lunedì 12 febbraio 2018

Sui Longobardi e i “Vùlgares” (Bulgari), un utile link









 



6 commenti:

  1. Una riflessione un po' a margine. Proprio in questi giorni sto leggendo "Storia dell'Impero Bizantino" di G. Ostrogorsky, e sto venendo a conoscenza così del perché la Bulgaria sia proprio lì (geograficamente), così come l'Ungheria etc.
    Sono rimasto veramente schifato dagli usi di questi popoli, Bulgari, Àvari, ma anche dai Bizantini stessi ("I'm a civilized man", non c'è dubbio; ma senza commettere l'errore di voler giudicare la mentalità di altri tempi usando la mia: bisogna indossare gli occhiali del tempo. Il divario, però, rimane ai miei occhi).

    Eppure questo link è un bellissimo sito in cui traspare la ricerca sulle proprie origini da parte di chi l'ha fatto; traspare l'orgoglio di discendere da questi popoli che ai miei occhi sono veramente BARBARI. E questo mi risalta particolarmente proprio perché fa contrasto, fortissimo e nettissimo, con la subalternità e la totale dimenticanza incomprensione e disinteresse che noi abbiamo della nostra storia (sarà che ora sono in Calabria fino a "nuovo lavoro" e sto tornando in contatto più o meno continuo con la *cappa mentale* che ricopre i miei conterranei).

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    1. Conosco l’opera – un classico – ed ovviamente **non** si giudica il passato in base al presente: cosa potrebbero dire di oggi, in futuro? Vista la quantità di delitti assurdi, dati di questi giorni? Una sorta di patologia sociale in un quadro di degenerazione collettiva ….
      Quanto ai “Bizantini”: beh, che dire degli usi dei Romani antichi? E i nostri “civilizzati” “compaesani”, lo son davvero? Difficile ci si renda conto della degenerescenza che ha luogo nei nostri territori, e pensare che Pasolini veniva giù per cercare “l’autenticità” che sentiva mancargli al Nord …. La civiltà può degenerare, e non c’è uscita.
      Il barbaro può sempre diventare civilizzato. Il lupo diventa cane. Ma il cane che ritorna lupo: per lui non c’è ritorno, perde sia il cane che il lupo, è selvaggio ma non rispetta quelle poche, ma **ferree**, leggi della forza, cioè la barbarie. Oggi la forza è monopolio dei più furbi e lo Stato non la usa mai contro chi delinque, ma la usa contro i cittadini che di per se stessi non delinquono: questa la chiamerei una vera e propria inversione degli scopi dello Stato come “Giustizia incarnata” sulla quale tanto insisteva lo “Svevo ‘mperador”. E, certo, quest’ultimo – come poi è davvero – spesse volte, nella contesa sulla giustizia di un link passato- si atteneva piuttosto al primo dei dotti che al secondo. Eppur sempre vi era quest’idea, che oggi è sparita. Anzi direi: invertita.
      In ogni caso: Federico II si rivolta nella tomba a vedere com’è andato a finire il Sud.
      Fermo resta, poi, che i “Bizantini” son tali solo **dopo** Giustiniano, fino ad allora son Romani della tarda antichità cosiddetta, ma è altrettanto fermo che i “Bizantini” non si son **mai** chiamati tali – Bizantini – ma “Romei” = Romani.
      La “cappa mentale” giù è tremenda, si è saldato un “certo” passato, lo stato italiano che si è comportato in un “certo” modo, e la “deriva” globale, in un risultato di rara ferocia sociale.
      Altro che barbarie! La civiltà che degenera è ancor peggio! Soprattutto è praticamente incurabile. Le vicende del Sud stan lì a dimostrarlo.




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    2. In un recente articolo su “Le Scienze” si parla della schiavitù nelle civiltà “primitive”, dicendo che spesso le si prende come società di “uguali”, ma pure in esse – con forme loro proprie – c’è la schiavitù. E’ vero. La schiavitù c’è sempre stata, non necessariamente senza una qualche forma di salario, non foss’altro il cibo che si dà pure agli schiavi: non bisogna commettere l’errore di prendere per unica forma di schiavitù quella dell’America del Nord nel XIX secolo, che è una declinazione particolare di un fenomeno ben più generale. Pr esempio, vi è un vecchio libro intitolato “Schiavi a Caserta”, dedicato ai prigionieri, soprattutto nordafricani, che lavorarono alla costruzione della Reggia vanvitelliana; e prendevano qualche forma di salario. Ma, per riprendere le considerazioni appena fatte qui su, vi è una sola civiltà che non ha schiavitù: la “nostra” … o, almeno, è quel che va dicendo … ma è vero? Quando tutto il mondo è schiavo dell’1%?
      La schiavitù ha cambiato forma, e c’è ancor oggi, e non solo nell’ex Terzo Mondo, nei paesi ricchi.
      Il capitalismo è quel sistema che costruisce uno schema fisso di relazioni fra un centro, dove si accorpano le produzioni sulle quali si può avere il massimo saggio di profitto, una o più zone di contorno, ed una vasta, desolata periferia. Per esempio, il Sud è una periferia, dell’Europa certo, ma è solo e soltanto periferia. I suoi abitanti hanno la mentalità del servo perché sono stati servi per generazioni senz’alcuna speranza: e ciò è diventato una seconda natura. Lo schiavo è colui che è assolutamente marginale in una qualsiasi società data; egli non ha alcuna “voce in capitolo”, anche quando sia in qualche modo stipendiato, nelle società “moderne”, o mantenuto e nutrito, in quelle “antiche”. Quanti “stipendiati” di oggi sono precisamente in una tale situazione … Ma l’articolo sui si è fatto riferimento, tuttavia, dimostra come, comunque, gli schiavi, seppur del tutto marginali, qualche influenza non possono non averla, sula e nella società data …
      In una parola: nella storia, quella concreta, non ideologica, un mondo in cui fosse assente una qualche forma, pure landa, di schiavitù non è noto, al momento. Al massimo, si può concedere che tale occorrenza si sia verificata rarissimamente.




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  2. Non ci piove, e infatti son stato celere a precisare. Trovo molto più disumano la spartizione che i Veneziani fecero dell'Impero latino *prima* che fosse effettivamente conquistato, veramente dei mercanti calcolatori, che non Krum che beve vino dal teschio dell'imperatore bizantino o Basilio II che acceca 14.000 soldati slavi.
    Tra l'altro quella mentalità passò a tutto l'Occidente, solo che adesso sembra "normale" pianificare di smembrare uno Stato, un'azienda o una regione, per poi attuare effettivamente il piano. In realtà non è solo fame di territori come l'hanno avuta tutti i popoli, ma traspare un vero e proprio odio. Il capitalismo poi nei suoi sviluppi storici ha portato quest'odio in tutto il mondo, e la tecnica lo ha massimamente utilizzato proprio contro l'uomo.

    Che poi anche quando divennero Bizantini, in realtà a me è parso che rimasero sempre più Romei che Greci veri e propri: uno stato unitario i Greci non l'hanno mai avuto, e anche dopo il 476 d.C. loro continuarono ad averlo sostanzialmente grazie alla tradizione amministrativa romana e al diritto romano, certo adattato ai nuovi tempi. Poi la lingua greca e il cristianesimo ortodosso hanno dato l'elemento caratteristico, per cui non si può parlare di Romani ma di Romei, eppure mi sembra che fino alla fine questo elemento fu mantenuto molto più qui che non in Occidente.

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    1. Eh sì, quelli sono i “germi” del capitalismo che, come si vede chiaramente dal caso veneziano – ma pure la Hansa – nasce dalla classe dirigente, la “Repubblica” veneziana era una **oligarchia**, e così i domini della Lega Anseatica. Sui Romei: i loro discendenti, cacciati dai Turchi, e riparati nella Grecia “peninsulare”, sono sempre stati considerati dei “paria” dagli abitanti di questi ultimi, a testimoniare una”differenza” irriducibile. E tuttavia, il Cristianesimo deve la sua formulazione, nei sui assi portanti “di base”, proprio a quel contesto “romeo”, cioè romano orientale.












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  3. Questo passo da “I ‘Vùlgares’” è citato in:
    https://www.scribd.com/document/322059998/Pietre-Che-Cantano-2-Forma-Di-Dieci-Anni-Fa-Esatti




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