“Scacco alla
rappresentazione. Si è potuto credere per un attimo (era questa ancora
l’illusione dell’estremismo) che esso si sarebbe espresso nell’astensione
generalizzata – in altre parole in un’apoteosi dell’indifferenza critica, che avrebbe posto fine al
sistema elettorale. Ma le vie dell’indifferenza sono più sottili. Lo scacco
alla rappresentazione si opera attraverso un eccesso di consultazione elettorale, dovuto in parte alla demagogia
governativa, ma non più di tanto. La cosa più notevole è la crescita della
domanda elettorale: la gente vuole votare, vota sempre più spesso e vorrebbe
votare sempre di più. Anche tutti i giorni. Questo non significa che abbia
un’opinione né che creda al significato del suo voto, anzi, significa piuttosto
una bulimia elettorale degna del padre Ubu – un modo di digerire il sistema
della rappresentazione su un registro bulimico ed escremenziale, […] non per
rigetto ma per indigestione – e di trasformare tutto il sistema in un grande ventre,
la gidouille ubuesca.
I sondaggi son solo
apparentemente uno strumento di manipolazione da parte della classe politica. In
realtà, essi corrispondono a quest’esacerbazione della domanda di consultazione
(voi ci avete dato la rappresentazione, noi ne vogliamo sempre di più!). La
rappresentatività, la legittimità muoiono di questa consultazione incessante,
ma ciò delizia il popolo, che dopo aver avuto a lungo del sistema consultivo
[…] un’esperienza alienata, di cui era la cavia, ne ha oggi una perversa, quella
del voyeur”[1].
Parole del lontano
1984!! …
In ogni caso, “laggente”
vuole votare sempre più, voterebbe ogni dì, via telematica, se potesse.
Come se le elezioni fossero
come quei programmi – demenziali[2]
– dove c’è o il televoto oppure si vota con i social o le applicazioni dei
telefonini. A tal proposito, vi sono altre frasi, preveggenti, di Baudrillard, il che
dimostra come certe cose erano “già scritte”, da tempo, in un modello demente,
distruttivo, che dovrebbe “risolvere i ‘problemi’” mentre può soltanto perpetuare
se stesso[3].
Andrea A.
Ianniello
[1]
J. Baudrillard, La sinistra divina, Feltrinelli Editore,
Milano 1986, p. 81, corsivi in
originale. Per l’esattezza, il libro raccoglie una serie di articoli e di
riflessione dell’autore francese dal 1977
al 1984, e le frasi citate son
esattamente del molto ma molto lontano
settembre 1984 … Non so se qualcuno
abbia, oggi, anche solo il briciolo della consapevolezza del passaggio del
tempo e della deriva che non nasce certo da oggi, e che è sostanziale,
radicale. La “cura” di questo problema di sostanza non è il “ritorno alla
‘nazione’”, men che meno far finta di nulla o la deriva cosiddetta
“plebiscitaria”, neppure la mera protesta. Ed è chiaro che un discorso sulle
vie d’uscita è complesso e lungo, e non si può dare con la mera copia del
passato o con il “rimproverare” il problema perché esiste, perché ci sta. Anzi,
solo dal riconoscimento del problema, come primo passo – necessario, ma del tutto insufficiente – può venire una
possibile via d’uscita o, almeno, una prospettiva. Questo testo (La sinistra divina) è stato già citato in un post precedente, cf.
[2]
Cf. F. Battiato, “Bandiera bianca”, canzone nell’LP intitolato: La
voce del padrone, 1981, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=KBfgbUzz1nA.
https://www.youtube.com/watch?v=KBfgbUzz1nA.
Ci rendiamo
conto della “data”? Da un bel po’ – da un bel Po, un bell’Adige, quanto ai fiumi
del centro sud, forse a parte
l’Arno: ma scherzate!, non pretenderete certo d’esser citati?!, che gente
ridicola esiste … – è da un bel po’, dunque, che “Sul ponte sventola Bandiera
bianca”, da un brutto Po (il “p’o”, la parte yin dell’anima umana, secondo certe dottrine cinesi, sia taoiste
che confuciane ma in realtà precedenti ad ambedue, la parte che ritorna alla Terra e andrebbe “fissata” alla tomba
perché non “svolazzi” dando luogo a disastri – tra l’altro, questo era lo scopo
originario del feng-shui), è da un
brutto Po – si diceva – che la “Fortezza Bastiani” è quasi sguarnita … Vi è
anche una canzone di Battiato sulla “Fortezza Bastiani”, cf.
https://www.youtube.com/watch?v=0f_C5GTeKNg.
Fa parte del CD:
Dieci stratagemmi, 2004. A noi
più propinquo, più propinqui, ma meno pingue, tuttavia … o, se non tutta la
via, per lo meno, se non per lo più, parte della via.
[3]
Dovrebbe risolvere il “problema
dell’Amazzonia”, che si conosce da decenni e le cose non fanno che andar
peggio: ma che dovete fare, prendete atto della vostra impotenza: la politica è
impotente perché la sua logica fondante – amico/nemico, cioè – non esiste più:
non può esistere / perché c’è solo
il consenso. Se non v’è dissenso, non può “passare l’energia politica”, cioè “manca la posta in
gioco” avrebbe detto Baudrillard. Ma il dissenso non può esserci se manca la
coscienza “critica”, ed oggi manca, perché vi è il consenso “a prescindere”,
come dato di partenza: chiaro che la “politica” non può essere che spettacolo,
oggi: cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/08/conversazione-con-paolo-broccoli-su-due_4.html.
(Ha il “4” perché è la quarta
versione, a causa di varie correzioni che son stato costretto a fare,
correzioni di errori di battitura, più “limature” varie, poiché i temi son
complessi e non poco “spinosi” e “spigolosi”,
aggiungerei … Pànta rhèi, non “Panda” rei né “Pan” darei …)