sabato 7 maggio 2022

Del “nichilismo realizzato” ovvero della **cecità verso la bomba** (la “cecità all’ ‘Apocalisse’” al contrario è strutturale: l’uomo non può concepirla se non in forme ridotte, falsate, distorte o interessate, sottomesse ad un “fine”, spesso “politico”, ma non solo politico)

 

 

 

 

In quella gola, dall’ampiezza di circa cinquanta miglia quadrate, sarebbe vissuta, in mezzo alla più lussureggiante vegetazione, una piccola tribù appartenente alla razza tibetana, che portava berretti rossi a punta [probabile inesattezza di Meyrink ma ciò non toglie il punto] e adorava una […] divinità […] raffigurata da un pavone. Quest’essere diabolico, nel corso d’innumerevoli secoli, avrebbe insegnato agli abitanti la magia, e avrebbe rivelato loro dei misteri che un giorno avrebbero sconvolto l’intero globo terrestre. Inoltre, avrebbe insegnato loro una specie di melodia capace d’annientare all’istante l’uomo più forte del mondo”.

G. MEYRINK, Primo racconto aggiunto ne Il Golem e altri racconti, Newton Compton editori, Roma 1994, p. 242, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Questo suono sarebbe stato una sorta di mantra, in poche parole;  ora, però, al di là della questione specfica, di cui si parla però anche in altre fonti (dunque Mayrink non “s’inventava” le cose), attira la nostra attenzione sul “potere del suono”.  Infatti, non per caso, in qualche commento di post passato, vi ho posto dei link i quali danno su filmati che fanno ascoltare IL SUONO delle esplosioni nucleari, suono in parte ricostruito, eh. Infatti le immagini – da sole – non rendono il senso di queste cose: ascoltarne il suono può dar un “qualcosa” in più.

 

 

«Il Golem? Ne ho sentito parlare molto. Cosa ne sa del Golem, Zwakh?»

«Chi può dire di saper qualcosa del Golem?», fu la risposta di Zwakh […]. «Se ne parla sempre come di una leggenda, finché non succede qualcosa e lui diventa di nuovo d’attualità. Se ne continua a parlare per parecchio tempo,  le dicerie s’ingigantiscono e diventano sempre più fantastiche, finché tutta la faccenda diventa così esagerata che si esaurisce per la sua stessa assurdità. La prima versione della storia risale dicono, al diciassettesimo secolo. Si dice che un rabbino, servendosi di un’antica formula, avesse costruito un uomo automatico e gli avesse fatto suonare le campane della vecchia sinagoga ed eseguire altri lavoretti del genere. Ma non aveva fatto un vero e proprio uomo [punto importante da notarsi]; era piuttosto una specie di pianta animata [aveva “vitalità” ma non parola “spirito”, ruach], per così dire. E la sua vita, o quel che fosse – si racconta – derivava da una ricetta magiche che li veniva messa tra i denti ogni giorno, e che calamitava ciò che si chiamava “la libera forza siderale dell’universo” [sarebbe a dire la “luce astrale”, cioè la parte “sottile”, ma in realtà vi è anche una parte realmente “astrale”, cioè legata con i moti astrali = “fare” il “Golem” si può solo in certi periodi … in ogni caso, il Golem non ha la parola, dunque si tratta delle “parti” del mondo “sottile” (cioè non materiale) “di rimpetto” al mondo materiale, cioè le più “vicine” ad esso]. E, siccome una sera, prima della preghiera, il rabbino si dimenticò di togliere la formula dalle labbra del Golem, quell’essere s’infuriò e andò in giro per le strade distruggendo tutto come un leone. Infine il rabbino riuscì a controllarlo e distrusse la formula. L’essere cadde in pezzi. L’unico ricordo che ne resta è la figurina di creta che si mostrava  al pubblico nella vecchia sinagoga.»”.

Il Golem in ivi, p. 67, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

Ho discusso di questo più volte con l’archivista Schemajah Hillel, che custodisce gli arredi della vecchia sinagoga., fra i quali c’è la vecchia figurina di creta di cui vi ho parlato, che risale al tempo dell’imperatore Rodolfo [Rodolfo II d’Asburgo, “quel” Rodolfo]. Hillel […] ritiene che la figura di creta non sia che un segno premonitore […]. E ritiene che lo sconosciuto che si aggira tra noi sia una proiezione dell’idea che si era formata nella testa del vecchio rabbino prima che questi le desse una forma tangibile, e che egli possa apparire solo una volta ogni tanti anni, quando si ripetono le condizioni astrali del momento della sua creazione”.

Ivi, p. 71, corsivi e grassetti miei.

 

 

 

 

 

 

Il “pericolo” di guerra nucleare, al momento, si va pian piano allontanando (tuttavia è chiaro che la guerra cosiddetta “convenzionale” continua), per un insieme di motivi (tra l’altro, certe posizioni astrali, all’ “allargamento” (con conseguente pericolo nucleare), non le sono favorevoli (*); la Russia qualcosa sta pur ottenendo a sud, e cioè dove ha **sempre** avuto i suoi scopi reali, pur avendo di fronte una classica “guerra per procura” novecentesca da parte Nato, un’Alleanza difensiva (coordinata da una comandante sempre americano) che non è mai stata altro se non la veste degli interessi degli Usa, in funzione antirussa in modo particolare. Né si vede, per lo meno al momento, il temuto “allargamento” al Medio Oriente, che sarebbe un passo importante verso la deriva nucleare.

Se allora vogliamo discuter seriamente della situazione, occorre aggiungere un fatto: che lo svuotamento delle istituzioni rappresentative non è che l’effetto, l’effetto di un fenomeno che c’è da molto tempo, l’effetto dello “stato d'emergenza planetaria” (P, Virilio, inizio anni Ottanta del secolo scorso!!), “stato d’emergenza planetaria” che, col tempo, è venuto solo crescendo. No, lo “stato d'emergenza planetaria” è ormai insufficiente: oggi passiamo dallo stato di emergenza planetaria al tentativonon sappiamo, al momento, quanto avrà successo – di “stato d’ eccezione” **schmittiano**, “stato d’ eccezione” sempre planetario, chiaro. Dunque chi paventava questo “stato d’eccezione” di Schmitt – cioè la “presa del potere” da parte d’un gruppo in una situazione di emergenza generale, questo è – sbagliava non nel paventarlo, ma nel restringerlo alla sola “italietta”, dove non avrebbe avuto alcun senso: è il pianeta in questione, non certo questa o quella nazione (in particolare l’ “italietta” che conta sempre quanto il due di briscola: è uno stato, che, alla fin fine, sta bene anche alla maggioranza degli “itagliani”, dunque inutile lamentarsene).

Che poi questo “stato d’eccezione planetario”, che poi è il senso vero di quel che stiamo esperendo (e che non finirà, per quanto LE FORME cambieranno, questo è certo), che questo “stato d’eccezione” globale, che rompe l’equilibrio squilibrato e precario instauratosi a partir dal 2020, risulterà vincente in realtà è molto dubbio. Esso stesso NON instaura infatti una fase di nuovo equilibrio, ma, invece, viene ad ulteriormente SQUILIBRARE una situazione di già grosso e già preesistente squilibrio. Dunque squilibra, ed ancor più: ma verso “DOVE”? Verso quale “DIREZIONE”?

Il “Caos systemico”, e “chi” porrà “Ordo ab Chao”? Un simulacro d’ “Ordo”? De più due non fa né tre né cinque: due più due fa quattro. 

 

Tutto ciò però non toglie che la totale incoscienza mostrata da un’escalation che pareva senza fine (cioè fino all’uso del nucleare) sia stata una prova pessima. Perché ha mostrato, in una parola, e “al di là di ogni ragionevole dubbio”, che la consapevolezza di cosa sia – davvero – un’arma cosiddetta “nucleare” non ci sta proprio, e da nessuna parte. Occorre sempre ricordarsi che sinora sinora (niente garantendo che il ristretto “club”, in qualche modo, possa poi allargarsi …) – l’unica volta che sia stata usata l’arma nucleare su dei  civili è stata da parte degli Usa e da parte di un presidente democratico, né mai ci sono state le scuse americane al Giappone: nessun problema, visto che anche il Giappone sta chiedendosi se sia opportuno avere un’arma nucleare, ho detto tutto! Di nuovo: nessuna consapevolezza; l’arma nucleare, per la maggior parte dei “decisori”, una buona parte dei quali è stata eletta e non è una sedicente “autocrazia”, l’arma nucleare, in sostanza, è un’arma come le altre, solo “più forte”! Questo credono e cioè non hanno la benché minima, la più pallida, la più lontana contezza né tanto meno neanche un briciolo d’immaginazione di cosa sia – realmente (dovrebbero parlare con chi l’ha esperita nei vari esperimenti fatti all’inizio, e senza protezioni!) – una bomba nucleare: per loro, è solo un’arma più forte. Stop.

Al contrario: le cose non stanno affatto così. Insomma: viviamo nell’età del nichilismo realizzato, “l’ultimo uomo” nicciano. Laddove l’angoscia non ha posto alcuno: tutto è oggi un problema meramente “tecnico” (cose che hanno “conseguenze maggiori” e cose che ne hanno di “minori”, cioè un mero fatto quantitativo); la “natura” qualitativa di un problema non esiste: questa pare la “divisa” dell’epoca.

Credere che si possa conseguire un “fine bellico” con un’arma fondamentalmente autoreferenziale, com’è quella nucleare, dimostra solo la **completa** incomprensione della **natura** di queste armi: tali armi sono **FINI** e **NON** meri “mezzi”. E difatti sinora l’arma nucleare sui civili è stata usata una ed una sola volta, come se repliche non ce ne potessero essere, seppur tanti ne ricerchino, le cerchino, le vogliano e credano che ci possano essere senza grosse conseguenze, quando sono proprio le “conseguenze” quelle che non è possibile contenere né ben gestire! Le armi nucleari non “portano” d’alcuna parte – portare da qualche parte = esser “mezzo” –, ma “portano” solo a sé stesse, solo alla propria riproduzione, potenzialmente – possibilmente – senza fine, senza un termine che non sia quello d’ “infettare” colla radioattività ogni cosa, cioè, potenzialmente, tutto. Si tratta di un’arma che non ha termine, se non il termine posto ad ogni altra cosa, termine posto per mezzo della possibilità d’infettare “ogni cosa” per mezzo della “radioattività”. La “radioattività” può essere “inoculata” e dunque “passata” praticamente ad ogni cosa esistente, senz’alcuna distinzione della “natura” di tali “cose” (cioè senza fare differenza di **qualità**, e qui torniamo alla tesi di Anders: che la bomba nucleare sia “nichilismo in atto”, però “nascosto” ed “occulto”, vale a dire inconsapevole, dunque pericoloso, dunque ben più pericoloso del nichilismo “attivo”, “niccianamente” parlando). Non è dunque “mezzo” adatto al raggiungimento di un fine qualsiasi. Vale a dire: il mezzo È “IL” fine.

Dunque la “natura” del fine ha valore pari a zero, se posto in relazione alla bomba nucleare: ecco la tesi “finale” di Anders. “L’unica bomba (nucleare) buona è quella smantellata”, sembrava sostenere illo tempore Anders.

 

Molto interessanti le parole di Anders del **lontano** 1963: l’attuale nichilista “realizzato” non ha nulla delle ossessioni “para metafisiche” del suo lontano antenato, ma si trova un’arma potenzialmente capace di distruggere su vasta scala (le famose “armi di distruzione di massa” delle quali fu accusato Saddam Hussein, che non le aveva, e che Putin, invece, ha; Putin è una sorta di Saddam Hussein **con** le “armi di distruzione di massa”), cioè; si ritrova tra le mani “il sogno” del nichilista cosiddetto “attivo” d’ illo tempore.

Se il lontano antenato dell’attuale “nichilista realizzato”, per il quale il nichilismo È lo stato “NORMALE”, avesse avuto delle armi di distruzione di massa, le avrebbe usate immediatamente, senza scuse, senza cercare, per mezzo di esse, di conseguire un qualche “fine politico” di sorta: e quest’ultimo punto **È ** “IL” punto.

Ha invece queste armi solo il “nichilista realizzato”, che non possiede NÉ la grandezza NÉ l’interiore “rodimento e conflitto” dell’antenato – russo anch’esso, ma guarda un po’! –, le ha invece il “nichilista realizzato” (che non è affatto solo russo!), per il quale tutto è solo un problema “tecnico”, per il quale le cose non esistono “come tali”, per il quale la “natura” è un sistema di relazioni tecniche, per il quale il mondo non presenta presenze divine: qualunque sia il “dio” cui prega, il suo agire ci dice questo; ecco il “nichilismo realizzato” divenuto uno stato stabile, uno stato irrefutabile, ma pure immodificabile, in quanto non visto né realizzato come tale, men che meno comprensibile “come tale”, poiché l’insieme dei condizionamenti culturali necessariamente impedisce al “nichilista realizzato” di poter davvero comprendere lo stato in cui versa, si riversa (e si sversa).

Dunque il discendente, degenere, privo di lotte interiori, il cui nichilismo è del tutto SENZA grandezza, del tutto SENZA tragedia (una parola che oggi non ha senso, tutto è  indifferenza e spettacolo) e dunque SENZA qualsiasi tipo di angoscia (che richiederebbe la percezione di una “tragedia”, tragedia che richiede una lotta nella scelta fra due beni o fra due mali), discendente affatto inconsapevole del passato e che non può capir proprio la natura di questo problema del nichilismo, QUESTO stesso discendente si trova in mano ciò che, se l’avesse avuto il lontano antenato, davvero avrebbe arso il mondo.[NB]

Ma il discendente non usa la bomba se non in casi estremi e quando sia convinto che, per suo mezzo, può conseguire un fine politico qualsiasi, la cui natura è PERFETTAMENTE INDIFFERENTE, perché non ha niente a che spartire con la natura della bomba. Ed è proprio questo preciso punto che il “discendente degenere” non può capire.

Se lo capisse, non starebbe lì a fare delle lotte con dei “fini politici” che fanno piangere, se posti di fronte alla bomba, la cui radicalità il discendente non riesce nemmeno ad immaginare, non dico concepire (poiché del tutto impossibile che lo concepisca), ed agita dei fini politici che sono dei veri e propri simulacri. Egli non può capire la bomba. Che è nichilismo “in azione”, perché non capisce il nichilismo “realizzato”, e non può capire il nichilismo “realizzato” perché ne vive, ci vive dentro, vi è abituato come all’aria di una stanza chiusa da troppo tempo: solo chi, venendo da fuori, vi entri può dire: “Ehi!, che puzza qua dentro!” Ma chi ci vive dentro non se ne accorge.

Lo stesso accade qui.

In altri termini: questo “fine” può esser qualsiasi esso sia, la bomba **non cambia né può esser altro se non sé stessa**, e cioè **il suo stesso fine**, il suo stesso scopo. Porre fine ad ogni cosa, per mezzo dell’ “infezione radioattiva” che può colpire ogni cosa senz’alcuna distinzione fra le cose stesse.

Allora il punto è capir bene che la bomba nucleare, qualsiasi tipo d’arma nucleare, non è un mezzo.

Il discendente del “nichilista ‘vintage’” non può capirlo, perché per lui tutto è “tecnica” = tutto è “mezzo”, tutto è solo mezzo cioè. Anche i suoi fini son solo mezzi: in ciò, precisamente, consiste il suo “nichilismo” … nichilismo “realizzato”, divenuto cioè stabile stato. Accettato come una cosa “naturale”, che, ovvio, naturale non è affatto.

Come “si esce”, dunque, dal nichilismo?

Eccola la vera domanda. Ma si può davvero “uscire” dal nichilismo, in specie “realizzato”, cioè divenuto “stato normale”, non visto né percepito più come tale?

Qui sposa un vecchio scritto, sempre di Anders.

 

Irrefutabilità del nichilismo. Come sappiamo, la domanda fondamentale del nichilismo è: «Perché dobbiamo vivere?» oppure: «Su che base dovrebbero esserci obblighi morali entro un tutto che esso stesso non è sanzionato e che si libra in uno spazio moralmente vuoto?»

Queste almeno sarebbero le sue domande se lo stato di crisi rappresentato dal nichilismo usasse esprimersi nella forma innocua delle «domande».  Stati di crisi si possono soltanto eliminare, non refutare [punto importante]. È stolto voler refutare il nichilismo [idem]. Soltanto ingenui od opportunisti si assumono questo compito [idem].

Se si tenta almeno di discernere qual è lo stato di crisi del nichilismo si vedrà che la sua crisi fondamentale sta nel fatto che il dovere è un «fenomeno interno», cioè che la domanda perché si debba dovere può essere fondata soltanto entro una vita già precedentemente accettata [punto decisivo]; solo quando la vita è, di per sé, d’accordo con la vita; e d’accordo in base ad argomenti extra morali [DECISIVO], anzi non più in base ad argomenti morali [IDEM]. Per esprimerci con altre parole: la necessità di una morale del mondo e dell’uomo non può trovare a sua volta un fondamento morale [punto decisivo]. 

Non conosco un testo che descriva più incisivamente lo stato di crisi del nichilismo della seguente «favola didascalica» che tolgo da una molussica «Introduzione ai problemi del nichilismo».

«Una nave gigantesca attraversa la costellazione di Orione, ha le luci schermate, non è voluta da nessun Dio, ma nemmeno non voluta; non è accompagnata da nessun Dio, ma nemmeno ostacolata – diciamo pure: non è nota a nessun Dio. Nemmeno noi sappiamo di dove viene, ammesso che venga da qualche posto; verso quale meta si diriga, ammesso si diriga verso qualche meta. Ci son svariati motivi che inducono a pensare che sia superfluo nominare la nave, perché, presto o tardi, si sarà dissolta nelle tenebre, come tutte le sue simili, e dunque sarà soltanto come se non fosse mai stata. Tuttavia – e ciò è l’unica cosa della nave che ci sia nota con certezza – tuttavia le pareti delle cabine sono tappezzate di regole che costituiscono l’ordinamento di bordo, cioè di regole che sono state sanzionate da qualcuno che a sua volta non è stato sanzionato [e che NON È sanzionabile, aggiungerei, perché questo è l’effetto dei regimi democratici quando la “rappresentatività” è svanita: la sostanziale, radicale “insanzionabilità” di quelli che sanzionano per cui son regimi “insovvertibili”]; ma non si può negare che sono queste regole a permettere che a bordo la vita si svolga assolutamente senza intoppi [NON LO NEGO AFFATTO].

Si domanda: Queste regole sono vincolanti?» [Siamo in grado di poter rispondervi oggi: No! Le regole sono vincolanti solo in relazione allo scopo, al fine, alla ragion d’essere della nave; non solo, ma sono vincolanti anche solo e soltanto in relazione allo scopo, al fine, alla ragion d’essere della direzione in cui la nave va, cioè in relazione allo scopo, alla ragion d’essere del suo moto, della sua rotta, della sua direzione, appunto]”, G. ANDERS, L’uomo è antiquato. Considerazioni sull’anima nella seconda rivoluzione industriale, Il Saggiatore, Milano 1963, pp. 314-315, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. (**)

 

Ho già – più d’una volta – condiviso questo passo, consapevole della sua importanza, consapevole che siamo passati attraverso la terza “rivoluzione industriale”, che molte cose che Anders diceva, pur se vere, sono indubbiamente datate, consapevole del fatto che il mondo è andato nel “simulacrale” (“simil sacrale”) ben più oltre di quanto Anders avesse mai potuto immaginare nel lontano 1963, l’anno dopo la “crisi dei missili di Cuba” del 1962.

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

(*) Non vi sarà Giove in Ariete quadrato a Plutone in Capricorno, per una serie di giochi di posizioni astrali, che avrebbe potuto far pensare ad un’esplosione di grosse proporzioni (Giove che ingrandisce tutto ciò che tocca), ma ciò non vuol dire non vi saranno guai, anche grossi, ma solo che la situazione seguirà il suo cammino, quello noto: pandemia, guerra, economia che andrà soggetta quindi a grossi cambiamenti (la cosa può prendere varie forme, si legge che la Russia vorrebbe tornare al “Gold Standard” e si parlò qui della crisi di tal sistema tanto tempo fa [1]), la “**vera** ‘finta invasione’”, tutte fasi che vanno concepite con i **loro momenti di mezzo** eh, non è che si passi fra tutte queste fasi senza che i siano intervalli o che uno stato non si continui nel seguente, non funziona così, il processo è complesso e si compone di fasi che si susseguono ma s’implicano ed anche mescolano … Il “R. A.” necessita di questa crisi globale per poter proporsi come credibile alternativa, in vista dell’ “evocazione massiva”, la famosa “vera ‘finta’ invasione” … Ma – perché ciò possa davvero accadere (ed anche di ciò si parla in questo blog ormai da degli anni!) – ciò implica necessariamente il passaggiooltre” la storia, cioè che il limes della storia SIA OLTREPASSATO, che – cioè – si “ritorni” – ma in forma differente!! – allo stato “mythico”, che precede la storia (Jünger), ma in forma DIFFERENTE – cosa da Jünger NON afferrata – e su questo conviene sempre insisterci su. Ma ecco il perché del “non funzionare” di tante “profezie” ciò accade perché queste hanno in mente uno stato in cui la storia SIA “FINITA”, “terminata” = abbia raggiunto il suo termine, terminus era un dio romano antico, il “dio dei confini”, confini un tempo sacri, appunto. Quando la storia “termina” – trattasi di un passaggio POSITIVO = RAGGIUNGIMENTO del limes – si “rivela” la “cosa nascosta” che sempre ha nascostamente guidato la storia umana, la sua ombra, la sua dimensione d’ombra, ed ecco l’ Apocalypsis che significa, non dimentichiamolo: Revelatio. Rivelazione “finale” (di ciò ch’era nascosto), come scriveva Guénon ne Il Regno …    

 

 

 

(**) Tra l’altro, si dovrebbe riflettere – seriamente – sulla relazione fra Russia e “nichilismo attivo” (“l’antenato”, “il lontano antenato”, come lo si chiama qui) e quindi sulla totale, strutturale, ineliminabile, inguaribile ottusità e incapacità di comprendere che l’Europa – PER PRINCIPIO – ha sempre riservato alla Russia, NON Putin, NON i soviet, NON gli zar: **la RUSSIA** tout court, e incomprensione che l’Europa non può che riservarle, per cui tutto assomiglia ad un “dialogo fra sordi”.

Tali pagine sull’origine del nichilismo, IN RUSSIA, oggi andrebbero ripensate.

Tra l’altro, si tratterebbe non di condividere, ma solo di capire (altra cosa che ho anche ripetuto), ma è impossibile: si sa che gli europei capiscono solo gli europei, ed anche questo a stento. Con questa gente al comando – e non è certo un caso stiano lì – la guerra con la Russia rimane sempre possibile, anche se, nel momento presente, improbabile, ma non per la mancanza d’intenzione:  l’intenzionalità ci sta, ben chiara ed evidente. No, per mancanza di situazione. La situazione, infatti, non è matura, e può anche darsi non maturi mai: ciò per un insieme di ragioni, alcune solo delle quali si è detto qui su.

 

 

 

 

[1] Cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2015/12/la-rovina-del-cash.html. 

 

 

 

[NB] Si trattava di quel “miraggio dell’annientamento” di cui parlava G. Colli, cf.

 

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2017/03/in-relazione-al-commento-al.html.

Al tempo Putin era apprezzato ancora (da parte di taluni ciò ancor oggi perdura pur essendo sempre più esigua minoranza ma, chissà, in futuro questa parte servirà pure a qualcosa … niente “sparisce”, la massimo si esaurisce, ma senza sparire, pia piano diminuisce fino a non esser quasi più visibile: ancora ci sta, però, la vera sparizione richiede un intervento d’una forza precisa che “tagli”), ma cos’è successo perché le cose andassero così? …

 

 

 


 

 

 

 

 

 

4 commenti:

  1. Ambedue i contendenti – apparenti! – danno all’altro dell’ “Hitler”, senz’alcuna base, di alcun genere: la grottesca “reductio ad Hitlerum” continua, peraltro iniziata proprio con il paragone di Saddam Hussein a Hitler, senz’alcuna base, chiaramente. Si dirà: ma S. Hussein era un ammiratore di Hitler; ma ammirar qualcuno mica vuol dire l’essere lui! Ma vi è un altro punto che tutto ciò denota: la totale incomprensione di cosa sia stato – realmente – Hitler.
    Per questo il “Quarto Reich” – che NON È né MAI sarà la mera “replica” del Terzo – può “darsi”, può essere. In forme TOTALMENTE differenti dal Terzo: non vi sarà “passo dell’oca” né “Deutschland über alles” …





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    1. Sa di situazione “finale”, la crisi continua, si accresce – come sta facendo di giorno in giorno (mettono i “tetti” ai prelievi, sempre più stringenti, come il limite al contante – anch’esso sempre più “cappio” – e questo in vista della “crisi di liquidità” in vista; il supporto energetico si fa sempre più incerto (cosiddetti “blackout” han la possibilità di verificarsi sempre più frequentemente), ed anche questo è interessante: insomma stanno pian piano uccidendo la “Grande Prostituta”, “detronizzandola”, per così dire …) – e le società si spappolano e ci si deve (chi può!) salvare al livello individuale. Questo è il quadro verso cui siamo indirizzati, dunque **niente** (ma proprio niente!) a che spartire con la Seconda Guerra Mondiale.
      Si va dunque verso il “chaos systemico” (come detto **in più** d’una occasione), si va, cioè, verso il “punto d’indecidibilità” (di cui si parlava già degli **anni** fa) e questo viene aggravato (e peggiorato) **anche** grazie all’attuale tentativo di “stato d’eccezione” (“schmittiano”) in atto.

      Cf.
      https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/03/lemergenza-ormai-sara-lo-stato-normale.html






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  2. Una cosa **realmente** molto negativa: mai visto tante gente manipolata e così facilmente come oggi! Il “pensiero critico” è svanito. Si evocano **false** “opposizioni” dentro un sistema di controllo generale dell’opinione pubblica, cosa che qui diciamo da tanto tempo, sistema basato sul codice. Il tutto, cioè, basato sul codice di un “sì” e un “no” che in realtà fan riferimento allo stesso codice, appunto. In un mondo di **simulacri** di “politica”, in oligarchie che **si mascherano** da democrazie.


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    1. Molto ma davvero molto di-ver-tente: leggevo di un’ “analisi” dell’eclissi di ottobre prossimo, in scorpione, che avrebbe rilevanza per l’ “europa”, bene: i commenti fan capire quanto sia deviata e fuori asse l’ ““opinione”” pubblica oggi, tutti a dire qualcosa sul vaccino, NESSUNO sulla guerra!! Ah ah ah ah, INCREDIBILE! Nessuno sulla crisi economica!!

      Per loro l’idea ““paurosa”” (gli effetti del “lovecraftismo” e dei tanti “film de pauuuuura”) è “il vaccino” ed altri **PSEUDO** mostri agitati come armi di distrazione di massa, NON la guerra e la crisi economica in cui già siamo (e che potrebbe anche peggiorare), questo no! Hanno lo sguardo chissà dove **tranne** nell’unico posto dove conterebbe: dove stanno effettivamente! Che deviazione!!
      Non riescono nemmeno a sospettare che, se il famoso “mainstream” ti “pompa”, forse qualche ragione ci sta (ma non quella che “tu hai ragione” … come s’immaginano questi …)
      E torniamo sempre alla solita storia – di Rumì – de “Il diavolo e il califfo” (di cui si diceva “illo tempore” nella vecchia community [chiusa nel 2008]), se il diavolo ti dice: – Va’ in moschea – **non** credergli! È sempre il diavolo! Mente, mente per sua natura. Depistano cosicché alla fine sempre diventa più difficile sceverare il “vero” dal “falso” (come oggi, peraltro, un altro capitolo della famosa “infodemia”). Se non puoi più sceverare il vero dal falso si chiama: falso radicale.

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