Frammento 10. Assenza di “fine” – una caratteristica dei “nostri” tempi – cioè: “la fine de ‘“LA” fine’”? O: “fine – del **processo** – di fine de LA ‘fine’”? Ma, in tal caso, sarebbe (**proprio**) “LA” FINE
“LA” fine? Ma ne manca del tutto “IL senso”, la mancanza del “senso della fine” – assenza di senso che, invece, nei vari mondi tradizionali, di solito, era PRESENZA (insieme al “senso dell’ ‘Inizio’” …) – è, infatti, **una** della ***caratteristiche più eclatanti***, e più evidenti – e poco notata –, della “nostra” epoca …
Ma perché il mondo finisce?
Finisce perché non ne ha proprio alcuna contezza, manco il minimo del minimo, nemmeno il “mini minimo” (come amo chiamarlo) … Zero!
Per questo **È** DAVVERO “LA” fine. “L’osi noti” (giorni e notti …): in altri tempi ci sarebbe stato un gran movimento sulla “fine” – e siamo sull’ “orlo” e cose simili –; è chiaro che ogni epoca viva “la” fine a suo modo, ma “il succo” è che avrebbero percepito. Invece oggi no! Pieno stato di sonnambulismo diffuso … ed è per questo che stavolta ci siamo davvero vicini.
Tuttavia mancano ancora degli “anelli” finali …
Con “in vista” cosa? La fine del “carnevale perpetuo” e l’inizio dei “giorni neri” (sempre come li chiamo), cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/01/i-giorni-neri.html
E perveniamo, così, anche alla “definizione” – meglio dire: alla caratterizzazione – di quel ch’è (“ciò-che-è”, “tì estì”) l’ “apocalisse” – ma realmente! –, REALMENTE.
L’ “apocalisse” NON È una somma di disastri vari, anche se “SI” COMPONE (**ANCHE**) di disastri, purché di “proporzioni” molto grandi, cioè NON SOLO “tanti piccoli disastri” (come “tanti piccoli indiani”, per parafrasare il noto titolo di un noto giallo di Agatha Christie, cioè Dieci piccoli indiani), e senza che questo fatto – cioè i disastri “vari” – valga zero, perché aiuta – ed anche propizia – l’ “apocalisse” stessa.
Ma il punto è che i “disastri”, anche la somma dei disastri, NON SONO però l’ “apocalisse” stessa.
Che cos’è, allora, quest’ “apocalisse” che, sì, “SI” compone di disastri, anche, ma che – **in SÉ stessa** – NON È un “disastro”, nemmeno di “proporzioni gigantesche”?
Certo che “L’ apocalisse” si caratterizza – però ANCHE, ANCHE – di disastri, giova ripeterlo, ma – *in sé stessa* – NON È un semplice “disastro” solo, però, di proporzioni gigantesche, NON È neppure una somma di disastri vari (“assortiti” …).
Che cos’è, allora,“tì estì”? NON È la “quantità” del disastro IL punto, “IL” problema! In effetti, un ultimo senso, anche se parodistico, residuale, di “fine” c’è stato nel 1999 – e poi nel famigerato 2012 – di cui si è parlato.
Erano delle parodie ma necessarie. Perché? Perché così quel po’ di “senso de ‘LA’ Fine” veniva svuotato.
Ma svuotato DI COSA? Di senso, di significato, come tutto del resto. Infatti che senso ha la vita oggi? Nessun senso.
Ricordo gli scritti d’Incànus (2014) – n’è passata d’acqua sotto i ponti, DIECI ANNI FA ESATTI! –, **e ricordo benissimo** QUANTO tutto fosse BLOCCATO!
Tremendo davvero, ma era “propedeutico” alla fase di **emergenze perenni** nella quale siamo.
Anche quest’ultima fase, però, è solo “propedeutica” per “altro” e, per quest’ “altro”, ancora manca qualcosa: ciò è chiaro ed evidente, sennò avrebbero approfittato della “ghiotta” situazione in atto, per dare “il colpo finale”, il “colpo ferale”, ma non è così … Ancora … Seguendo Inc., non sono ancora in possesso dell’intera “somma di forze” necessarie, così sembra. Il recipiente ormai è colmo ma NON TRACIMA.
È un po’ come quei recipienti che si vedevano un po’ tempo fa, dove un piccolo recipiente si riempie fino ad un certo punto: se va oltre quel limite – “limes” –, solo allora si svuota del tutto: è un po’ così la situazione, tipo reazione per “massa critica”, irreversibile, ma SE E SOLO SE vada oltre un determinato limite … E noi lo SI è individuato tal “LIMES” – tanto tempo fa, sia qualitativamente parlando che anche, un po’, quantitativamente parlando –: È *IL* “PUNTO d’ INDECIDIBILITA’” …
@i
PS. Inc. ha riflettendo sul “mancante” in relazione alle due ultime “T.” mancanti all’ “equazione” finale … E pare “ne rimanga solo UNA” …
Numero di parole del “pezzo” di qui su: 666 (**con** il titolo, però – ché, senza titolo, diventa di meno …) – me ne son accorto, ed allora non ho più cambiato il pezzo. E non l’ho più completato cioè … Quando si parla di “certe” cose i segni si verificano, “tutto si tiene” … Il che NON vuol dire l’ “affermare” tal numero, “avallandolo” ma solo che rimane un “signum” e va lasciato così com’è senza ulteriori aggiunte.
RispondiEliminaChe però andrebbero fatte. Allora completiamolo qui; vi è un “finché” ed è questo: **finché** - in un sol momento - il (***metaforico***) “recipiente” (di qui sopra) si svuoterà … In un momento solo, cioè tutto in una volta … si SVUOTA.
Si chiamano questo genere di cose: fenomeni “critici” o fenomeni “a soglia critica” cosiddetta.
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“Perla” settima “rimasta” il problema è – oggi – grosso poiché trovasi in territorio russo e non certo a Mosca e dintorni, ma in zone sperdute. Come tutti sanno, l’ “infodemia” ci abboffa di tante info di propaganda ma è difficilissimo farsi un’idea precisa delle cose oggi, più che altro c’è propaganda dall’una e dall’altra parte, quindi avere informazioni, affidabili e precise, diventa ogni giorno più difficile. Si aggiunga la difficoltà di contattar posti sperduti, ed ecco che si spiega la penuria d’info utili “in tal senso” … Rimane solo quella di “Satu.” e – se si sa qualcosa, via “Inc.” – “l’ ossi” dirà se del caso, se utile, chiaro.
Davvero [“’o-tò”] “katèchôn” non ci sta più … - direi: è un fatto. Sparito così, da un dì all’altro, come succedono (davvero) le cose, **non** come nei film, non come negli “script” hollywoodiani, non come nelle “narrazioni ‘complottiste’” ma come accadono nella realtà, pluff, in un tratto, tutto è cambiato, di fatto, ed irreversibilmente.
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