“I cani si ribellano ai padroni,
ma domani ritornano pecoroni”.
Questo si legge(VA) [1] su di un muro in
Via Vittorino da Feltre, Roma
(non lontano dal Colosseo)
Fonte:
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2017/11/ottobrata-ex.html
[1] Perlomeno nel 2017. Ma così poi è stato.
E così È, in effetti.
Ripensavo a, cf.
https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2023/05/ripensavo-ad.pdf.
@i
Questo è anno del decennale del blog, vediamo di superare **un poco** la cifra degli 83 post (la cifra massima scelta sin dal 2013) però sempre - **sempre** - mantenendo un limite: un conto è un post lungo perché le **questioni** sono per loro natura ingarbugliate, dunque dirne poco non ha senso: meglio tacere a questo punto; altro conto è sprecar tempo e spazio, come accade troppo spesso nei video su youtube: troppe volte son troppo lunghi e non hai, come per lo scritto, la possibilità di fermarti e riprendere dopo: in un video perdi “il filo” cosiddetto. Anzi, colgo questa occasione **per scusarmi** della **troppa lunghezza di troppi post** e per le troppo lunghe citazioni, a volte - mi spiace! -, ma il punto è che, **purtroppo**, certe questioni sono ingarbugliate **per loro stessa natura** (ahi noi!) e sono complicate o complesse, a seconda dei casi: come si fa quindi a ridurle “in due parole”, come suol dirsi?
RispondiEliminaNon è purtroppo possibile. La complessità del reale oggi ha pochi “fan” si sa, però rimane tale: complessa. Non puoi affrontarle né ridurla in due paroline, appunto.
Schiocchi le dita ed è fatto! Eh no! Il mondo “in tempo reale” in realtà è del tutto irreale, è una simulazione.
Su “Il Fatto Quotidiano” L. Napoleoni (la figlia del noto economista) si chiede, nell’art. “L’opinione pubblica conta poco o nulla: che è successo al grande Occidente?” - dove “grande”, chiaro, è ironico! -, dell’irrilevanza delle pubbliche opinioni quando le classi governanti decidano in un senso specifico, e si risponde che quest’irrilevanza si è vista sia nel 1945, con la bomba atomica, sia nel 2003, con la Seconda Guerra in Iraq. Direi però che, se senza dubbio è vero che le “democrazie ‘occidentali’”, con protesi dentali, sulle questioni fondamentali sono sempre state delle **oligarchie mascherate** –, nessun dubbio al riguardo – direi, si diceva, che oggi le cose sono *assai* peggiorate. Da cosa? Dall’assenza di rappresentanza – di questo si tratta in “Impolitiche Conversazioni”, poi, alla fin fine –, cioè dal fatto che possiamo pur votare chi si dice contro l’ hyper-atlantismo neo-maccartista dominante oltre che contro l’europeismo suicida. Ma poi chi ci garantisce che rispetteranno ciò che cui sono stati votai (e cioè: la rappresentanza)? Nessuno! Nessuno. Nessuno! Chi si fa eleggere non è vincolato a niente, basta che dice che, pur facendo l’opposto logico di quanto promesso, sta proprio facendo quanto promesso e mantiene quel che dice; nessuno lo contesterà. Per primo a non contestarlo è l’elettore poiché oggi vota il marchio (che nome …!), vota il “brand” e cioè, in poche parole, si comporta come un “fan” ed è un fan. La politica non è riflessione né – men che meno – ragionamento sui temi che, in un quadrio strutturato, porti ad una scelta ragionata. No! È pubblicità, è seguire un’opinione dominante resa tale da opportune suggestioi nel quadro di una manipolabilità crescente che ha in vista la “manipolabilità totale” (peraltro qui denunciata “in tempi non sospetti”, ma basta solo far due più due fa quattro, e … FA QUATTRO!, non c’è alcun dubbio!). Eravamo in una società frammentata ma oggi siamo in una società frantumata. Nella quale chi comanda oggi ha il potere di far ciò che crede si debba fare, senza incontrare alcuna resistenza reale, salvo i vari populismi e i “no qualcosa” che altro non sono che gente che segue le sirene – o specchietti per le allodole – che, di tanto in tanto, lo stesso System avrà cura di fornire adeguatamente. La domanda richiede un’offerta, è la legge sistemica …
RispondiEliminaVero si è che c’è dissenso, ma questo non trova r a p p r e s e n t a n z a, appunto, siamo sempre lì … Né alcun “politico serio” darà mai rappresentanza vera a queste istanze, salvo farsi eleggere, le si usa, “poi si vedrà” … Peraltro questo genere di cose sono già successe, peraltro, e nulla più dimostra – oltre ogni dubbio – che così stanno le cose di più del fatto che chi fa l’esatto contrario di quanto ha promesso avrebbe fatto non si sente in alcun dovere di presentare giustificazioni per il suo operato, come sarebbe giusto se vi fosse rappresentanza – **se** … –, certo del fatto che sarà votato comunque. Perché non è certo il messaggio che conta, ma il “brand” ed dunque ha(n) i suoi (loro) fan, che lo - li - voteranno sempre e comunque …
Le famose “alternative”, giusto? Del tipo: la febbre a quaranta è la “cura” per la febbre a trentanove. Del tipo: una dose superiore di veleno è la cura di una dose inferiore … ah certo!
RispondiEliminaÈ il sistema politico che non funziona più, oggi niente garantisce proprio niente: tu puoi anche votare i portatori di “dissenso”, reale o presunto che sia non è – a questo punto – una questione decisiva, ma poi non sei garantito di nulla! Credere che un disastro di tale portata, uno stallo sistemico che rimette in questione gli scopi dell’intera macchina planetaria, possa risolversi con un artificio “politico” è davvero ingenuo. È ingenuo perché significherebbe che il male non è poi grave, non è poi strutturale (cioè “systemico”), ma invece lo è, oh se lo è …! ma intanto così vanno le cose: si crede ancora, nonostante tante smentite, che un piccolo cambiamento, cambiar qui questa o quella individualità o questa o quella sigla, basti. Ma non basta … non basta! Ora, se non funziona più, verso cosa siamo indirizzati, ormai, con ritmo sempre più rapido? Mi farei questa domandina, piuttosto che dibattere su questa o su quella questione del giorno …
EliminaSiamo di fronte a problemi strutturali, sostanziali o come li si vuol chiamare fa poca differenza.
Che si dovrebbe “fare” dunque? Invece di fare promesse inutili – gli svariati “dirò” e “farò”, che non si possono mantenere o, se si vuol farlo, certe forze trovano sempre la maniera per impedirlo, per esempio (parlando d’un movimento politico che voglia “dare voce” al “dissenso”) per mezzo di scissioni, di ambizioni “personali”, e via dicendo – o di parlare delle solite sciocchezze di natura elettorale, usare lo spazio che toccherebbe ad un movimento di tal genere per dire cose che usualmente non si ascoltano, per dire ciò che si reputa la “verità” e parlare di cose sostanziali, di com’è diventato il mondo, di come sta diventando e di come diventerà … senza “peli sulla lingua”, come suol dirsi … In tal modo, almeno si potrebbe avvertir qualcuno, mentre, con le solite manfrine di una politica sempre in dissoluzione, non si aiuta nessuna, non si avverte alcuno, non si fa niente di buono. E concentrare i pochi voti disponibili per portar qualcuno (almeno uno) al Parlamento Europeo, dove mica sarebbe finita! Oh no! Infatti, lì si deve sceglier in che gruppo “intrupparsi” (difficoltà non certo di piccolo momento per un movimento che volesse davvero esser “di dissenso”!). Questo solo per dire le difficoltà che ci sono: tutto congiura perché nulla cambi ed il mondo perseveri nella via che lo porta dritto dritto alla dissoluzione. Vi è, dietro tutto ciò, “la forza del destino” – per dirla con G. Verdi – e non si vince il destino, anche se si può COMBATTERE il DESTINO! Questo sì, è possibile! Se queste sono le difficoltà, se nulla è certo, anzi, se si vincesse qualcosa sarebbero altri problemi, gravi – per un movimento che voglia **davvero** esser “dissenziente” –, allora occorre cambiare la logica: NON usare le lezioni per farsi eleggere, ma, invece, per far sentire una particolare VOCE. Lo scopo dev’esser quest’ultimo, per cui l’esser eletti o non esserlo sarebbe secondario. Il che, poi, assicurerebbe la differenza di modo di pensare: nessuno infatti, oggi, farebbe così, tutti mirano a farsi eleggere, per aver accesso a determinate risorse, chiaro.
EliminaIl turismo come sterminio del senso, per dirla con Baudrilalrd, il noto Effetto Beaubourg; dunque, dall’Effetto Beaubourg a quella Covid, cf.
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/06/dall-effetto-beaubourg-all-effetto-covid.html
E ritorno, dall’effetto Covid a quello Beaubourg. In pratica, è come l’occhio del ciclone, la parte calma del ciclone, poi ritorna il ciclone tesso - che non è mai passato -, solo in senso inverso.
PS. Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/06/dall-effetto-beaubourg-all-effetto-covid.html