venerdì 10 maggio 2024

“Influssi”, 6

 

 

 

Influssi”, 6

 

 

Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto. Ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare. Questa è la logica conseguenza di come è organizzata la nostra società democratica basata sulla cooperazione del maggior numero di persone, necessaria affinché possiamo convivere in un mondo il cui funzionamento è ben oliato. Molto spesso i nostri capi invisibili non conoscono l’identità degli altri membri di quell’esecutivo ristretto di cui fanno parte. […]

Poco importa come reagiamo individualmente a questa situazione, poiché in tutti gli aspetti della vita quotidiana, dalla politica agli affari, dal nostro comportamento sociale ai nostri valori morali, di fatto siamo dominati da un piccolo numero di persone […] capaci di comprendere i processi mentali e i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano le fila, controllano l’opinione pubblica, sfruttano le vecchie forze sociali esistenti, inventano altri modi per organizzare il mondo e guidarlo. […] In teoria ciascuno ha le sue idee per quanto concerne la vita pubblica e la vita privata, in pratica se tutti i cittadini dovessero studiare per proprio conto tutto ciò che riguarda le informazioni astratte di ordine economico, politico e morale che entrano in gioco quando si affronta anche il minimo argomento, si renderebbero ben presto conto di non poter giungere a nessuna conclusione.

Perciò abbiamo lasciato, volontariamente, a un governo invisibile il compito di passare al vaglio le informazioni per individuare il problema principale, e ricondurre la scelta a proporzioni realistiche”.

E. BERNAYS, Propaganda. Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia, Fausto Lupetti editore, Milano 2008, pp. 25-26.

 

Considerata la nostra organizzazione sociale, ogni progetto importante dev’essere approvato dall’opinione pubblica, in altre parole il movimento più ammirevole rischia di fallire se non riesce ad impossessarsi delle menti. […]

Una volta coloro che guidavano erano delle guide, dei capi, orientavano il corso della storia facendo ciò che avevano progettato. Gli attuali successori di quei personaggi e che esercitano il potere in virtù delle loro posizioni […], non possono più fare ciò che vogliono senza il consenso delle masse e e per ottenerlo hanno trovato uno strumento sempre più affidabile nella propaganda, che ha quindi un radioso futuro davanti a sé”.

Ivi, pp. 41-43; scritto nel 1928, nota mia.

 

Attraverso i loro studi Trotter e Le Bon son giunti alla conclusione che il ragionamento, nel senso stretto del termine, non trova spazio nella mentalità collettiva, guidata dall’impulso, dall’abitudine o dall’emozione. Al momento della scelta, il primo moto è, generalmente, quello di seguire l’esempio di un leader che ha saputo guadagnare la sua fiducia. Questo è uno dei principi fondamentali stabiliti dalla psicologia delle folle, in base al quale si afferma il prestigio d’una certa stazione balneare, viene suscitata la corsa verso una determinata banca o un’ondata di panico in Borsa, sancito il successo di un libro o di un film. Quando la folla non può regolare il suo comportamento su quello di un leader, ma deve decidere da sola, allora ricorre a cliché, slogan o immagini che simbolizzano un insieme d’idee o di esperienza.

Qualche anno fa bastava associare il nome di un candidato politico la parola interessi perché istintivamente milioni di persone gli negassero il voto, in quanto il termine ‘interessi’ rimandava immediatamente al fenomeno della corruzione. Più di recente la parola bolscevico ha svolto una funzione analoga per spaventare il grande pubblico e fargli cambiare idea”.

Ivi, pp. 64-65, corsivi in originale.

Ci si ricorda qualche altra – per così dire –“associazione d’ ‘idee’” di un candidato con qualche altra cosa, qualche anno fa, che portò la volata ai “populisti”? … Il meccanismo è sempre lo stesso, e sempre in funzione, anche oggi …

 

I […] responsabili commerciali sanno che è possibile, rivolgendosi agli uomini che compongono le masse attraverso le loro formazioni collettive, suscitare correnti emotive e psicologiche che lavoreranno per loro. […]

Quali sono allora le vere ragioni che spingono una persona a spendere il suo denaro per una nuova vettura piuttosto che per un nuovo pianoforte? Egli è pienamente consapevole del perché sceglie la nuova auto invece del piano? Non esattamente. Compra l’auto perché è ciò che si fa in quel momento”.

Ivi, p. 68. Diciamo che il pregio di Bernays è che al tempo era molto esplicito.

 

Però attenzione: “Il grande pubblico non è una massa amorfa da plasmare a proprio piacimento, che esegue ciecamente ordini giunti dall’alto, ha una sua personalità[1] […], si tratta quindi di trovare un terreno comune”.

Ivi, p. 78.

 

 

 

A un po’ di tempo di distanza (dal febbraio del 2022) non si può dir altro che “certe” forze ormai hanno in mano il mondo e decidono loro: discorsi intelligenti son del tutto inutili da farsi a chi è “preso” da un certo modo di gestire le cose, da chi – tecnicamente parlando – è “preso” da un certo “sentimento” … “«Voi potete far pensare un altro come voi se operate sulla sua mentalità emotiva»”, W. W. ATKINSON, Il potere segreto della magia mentale [titolo forse un po’ fuorviante: non è un “segreto” ma si tratta di alcune forze che si conoscono da tempo], Il Basilisco – Fratelli Melita Editori, Genova 1988, p. 90. E questo principio dell’umana psicologia è valido anche per i cosiddetti “dirigenti” e NON SOLO per le “masse” …! Il “nodo” del cosiddetto “segreto” – ma è, come s’è detto, cosa nota (magari è meglio che lo sia sempre di più, come possibile “antidoto”, non discuto, ma non è una “novità”) –, il “nodo”, si diceva, si è che: “Le idee non sono formate solo di pensiero. Il sentimento ha la sua parte in queste immagini mentali. In verità, sono ben poche le persone che «pensano» nel vero e proprio senso della parola. Il loro ragionamento e le loro facoltà logiche sono rudimentarie; le loro idee sono di seconda mano, anzi di più mani; i loro pensieri debbono esser pre-digeriti per loro da altre persone. La maggior parte delle idee ha per sua origine il sentimento e l’emozione. Il popolo non può comprendere le cose, ma ha sperimentato sentimenti od emozioni riguardo a queste, e da ciò si è formato molte «idee». Esso non sa di avere un’ «idea», ma ha solo nozione di «sentire» in quel certo modo. Quindi molti si muovono ed agiscono in conseguenza di sentimenti indotti anziché in virtù di ragionamento. Non parlo ora del senso d’intuizione, bensì del puro e semplice sentimento emozionale quotidiano del popolo”, ivi, p. 65. E NON SOLO del “popolo”, attenzione: anche i cosiddetti “dirigenti” si muovono in base a sentimenti indotti, da slogan[2] o da “parole d’ordine” di cui la più nota è: democrazia. Basta dirla e si mettono sull’attenti, e dopo fanno qualsiasi cosa. Gli puoi far fare qualsiasi cosa purché tu dica che la democrazia è in pericolo e la pace, della quale hanno goduto, è messa in questione dai “cattivi”, la cui forma e figura può anche cambiare, ma la cui presenza è – sempre – **più** che necessaria. Gli “oppositori” agiscono invece in base ad un altro “slogan e parola d’ordine” cioè un’altra “parola-che-apre-porte” (mentali [per-mezzo-di: associazioni mentali basate sul sentimento]): “libertà libertà”. Si noti bene che – AMBEDUE – sono parole MODERNE. Non è casuale.

Ma riprendiamo il nostro ragionare. “Questa forma di suggestione mentale è molto comune. Il popolo riceve costantemente le suggestioni degli stati mentali, dei sentimenti  e delle emozioni di coloro che gli stanno appresso, e le riproduce [questo È “IL” nocciolo]. Numerose persone sono come pecore umane che seguono il pastore dappertutto. Se il vecchio montone provvisto di sonaglio [NB] salta uno stecconato, ogni pecora del gregge farà lo stesso, e tutte continueranno a saltare nel medesimo punto ed alla medesima altezza, anche se lo stecconato venga abbattuto prima che il branco sia passato. Noi facciamo costantemente delle cose perché altre persone le fanno [verissimo ma ciò dimostra soltanto quanto sia DIFFICILE liberarsi EFFETTIVAMENTE di tali meccanismi]. Scimmiottiamo sempre gli altri. Nei nostri modi, stili e forme siamo dei servili imitatori”, ivi, p. 73., corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Grosso errore – davvero GROSSO ERRORE – sta nel credere che la posizione implichi un cambiamento qualitativo dell’individuo, per cui sarebbe meno incline alle “suggestioni”. Piuttosto, quel che capita è che: cambia la suggestione, non il suggestionare … Cambia pure la “sorgente emittente” – ben più “precisa” e circostanziata e non “generica” e diffusa (come per le “masse”) –, e quindi cambia pure lo scopo, il fine che ha questa – più precisa – “fonte d’emissione suggestioni” rispetto alle suggestioni comuni e costanti cui è sottoposto il “grande” pubblico cosiddetto. Qui va, poi, posto quel che diceva illo tempore Anders – e già segnalato – sull’  “impedimento all’impedire” (l’uso dell’atomica) dovuta in sostanza proprio ai processi decisionali sempre più sminuzzati: ma lo “sminuzzare” aiuta MOLTISSIMO l’esito delle suggestioni[3]: NESSUNO mai si opporrà frontalmente ad esse – MAI – salvo abbia una precisa cognizione della “posta in gioco” ed abbia una volontà di ferro (“style” Federico II). Ora, uno così MAI e POI MAI salirebbe nel cosiddetto “agone” politico (“pollitico” lo chiamo) perché verrebbe fermato MOLTO PRIMA, non avrebbe, cioè, mai alcuna possibilità, neanche minima, tanto la spessa coltre di cenere tutto ricopre. Quindi la questione rimane sempre la stessa: la cosa si spiega ma la spiegazione non è affatto piacevole …!

Ma torniamo al discorso della “mentalità emotiva” … 

Devi dunque combattere la “mentalità emotiva” di chi è preso da un forte stato emotivo[4]. Sennò tutta la somma delle migliori e più “razionali” argomentazioni si equivarrà a zero, se non sottozero: tutta la storia umana sta qui a dimostrarcelo, per sovrappiù! E non cambieremo questo fatto con gli “auspici” … termine, però, quest’ultimo che un tempo aveva un tutt’altro senso che quello di “aspettativa inutile” o “perdente” che ha preso nel “nostro” tempo! Era l’ avispicium, il trarre deduzioni in base al volo degli uccelli, cosa che veniva fatta normalmente nell’antica Roma in occasione di decisioni di una certa importanza – ed anche senza importanza -ed era, inoltre, “preso” (l’ “auspicio”) dall’ “augure” donde la nostra parola, che ha un senso ben più restrittivo ed è dimentica della sua origine, d’ “inaugurazione” o inaugurazione.

Qualcosa è rimasta, del senso antico, nel “fare” gli “auguri”, l’augure “prendeva” gli “auguri” e cioè le manifestazioni – non solo da parte d’uccelli, però – del “sacro” NELLA NATURA.

Col Cristianesimo ciò, naturalmente, pian piano trascolorò e svanì, ma senza mai, però, sparir del tutto. 

 

Intanto che le cose vanno per il loro cammino: e si alterano.

Intanto il cosiddetto “Occidente” sta sempre più in crisi e cade dentro sé stesso – cose un tempo date per “certe” lo sono sempre di meno, a cominciare dall’assistenza sanitaria, con una popolazione in crescente invecchiamento! –, ma non vede: tutto è “casuale” o privo di ragioni o c’è il solito “cattivo” di turno al quale “dare la ‘colpa’”, mentre pezzo dopo pezzo il suo “famoso” cosiddetto “modo di vita” recede ogni giorno che passa …

In ogni caso, poiché le cose stanno così, tutta la “narrazione” dell’ “Occidente razionale” va – definitivamente – a farsi friggere, tra  l’altro anch’essa (“perdita” di cosiddetta “razionalità”) non è un’assoluta novità, si veda poco prima del Primo Conflitto Mondiale, al quale il presente par molto simile.

 

 

 

 

 

 



[1] Cosa che lo stesso Hitler ben sapeva: si può dominare le folle solo seguendone il loro “schema mentale” profondo, cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2024/04/influssi-4-link-sul-gemello-blog.html.

[2] La radice del termine “slogan” è interessante: “È l’età degli slogan. Si pensi all’etimologia del termine “slogan”, che deriva dal verbo tedesco “schlagen”, “martellare”, che designa l’ossessiva ripetizione delle stesse formule, sino alla nausea”, M. MACALE, Il mito della Tradizione, Basaia Editore, Foggia 1991, p. 58. Scritto alquanto “datato” questo di Macale, con ancora l’Urss e la retorica antimarxista: fa quasi sorridere … Macale parla di “fine”, cita Guénon ma temo l’avesse ben poco capito … Le cose, sì, finiscono ma non certo nel modo pensato NÉ colle prospettive più banalmente prevedibili! Sorpresa …! che dico: TANTE sorprese … Nondimeno, l’etimologia è quella che Macale dice: questo è giusto ed esatto. Ossessiva ripetizione di poche formule.

[3] La loro “viabilità” ed anche la loro “abilità” di diffusione …

[4] Facile solo a DIRSIDIFFICILISSIMO nella realtà …! “Schiodare” un pregiudizio emotivo: è cosa super difficile davvero! Appunto: ha RADICI “EMOTIVE” per cui gli argomenti “razionali” NON POSSONO “schiodarlo” – modificarlo, cambiarl

 

 

 

6 commenti:

  1. Da incorniciare !
    Ma ma .... già è difficile usare il raziocinio...figuramioci l'inteletto .

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    1. Eh sì, figuramoci l’intelletto in senso superiore . . . ahi noi. Peraltro siamo giunti qui per mezzo del razionalismo, dal razionalismo allo scatenamento dell’irrazionalità, ed è questo il paradosso della modernità, cf.
      https://associazione-federicoii.blogspot.com/2014/10/non-il-sonno-della-ragione.html











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  2. Peraltro Bernays (Edward) era nipote di Freud (Sigmund).



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    1. Alla nota 4: a modificarlo, cambiarl si deve aggiungere la o, dunque: modificarlo, cambiarlo


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  3. Poi la trasmissione di “Report” di iersera – sul caso Moro – ha ribadito cose abbastanza semplicemente arguibili, certo, però portando nuovi avalli ed indizi, ed è importante. Una cosa tuttavia voglio notarla: lessi anni fa quel numero di “Metropolis” (la vecchia rivista di cosiddetta “estrema” sinistra) che presentava quel fumetto del quale s’è parlato nella trasmissione: beh, anni dopo la pubblicazione in qualche modo ebbi modo procurarmi quel numero e lessi quel fumetto. Come tante cose, poi, boh, non so che fine abbia fatto, forse prestato (mai prestare … eh eh) o semplicemente, per un motivo qualsiasi, disperso … sta di fatto che lo lessi ed **effettivamente** “qualche dubbio” viene, leggendolo …
    Poi legame, ma di strategia non di progettazione, fra il caso Mattei e quello Moro, nessun dubbio.
    E tuttavia dobbiamo metterci nella fase intermedia il caso Pasolini, che – ma guarda caso – stava indagando sul caso Mattei …
    Altra mera casualità la relazione fra i disegni Nato e la questione dell’energia, del petrolio e del gas …
    Ma guarda caso, guarda caso, si è ripresentato – in SITUAZIONE DIVERSISSIMA (in una situazione **ben differente** sia detto chiaramente!) – lo stesso “conundrum” … lo stesso nodo.
    Il “contingente americano” (G. Galli) conta, eccome! E chi non l’ha mai capito, sta solo sognando di “Europa” che, di fatto, non è mai esistita e mai esisterà **come potenza indipendente** chiaro, voglio dir questo: come potenza indipendente. Su questo non vi è alcuna discussione né mai v’è stata.
    Ah chiaramente Moro, e Mattei, erano alleati dell’America, ma non sudditi e crederlo fu il loro errore: non avevano capito che solo sudditi potevano essere. Grosso errore da parte loro credere di poter avere “margini” di manovra che non esistevano.
    E che. ovviamente, han continuato a non esserci, solo che oggi ciò non desta più alcun scandalo né benché minimo tentativo di rivolta, e parlo solo di rivolta e **non** di progetto.
    Encefalogramma piatto. Rimangono solo le “ubbie” - ridicole - “sovraniste” dello **pseudo** neonazionalismo, robbette che fanno solo piangere. Manco più ridere. Non ci sta molto da ridere, infatti.
    Ora l’Urss non ci sta da tanti anni ormai, ma quella progettualità loro è continuata e solo sudditanza può generare: se ci sta antirussianesimo sufficiente (dunque Europa di est) essa va forte, se ce ne sta meno ha problemi (Italia, per esempio) …
    Eppure di nuovo si dimostra che l’anticomunismo - ed ora l’antirussianesimo - son solo strumentali per “altro” … Per cosa?
    Eccola la domanda vera … Si gira sempre intorno al fatto - **fatto** - che le motivazioni reali non sono mai dette apertamente. Credere che queste ultime siano solo “economiche” rientra nelle suggestioni del caso, nelle parole d’ordine, negli slogan …












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    1. In pratica, è il vecchio sistema: 1) uso della stampa per pesantemente condizionare la pubblica opinione; 2) se fallisce, si usa la “macchina del fango” cosiddetta; 3) se anche questa misura fallisce, si può rischiare l’attentato, e di esser anche uccisi. Certe cose non cambiano …






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