domenica 2 gennaio 2022

Il tragitto dei “nostri” tempi … recentissimi …

 

 

 

 

 

 

 


 
 

 
 

Qual è il “tragitto” dei nostri tempi, parlo di quelli recentissimi? Dalla “normalizzazione” (collettiva) all’ “anormalizzazione” (idem) …

 

Cosa penso della “biopolitica”? Vecchi rottami novecenteschi, affatto consapevoli di tutto il cambiamento – profondo – del System, cominciato con gli anni Settanta (che, tra l’altro, colsero di sorpresa l’ “intellighentzia” che, d’allora in poi, vive alla giornata ed annaspa: non è un caso quest’annaspare senza trovare “appigli”) … Oggi si sta solo compiendo quanto iniziato in quel tempo (anni ‘70 del secolo scorso), e **NON È** affatto un “ritorno allo ‘stato’ (**moderno**)”, non è uno “stato d’eccezione”, confuso con lo “stato d’emergenza”, che è altro e che è – e rimarrà (lo “stato d’emergenza”) – “globale” perché la realtà di un sistema simulato può sussistere solo se produce un qualcosa di reale (in realtà: sempre simulato) che lo “graviti”.

Chiariamoci sul termine “simulato”. SIMULATO **NON VUOL DIRE** “INESISTENTE” NÉ “PRODOTTO ‘ARTATAMENTE’”, MA SIGNIFICA **IMMAGINE**, cioè vi è qualcosa, ma è la sua – di detto qualcosa – “IMMAGINE” che governa la “realtà” di quel qualcosa, non accade l’inverso. A>B>A … Si attua l’ *inversione* del “senso”, questo è decisivo. Tale inversione cominciò con gli anni Settanta, per ragioni profonde **interne** al “modo di funzionare” del SISTEMA capitalistico, che è un gigantesco DYBBUK.

Se uno non comprende quanto cominciato in quel tempo (anni ‘70 del secolo scorso), non può comprendere i cambiamenti attuali, dei quali si dà, inevitabilmente, un’apparenza “retro”. Ed ecco il ritorno a Foucault ed alla sua “biopolitica”, ed altre caricaturali forme di falso ritorno allo stato totalitario del secolo XX: il sistema di oggi è molto diverso, basato sulla sorveglianza diffusa ma che non funziona né ha gli stessi scopi di quella degli anni Trenta del secolo scorso. Non è un caso, però, neanche questa serie di “simulacri d’analisi politica” che vediamo; a tal proposito, cf. J. BAUDRILLARD, “La storia come scenario rétro” in Simulacri e impostura: bestie, Beaubourg, apparenze e altri soggetti, Cappelli editore, Bologna 1980, pp. 7-13.

Viviamo in un mondo tanto più rétro quanto più si muove in avanti verso il “falso radicale”. La nozione di “falso radicale” permette di tenere assieme due filoni assai diversi, quello dell’analisi del presente, e del recente passato, con quello del prossimo futuro, con tutte – tutte (chi ha orecchie per intendere, intenda …) – implicazioni (*)

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 


 
 
 
 
 

(*)Sul qual punto, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/12/un-altra-piu-che-necessaria-precisazione.html.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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