mercoledì 30 agosto 2023

Momenti … “d’ ‘o zio” …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il grande monaco buddhista, Mongaka Shōnin, dice nel suo libro Kyō-gyō Shin-shō: «Molti degli dèi che la gente adora sono degli dèi ingiusti (jajin) […]. E anche le persone che ottengono favori da quegli dèi, in risposta alle preghiere, di solito scoprono in un secondo tempo che tali favori causano disgrazie». Questa verità è ben esemplificata da una storia riportata nel libro Nisho-Rei-Iki”.

L. HEARN, Ombre giapponesi, Adelphi Edizioni, Milano 2018, p. 125, corsivi in originale.

 

 

Nel Kyudo occorre allenarsi per ottenere lo spirito d’unità con l’arco, la freccia ed il bersaglio”.

J. S. MORISAWA, L’arte del tiro con l’arco, Edizioni Mediterranee, Roma 1989, p. 26, corsivo in originale.

 

 

Non farti coinvolgere troppo dalle cose. Rimani irretito in un problema perché non riesci a lasciar andare, ma sei ansioso di ottenere solo il tuo beneficio”.

NATORI MASAZUMI, Shonin-ki, Feltrinelli Editore, Milano 2019, p. 166.

 

 

Le volpi ed i lupi sono tra gli animali più astuti: si dice che la volpe possa ingannar l’uomo e che il lupo sappia leggere nell’animo umano”.

Ivi, p. 83.

 

 

I vecchi libri di testo riconducono alla caccia l’eccezionale valore che le popolazioni nomadi dimostrano in guerra. Ma sbagliano. L’impareggiabile abilità bellica dei nomadi è frutto del lungo, ininterrotto duello che da sempre i mongoli ingaggiano con i lupi […]. La lotta millenaria di due forze bilanciate tra loro. La scienza militare è nata dall’osservazione di quest’eterno conflitto. Conosci il tuo nemico come te stesso, niente è più fondamentale della velocità, in guerra tutto è lecito, studia l’astronomia quanto la geografia, non farti trovare impreparato, guardati dalle manovre diversive, concentra le forze, dividile se serve, proteggi le truppe scelte, combatti quando hai la meglio e ritirati quando sei in difficoltà, spezza una vita piuttosto che ferirne dieci, stermina il nemico fino all’ultimo soldato, coglilo di sorpresa, indietreggia quando avanza, disturbalo quando è fermo, combattilo quando è stanco, inseguilo quando si ritira … Sebbene i lupi proliferino in tutto il mondo, è nella prateria che hanno trovato il loro habitat naturale. Perché qui ci sono poche opere difensive, non ci sono le mura e fortezze della antiche civiltà agricole. La prateria è il principale campo di battaglia nella quale uomini e lupi si sfidano in una lotta senza fine”.

JIANG RONG, Il totem del lupo, Mondadori Editore, Milano 2006, p. 127.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pensando alla situazione (internazionale) attuale …

Il drago che sale al cielo se ne pente [allusione ad un esagramma dell’ Yijing [“I-Ching”], oltre che riferimento ad un caso concreto, del qual caso parla il commentatore in nota], […] e la luna, giunta alla sua pienezza, prende a calare [idem]. Alla prosperità segue la decadenza: così è in tutte le cose. Quando non c’è più spazio per andare oltre, il declino incombe [oggi!!]”, KENKŌ, Ore d’ozio, SE, Milano 1995, p. 58, miei commenti fra parentesi quadre.

 

Un uomo possedeva una copia del Wakan rōei-shū, che riteneva esser stato trascritto da Ono-no-Tōfū. Un tale gli disse: ‘Siccome l’avete ricevuto in eredità, l’attribuzione non può mettersi in dubbio. Tuttavia il fatto che Tōfū abbia trascritto ciò che il dainagon di Shijō ha selezionato è curioso, anche perché le epoche differiscono’. Al che il proprietario del libro rispose: ‘In tal caso deve esser davvero prezioso!’, e lo custodì più gelosamente di prima”, ivi, pp. 60-61, corsivi in originale.

Ecco le cose che ricordo di aver trovato interessanti nello scorrere un libro intitolato, mi pare, Ichigon hōdan, in cui sono raccolte le parole di venerabili saggi:

Quando si è in dubbio se fare o non fare una cosa, è meglio astenersene.

Colui che tende alla vita futura non deve possedere neppure un vaso da miso.

Ed anche per i testi e le immagini religiose, è futile averne di preziosi.

Chi si è ritirato dal mondo è bene che organizzi la propria vita in modo da non sentir la mancanza di nulla, anche se nulla possiede.

Le persone d’alto rango dovrebbero comportarsi come s fossero d’umili origini, i saggi come stolti, i ricchi come poveri, i capaci come incompetenti.

Colui che vuol seguire la Via del Buddha non ha altra strada da scegliere che questa: dare risposo al corpo ed astrarsi dalle cose di questo mondo. È la via maestra.

Oltre a queste, altre cose interessanti v’erano, ma più non le ricordo”, ivi, pp. 65-66, corsivo in originale.

Un tale, famoso per la sua abilità nel salire sugli alberi, stava insegnando a uno come arrampicarsi su una pianta per tagliarne i rami più alti, e anche quando sembrò che questi fosse in grave pericolo di vita non disse nulla. Solo quando, nel discendere, fu giunto più o meno all’altezza dei tetti [delle case giapponesi “old style”, quindi non molto alto], gli disse: ‘Stai attento, non far sbagli!’. Qualcuno osservò: ‘Da quell’altezza potrebbe anche saltar giù agevolmente: perché, dunque, gli avete detto così?’. ‘È proprio questo il punto’, rispose l’esperto. ‘Se uno ha le vertiini e si trobva in periicolo sur un ramo, ha già tanta paura per conto asuo che non gli dico nulla: i passi falsi si fanno sempre quando si crede di stare in un luogo sicuro’. Sebbene fosse un uomo di umili condizioni, i suoi ammonimenti erano quelli di un saggio. Così avviene nel gioco del calcio [giapponese]: quando si è lanciato il pallone per un tiro difficile e si è convinti che il successivo sarà più facile, proprio allora si sbaglia”, ivi, pp. 71-72, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Un tale, noto per la sua abilità nel sugoroku, interrogato sul segreto del suo successo, disse: ‘Non bisogna mai giocare per vincere, ma in modo tale da non esser vinti: s’individui dunque la mossa che che può portare rapidamente alla sconfitta, la si eviti e si faccia quella che la ritarderà, sia pur di un solo quadrato’. Ecco l’insegnamento di uno che conosceva bene la sua arte, ma che vale anche per il controllo della propria condotta e per il governo di un paese”, ivi, p. 72, corsivo in originale.

Quando nel gioco d’azzardo uno continua a perdere e giunge a rischiare quel poco che ancora gli rimane, l’avversario farebbe bene a rifiutarsi di continuare, considerando che può esser vicino il momento in cui per l’altro al sorte cambierà ed incomincerà a vincere a sua volta. Buon giocatore è colui che sa riconoscere questo momento. Così mi ha detto un esperto”, ivi, p. 80.

Quando cambiare non porta alcun beneficio, è meglio lasciare le cose così come stanno”, ibid., corsivi miei. Sempre pensando alla situazione (internazionale) attuale … Ma ciò accade lo stesso, ergo vi sono forze che non appaiono. Non appaiono, ma, nondimeno, esistono davvero … Ed ovviamente NON È “complottismo”, poiché i “complottisti” vendono “complotti” dappertutto TRANNE là dove REALMENTE ci sono …

Hata no Shigemi, della guardia del corpo imperiale, disse una volta a Shimotsuke Shingwan, della guardia del corpo dell’ex imperatore, che aveva sul volto i segni di uno che sarebbe caduta da cavallo, per cui stesse attento. Nessuno credette alle sue parole, ma Shingwan cadde realmente da cavallo e morì. Poiché questa profezia sembrava aver rivelato straordinarie capacità in Shigemi, la gente prese a considerarlo come un dio, e qualcuno gli domandò come avesse fatto a predire l’evento. ‘Egli cavalcava male’ rispose ‘e amava per di più i cavalli focosi, così gli espressi quel pronostico. Ho forse sbagliato?’”, ivi, p. 94.

Il priore Meiun incontrò una volta un fisionomista al quale chiese se vi fosse per lui pericolo di morte violenta. La risposta fu che questo pericolo esisteva. ‘Da che cosa lo deducete?’ domandò Meiun, e l’altro rispose: ‘Dal fatto che, sebbene uno come voi non dovrebbe aver paura d’una simile morte, tuttavia vi abbiate pensato: questo è già un presagio di gravi pericoli’. E infatti, quando fu l’ora, egli morì colpito da una freccia”, ivi, pp. 94-95. Ciò perché il suo timore attirava (ED “ATTIVAVA”) la cosa che temeva. Ciò si vede molte più facilmente in guerra, ma, in realtà, è un fenomeno sempre in azione. Su questo, diceva Paracelso: “L’immaginazione non uccide soltanto in tempo di peste, ma anche in tempo di guerra […]. In effetti, colui che trema, che fugge, che si spaventa ad ogni detonazione, che ha continuamente paura delle pallottole è ferito più facilmente di coloro che […] non hanno paura di nulla e se ne stanno speranzosi. […] I soldati fanfaroni, siano essi nobili o plebei, cavalieri o conti, non valgono un teruncio. Il soldato che aspiri ad una grande sorte deve avere davanti agli occhi Giulio Cesare o uno di quei guerrieri famosi che avevano i Romani. Se saprà servirsi bene della sua immaginazione, se è ben deciso a resistere fino al raggiungimento dello scopo, si coprirà di gloria nelle guerre e raggiungerà i più alti onori. Molti non sanno ciò che l’immaginazione può […]. Mi si potrebbe obiettare che taluni sono arrivati agli onori grazie al caso o alla loro industriosità, che molti non hanno potuto esser vinti o feriti grazie alla virtù di erbe, di radici o di pietre, e che ci son molti mezzi per difenderci dai nostri nemici. Risponderò che l’immaginazione domina tutte le cose, che la fede esalta tutto, che senza di essa tutto è inefficace”, PARACELSO, Scritti alchemici e magici, Phoenix, Genova 1991, mille copie numerate, pp. 63-64.

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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