mercoledì 24 ottobre 2018

Le “DOGLIE DEL PARTO” (in “UNA NOTTE DEVASTANTE”)



















Siamo “avvolti in una notte devastante”[1]. Ed in essa si hanno doglie che paiono non mai finir. E tuttavia, persino esse hanno un termine …
“Lunghe sono le notti nel Nord, e lungo l’inverno, che confluisce in un’unica notte. Si ha l’impressione che qualcosa si prepari, quasi come durante le doglie del parto, come se l’azione si generasse [corsivi miei]. Un giovane di campagna, che possiede solo una spada e una casacca di lana si reca alla corte del re di Norvegia, dove, come succede a quell’età, piomba in una specie d’apatia, di assenza. Si stende dietro la stufa e se ne sta lì senza far niente, mentre quelli che passano non l’osservano neppure, se non per prenderlo in giro. Così trascorre l’inverno, finché lo scherno comincia a urtare il sognatore. Allora esce da dietro la stufa e ottiene il rispetto di tutti uccidendo il più forte dei berseker del re”[2]. A mio avviso, quest’ “impressione” ben rende il “nostro” momento, sia storico che cosmico.







Andrea A. Ianniello














[2] E. Jünger, Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza, Multhipla Edizioni, Milano 1982, p. 149, corsivo in originale, corsivi miei segnalati fra parentesi quadre.   
















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