX sec.”, semplicemente, è stato frustrato.
    Poi han teorizzato che era "cosa buona e giusta" stare nel sistema, che avrebbe "pensato a tutto" e non è **mai** stato vero.
    **Mai stato vero**, ma era coperto …
    Poi la pandemia ha mostrato che “Il re è nudo” …

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    1. Mi ricordo bene, le acque corrosive, ma manco tanto corrosive, impantanate invece, sì, una sorta di gigantesco Vietnam globale …




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