domenica 16 gennaio 2022

Famosa frase di Nietzsche – sua fonte – …

 

 

 

 

 

 

[…] di notte l’uomo si lascia ingannare dal sogno, per tutta la vita, senza che il suo sentimento morale cerchi d’impedir ciò; devono invece esistere uomini che con la forza di volontà hanno dominato il russare”.

F. NIETZSCHE, Su verità e menzogna in senso extramorale, Adelphi Edizioni, Milano 2015 (collana “Biblioteca minima”, cioè la più grande, quella minima), p. 13.

 

E di protezione egli ha bisogno, poiché esistono potenze terribili che premono continuamente su di lui, contrapponendo alla «verità» scientifica altre «verità» di natura del tutto diversa e munite dei più svariati stemmi”.

Ivi, p. 30.

 

 

 

 

 

 

Alla scuola di guerra della vita. — Ciò che non mi fa morire mi rende più forte”, F. NIETZSCHE, Il crepuscolo degli idoli, ovvero come si filosofa col martello, Edizioni I Dioscuri, Genova 1990, p. 40, corsivi in originale. L’Introduzione è di H. Lichtenberger, sulla quale vi sarebbe molto da dire, però andremmo troppo lontano. Una sola nota: “In molti altri punti le negazioni di Nietzsche sono in realtà delle affermazioni spinte all’estremo e che si distruggono per «autosoppressione» (Selbstaufhebung). […] Egli inalbera un intransigente ateismo e parla pertanto con profonda simpatia degli homines religiosi, degli uomini di fede; si dice immoralista e pertanto nessuno più di lui ha conosciuto il rispetto del dovere; attacca il culto della verità ad ogni costo eppure nessun meglio di lui ha subìto la divorante ed entusiastica passione per la verità; lancia contro Wagner il più terribile dei pamphlets mentre non cessa di profondamente ammirarlo [§]; esalta la civiltà francese ed abbassa con una specie di furore la cultura tedesca, ma si scorge facilmente […] un doloroso amore per la Germania, per la sua ingrata patria che si è lungamente ostinata ad ignorarlo o a misconoscerlo. «Voi dovete esser fieri dei vostri nemici», insegna Zarathustra. Nietzsche ha praticato questo precetto. Non solo non si sente mai in lui l’odio denigrate che vorrebbe rimpicciolire ed abbassare l’essere detestato, ma spesso s’indovina in lui un vero amore degli uomini e delle idee che attacca: è questo pure il secreto dell’attrazione che sovente esercita su coloro stessi che sembrerebbe dovessero essere i suoi peggiori nemici. Se ad esempio l’immoralista e l’ateo Nietzsche incontra spesso delle simpatie presso delle anime religiose, ciò avviene perché, in realtà, egli è infinitamente più vicino ad esse che non gli spiriti tiepidi i quali accordano alle cose della religione un’indifferenza od una ironica deferenza”, Introduzione in ivi, pp. 28-29, corsivi in originale. Questo fatto di solito non viene accuratamente percepito in Nietzsche, così falsificandolo e, inevitabilmente, mancando – e di molto – il bersaglio …!

Interessante che la Prefazione originale del libro, dello stesso Nietzsche, porti questa data: “Torino, 30 Settembre 1888, il giorno in cui fu compiuto il primo libro de «La trasmutazione di tutti i valori». FEDERICO NIETZSCHE”, ivi, p. 38, corsivi in originale. La follia era, ormai, per lui, molto vicina (*). E questa sua pratica di fare “l’inverso” perché accadesse l’opposto ne aveva ormai minato la stabilità mentale. Ne deriva, comunque, che Il crepuscolo degli idoli era il primo della serie sulla “trasmutazione di tutti i valori”, cioè l’ accoglimento del nichilismo – non più combatterlo – per poter “andar oltre”, questo era, in soldoni, l’idea di fondo, idea che, ovviamente, non poteva ch’essere votata al fallimento, come puntualmente accade: però apprezziamo lo sforzo, si apprezza l’integrità del tentativo, integrità che manca così tanto alle certezze di burro, alle certezze di polvere che continuano, ancor oggi, e che spessissimo non sono altro che nera ipocrisia. Ma il nostro non è forse il mondo degli “ultimi uomini”, dunque cos’aspettarsi di diverso?  

Il motto di Nietzsche, al tempo, lo dice lui stesso, nella stessa Prefazione: “Da molto tempo una sentenza di cui nascondo l’origine alla sapiente curiosità è stata la mia divisa: Increscunt animi, virescit volnere virtus”, ivi, p. 27, corsivi in originale.

 

Il sottotitolo del libro – vale a dire: “ovvero come si filosofa col martello” – viene più d’una volta, seppur criticamente, citato dallo stesso Jünger in Avvicinamenti, se non ricordo male (anche in qualche passo de Al muro del tempo (“An der Zeitmauer”), ma nella sua edizione accresciuta, sempre se ben ricordo, se ne percepisce, per lo meno, la forte impronta). Infatti, E. Jünger scrive spesso “in contrappunto”, cioè sia in accordo sia in disaccordo, con Nietzsche; ciò accade – ma su tutt’altro fronte – anche per G. Colli, alcuni passi del quale si è spesso riportato in questo blog, poiché si è qui convinti della centralità filosofica, seppur dimenticata o appannata, di quest’ultimo autore. Colli aveva, delle fonti greche antiche così come di quelle antiche indù, una conoscenza non scolastica, ma che nasceva dalla lunga loro frequentazione, piuttosto evidente in ogni passo, ed era questa la ragione vera della sua distanza, seppur con gran simpatia, da Nietzsche, mentre per Jünger è stata la frequentazione di ambienti “esoterici” o “esoterizzanti”, lato sensu intesi, ad operare in senso critico nei confronti di Nietzsche, cui però rimase sempre legato (di tanto in tanto vi ritornava). Si sa, è la “disciplina dell’acciaio”, che non poteva non avere l’autore de Nelle tempeste d’acciaio …  

 

Nietzsche – sia detto di sfuggita – è, infatti, un autore che ha insieme la virtù e il guaio (grosso) per il quale si può esser spesso in accordo E in disaccordo, AL TEMPO STESSO, con lui …

In ogni caso, per arrivare ad una breve conclusione: questo ci consente di discriminare i “grandi” autori da quelli, magari altrettanto validi, forse anche più facondi, probabilmente scrivono anche meglio, che sono – e rimangono – dei buoni autori, per nulla disprezzabili, tuttavia buoni autori. Difatti, ci son autori che, una volta letti, non si esce fuori dalla loro lettura come si era entrati: chi genera questo fenomeno, ecco che può esser detto un “grande” autore. Il che può essere del tutto svincolato dal fatto che il “grande” autore dica solo e soltanto “verità”, o dallo stile o dall’estensione della sua propria opera: tutti questi son degli “altri” parametri, utilissimi, peraltro, allo scopo di discriminare un “buon” autore da un autore “cattivo”. Eppure tali parametri non son sufficienti a denotare il “grande” autore, dove, tanto per dirla tutto, il “grande” autore non è affatto necessariamente quel che si dice un “classico”, mentre un “classico” è un “grande” autore necessariamente. Un “classico” è, in realtà, un modello, un “grande” autore può esser anche un “ANTI modello”, eppure pone sul piatto delle questioni fondamentali, spesso più di quante ne risolva. E qui, qui sta tutto il punto dirimente.

Un “grande” autore pone sul piatto dei quesiti fondamentali, non fornisce delle risposte; un “classico” invece dà delle risposte, più o meno valide nel corso del tempo. Nel caso di Nietzsche, per l’appunto, è quello di chi pone dei quesiti fondamentali, mentre le sue “risposte” sono state deboli, cangianti, spesso inconsistenti, di certo mutevoli: mai, però, ha saputo acquisire quello sguardo “dall’alto” che deve caratterizzare un “classico”. Rimane un “grande” autore, tuttavia.

Magari un “grande” autore ha scritto una sola cosa di valore, e un “buon” autore ne ha scritte tante: diceva I. Berlin che ci sono le “volpi”, che sanno tante cose, e i “porcospini”, che sanno UNA SOLA, ma GRANDE, cosa …

Come per ogni categoria, c’è spazio per forme intermedie.

Per non concludere affatto: non vi sarà proprio alcuna “trasvalutazione di tutti i valori”, quel che vediamo è solo il nichilismo più becero, non più il “nichilismo attivo”, che ancora era di uno Hitler, per quanto SUPER deviante, né quello russo, per la verità l’espressione “Che fare?” (“Cto deljat’”) usata da Lenin era mediata da N. Černyševskij che, però, è anche come il creatore del termine “nichilismo”, ed anche questo nichilismo “reattivo” – quello della Rivoluzione d’ottobre – fa stra parte del trapassato, prossimo, ma sempre trapassato. Ma vi era tutto un passato, un lungo accumularsi di forza – che proprio Nietzsche notava, da buon osservatore qual era – e che, poi, si rivelò in Lenin, su ciò cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/01/da-il-montaggio-13-punti-tratti-da-sun.html

Ma ciò nacque dal fatto che in Russia l’avvento della tecnica e della scienza moderne avvenne in un paese dove ancora si credeva che fenomeni naturali fossero dovuti ad influenze sottili, per cui si ebbe un crollo. Anche in Scandinavia – per questo l’Ottocento russo e quello scandinavo son stati così “produttivi” di opere varie – si verificò lo stesso fenomeno, ma, essendo un paese dell’Europa occidentale, pur passando un gran brutto momento, riuscirono a  ritrovare un “patto sociale” oltre che delle ragioni per darsi degli obiettivi condivisi, pur sempre rimanendo sotto traccia la crisi ancor oggi (va sempre ricordato che si tratta di paesi dove la “mentalità di villaggio”, della “condivisione”, si era mantenuta più a lungo che nelle altre parti d’Europa per causa delle loro posizioni laterali). Questa “ristrutturazione del debito mentale” non era però possibile in Russia perché la cultura locale non lo consentiva. Nacque dunque una spaccatura, fra un nazionalismo ottuso e becero, legato a doppia mandata con l’idea di Russia, ed un “nichilismo” – appunto – spregiatore di ogni credenza, ma che, rabbioso, voleva “distruggere il mondo”, abbattere tutto, tutta la società … Nichilismo “iperattivo” …  

Rimane dunque oggi, tornando al punto, solo il nichilismo passivo, quello degli “ultimi uomini”, da Nietzsche disprezzati al massimo, quello dei “no qualcosa”, che difendono un sistema che va sempre peggio, difendono una falsa sicurezza che, proprio perché falsa, spinge ad una forza falsa ed alla falsa percezione dell’assenza del pericolo, come già prevedeva Nietzsche, secondo il quale – una volta tolta di mezzo la via, che però era, secondo lui, perdente, “neobuddhista”, così la chiamava, cioè la “voga dell’Oriente”, o l’ “implosione controllata”, come la chiamava Baudrillard, il “nichilismo intelligente”, consapevole, come lo chiama chi scrive –, sarebbe rimasto il crollo della percezione della situazione: cioè quel che vediamo sotto gli occhi. E che dai “no (qualsiasi) qualcosa” si va diffondendo, così passandosi dal sistema “iper-controllato” al “de-controllo” sistematico per mezzo di un controllo asettico e anonimo: un’intera società si va “negativizzando” al virus corporeo e si va “negativizzando” anche rispetto a qualsiasi modello possa tenerla insieme.

Il tutto avviene nella “bolla della tecnica”, il “tecnottismismo” (come qualcuno l’ha chiamato giustamente), che presenta sempre più crescenti “fratture”. Non che non funzioni, eh: funziona, funziona! Solo che non permette previsioni oltre un tempo minimo. E questo è UN problema, laddove tu sei costretto a FARNE di previsioni, ad investire sulle previsioni: le capacità predittive della tecnica diminuiscono tanto più essa diventa potente: è la sua natura, “sradica l’uomo dalla terra”, diceva Heidegger … Paradossi SOLO APPARENTI, data la natura della tecnica …

Ora però: la fase che si è recentemente inaugurata – e che sarà della massima potenza senza dubbio – è quella del nichilismo passivo che DIVENTA iper AGGRESSIVO!

Il che richiede qualche altra, breve, considerazione.

Ho già citato qualche brano dallo scritto di cui si va qui di seguito a riportarne qualche altro (e che faceva parte de La Volontà di potenza, il “centone” di frasi di N., collazionato da P. Gast e dalla sorella di N., Elisabeth Förster-Nietzsche, sposata con quel Förster che sarebbe stato fra gli antesignani della migrazione dei tedeschi in Paraguay, tedeschi di un “certo” tipo, i cui discendenti sono stati, molti decenni dopo, visitati da M. Dolcetta, che vi ha ritrovato qualcosa di “strano” …). Come che sia, veniamo al punto.

Dopo una serie di premesse – importanti – sulla decadenza delle “morale condivisa” (dunque della “coesione sociale”), Nietzsche giunge a questo punto: “11. Il perire si presenta come un autodistruggersi, come un’istintiva scelta di ciò che è destinato a distruggere. Sintomi di questa autodistruzione dei disgraziati: la vivisezione operata su se stessi, l’avvelenamento [anche delle informazioni], l’ebbrezza, il romanticismo [deviato], soprattutto l’ istintiva costrizione a compiere azioni con cui ci s’ inimica mortalmente i potenti (allevandosi per così dire i propri carnefici) [i “no vax”, per esempio, fra gli altri “no qualcosa”, ne sono rappresentanti; e che ritrovino nelle destre cosiddette “sovraniste” un appoggio non è certo “casuale”, poiché lo scopo di dette “destre” non è certo quello dei vecchi conservatori, ma è quello di “abbattere” dall’ INTERNO questi regimi senza farli crollare, l’ ENTRARCI dentro, in nome del “popolo”, naturalmente], la volontà di distruzione [che sta, evidente, dietro tutti questi moti: il “cambiamento” (per dirla come il personaggio di Sutter Cane in “Il Seme della follia”, di J. Carpenter, 1994) …] come volontà di un istinto ancor più profondo, dell’istinto dell’autodistruzione, come volontà del nulla.

12. Il nichilismo come sintomo del fatto che i disgraziati non hanno più alcuna consolazione; che distruggono per essere distrutti; che, svincolati dalla morale, non hanno più nessuna ragione per «rassegnarsi» […] e a loro volta vogliono la potenza [quando paventano tanto Hitler è PERCHÉ NE VOGLIONO UNO, solo che non si può averne uno, oggi: saranno soddisfatti, però da … un “altro” …], costringendo i potenti a esser loro carnefici [questo è davvero evidentissimo nelle vicende dell’opposizione vaccinale, come un continuo alzare la posta, con risultati miseri sinora: nessuna “dittatura sanitaria” – l’avrebbero voluto, eh, ma gli è andata male – né si vede alcuna Gestapo, Stasi o cose del genere]. E’ la forma europea di buddhismo, il far no [vi è del giusto in tale osservazione, A PATTO che si precisi che è la forma europea dell’ incomprensione del Buddhismo, solo a tal patto: per Nietzsche, ciò sarebbe il “no” del Buddhismo, pacifico, reso aggressivo dal crollo della morale condivisa in Occidente, che quindi si trasforma in un “far no” (NICHILISMO PASSIVO, eh!) reso attivo e distruttivo], dopo che ogni esistenza ha perduto il suo «senso» [e questo è un semplice fatto, sennonché tal esito – di perdita di “senso” – è correlato in modo sostanziale con il “sociae moderno”, secondo Baudrillard; in ogni caso, se si vede fra seguaci di cose naturali e di meditazioni varie, gruppuscoli eccetera, la “cultura fisica” e via dicendo, si vedrà che l’avversione vaccinale vi è più diffusa che in altri settori della società: NON È un caso, questo fuori da ogni discussione sulla validità di dette pratiche, che NON È qui in discussione: qui si nota la correlazione fra le due cose, ammettendo senza problemi che spesso tali pratiche vengono abusate; si tratta in ogni caso di forme d’ “implosione controllata” che stanno diventando sempre più incontrollabili e potenzialmente generatrici d’implosione (incontrollata)].

13. La «miseria» non è per questo divenuta più grande: al contrario! […]

14. Che cosa significa oggi «disgraziato»? Anzitutto dal punto di vista fisiologico non più politico [punto di vista politico, si consideri bene, che N., sinora, seguiva]. La specie d’uomo più malsana d’Europa (in tutte le classi [quindi si parla di un fenomeno sociale la cui causa non sta nella divisione “in classi” di detta società]) è il terreno di questo nichilismo”, F. NIETZSCHE, Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi Edizioni, Milano 2006, pp. 17-19, corsivi in originale, grassetti miei, miei commenti fra parentesi quadre. Fa specie leggere queste frasi, una volta che si sappia che sono del lontano 1887 … Tutto ciò è accaduto e sta oggi ancor accadendo.

Se il sommovimento degli “strati profondi” della società è così forte, non si risolverà con appelli “razionali”, ma segna una frattura del corpo sociale, diversa dalle divisioni “in classi” (di qui l’assoluta incapacità di tante analisi nel rendersi conto dell’accadente), una frattura che avrà delle potenti ripercussioni nel futuro immediato a venire.

Secondo N., qual era il decorso?

Quali uomini allora si riveleranno i più forti? [ciò significa che N., all’epoca, dava per certo che sarebbe giunto un tal momento] I più moderati, quelli che non hanno bisogno di articoli di fede estremi”, ivi, p. 19, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre.

 
 Ora – tornando a considerazioni “politiche
” –, la “classe media”, vistasi sempre più isolata dal sistema che un tempo la sorreggeva, la coccolava, la sosteneva, si rivolta e distrugge il sistema: vota i partiti “sovranisti” che son manipolati ALLO SCOPO di far “inceppare” la “Grande Prostituta”, “ilSystem … Sono i “nuovi” disgraziati, non più solo “economici”, ma invece resi tali da una sfiducia profonda nel sistema e nelle sua capacità di “far fronte” alle crisi, sfiducia diffusissima oggi, e cioè – come si scrisse in un passato post – questo SEGNA la FINE del “riformismo incrementale” (Wallerstein e Hopkins), e cioè del COLLANTE (insieme “collant”) dell’ INTERO sistema-mondo.

La perdita della sua finalità, sempre ipocrita, mai vera, ma che si rivela falsa, com’è sempre stata. Era un’illusione, ma le illusioni sono potenti: essa aiutava  mantenere in vita ed efficiente il sistema oltre le tante crisi locali o generali, ma mai sostanziali, che ha subito dall’epoca dell’apertura delle rotte oceaniche, il primo momento del sistema-mondo. 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

PS. Ho già riportato qualche brano dallo scritto di cui si va qui di seguito a riportarne qualche altro (e che faceva parte de La Volontà di potenza, il “centone” di frasi di N., collazionato da P. Gast e la sorella di N., Elisabeth Förster-Nietzsche, sposata con quel Förster che sarebbe stato fra gli antesignani della migrazione dei tedeschi in Paraguay, tedeschi di un “certo” tipo, i cui discendenti sono stati, molti decenni dopo, visitati da M. Dolcetta, che vi ha ritrovato qualcosa di “strano” …). Come che sia, veniamo al punto.

Proprio sulla vicenda della sorella di Nietzsche vi son dei passi da un vecchio scritto: G. DELEUZE, Nietzsche, con antologia di testi, Bertani editore, Verona 1977 (“preistoria” dell’era digitale), precisando che di Deleuze non condivido niente, quest’ultimo sostenendo la posizione di Nietzsche come “pluralismo” del “soggetto” e della “volontà”, siamo a un dipresso di Foucault, insomma. G. Colli sosteneva – giustamente peraltro – che la critica al “soggetto” fatta da Nietzsche in nome della “pluralità” non centra lo scopo ed è illusoria, e che tale critica non cambia la sostanza del problema (ma questo lo si può dire per tante cose sostenute da Nietzsche).

Interessante questa citazione (di N.) all’inizio di un capitolo del libro: “«Il nichilismo vinto da se stesso» (Fr. post., 1887)”, ivi, p. 83, corsivi in originale. Ma qui vi è TUTTA l’illusione di N.! Il nichilismo NON può esser “vinto” dal nichilismo stesso! Così come la modernità non sarà mai “vinta” da se stessa, ma può solo decadere sempre più. I fenomeni auto referenziali sono un “loop” senza un termine: deve intervenire un fattore dall’esterno a porre termine alla deriva. Stop. In ogni caso, l’ultimo capitolo dei testi scelti è dedicato alla follia, e si riporta – oltre a dei passi, interessanti, sulla follia dalle opere di N. – anche un brano dalla lettera di Nietzsche a Burckhardt con data del 6 gennaio 1889, cf. ivi, p. 101. Infine, in Appendice al testo – ed ecco perché l’ho ricordato qui – vi è lo scritto di G. BATTAILLE, “Nietzsche e i fascisti”, cf. ivi, pp. 107-126. Davvero interessante rileggerselo nella “temperie” stonata che si sta oggi vivendo …!

Battaille parlava proprio del tradimento che sia la sorella sia il cugino di Nietzsche han compiuto della sua opera, non solo col libro La Volontà di potenza, che è solo una raccolta – però interessante storicamente parlando perché ha segnato una stagione del “niccianesimo” – di frasi di Nietzsche, ma proprio con lo stesso “Nietzsche-Archiv” di Weimar.

Elisabeth Förster-Nietzsche non aveva dimenticato, il 2 novembre 1933, la tensione che s’era prodotta fra lei e il fratello in seguito al suo matrimonio con l’antisemita Bernard Förster. Una lettera in cui Nietzsche ricorda alla sorella la sua «repulsione» — «la più profonda possibile» — per il partito del marito — che viene nominato con particolare rancore — è stata pubblicata a cura della stessa Elisabeth. Il 2 novembre 1933, di fronte ad Adolf Hitler, da lei ricevuto al Nietzsche-Archiv di Weimar, Elisabeth Förster recava testimonianza dell’antisemitismo di Nietzsche dando lettura di un testo di Bernard Förster.

Prima di lasciare Weimar per recarsi a Essen — riferisce Die Zeit del 4 novembre del 1933 — il cancelliere Hitler è andato a render omaggio alla Sig.ra Elisabeth Förster-Nietzsche, sorella del celebre filosofo. La vecchia signora gli ha donato un bastone animato appartenuto al fratello e gli ha fatto visitare gli archivi Nietzsche. Il cancelliere Hitler ha ascoltato la lettura di un memoriale indirizzato a Bismarck nel 1879 dal dottor Förster, agitatore antisemita, che protestava «contro l’invasione dello spirito giudaico in Germania». Reggendo il bastone di Nietzsche, Adolf Hitler ha attraversato la folla plaudente ed è risalito nella sua automobile per recarsi a Erfurt e ad Essen.’

Nel 1887, rivolgendosi all’antisemita Theodor Fritsch in una lettera sprezzante, Nietzsche concludeva con queste parole:

M a  i n s o m m a,  c o s a  c r e d e t e  c h e  p r o v i  q u a n d o  i l  n o m e  d i  Z a r a t h u s t r a  e s c e  d a l l a  b o c c a  d e g l i  a n t i s e m i t i !’”, ivi, p. 108, corsivi in originale, grassetti miei. Insomma, i testi del marito della sorella di Nietzsche son fatti passare per “approvati” da Nietzsche stesso …

Ma c’è stato anche di peggio. Si parla infatti dei veri e propri falsi attribuiti a Nietzsche dal cugino, ancor peggiore della sorella, la quale rielaborò dei passi “riassemblandoli”, dunque inevitabilmente cambiandone l’interpretazione, ma non fino al limite raggiunto dal cugino. Interessante poi la parte relativa all’errore di legare Mussolini con Nietzsche, quando era piuttosto l’ “hegelismo” di “destra” la matrice del fascismo italiano. Qualcosa dell’influenza di Nietzsche in Rosenberg ci sta davvero, seppur deviata, nondimeno è altrettanto vero questo: “Il nazionalsocialismo è meno romantico […] di quanto non si pensi e non bisogna dimenticare che Rosenberg ne rappresenta l’espressione ideologica più vicina a Nietzsche: il giurista Carl Schmitt, che l’incarna almeno quanto Rosenberg, […] cattolico di formazione, è sempre stato estraneo all’influenza di Nietzsche”, ivi, p. 118. A questo punto, reputo inutile aggiungere altro. Ma è stato molto istruttivo ricordare queste cose, nella temperie attuale …

Sulla relazione Nietzsche-Hitler, cf.

https://associazionefederigoiisvevia.files.wordpress.com/2021/11/un-vecchio-post-maggio-anno-scorso.pdf.

 

 

[§] «Nel ricordo dell’antica amicizia e della «santa ora della morte di Richard Wagner a Venezia», scriverà ancora in Ecce Homo), Nietzsche ritornerà a Tribschen con Lou Salomé, che di quella visita lascerà un’immagine incancellabile: “A lungo, a lungo rimase seduto in riva al lago senza dir nulla, immerso in penosi ricordi. Poi disegnando con il bastone sulla sabbia umida, parlò a voce bassa dei tempi passati. E quando levò gli occhi, piangeva”», Introduzione di G. Gori a F. NIETZSCHE, Richard Wagner a Bayreuth, Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1983, p. XVI, corsivi in originale. 

 

 

 

 

 

 

8 commenti:

  1. In poche parole, con questo “no” così diffuso, saremmo, per Nietzsche, nel nichilismo realizzato.

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  2. “Dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva”. (Hölderlin)

    “Wo aber Gefahr ist, waechst das Rettende auch”.[2]

    Fonte: https://it.wikiquote.org/wiki/Friedrich_H%C3%B6lderlin

    Nota [2] in cit.: «Citato in Martin Heidegger, “La questione della tecnica”.»



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  3. Bellissimo post come sempre.Su chi stia spingendo sul discorso destra reazionaria neotribalismo in salsa tecnologica un esponente "visibile" che la veicola potrebbe essere Peter Thiel logicamente rimane di superficie visto che non è il capo ma solo uno tra i tantissimi contriniziati che girano in quegli ambienti tech...
    Visto che il post cita dei film vorrei sentire un suo parere sull ultimo film della trilogia nolaniana di Batman di ormai ben dieci anni fa ovvero Rises.Le sembrerà assurdo ma quel film rispetto agli altri due ha un atmosfera malatissima assurdo faccia fatica a vederlo manco fosse Cannibal Holocaust non perchè sia violento non è per quello ma trovo abbia qualcosa a livello "sottile",non capisco dove arrivi il senso di violenza psicologica fortissima pure in scene non violente -che percepivo pure dal primo trailer ben prima di andare al cinema a vederlo- ..sembra abbia qualcosa in sottofondo comunque di temi ce ne sono...la fine della società occidentale da parte di una setta controiniziatica,la "fede" la "speranza",i riferimenti al Dickens tales of two cities...Ma forse è solo una mia sensibilità e ingingantisco un cinecomic forse la mia sensazione deriva dalle tecniche cinematografiche usate...

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    1. Senza ingigantire l’importanza dei film (del genere “cinecomic”), però tutta la serie su Batman ha un suo sottofondo “dark” e in particolare, quando si parla della “Setta delle ombre” cosiddetta, vi sono allusioni abbastanza evidenti ad una forza nascosta che nell’ **ombra** trama per la dissoluzione della società, efficaci le varie immagini del processo di dissoluzione sociale, in tal senso. Per cui, una parte di riferimento ci sta, poiché davvero quella serie ha svariate “allusioni” (occorrerebbe sapere quanto coscienti, ma questo è altro discorso cui non posso rispondere per mancanza di dati). Per certi aspetti si tratta di “acclimatare” il mondo? Un po’ come s’è fatto con gli UFO cosiddetti?
      Potrebbe anche darsi …






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  4. Anch'io quando ho visto Begins tantissimo tempo fa sentivo che aveva allusioni di un certo tipo anche se all'epoca ero a digiuno di certe letture-il guenon ad esempio-,a parte il riprendere il tema setta tibetana evidente omaggio al film sull' uomo ombra-mi pare il protagonista venga allenato in tibet ecc..- alcuni dialoghi mi sono apparsi subito "strani" e caricati come quello che lei cita sulla volontà o verso il finale quando l antagonista cita l' economia per accelerare il crollo della civiltà...detto in un periodo dove la crisi 2008 era mooolto di là a venire!! .
    Sull ultimo film della trilogia si vede l'impronta di temi jungiani e della dualità-presente anche nel film con Ledger- il rapporto luce oscurità,l'ombra-la scena del pozzo prigione dice tutto- ma non si capisce l enfasi sul tema della rivoluzione francese e il periodo del terrore riprendendo Dickens....Alcuni ci vedono una propaganda reazionaria-da parte della stessa casa cinematografica che ha distribuito un film come JOker!- ma se si legge tra le righe l antagonista Bane rappresenta altro rispetto ad un banale riferimento politico... forze distruttive e nichiliste di un certo tipo.Ma anche qui mi è difficile giudicarlo come mera propaganda politica,sembra più un film sul superamento del trauma del protagonista in chiave archetipica .Forse il pubblico ha collegato l assalto alla borsa di Gotham al movimento Occupy-quest ultimo emerso solo quasi a fine riprese mi pare...)quindi è strano abbiano fatto il collegamento.L ipotesi più probabile è che i creatori del film abbiano percepito qualcosa nell'aria-come tutti i creativi- ma come dice lei è impossibile saperlo con certezza.
    Curioso poi come gli avvenimenti,la scenografia..dell ultimo film specchino il primo della trilogia fa molto Inception...Sull acclimatamento quello che noto è che film,telefilm ecc in questi ultimissimi anni presentino sempre più un gore raccapricciante che davvero non capisco-si pensi a Squid Game- o a titoli videoludici come Fortnite con situazioni di invasioni aliene,zombie in maniera però "cartoonesca" forse per far abassare la guardia.

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    1. Sì il film cui faceva riferimento era “L’uomo ombra”, dove il protagonista era “allenato” in Tibet, peraltro secondo una “voga” molto “anni Trenta” del secolo scorso. Esatto, come dice: “detto in un periodo dove la crisi 2008 era mooolto di là a venire” … Sul film “Joker” concordo. Sì, “L’ipotesi più probabile è che i creatori del film abbiano percepito qualcosa nell'aria-come tutti i creativi-”, diciamo c’era la capacità di “sentire l’ ‘aria’”, cosa che oggi sembra – ma è un caso? - sempre più difficile, coperta – la percezione – da parte dei “creativi” di ciò che sta succedendo. Un caso?

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  5. Fierezza di chi conosce il proprio valore ma non sta lì a menarne vanto come i tanti can che abbiano alla Luna che ci son oggi, che differenza! Non deve "dimostrare" niente, **nemmeno a se stesso** (per primo) - **questa** è la definizione di “aristocrazia”, che non devi “dimostrare” niente -

    Tra l’altro, parlando di film, la frase di qui sopra (di Nietzsche) viene ricordata - e citata (in inglese) - proprio all’inizio de “Conan il Barbaro” (1982),
    https://www.youtube.com/watch?v=9oIWi3IK3RI
    “That does not kill us makes us stronger”







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