venerdì 14 gennaio 2022

POST (**al momento**) n°666 …

 

 

 

Il fatto più importante relativo a quelle invocazioni e alla scoperta del Libro della Legge è che esse vennero effettuate sulle tracce delle figurazioni di una stele lignea della XXV Dinastia, conservata nel Museo Archeologico [de Il Cairo] dell’epoca e stranamente contrassegnata dal numero 666 [sic …]”.

M. VACCARI, Alesteir Crowley. L’artigiano del male, Francesco Bevevino Editore, Milano 2004, p. 17, corsivi in originale, grassetto mio, mie osservazioni poste fra parentesi quadre (*). [§]

 

 

«“Herr Iwein: prendete quest’anello

la pietra è così fatta:

chi la tiene nella mano nuda,

nessuno, finché la tiene nella nuda

[mano,

lo può vedere o trovare.

Come il legno sotto la scorza

sarete nascosto:

non dovrete avere più timore.”

E glielo diede».

Chrétien de Troyes in In forma di parole, Libro Terzo, Tomo uno, Elitropia Edizioni, Reggio Emilia 1981, p. 250.

 

 

 

 

 

«Tuttavia, si poteva ancora raggiungere un compromesso fra i due gradi nemico [Horus e Seth], come dimostra il tempio greco-romano costruito circa a 170 km a sud del più antico centro del culto di Seth, Nbt [“città dell’oro”, “quella – la città – dell’oro”, “Nbt”, ovvero anche: della Nubia, da cui proveniva gran parte dell’oro egizio], che i Copti [i cristiani dell’Egitto] chiamavano Embo e i Greci Ombos. Al nuovo sito fu dato proprio il nome di Ombos, il vecchio dio della città, che era naturalmente Seth, o “colui che viene da Ombos”. Kōm Ombo (“La collinetta di Embo”), come si chiama oggi il tempio, venne iniziato nel regno di Tolomeo V Epifane e rifinito sotto vari imperatori romani, come Tiberio, Domiziano e Caracalla, con decorazioni che costituiscono alcuni dei migliori esempi d’arte greco-romana. Kōm Ombo è unico fra i templi egizi perché consacrato a due divinità: Haroeris (Horo il Promogenito) e Suchos, o Sobek, il dio-coccodrillo venerato in molte parti del paese, ma soprattutto ad El-Gadalein e nel Fayūm. Dato che si trova su un tratto di fume un tempo infestato dai coccodrilli (fino alla seconda metà del XIX secolo), è ovvio che per gli abitanti della regione Sobek era un dio che andava placato. Mentre Sobek era una forma di Sutekh (il nome semitico di Seth), Haroeris era una delle forme di Horo [è meglio dire: Horus, poiché in italiano l’ “acca” è “muta”, per cui Horo = oro (magari lo è anche, ma è bene tener ben distinti i due costrutti differenti: peraltro, la città di Seth è la “città dell’oro”, ed è dunque l’oro come “corruttore” che caratterizza Seth, fra le altre tante cose, e qui sovviene subito Marx che citava Shakespeare nei Grundrisse, Einaudi editore, Torino 1976, p. 1085, dove riportava un passo dal Timone di Atene (Atto V, scena III) di Shakespeare; curiosità: vi è accanto, al passo di Shakespeare, un passo dall’ Apocalisse di Giovanni: Ap., cap. XIII, v. 17!]. Sebbene a breve distanza, a Idfu,  Horo fosse venerato come vincitore di Seth e venisse perfino raffigurato in alcuni rilievi nel gesto di trucidare dei coccodrilli, a Kōm Ombo i due rivali condividevano un tempio. Infatti, il lato sinistro [SI NOTI: non voglio qui mettermi a discutere sul problema dell’ orientazione (“solare” o “polare” (Guénon), ma è un punto interessantissimo)] è consacrato a Haroeris, a sua moglie Hathor-ta-sent-nofert (“Hathor la buona sorella” [in realtà, “Hathor” vuol dire letteralmente: “dominio (o tempio) di Horus” …!]) e al figlio Panebtwy (“il Signore delle Due Terre” [peraltro titolo del faraone “di per sé”, cioè stiam parlando, dunque, della “regalità faraonica” COME TALE: la posta in gioco è dunque alta, qui!]), mentre il lato destro è dedicato a Sobek, in compagnia non della sua solita consorte Renenutet (la dea-cobra [SI NOTI]), ma di Hathor, che in genere è la moglie di Horo, e di Khonsù, in realtà figlio di Amon e Mut. Sembra probabile che i due gruppi di sacerdoti distinti e in buoni rapporti fra di loro si occupassero delle due distinte divinità. Anche se il tempio di Kōm Ombo non era consacrato direttamente a lui [cioè: A SETH], il fatto che si potesse ancora venerare uno dei suoi aspetti dimostra che Seth non si era del tutto alienato i favori degli Egizi [SI NOTI]. Tuttavia, molto tempo prima il culto di questo dio turbolento era stato vietato in varie parti del paese [soprattutto il fatto che Seth venisse adottato dagli invasori Hyksos fece molto decadere il culto di Seth fra gli Egizi], e in epoca cristiana egli venne degradato a mero spirito maligno. Alcune manifestazioni di Seth sono alquanto sorprendenti. Nonostante fosse vituperato in molte località della valle del Nilo (**) per aver assassinato Osiride, nell’oasi di El-Khargah nel Deserto Occidentale lo si venerava come la divinità che assicurava la fertilità dell’oasi. Infine, secondo alcuni studiosi, la storia di san Giorgio e il drago s’ispirerebbe a una scena raffigurata su un rilievo nella sala ipostila del tempio di Hibis (iniziato nel V secolo a.C. sotto il re persiano Dario e completato oltre 150 anni dopo sotto Nectanebo II): si tratta di un’immagine alata di Seth che uccide il serpente Apopis», B. WATTERSON, Alla scoperta degli dèi dell’antico Egitto, Newton Compton editori, Roma 2001, p. 107, corsivi in originale, grassetti miei, miei commenti fra parentesi quadre.

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

(*) Stranamente si è conservato lo scontrino, comprato a Roma nel lontano 2006

Che fu anche l’anno del:

https://www.delosstore.it/delosbooks/22404/sherlock-magazine-6-i-nuovi-studi-di-sherlock-holmes/.

 

(**) A tal proposito – del Nilo – cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/08/inno-al-nilo-cioe-hapi.html.

 

 

 

 

[§] Il Liber legis (di Crowley) vien riportato (integralmente) in ivi, pp. 73-91.

 

 

 

 

PS. “Quando gli Hyksos diventarono padroni dell’Egitto fino a Cusa, e il loro capo ebbe scelto come residenza Avaris, vecchia città di teologi consacrata a Tifone, vale a dire a Seth, si accorse, se non lo sapeva già, che questo dio aveva molte affinità con i Baal del suo paese. Il capo degli Hyksos ma, cosa che non avevano fatto i faraoni nazionali, lo considerò il solo dio e pretese anche di farlo riconoscere nella parte di Egitto rimasta indipendente. Amon reagì con energia e fu lui che ispirò a Kamose il desiderio di liberare l’Egitto. Per questo, quando gli Hyksos furon cacciati, Amon ebbe il sopravvento su tutti gli altri dèi, che tuttavia fruirono di una parte non trascurabile dei favori reali”, P. MONTET, Egitto eterno, Casa editrice Il Saggiatore Milano 1964, pp. 154-155.

Questo testo, dove si parla contro la diga di Assuan – che di lì a poco sarebbe stata completata! (in realtà, l’inizio della sua costruzione già vi era stato), cf. ivi, pp. 287-288 – presenta le foto di File, del tempio d’Iside, nella sua locazione originale, dov’era, cioè, prima della diga! Cosa molto affascinante, peraltro.

Oggi tal tempio si ritrova spostato nell’isola di Agilkia, ca. 500 m da File, ma più alta di quest’ultima, quindi emersa dalle acque della diga. “Si parla d’isolare File, di smontare i monumenti e di rimontarli in luogo sicuro [come poi è stato!], ma questo progetto non è applicabile agli speos che Ramesses II ha moltiplicato a nord di Uadi-Halfa. […] All’epoca delle prima diga di Assuan [a899-1902], Maspero scriveva che la sola idea di metter le mani su un tempio faceva paura. Che direbbe oggi di un progetto mostruoso la cui realizzazione mette in pericolo dei monumenti che son tra i più grandiosi dell’eredità faraonica? Tali fatti non sono nuovi”, ivi, p. 288, corsivo in originale, miei commenti fra parentesi quadre. Elenca questi fatti, ben noti, fra cui vi è il “riuso” famoso, ma vi è stato qualcosa in più stavolta. Iniziava il passaggio della storia dalla ricostruzione – sempre manchevole – alla simulazione del passato, che oggi predomina incontrastato, quello “scenario” di cui Baudrillard scrisse: “La storia: uno scenario rétro”, J. BAUDRILLARD, Simulacri e impostura: bestie, Beaubourg, apparenze e altri oggetti, Casa editrice Cappelli, Bologna 1980, pp. 7-13. La “N.d.T.” così spiega “rétro” in un tal contesto: “«Rétro» indica un ritorno indietro, una ripresa d’uno stile passato, spesso della prima metà del XX secolo: film rétro, moda rétro ecc.; solo in parte traducibile in italiano con «sorpassato»”, ivi, p. 13, corsivi in originale.

Ecco invece una nota dell’autore citato (B.), invece: “Il fascismo stesso, il mistero della sua comparsa e della sua energia collettiva, di cui nessuna interpretazione è venuta a capo (né quella marxista, con la sua manipolazione politica da arte delle classi dominanti, né quella reichiana, con la sua rimozione sessuale delle masse, né la deleuziana, con la paranoia dispotica [e quella foucaultiana è – più o meno – di genere molto simile a quest’ultima, con aggravanti]), può essere inteso come rilancio irrazionale dei referenti mitici e politici, intensificazione folle del valore collettivo (il sangue, la razza, il popolo [i primi due son caduti sotto un interdetto, ma l’ultimo dei tre non può caderci, in democrazia: paradosso fondante di quest’ultima …], ecc.); riappropriazione […] di un’ «estetica politica della morte» [questa era la posizione di W. Benjamin] in un momento in cui il processo di disillusione del valore e dei valori collettivi [E IN COSA OGGI SIAMO SE NON IN UNA “RIEDIZIONE” DELLA STESSA “DISILLUSIONE”?, domanda RETORICA], di secolarizzazione razionale [di nuovo: Weber!] e di unidimensionalizzazione [Marcuse, parzialmente] di tutta la vita [ED OGGI è BEN PEGGIO, nel senso che il processo è ben più potente], di operazionalizzazione di tutta la vita sociale e individuale [Weber, ancora], si fa già fortemente sentire in Occidente. Ancora una volta, va bene tutto pur di sfuggire a questa catastrofe del valore [oggi non è diverso: ecco la forza che sta dietro tutti i “populismi” vari e svariati, comunque si manifestino, Putin o Trump o loro cloni sgonfiati e immiseriti ancor più rispetto alle parodie che sono alla lo stessa – dei cloni – origine], a questa neutralizzazione e pacificazione della vita. Il fascismo è una resistenza profonda, irrazionale, folle […]. La sua crudeltà, il suo terrore è proporzionale a quest’altro terrore dovuto alla confusione del reale e del razionale, che ha messo radici più profonde in Occidente [direi nel mondo: è la simulazione, l’indistinguibilità di fatto tra modelli e realtà effettiva, la perdita di percezione della relatività e natura relativa e debole dei modelli, di qualsiasi modello] e di fronte a cui il primo [il fascismo] costituiva una risposta [oggi siamo al succedaneo della risposta …, che NON È la mera “replica” del passato, cerchiamo di dirlo con assoluta chiarezza]. Ogni altra ipotesi è moralistica, lenitiva [coi fascismi si lenisce sempre, si lenisce solo, non v’è risposta reale ad essi] e profondamente reazionaria, poiché torna a deplorare il fascismo senza volerne capir niente (il fascismo come deviazione della lotta di classe o deviazione dal desiderio)”, ibid., corsivi in originale, grassetti miei, miei commenti fra parentesi quadre. Che poi tale “resistenza” sia falsa, non ci piove: fallisce, né può far altro se non fallire, punto decisivo. Ma solo così si può spiegare la sua forza, la sua natura camaleontica dove, a fronte di un “comunismo” che, in realtà, da tempo, si è sempre più mutato in nazionalismo, continua però ad esistere. Come una setta, in effetti. Vi è l’idea di fondo che possa esistere un “referente” mitologizzato – un tempo il sangue e la terra (Blut und Ehre), la “razza”, e, sempre, “il” popolo (Das Volk), ma oggi solo “il popolo” (che non esiste) vi è rimasto: sufficit –, e che, da esso (referente mitologizzato) partendo, sia possibile “modificare” la situazione che c’è (qualche nota su tal tema, della mitologia politica, l’ho scritta in una Prefazione del 2014).

I risultati son sempre, invece, che la situazione si fissa e, spesso, precipita … cosa del tutto incomprensibile a quelli di “destra”, intendo il perché necessariamente non può esser che così … se uno si legge il cap. “Tradizione e tradizionalismo” di Guénon, però (strano!), capisce … sempre che lo voglia, eh!

Ora però: perché alla “sinistra classica” – che oggi NON ESISTE più, diciamolo con chiarezza, e una volta per tutte, non esiste da tempo – e cioè alla centralità della “classe”, il sistema capitalistico ha saputo rispondere in maniera decisiva mentre ai fascismi (plurale) non è in grado di farlo, non ci fosse stato Churchill noi oggi staremmo ancora tutti a fare il saluto nazista, e questo è un fatto (piaccia o non)? Perché la carica mitica della “classe”, rispetto a “sangue”, “terra”, “razza”, oggi “popolo”, è scarsissima. Da dove traeva, invece, la sua carica MITICA la “sinistra” (classica che, oggi, e del tutto meritatamente, non esiste più)? La traeva dal “mito politico” della RIVOLUZIONE, non della “classe”, mero strumento. Un mito di tipo “para-apocalittico”, il redde rationem a livello sociale, l’erede dei moti medioevali o della prima età moderna, l’erede dei moti pre-borghesi, per dirla in breve.  Quando il mito della rivoluzione è passato, inevitabile, anche la sinistra è scesa sempre più, la “sinistra divina”, la chiamava illo tempore Baudrillard, che si crede “arrivata” , vedeteli, son tutti diventati così e da tanto e tanto tempo, ormai. Su ciò, cf.

https://ideeinoltre.blogspot.com/2014/05/andrea-ianniello-baudrillard-la.html.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

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