“Conosceva l’esistenza dei doring-tsè, dei rongdu, dei tsonag-lou [poiché il testo qui riportato mantiene la traslitterazione alla francese, dato che in francese – come in greco antico – “u” = “ü”, per far dire il suono effettivamente “u” lo si scrive: “ou”, ergo “lou” = lu, ed eccoci così ai lu], dei seundè [di nuovo: traslitterazione alla francese, per cui “eu” = “ö”], dei chidè e dei samdongdu”.
Lama YONGDEN – A. DAVID-NEEL, Mipam. Il Lama delle cinque saggezze, Arcana Editrice, via Giulia Roma 1975, pp. 22-23, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.
In nota: “Rispettivamente: spiriti delle vette delle montagne, delle valli, dei laghi neri [e cioè: i “lu” – e si noti la correlazione con i “laghi” (l’acqua) ed il color nero – come la connotazione “inferiore”, ciò che sta sotto, nascosto nei “laghi neri”], spiriti che s’impossessano delle bestie e degli uomini [alcuni dei quali oggi passerebbero per “Ufo” cosiddetti …], fantasmi dei morti [ben noti al folklore direi mondiale, senza eccezioni] e spiriti che abitano presso i ponti [meno noti, ma ve ne son di simili nella religione popolare cinese]. Tutte queste parole sono scritte tenendo presente la loro pronuncia e non l’ortografia tibetana [spese volte piuttosto lontana dalla pronuncia]”, ivi, p. 23, corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
“klu > nella religione bon erano gli spiriti che dimoravano nelle acque [NB]”.
Dizionario delle religioni orientali, Garzanti editore, Milano 1993, p. 157, grassetto in originale, corsivi miei, mia osservazione fra parentesi quadre.
Sui kLu – kappa muta (come la gran parte delle consonanti iniziali e molte finali, che però cambiano il suono della vocale talvolta) del tibetano [famiglia linguistica sino-tibetana, ramo tibeto-birmano] –, paralleli ai Naga indù (son la stessa cosa, ma “vista” in “quadri di riferimento culturali” anche assai differenti), vi son dei passi interessanti.
Segnalo solo le pagine in: Chögyal NAMKHAI Norbu, Drung, Deu e Bön. Le narrazioni, i linguaggi simbolici e il Bön dell’antico Tibet, Shang Shung Edizioni, Arcidosso (GR) 1996, p. 41, p. 98, pp. 109-110, p. 126, p. 146, p. 153, p. 189, p. 330.
Si sottolinea la forma “serpentiforme” di dette forze NON CORPOREE, bene ribadire il punto.
“Risvegliare”, o meglio: EVOCARE i “lu” non è mai “cosa buona e giusta”, poiché sono “entità” che vanno, piuttosto, “propiziate” o anche “ingraziate” come tutte le “divinità” – in tal caso: esseri dell’ ambito “SOTTILE”, di quello più “vicino” – non certo in senso spaziale! – alla terra – di tal genere.
Ancora un altro, chiaro passaggio sulla religione popolare tibetana: “I rapporti tra cose e avvenimenti da un lato e l’uomo dall’altro son soprattutto di due specie: favorevoli e benefiche; ostili e nefaste. L’uomo è favorito o ostacolato dal destino non per caso ma in conseguenza del suo karma; però esistono anche altri fattori, che favoriscono od ostacolano l’efficacia del karma. Ogni fatto, ogni avvenimento è conseguenza dell’intervento di una volontà o di una forza ben prrecise che qualche volta assumono forme materialmente visibili, qualche altra rimangono indistinte ed inafferrabili. Alcune di queste forze sono sempre ostili, malefiche per natura; ma la maggior parte di esse ha un comportamento ambiguo [ed anche i “lu” …]. Il loro modo di agire dipende dal comportamento degli uomini nei loro confronti [su questo vi è pieno accordo nelle mitologie MONDIALI]. Sono esseri scontrosi, facili all’ira e pretendono omaggi e venerazione [idem]. Perciò non possono far a meno dell’uomo [NB], debbono [debbono eh …] essere sostenute, alimentate [NB] e venerate da lui. Chi trascura di farlo può esser certo [può esser CERTO …] della loro vendetta [NB]. Nella liturgia espiatoria […] vengono invocate [invocate, NB] ed indotte a scendere dalla loro sede, sono immaginate presenti. Vengono pregate di accettare il sacrificio […] di qualunque specie esso sia […], o l’offerta del c’aņ [traslitterato anche come “Chhaang” = la birra tibetana] […].
Tra alcuni di questi esseri e l’uomo esiste un rapporto stretto. Se è responsabile del malumore dei klu per la sua negligenza l’uomo viene colpito dalla stessa sorte. Le forze sovrasensibili [si è letto bene: sovrasensibili ma non spirituali; rimane che NON SON “corpi” ma sono “corporeizzabili” e cioè possono “divenire” – temporaneamente) – “corpo”] generalmente vengono suddivise in due gruppi: in bianche […] e buone, nere e cattive [….]; classificazione basata — secondo la tradizione indiana — sulla qualità del karma, come la classificazione in due mondi della creazione delle dottrine teologiche d’origine iraniana adottate dai Bon po [questa è la nota teoria di Tucci, che il Bon [Bön] sia stato molto influenzato da dottrine d’origine iranica, cosa molto possibile, il problema non è che ci sia stato tal influsso, ma lo è il “quanto” sia stato forte rispetto al fondo “sciamanico” di base presente in tale religione]. La conseguenza dell’ostilità — innata o provocata [il risultato è lo stesso, la “cura” però dev’essere differente, pur essendo simile, nei due casi] — di queste forze malefiche è sempre [sempre …] un «gdon» [“dön”], un influsso nefasto dal quale l’uomo deve difendersi a priori [NB]”, G. TUCCI, Le religioni del Tibet, Edizioni Mediterranee, Roma 1980 (edizione originale italiana: 1976), pp. 214-215, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. In nota, sui “lu” si legge: “Serpenti, potenze sotterranee, che vivono specialmente vicino alle sorgenti”, ivi, p. 215, corsivi e grassetti miei. Di paralleli con le mitologie di altri paesi – specialmente, guarda caso, celtiche – se ne possono fare, a questo punto, e molti. Ma questo ci porterebbe troppo lontano. Il punto fondamentale sta nel notarlo.
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PS. Sui “Naga” indù, esseri “serpentiformi” – in poche parole: simili ai “draghi” di altre forme tradizionali – vi è un interessante accenno alla setta “Naga” dei mopnti dell’Assam, cf. B. ABIETTI, Kuji-Kiri. Magia segreta dei Ninja, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, pp. 20-21; l’arma caratteristica della setta “Naga” è il tridente, cf. ivi, p. 21, il che, dunque, conferma che si tratta di una forma – fra delle altre – di Shivaismo. Interessante che, in esergo, su due citazioni, una sia di Goethe, dal Faust …
Sui Naga, di nuovo: “Naga 1 termine indiano per ‘serpente’, in particolare il cobra 2 si usa anche per indicare l’elefante, la cui zanna ricorda in qualche modo un serpente 3 nome di un popolo che governò la regione di Naga-Dwipa, uno dei sette stati che formavano il Bharatavarsha (l’antica India). Il loro nome deriva dal culto che erano soliti dedicare al serpente, e ne rimane una reminiscenza nell’attuale città di Nagpur, pota nel cuore del Deccan 4 nella mitologia induista indica una categoria di esseri intelligenti [i Naga di cui si parla qui, per l’appunto] con volto umano e lunga coda di rettile [ve ne son di simili anche nelle mitologie occidentali: parliamo degli stessi esseri culturalmente “percepiti” diversamente, ma son gli stessi esseri!]. I Naga discendevano da Kadru, moglie di Kashyapa. Abitavano la regione degli inferi [NB – NB – NB], il Patala, piena di straordinari palazzi e donne affascinanti [questo ricorda molto la mitologia occidentale, CELTICA in modo particolare (lo “shee”, il cosiddetto “altro mondo” celtico, che NON È un “paradiso” in senso islamico, cristiano, buddhista, e via dicendo) … ma sarà “CASUALE”?]. Nel conflitto tra Panadava e Kaurava nel Mahabharata, partecipano alla guerra evitando di prendere posizione per l’uno o per l’altro contendente. Krishna tenta il genocidio della razza Naga [significativo, non è vero?], che egli considera maledetta [idem], dando fuoco alla foresta di Kandava [quindi legame con ieri, acque dal Basso” – cosmico – però anche con foreste, alle quali evidentemente l’acqua – nascosta “giù” – necessita]. I Naga si salvano [esistono ancora, insomma …], provocando anche l’ira di Arjuna [significativo, non è vero?], che comunque sposerà Ulupi, foglia di un re Naga [altro parallelo con la mitologia celtica, l’ “eroe” che sposa la creatura “fatata” del “mondo intermedio”; peraltro, anche ne Il Signore degli Anelli di Tolkien si riecheggia questo tema in relazione ad Aragorn: in poche parole, non c’inventiamo nulla, ma è un tema, questo, antichissimo]. Il loro culto sembra che sia addirittura precedente a quello del linga [ed direi che son d’accordo con tale veduta, di nuovo: significativo, non è vero?]”, Dizionario delle religioni orientali, cit., pp. 212-213, grassetti e corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Per riassumere: tali esseri NON SONO sempre un “male” – va detto con chiarezza –, son “domabili”, però costituiscono un complesso di “forze sottili” (non corporee, ma non per questo realmente “spirituali”!) con le quali è davvero pericoloso aver a che fare. Quindi evocarne il potere può condurre a conseguenze non completamente “maneggevoli” o “gestibili” (eufemismo!) … Quanto “tu” – si fa per dire, chiaro – evochi forze “sottili” DEVI “fornir loro” dei “recipienti” – dei “contenitori” – per “indirizzarli” acciocché non provochino “guai” (nessuno sa, infatti, precisamente, cosa può provocare una forza sottile “in libera uscita”, diciamo così …). I “recipienti” – i “contenitori” – decidono della “bontà o ‘meno’” della “cosa”, ma rimane la differenza qualitativa riguardo alle forze “evocate”, ed i “Naga” sono fra quelle di più difficile “gestione”, diciamo così … Per questo le – vere – “autorità ‘tradizionali’” non hanno mai e poi mai dato alcun incoraggiamento a fare di queste “cose” qui, salvo casi eccezionali e per ragioni specifiche, chiare, nette, positive, in circostanze ben delimitate, non pubbliche. Non si può che dar loro ragione! Il problema è, sempre, quello della “gestione” della forza evocata: cosa “SE” ne fa? Quali son “I” fini?
Stava guidando l’automobile al crepuscolo, su di una via molto affollata, ma molto di più dall’altro senso che da quello sul quale stava guidando; e stava guardando quell’interminabile fila di auto sull’altra corsia della strada, ed allora, solo allora, infine capì cos’è – “davvero” – “la fine”, lo capì col suo cuore, con le sue viscere, con tutto sé stesso, non era più mero, nero concetto. Ma non riuscì a dirlo –, solo nella sua mente si affastellavano immagini … – difficili a “dirsi” anch’esse! Capì che quel mondo era solo un paravento, che non aveva più senso. Di nuovo, non lo “capì” affatto solo con la sua testa … **non** avrebbe avuto senso, infatti, “capirlo” solo con la sua testa: sarebbe stato come **non** capirlo! E quelle luci, così dispersive, lo distraevano, ed insieme pareva come se si stessero condannando da loro stesse, quasi era come se attestassero la loro totale mancanza di senso …
RispondiEliminaE contemplava il mondo che affondava, pezzo dopo pezzo, pian piano, eppure con costanza … pensando a quando le cose – anni fa, ormai – SEMBRAVANO “andar bene”! ma NON era così affatto, e sin dal principio **non** lo era!
E così, dopo il crepuscolo stava per giungere la notte …
Ed è così che il mondo finisce … non lo vedi eppure accade. Passo dopo passo. Finché un giorno avverrà … Ed è così si prepara il prossimo “stato” del mondo … Ad un certo punto avviene come per i “47 Ronin” – anche se, poi, si suicidarono in 48 –, rivelarsi.
Ad un certo punto, i veli cadono. Ma ciò che vedi allora non è ciò che ti aspettavi, almeno che sia ciò che ti aspettavi è una cosa che accade molto ma molto ma molto raramente. Il paravento cade … ed “il carnevale perpetuo” (Guénon) finisce … e le luci dispersive continuano il loro cammino nella **totale** incoscienza …
Non siamo ancora giunti a “quel” punto perché le “7t.” non sono tutte “aperte” – per così dire –, “aperte”, infatti, non è termine del tutto corretto: trattasi di eufemismo …
RispondiEliminaLe “info” a tal proposito erano giuste …
Leggo solo ora questo interessantissimo intervento - così come il commento, ché quando ti va riesci ad aggiungere un po' di tinte poetiche in maniera egregia.
RispondiEliminaIn effetti, perché oggi è - davvero - “LA” fine? Perché ne manca il senso, la mancanza del “senso della fine” – che, nei vari mondi tradizionali, di solito era presenza, insieme al “senso dell’ ‘Inizio’” – è una della caratteristiche più eclatanti e più evidenti – ancorché poco notata – della “nostra” epoca … Perché il mondo finiosce? Perché non ne ha proprio alcuna contezza, manco il minimo del minimo, nemmeno il “mini minimo” come amo chiamarlo … Zero! Per questo **è** “LA” fine. Notalo: in altri tempi ci sarebbe stato un gran movimento sulla “fine” e siamo sull’ “orlo” e cose simili, ovviamente ogni epoca la vive a suo modo, ma “il succo” è che avrebbero percepito. Invece oggi no! Pieno stato di sonnambulismo diffuso … ed è per questo che stavolta ci siamo davvero vicini. Tuttavia mancano ancora degli “anelli” finali … Con “in vista” cosa? La fine del “carnevale perpetuo” e l’inizio dei “giorni neri” (sempre come li chiamo), cf.
Eliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/01/i-giorni-neri.html
In effetti un'ultimo senso, anche se parodistico, di "fine" è stato nel 1999 prima, e poi nel famigerato 2012 - di cui parlammo anche in passato.
EliminaMa trattavasi appunto di parodia e non di certo di senso della Fine correlato ad un senso dell'Inizio, perché come diceva il buon Nietzsche nei suoi deliri profetici "manca il senso, manca la risposta al: perché?", ed è così in generale, e ovviamente si scende poi nel particolare di ogni cosa che si è svuotata di significato.
Intanto il tempo passa, e siamo quasi alla fine del carnevale perpetuo... Sembra ieri, ed è davvero ieri ma in ogni caso un decennio è quasi passato, che leggevo gli scritti di Incànus nel 2014 e ricordo perfettamente l'atmosfera mentale e generale di quel periodo: stasi, stasi perenne, una cappa di immobilismo totale che sembrava non passare mai, sembrava dover durare all'infinito e all'infinito...
E poi, come ogni cosa, è passata via anche quella. E oggi si accelera. Manca ancora un pezzettino però...
Esatto erano parodie, **necessarie** però – perché? Perché così quel po’ di “senso de ‘LA’ Fine” veniva svuotato, i cosa? Di senso, di significato, come tutto del resto, proprio come dici – Infatti che senso ha la vita oggi? Nessun senso.
EliminaAh ricordo gli scritti d’Incànus (2014) [*] e **ricordo benissimo** QUANTO tutto fosse BLOCCATO! Tremendo davvero, ma era “propedeutico” alla fase di emergenze perenni nella quale siamo. Anche quest’ultima, però, è solo propedeutica per “altro” e per quest’ “altro” ancora manca qualcosa, ciò è chiaro ed evidente, sennò avrebbero approfittato della “ghiotta” situazione in atto, per dare “il colpo finale”, ferale, ma non è così … Ancora …
Seguendo Inc., non sono ancora in possesso dell’intera somma di forze necessarie, così sembra evidentemente. In pratica, il recipiente ormai è colmo ma NON TRACIMA. È un po’ come quei recipienti che si vedevano un po’ tempo fa, dove un piccolo recipiente si riempie fino ad un certo punto: se va oltre quel limite – “limes” – allora si svuota del tutto: è un po’ così la situazione, tipo reazione per massa critica, irreversibile, ma **se e solo se** vada oltre un certo, determinato limite …
[*] Parrebbe stia riflettendo sul “mancante” anche in relazione alle ultime “news” – e, soprattutto, alla loro “assenza” – nelle zone delle due ultime “t.” mancanti all’equazione finale … “On verra”, cioè si vedrà, come dicono spesso “lè fransè” …
EliminaOrmai nove anni fa – 2014, appunto – e, in 9 anni (fra poco dieci) si può constatare la “discesa” che si è fatta! “Discesa” che, a partire dal 2020, è divenuta – diciamocelo senza giri di parole – una **“caduta”** vera e propria!!