venerdì 2 agosto 2019

Inno al NILO, cioè “HAPI”


















In relazione ad un precedente post[1], torniamo a parlare del Nilo e della sua piena, che iniziava col solstizio d’estate e si concludeva fra fine settembre ed ottobre.
La piena, poi, doveva variare tra un minimo ed un massimo stabiliti se doveva esser buona, cioè sufficiente per evitare le siccità ma non così forte da provocare alluvioni.
Il Nilo era detto atur, “il” fiume, par excellence, ma, quando nella fase di piena, era detto “Hapi”.

Tra gli Egizi era diffuso l’ “Inno al Nilo (Hapi)”, di cui si hanno delle varianti, qui di seguito se ne citerà una forma “sintetica”, per così dire, dove l’autore ha estratto da varie forme – mai uguali – una forma “comune”, per così dire: “Esistono parecchie versioni egiziane dell’ Inno al Nilo. L’autore ha tradotto queste versioni secondo il loro senso reale, e le ha condensate in un sol poema, per raccoglier i diversi elementi di un tema che i Saggi – secondo il loro metodo abitualenon trattavano mai globalmente nello stesso tempo e luogo[2].

Ecco dunque l’ “Inno al Nilo [Hapi]”.


“Cecio rimase in silenzio; al chiaro di luna, le forme delle barche si stagliavano su un fiume d’argento. Sulla nave del padrone risuonò un bel canto, e gli uomini, trasognati, rimasero muti in ascolto.

Ti salutiamo, Hapi, fiume nostro
scaturito dalla nostra Terra,
artefice di tutti i doni.

Ti salutiamo, o rinnovatore,
portatore d’ogni essenza, potenza di tutte le linfe;
tu sei l’amato dei prodotti della terra.

O luminoso, emerso da un abisso di tenebre!
o mago che conduci verso la luce
tutti i germi viventi che porti con te!

Scrigno colmo di semi, alimento delle messi,
moltiplicatore di granai,
tu che provvedi a tutte le mammelle!

Maschio fecondo, tu generi te stesso,
e, come una femmina, porti il tuo frutto;
giovane e vecchio, senz’età, immortale.

Fiume di vita, nessun essere vivo t’ignora;
rugiada del cielo, rendi fertile anche il deserto.
Re e Legge di tutto ciò che animi!

Il movimento del tuo flusso, nelle Due-Terre [l’ Egitto],
regge il ‘divenire’ e il destino dei germi;
il tuo corso armonioso dona gioia alle sponde.

Il tuo turbamento crea turbamento: la tua ira è funesta,
e provoca Typhon [Seth];
il sedimento dei tuoi flutti trasforma la terra arida in
fertile limo;
Sobek – il coccodrillo [forma di Seth] – è da te fecondato.

La terra irradiata mette in mostra il suo verde;
ogni essere terrestre è [...] dei tuoi
doni.
Per merito tuo, la barca naviga su bassi fondali.

Tu congiungi e separi;
tu sei l’elemento che unisce le due rive inconciliabili;
tu porti e animi la terra nera [“Kemi”, donde alchimia].

La tua piena comporta ogni felicità;
la terra freme fin nelle midolla,
e si commuove fin nelle sue aride ossa;

Poiché tu disseti il più riarso,
e il più spoglio è colmato di doni;
ma colui che è già sazio t’ignora.

Tu governi tutte le feste dei Neter,
i sacrifici dei frutti migliori,
e la quantità delle offerte.

O tu l’incommensurabile!
O misterioso che sgorghi incessantemente dall’ abisso
senza mai poterti esaurire!

Non c’è uomo che conosca le tue caverne segrete;
nessuno scritto ha mai rivelato il tuo nome,
ma ogni frutto della terra porta impresso il tuo segno,

e attraverso di te si nutre e si trasforma.
Ed ecco:
esso giunge al suo perfetto compimento.

La voce tacque; si levò un ruggito, cui risposero dei latrati. Cecio s’alzò per andare a vedere gli animali, seguìto immediatamente da un cacciatore: ‘Non andare da solo piccolo! Di notte le belve sono cattive’.
E insieme passarono in rassegna i levrieri e le diverse prede  rinchiuse in solide gabbie: alcune gazzelle, un ibex, un bell’oryx dalle belle corna sottili [l’orice aggressivo, anch’esso animale di Seth per la forma delle corna, che, simbolicamente, “affermano” la “dualità”], e infine il vanto della spedizione: tre leopardi destinati in regalo al visir. ‘Abbiamo preso anche una scimmia, ma è legata alla catena sulla cabina del padrone!’. E fino a notte tarda, cullati dalla brezza del Nord [nessunissima allusione al Nord Italia eh, si legga Opicino de Canistris al riguardo, ché nel Nord Italia v’è molto poco vento] che cantava tra le corde, i cacciatori raccontarono le loro avventure”[3].











Andrea A. Ianniello









PS. “Nilo celeste o mistico = anima del mondo. V. serpente”, G. Testi, Dizionario di alchimia e di chimica antiquaria – Paracelso, Edizioni Mediterranee, Roma 1980, p. 125, grassetto in originale, corsivo mio. (NB. Nel Dizionario di alchimia e farmaceutica antiquaria, di M. Fumagalli, Edizioni Mediterranee, Roma 2000, manca invece una voce similare)















[2] I. Schwaller de Lubicz, Her-Bak (Cecio), L’Ottava Edizioni, Milano 1985, p. 73, nota a pie’pagina, corsivi in originale, maiuscoletto e grassetto miei. 
[3] Ivi, pp. 70-73, corsivi miei, mie note fra parentesi quadre. 






6 commenti:

  1. In G. de Santillana - H. von Dechend, “Il mulino di Amleto”, Adelphi Edizioni, Milano 1983, alla figura 12, ecco quel che recita la didascalia: “Horus e Seth intenti a trapanare o a frullare una paletta in una zangola. Horus ha la testa di falco; la testa di Seth-Tifone presenta la strana mescolanza di fattezza canine e asinine tipiche della cosiddetta «bestia-Seth». Quest’elemento è sempre stato spiegato erroneamente come «l’unificazione dei due regni», sia che Horus e Seth lavorino alla zangola, sia che, più frequentemente, servano come i cosiddetti «Dèi del Nilo»”.






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  2. Per un viaggio sul Nilo – quello concreto, non quello “symbolico” – cf. E. FORTUNIA, “Il segno dei nove”, in “Sherlock Holmes in Italia”, Delos Books, Milano 2012, pp. 306-308.






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  3. Anche cf.
    https://www.lulu.com/en/en/shop/enrico-fortunia/la-valle-del-pavone-blu/ebook/product-18npg696.html






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  4. “Questo «mare» corrisponde al «Mar Rosso» (la relazione simbolica dell’ «uscire dall’Egitto» con l’ «uscire dal **corpo**» si trova p. es. nelle dottrine gnostiche riportate da Ippolito, **Philos.**, V, 1, 6) da traversare, al «Nilo Celeste» [NB] o «Acque primordiali del Gran Verde» [NB] — di cui nella preghiera di Ptah della **Papiro di Harris** — nella più antica tradizione egizia attraversate dalla barca del Sole, condotta da Horo [Horus], il Dio [sic!] dei rigenerati. Un simbolismo analogo si ha nel **Sogno Verde** di Bernardo Trevisano, ove un Vegliardo, dichiarantesi il Genio dei Saggi, in visione fa attraversare all’autore le regioni aeree, ignee e sideree, infine lo avvolge in un turbine e lo fa trovare in un’isola circondata da un mare di sangue, cioè rosso”, ARVO ed EA, “LA DOTTRINA ESOTERICA DEI «CENTRI»” in “Introduzione alla magia, a cura del Gruppo di UR”, Vol. II, Edizioni Mediterranee, Roma 2011 (edizione originale: **1971**), p. 28, corsivi designati da “**”, mie osservazioni fra parentesi quadre. Nella nota (2) a pie’ pagina, si legge: “Sul piano della tecnica si potrebbe qui pensare alla relazione della «ignificazione della luce strale» col sistema sanguigno […]. Nell’ermetismo il Mare e il passaggio delle Acque si trovano distintissimamente nella tavola a p- 192 del **Chymica Vannus** (Amsterdam, 1666): vi si vede un uomo che esce dalla selva di Marte (Marte — dice G. BRACCESCO, **Esposizione di Geber**, Venezia, 1551, p. 58 — è **solfo fisso**, cioè l’elemento che nel fuoco supera il fuoco) e si accinge ad attraversare un «fiume» sull’altra sponda del quale si vedono esseri alati (gli esseri dell’ «aria»). La stessa tavola reca un mare salpato da una nave che va verso un **litus secretus** (simbolo corrispondente all’ «isola»); nella parte superiore vi è Mercurio, e, sotto ad esso, nella parte **infera**, la cosiddetta Fontana di Bernardo Trevisano, che non è azzardato porre in una certa relazione con la **kundalinî** ridestata”, ibid., corsivi designati da “**”, n e d sottolineate sono pronunciate con la punta della lingua che tocca il palato.

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  5. Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/12/link-di-un-vecchio-post-mai-pubblicato.html






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