mercoledì 1 novembre 2023

“Naga” – “kLu” – (“kappa” iniziale muta, quindi: niente kappa, ma spada solo)

 

 

 

 

Conosceva l’esistenza dei doring-tsè, dei rongdu, dei tsonag-lou [poiché il testo qui riportato mantiene la traslitterazione alla francese, dato che in francese – come in greco antico – “u” = “ü”, per far dire il suono effettivamente “u” lo si scrive: “ou”, ergo “lou” = lu, ed eccoci così ai lu], dei seundè [di nuovo: traslitterazione alla francese, per cui “eu” = “ö”], dei chidè e dei samdongdu”.

Lama YONGDEN – A. DAVID-NEEL, Mipam. Il Lama delle cinque saggezze, Arcana Editrice, via Giulia Roma 1975, pp. 22-23, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

In nota: “Rispettivamente: spiriti delle vette delle montagne, delle valli, dei laghi neri [e cioè: i “lu” – e si noti la correlazione con i “laghi” (l’acqua) ed il color nero – come la connotazione “inferiore”, ciò che sta sotto, nascosto nei “laghi neri”], spiriti che s’impossessano delle bestie e degli uomini [alcuni dei quali oggi passerebbero per “Ufo” cosiddetti …], fantasmi dei morti [ben noti al folklore direi mondiale, senza eccezioni] e spiriti che abitano presso i ponti [meno noti, ma ve ne son di simili nella religione popolare cinese]. Tutte queste parole sono scritte tenendo presente la loro pronuncia e non l’ortografia tibetana [spese volte piuttosto lontana dalla pronuncia]”, ivi, p. 23, corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

klu > nella religione bon erano gli spiriti che dimoravano nelle acque [NB]”.

Dizionario delle religioni orientali, Garzanti editore, Milano 1993, p. 157, grassetto in originale, corsivi miei, mia osservazione fra parentesi quadre.

 

 

 

 

 

Sui kLu – kappa muta (come la gran parte delle consonanti iniziali e molte finali, che però cambiano il suono della vocale talvolta) del tibetano [famiglia linguistica sino-tibetana, ramo tibeto-birmano] –, paralleli ai Naga indù (son la stessa cosa, ma “vista” in “quadri di riferimento culturali” anche assai differenti), vi son dei passi interessanti.

Segnalo solo le pagine in: Chögyal NAMKHAI Norbu, Drung, Deu e Bön. Le narrazioni, i linguaggi simbolici e il Bön dell’antico Tibet, Shang Shung Edizioni, Arcidosso (GR) 1996, p. 41, p. 98, pp. 109-110, p. 126, p. 146, p. 153, p. 189, p. 330.

Si sottolinea la forma “serpentiforme” di dette forze NON CORPOREE, bene ribadire il punto.

Risvegliare”, o meglio: EVOCARE i “lu” non è mai “cosa buona e giusta”, poiché sono “entità” che vanno, piuttosto, “propiziate” o anche “ingraziate” come tutte le “divinità” – in tal caso: esseri dell’ ambitoSOTTILE”, di quello più “vicino” – non certo in senso spaziale! – alla terra – di tal genere.

Ancora un altro, chiaro passaggio sulla religione popolare tibetana: “I rapporti tra cose e avvenimenti da un lato e l’uomo dall’altro son soprattutto di due specie: favorevoli e benefiche; ostili e nefaste. L’uomo è favorito o ostacolato dal destino non per caso ma in conseguenza del suo karma; però esistono anche altri fattori, che favoriscono od ostacolano l’efficacia del karma. Ogni fatto, ogni avvenimento è conseguenza dell’intervento di una volontà o di una forza ben prrecise che qualche volta assumono forme materialmente visibili, qualche altra rimangono indistinte ed inafferrabili. Alcune di queste forze sono sempre ostili, malefiche per natura; ma la maggior parte di esse ha un comportamento ambiguo [ed anche i “lu” …]. Il loro modo di agire dipende dal comportamento degli uomini nei loro confronti [su questo vi è pieno accordo nelle mitologie MONDIALI]. Sono esseri scontrosi, facili all’ira e pretendono omaggi e venerazione [idem]. Perciò non possono far a meno dell’uomo [NB], debbono [debbono eh …] essere sostenute, alimentate [NB] e venerate da lui. Chi trascura di farlo può esser certo [può esser CERTO …] della loro vendetta [NB]. Nella liturgia espiatoria […] vengono invocate [invocate, NB] ed indotte a scendere dalla loro sede, sono immaginate presenti. Vengono pregate di accettare il sacrificio […] di qualunque specie esso sia […], o l’offerta del c’aņ [traslitterato anche come “Chhaang” = la birra tibetana] […].

Tra alcuni di questi esseri e l’uomo esiste un rapporto stretto. Se è responsabile del malumore dei klu per la sua negligenza l’uomo viene colpito dalla stessa sorte. Le forze sovrasensibili [si è letto bene: sovrasensibili ma non spirituali; rimane che NON SON “corpi” ma sono “corporeizzabili” e cioè possono “divenire” – temporaneamente) – “corpo”] generalmente vengono suddivise in due gruppi: in bianche […] e buone, nere e cattive [….]; classificazione basata — secondo la tradizione indiana — sulla qualità del karma, come la classificazione in due mondi della creazione delle dottrine teologiche d’origine iraniana adottate dai Bon po [questa è la nota teoria di Tucci, che il Bon [Bön] sia stato molto influenzato da dottrine d’origine iranica, cosa molto possibile, il problema non è che ci sia stato tal influsso, ma lo è il “quanto” sia stato forte rispetto al fondo “sciamanico” di base presente in tale religione]. La conseguenza dell’ostilità — innata o provocata [il risultato è lo stesso, la “cura” però dev’essere differente, pur essendo simile, nei due casi] — di queste forze malefiche è sempre [sempre …] un «gdon» [“dön”], un influsso nefasto dal quale l’uomo deve difendersi a priori [NB]”, G. TUCCI, Le religioni del Tibet, Edizioni Mediterranee, Roma 1980 (edizione originale italiana: 1976), pp. 214-215, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. In nota, sui “lu” si legge: “Serpenti, potenze sotterranee, che vivono specialmente vicino alle sorgenti”, ivi, p. 215, corsivi e grassetti miei. Di paralleli con le mitologie di altri paesi – specialmente, guarda caso, celtiche – se ne possono fare, a questo punto, e molti. Ma questo ci porterebbe troppo lontano. Il punto fondamentale sta nel notarlo. 

 

 

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PS. Sui “Naga” indù, esseri “serpentiformi” – in poche parole: simili ai “draghi” di altre forme tradizionali – vi è un interessante accenno alla setta “Naga” dei mopnti dell’Assam, cf. B. ABIETTI, Kuji-Kiri. Magia segreta dei Ninja, Edizioni Mediterranee, Roma 1987, pp. 20-21; l’arma caratteristica della setta “Naga” è il tridente, cf. ivi, p. 21, il che, dunque, conferma che si tratta di una forma – fra delle altre – di Shivaismo. Interessante che, in esergo, su due citazioni, una sia di Goethe, dal Faust

Sui Naga, di nuovo: “Naga 1 termine indiano per ‘serpente’, in particolare il cobra 2 si usa anche per indicare l’elefante, la cui zanna ricorda in qualche modo un serpente 3 nome di un popolo che governò la regione di Naga-Dwipa, uno dei sette stati che formavano il Bharatavarsha (l’antica India). Il loro nome deriva dal culto che erano soliti dedicare al serpente, e ne rimane una reminiscenza nell’attuale città di Nagpur, pota nel cuore del Deccan 4 nella mitologia induista indica una categoria di esseri intelligenti [i Naga di cui si parla qui, per l’appunto] con volto umano e lunga coda di rettile [ve ne son di simili anche nelle mitologie occidentali: parliamo degli stessi esseri culturalmente “percepiti” diversamente, ma son gli stessi esseri!]. I Naga discendevano da Kadru, moglie di Kashyapa. Abitavano la regione degli inferi [NB – NB – NB], il Patala, piena di straordinari palazzi e donne affascinanti [questo ricorda molto la mitologia occidentale, CELTICA in modo particolare (lo “shee”, il cosiddetto “altro mondo” celtico, che NON È un “paradiso” in senso islamico, cristiano, buddhista, e via dicendo) … ma sarà “CASUALE”?]. Nel conflitto tra Panadava e Kaurava nel Mahabharata, partecipano alla guerra evitando di prendere posizione per l’uno o per l’altro contendente. Krishna tenta il genocidio della razza Naga [significativo, non è vero?], che egli considera maledetta [idem], dando fuoco alla foresta di Kandava [quindi legame con ieri, acque dal Basso” – cosmico – però anche con foreste, alle quali evidentemente l’acqua – nascosta “giù” – necessita]. I Naga si salvano [esistono ancora, insomma …], provocando anche l’ira di Arjuna [significativo, non è vero?], che comunque sposerà Ulupi, foglia di un re Naga [altro parallelo con la mitologia celtica, l’ “eroe” che sposa la creatura “fatata” del “mondo intermedio”; peraltro, anche ne Il Signore degli Anelli di Tolkien si riecheggia questo tema in relazione ad Aragorn: in poche parole, non c’inventiamo nulla, ma è un tema, questo, antichissimo]. Il loro culto sembra che sia addirittura precedente a quello del linga [ed direi che son d’accordo con tale veduta, di nuovo: significativo, non è vero?]”, Dizionario delle religioni orientali, cit., pp. 212-213, grassetti e corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Per riassumere: tali esseri NON SONO sempre un “male” – va detto con chiarezza –, son “domabili”, però costituiscono un complesso di “forze sottili” (non corporee, ma non per questo realmente “spirituali”!) con le quali è davvero pericoloso aver a che fare. Quindi evocarne il potere può condurre a conseguenze non completamente “maneggevoli” o “gestibili” (eufemismo!) … Quanto “tu” – si fa per dire, chiaro –  evochi forze “sottili” DEVI “fornir loro” dei “recipienti” – dei “contenitori” – per “indirizzarli” acciocché non provochino “guai” (nessuno sa, infatti, precisamente, cosa può provocare una forza sottile “in libera uscita”, diciamo così …). I “recipienti” – i “contenitori” – decidono della “bontà o ‘meno’” della “cosa”, ma rimane la differenza qualitativa riguardo alle forze “evocate”, ed i “Naga” sono fra quelle di più difficile “gestione”, diciamo così … Per questo le – vere – “autorità ‘tradizionali’” non hanno mai e poi mai dato alcun incoraggiamento a fare di queste “cose” qui, salvo casi eccezionali e per ragioni specifiche, chiare, nette, positive, in circostanze ben delimitate, non pubbliche. Non si può che dar loro ragione! Il problema è, sempre, quello della “gestione” della forza evocata: cosa “SE” ne fa? Quali son “I” fini? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7 commenti:

  1. Stava guidando l’automobile al crepuscolo, su di una via molto affollata, ma molto di più dall’altro senso che da quello sul quale stava guidando; e stava guardando quell’interminabile fila di auto sull’altra corsia della strada, ed allora, solo allora, infine capì cos’è – “davvero” – “la fine”, lo capì col suo cuore, con le sue viscere, con tutto sé stesso, non era più mero, nero concetto. Ma non riuscì a dirlo –, solo nella sua mente si affastellavano immagini … – difficili a “dirsi” anch’esse! Capì che quel mondo era solo un paravento, che non aveva più senso. Di nuovo, non lo “capì” affatto solo con la sua testa … **non** avrebbe avuto senso, infatti, “capirlo” solo con la sua testa: sarebbe stato come **non** capirlo! E quelle luci, così dispersive, lo distraevano, ed insieme pareva come se si stessero condannando da loro stesse, quasi era come se attestassero la loro totale mancanza di senso …
    E contemplava il mondo che affondava, pezzo dopo pezzo, pian piano, eppure con costanza … pensando a quando le cose – anni fa, ormai – SEMBRAVANO “andar bene”! ma NON era così affatto, e sin dal principio **non** lo era!
    E così, dopo il crepuscolo stava per giungere la notte …
    Ed è così che il mondo finisce … non lo vedi eppure accade. Passo dopo passo. Finché un giorno avverrà … Ed è così si prepara il prossimo “stato” del mondo … Ad un certo punto avviene come per i “47 Ronin” – anche se, poi, si suicidarono in 48 –, rivelarsi.
    Ad un certo punto, i veli cadono. Ma ciò che vedi allora non è ciò che ti aspettavi, almeno che sia ciò che ti aspettavi è una cosa che accade molto ma molto ma molto raramente. Il paravento cade … ed “il carnevale perpetuo” (Guénon) finisce … e le luci dispersive continuano il loro cammino nella **totale** incoscienza …



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  2. Non siamo ancora giunti a “quel” punto perché le “7t.” non sono tutte “aperte” – per così dire –, “aperte”, infatti, non è termine del tutto corretto: trattasi di eufemismo …
    Le “info” a tal proposito erano giuste …


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  3. Leggo solo ora questo interessantissimo intervento - così come il commento, ché quando ti va riesci ad aggiungere un po' di tinte poetiche in maniera egregia.

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    1. In effetti, perché oggi è - davvero - “LA” fine? Perché ne manca il senso, la mancanza del “senso della fine” – che, nei vari mondi tradizionali, di solito era presenza, insieme al “senso dell’ ‘Inizio’” – è una della caratteristiche più eclatanti e più evidenti – ancorché poco notata – della “nostra” epoca … Perché il mondo finiosce? Perché non ne ha proprio alcuna contezza, manco il minimo del minimo, nemmeno il “mini minimo” come amo chiamarlo … Zero! Per questo **è** “LA” fine. Notalo: in altri tempi ci sarebbe stato un gran movimento sulla “fine” e siamo sull’ “orlo” e cose simili, ovviamente ogni epoca la vive a suo modo, ma “il succo” è che avrebbero percepito. Invece oggi no! Pieno stato di sonnambulismo diffuso … ed è per questo che stavolta ci siamo davvero vicini. Tuttavia mancano ancora degli “anelli” finali … Con “in vista” cosa? La fine del “carnevale perpetuo” e l’inizio dei “giorni neri” (sempre come li chiamo), cf.
      https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/01/i-giorni-neri.html







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    2. In effetti un'ultimo senso, anche se parodistico, di "fine" è stato nel 1999 prima, e poi nel famigerato 2012 - di cui parlammo anche in passato.
      Ma trattavasi appunto di parodia e non di certo di senso della Fine correlato ad un senso dell'Inizio, perché come diceva il buon Nietzsche nei suoi deliri profetici "manca il senso, manca la risposta al: perché?", ed è così in generale, e ovviamente si scende poi nel particolare di ogni cosa che si è svuotata di significato.
      Intanto il tempo passa, e siamo quasi alla fine del carnevale perpetuo... Sembra ieri, ed è davvero ieri ma in ogni caso un decennio è quasi passato, che leggevo gli scritti di Incànus nel 2014 e ricordo perfettamente l'atmosfera mentale e generale di quel periodo: stasi, stasi perenne, una cappa di immobilismo totale che sembrava non passare mai, sembrava dover durare all'infinito e all'infinito...
      E poi, come ogni cosa, è passata via anche quella. E oggi si accelera. Manca ancora un pezzettino però...

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    3. Esatto erano parodie, **necessarie** però – perché? Perché così quel po’ di “senso de ‘LA’ Fine” veniva svuotato, i cosa? Di senso, di significato, come tutto del resto, proprio come dici – Infatti che senso ha la vita oggi? Nessun senso.
      Ah ricordo gli scritti d’Incànus (2014) [*] e **ricordo benissimo** QUANTO tutto fosse BLOCCATO! Tremendo davvero, ma era “propedeutico” alla fase di emergenze perenni nella quale siamo. Anche quest’ultima, però, è solo propedeutica per “altro” e per quest’ “altro” ancora manca qualcosa, ciò è chiaro ed evidente, sennò avrebbero approfittato della “ghiotta” situazione in atto, per dare “il colpo finale”, ferale, ma non è così … Ancora …
      Seguendo Inc., non sono ancora in possesso dell’intera somma di forze necessarie, così sembra evidentemente. In pratica, il recipiente ormai è colmo ma NON TRACIMA. È un po’ come quei recipienti che si vedevano un po’ tempo fa, dove un piccolo recipiente si riempie fino ad un certo punto: se va oltre quel limite – “limes” – allora si svuota del tutto: è un po’ così la situazione, tipo reazione per massa critica, irreversibile, ma **se e solo se** vada oltre un certo, determinato limite …




      [*] Parrebbe stia riflettendo sul “mancante” anche in relazione alle ultime “news” – e, soprattutto, alla loro “assenza” – nelle zone delle due ultime “t.” mancanti all’equazione finale … “On verra”, cioè si vedrà, come dicono spesso “lè fransè” …


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    4. Ormai nove anni fa – 2014, appunto – e, in 9 anni (fra poco dieci) si può constatare la “discesa” che si è fatta! “Discesa” che, a partire dal 2020, è divenuta – diciamocelo senza giri di parole – una **“caduta”** vera e propria!!




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