“Il genio è una lunga pazienza”.
R. GROUSSET, Il Conquistatore del mondo. Vita di Gengis Khan, Adelphi Editore, Milano 2011 (ripubblicato l’anno scorso: il 2023), p. 221.
“Decisamente, questa regione [la zona dell’Aude e di Rennes-le-Chateau] che lega il bianco al nero, Blanchefort e Rocko Negro, è assai interessante, e ci si potrebbe se la Regina Bianca che ossessiona tutte le leggende della regione non sia semplicemente la Dea Bianca degli antichi, che regnava sul mondo sotterraneo, la dea del passaggio verso l’aldilà, la Signora delle Nebbie. È assai istruttivo rilevare i nomi sotto cui ella è adorata: Albina (un’antica fortezza visigotica posta sulla piana di Rennes si chiamava Albedunum), Cardea presso i Romani, che vedevano in lei l’amante di Giano e la regina dei “cardini”, in latino cardo (il monte che sorveglia l’accesso al cromlech di Rennes-le-Bains non si chiamava forse Cardou?). Ovidio diceva di Cardea: “Ella ha il potere di aprire ciò che è chiuso e di chiudere ciò che è aperto”. La Dea Bianca è stata assimilata anche a Iside [in nota si dice che proprio a Rennes-les-Bains è stata ritrovata una statua d’Iside], se vogliamo credere a Lucio [il protagonista delle Metamorfosi di Apuleio, tra l’altro – significativamente – conosciuto con il titolo di L’asino d’oro … nomen omen …], ma […] dobbiamo ricordare il soprannome che le veniva dato: l’ ARAIGNÉE (la femmina del ragno). […] Ma non è tutto. Dobbiamo ora trovare il luogo da cui potrebbero partire gallerie che corrono nel sottosuolo per raggiungere il regno sotterraneo, il regno del “Padrone delle colline cave” [NB], come dicevano i Celti. Ed è precisamente il momento di ricordare che l’antico nome del Pic de Bugarach, nei pressi di Rennes-les-Bains, era Pic de Tauze, che significa precisamente “Picco cavo”. E dobbiamo anche tener presente che esiste sotto questo picco una vasta rete di gallerie che mettono in comunicazione le falde acquifere della regione […]. Decisamente, è facile capire perché Jules Verne abbia scelto il nome di Bugarach come patronimico del capitano Clovis Dardentor [cioè: Clodoveo “d’ardent or”, d’ardente oro], quel Bugarach che vede nascere la Sals e la Blanque [due fiumi, “di genere femminile” in francese, ma non in italiano]! La Blanque! Ancora una volta il colore della Regina Bianca, lo stesso dell’ “Isola Bianca” nella quale, secondo la leggenda, Giuseppe d’Arimatea si recò con il Graal [NB]. Ovviamente per raggiungerla, secondo quanto afferma la tradizione, si devono “attraversare le acque” [NB …]. In Russia, ci dice Andrew Thomas, “tra i Vecchi Credenti o Starovery circolava una strana leggenda, secondo la quale chi avesse ripercorso la via dei conquistatori tartari verso la Mongolia avrebbe trovato Belovodye, la Terra delle Bianche Acque o dei santi uomini che vivevano come reclusi, lontani dalla turpitudine del mondo”. […] Andrew Thomas prosegue citando le affermazioni del professor Nicolas Roerich a proposito dei suoi colloqui con i Vecchi Credenti dei monti Altai, circa l’accesso a questa terra; egli scrisse: “Dopo un faticoso viaggio se non avete smarrito la rotta [qui È TUTTO UN MONDO che “HA SMARRITO LA ROTTA”!], arriverete ai laghi salati [NB]. Questo passaggio è molto pericoloso. Quindi, giungerete ai monti di Bogogorch, dai quali inizia un percorso ancor più rischioso …”. Sal e Sals, BoGogoRCHe BuGaRaCH. Ancora coincidenze? Certamente no! La pista è valida, al lettore il compito di seguirla”.
M. LAMY, Jules Verne e l’esoterismo. I viaggi straordinari, i Rosacroce, Rennes-le-Chateau, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 157-158, corsivi – e maiuscole – in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.
“Per quanto riguarda il «Glossario nostradamico», posto alla fine, potrebbe certamente essere una cosa utilissima; ma, pur lodando l’autore per aver respintole fantasie un po’ troppo azzardate di certi commentatori recenti […], purtroppo rimangono ancora […] molte interpretazioni più che discutibili, come […] «Ardha e Zerfas», che cerca di spiegare separatamente, ma che in realtà sono «Aredha-Tserphath» [grafia “alla francese” per Tserphat = Francia …], espressione di cui Nostradamus, essendo d’origine ebraica, conosceva sicuramente il significato nella geografia rabbinica [si tratta della “Terra di Francia”; ora, però, “IL” punto “dirimente” si è che, in un suo scritto, Nostradamus lui stesso affermava che il Regnum Antichristi sarebbe iniziato – NON dalla “Mongolia”, come qualcuno ha (ed ****erroneamente****) interpretato “Zerfas” – ma dalla … Francia!”.
R. GUÉNON, Recensioni di libri pubblicate dal 1929 al 1950 (in Le Voile d’Isis, diventato Études Traditionelles nel 1937), Oriental Press (Luni Editrice), Milano 2005, p. 47, Recensioni del 1 9 4 5 [NB], corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre[2].
“Mascherati da patrioti, nazionalisti, cavalieri e spesso cristiani, questi gruppi stanno proliferando in tutta l’Europa e gli Stati Uniti. La tragica esplosione di una bomba al palazzo federale di Oklahoma City [19 aprile 1995] ne costituisce un esempio agghiacciante. […] Ritenuto all’inizio opera d’estremisti islamici o del cartello della droga, divenne evidente con l’arresto di Timothy McVeigh […] che i responsabili erano membri di una milizia bianca estremista. Un’indagine ulteriore ha smascherato almeno 100 gruppi dello stesso tipo in 18 Stati americani che abbracciavano la stessa etica del Ku Klux Klan, dei neo-nazisti, dei paramilitari avversi al governo, dei millenaristi della New Age, e di tutte le sfumature della Destra. Questo modello è rispecchiato anche in Europa. La Germania è stata testimone, nel 1998, di un aumento del 34% dei crimini neo-nazisti rispetto all’anno precedente, sebbene ci sia stato anche un incremento del 21% dei crimini legati all’estremismo di sinistra. In Francia, la propaganda di destra del Partito del Fronte nazionale di Jean Marie Le Pen ha ottenuto consensi crescenti nel suo collegio elettorale di Marsiglia, ed ancor più a sud-ovest, lungo la costa del Mediterraneo, e rappresenta circa il 14% dell’elettorato nazionale. Condizioni ideali, non soltanto per i gruppi politici anarchici e sovversivi, il cartello del crimine organizzato e il commercio illegale, che fa affari migliori nei periodi di confusione, ma anche per il fondamentalismo religioso [vero questo]. […] le forze della Chiesa cattolica romana e dell’islamismo estremista si stanno preparando ad un confronto finale [al tempo poteva sembrare, ma ciò NON perché non vi siano in vista confronti “finali” ma solo perché NON possono esser così specifici, all’epoca prevaleva una certa miopia visuale di nuovo NON CERTO perché non vi saranno ANCHE questi due “attori” ma invece perché vi saranno attori “ALTRI” e non previsti …], di cui si parla nel Vecchio testamento come “scontro finale” [al quale – però attualmente – sembrano puntar di più determinati ambienti sia in Israele sia nel mondo “evangelico” lato sensu inteso].
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Tutto questo sembra lontanissimo dalla remota regione delle Corbières, ai piedi dei Pirenei, con il suo antico passato ed i suoi depositi segreti. Ma com’è stato rivelato nei primi capitoli, una prova scritta dell’esistenza del tesoro è stata tramandata di generazione in generazione, custodita da un numero scelto di gruppi e d’individui. […] il Priorato di Sion sembra al giorno d’oggi essere a parte del segreto. Ma nonostante la sua apparizione in pubblico risalga soltanto al 1956, sembra essere la manifestazione perenne d’una tradizione politica di lunga data. Una tradizione radicata fortemente nella tradizione della Destra come nella devozione della monarchia, nel conservatorismo ed in molte linee di condotta politica propugnate nel corso della guerra del governo di Vichy. Questa posizione mette inevitabilmente il Priorato in diretto contrasto non soltanto alla Repubblica francese democratica, ma anche con la linea di condotta generale dell’Unione Europea. È davvero una notevole coincidenza che il 1956, oltre a vedere la nascita del Priorato [che tuttavia è sempre apparso essere come una “maschera” cioè di quelle organizzazioni di “mezzo” e di “raccordo” (secondo Hutin) piuttosto che di una di quelle realmente con un ruolo “direttivo” effettivo]. Fu anche l’anno in cui Le Pen divenne deputato dell’Assemblea nazionale. Inoltre, egli era legato negli anni ‘60 all’estremista Organisation de l’Armée Secrète, entrando probabilmente in contatto con i membri della Loggia P2 italiana, l’Ordine del Tempio Solare ed i membri del Priorato di Sion. Senza dubbio, egli condivideva il loro orientamento politico […]. Attualmente non si conosce la natura delle informazioni e delle prove che il Priorato poteva possedere riguardo al tesoro […]. Entrando in possesso di quest’incredibile tesoro materiale e simbolico [NB: materiale E SIMBOLICO!], essi si troverebbero in una posizione forte per portare a compimento i loro obiettivi politici; obiettivi che senza dubbio avrebbero l’approvazione dell’Opus Dei e della rete di quelle società segrete di destra che sono proliferate in tutta Europa e nelle Americhe [più che probabile: ma ciò sarebbe solo il dare la propria approvazione ad un “piano” sul quale NON SI HA ALCUN VERO COMANDO per l’apparenza che fa – questo “piano” – di “seguire” certe indicazioni a loro care: che siano il tipo di gente che questo genere di cose le fa, lo dimostra la storia; che sarebbe un errore fatale invece la storia lo dimostra molto ma molto meno …]”, G. PATTON – R. MACKNESS, L’enigma dell’oro scomparso. Dal tesoro dei templari al potere nazista, Newton & Compton editori, Roma 2000 (cioè ben VENTI QUATTRO anni fa!), pp. 208-209, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Anche (e si ricordi: 24 anni fa!): “Oggi il Priorato ha fatto propri il modello e le strategie anarchicho-sinarchiste [torna e ritorna sempre la “sinarchia” in queste cose!, NON a caso – peraltro mescolata con l’ “anarchismo” che, spesso, ha servito da “cavallo di Troia” – NON a caso, di nuovo!], ma sembra aver continuato ad aver rapporti con le fazioni conservatrici della Chiesa cattolica, la cui forza principale è l’Opus Dei. Questo ha dato origine ad una certa ambivalenza, poiché gli eroi leggendari della regione della Linguadoca/Catalogna erano i Catari, che nel XIII secolo furono vittime della persecuzione della Chiesa cattolica. Tuttavia, molti abitanti del posto ritengono lecitamente che, come nel caso dei templari, la Crociata contro i Catari fosse motivata principalmente dalla bramosia dei baroni francesi del nord ansiosi d’ottener il controllo delle ricche terre della Linguadoca [in parte – ma solo in parte – fu anche questo]. Queste antiche memorie sono tornate in vita in un moderno sentimento anti-parigino”, ivi, p. 220, mie osservazioni fra parentesi quadre. “Anti-parigino” … e cioè quel “sentiment” piuttosto forte nella Francia di oggi.
“Non può sicuramente essere una coincidenza [NB] il fatto che Otto Skorzeny, l’ufficiale al quale Bormann affidò il compito di accumulare le ricchezze e d’organizzare le vie di fuga, fosse anche l’ufficiale incaricato da Himmler, nel 1944 [cioè ottant’anni fa, come lo sbarco in Normandia], di ritrovare il leggendario Sacro Graal nella Francia sud-occidentale. Inoltre, un simbolo, descritto varie volte come una piovra o un ragno (l’ airegnée [ragno femmina; inoltre: quest’ “ambiguità” – se ragno femmina oppure piovra! – si ripete nei simboli della stessa società segreta, e NON È casuale questo …]) trovato su documenti del Priorato di Sion era anche il nome dato alle reti di fuga naziste. […] Questo sorprende di meno se si ricorda che la maggior parte dei membri più importanti del Priorato era a conoscenza del tesoro che era stato scoperto da Skorzeny? [Ammesso che Skorzeny trovò parte del teso – e non concesso –, a quest’ultima domanda non posso rispondere]”, ivi, p. 216, corsivo in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre. E – con quel segno – si ritorna così al passo di Lamy qui sopra riportato …[3]
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Vi sarebbe di che dirne, tuttavia per ora si “segnala” soltanto …
E speriamo che riusciamo a ritornarci (sul tema dell’ “affaire”) …
Andrea A. Ianniello
PS. Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/04/non-e-nu-ecsep-lirpad.html
[1] Il “caso Francia” par excellence è “il caso Dreyfus” …
[2] Prima vi è la recensione ad un libro di R. Ambelain (A l’Ombre des Cathédrales), come, nelle recensioni di riviste, ad alcuni articoli di D. Roché, vi sono alcune giuste intuizioni sul tenebroso “affaire” alle quali però, per ovvi motivi, Guénon – scomparso nell’ ormai molto lontano 1950 – non poté dar seguito. Un passo, però, dalla recensione al testo di Ambelain del quale s’è appena ricordato il titolo, va riportato: “Per concludere, si potrebbe dire, senza fare nessun «gioco di parole», che l’ «ombra» di cui si parla nel titolo si deve intender senza dubbio in senso «sinistro» e capovolto; ecco […] un bell’assaggio di ciò che ci riserva la famigerata «era dell’Acquario»!”, R. GUÉNON, Recensioni …, cit., p. 46.
[3] “I Merovingi godranno fama di stregoni (“Re incantatori”), seguaci di scienze arcane, marcati nel fisico da un’evidente disqualificazione iniziatica: la presenza di una “coda” fin troppo evocativa delle loro oscura ascendenze [in nota Bizzarri dice trattarsi della cosiddetta “spina bifida” che dà l’impressione di una “coda” che però non è davvero tale, tuttavia si segnala questo fatto perché anche Melusina – antenata “mitica” di Lusignano, che tanto peso nefasto avrebbero giocato nell’epoca delle Crociate – che, poi, si son mescolati ad altre stirpi, fra cui anche i Savoia, per esempio – ha delle “appendici” serpentiformi, come una “coda” per l’appunto: quel che può dirsi qui è che il contatto prolungato – prolungato – con lo “psichismo inferiore cosmico” (per dirla con Guénon) può provocare, in **determinate condizioni**, malformazioni le quali a loro volte, in determinate condizioni di nuovo, possono essere trasmesse alla discendenza, laddove pian piano si attenueranno, ma, di tanto in tanto, si ripresenteranno, ma NON NECESSARIAMENTE come “spina bifida” però – va detto –, poiché questo genere di cose possono prendere differenti forme; si noti come anche l’esposizione prolungata oppure anche singola, ma molto forte, alle “radiazioni” può a sua volta provocar effetti similari …]. […] Sotto il loro regno, a dispetto dagli impegni presi da Clodoveo [che rinunciò alle tradizione ancestrali germanico-celtiche], i riti pagani celtico-germanici non cessarono di diffondersi e prosperare, suscitando reazioni timide ed indecise, fintantoché Carlomagno vi mise decisamente fine. Con i Merovingi nasce altresì la leggenda del Gran Monarca, formulata per la prima volta dall’arcivescovo di Maenza [cioè: Magonza, Menza è la vecchia forma “ricalcata” dal nome tedesco: Mainz], Raban Maur [780 ca. - 856; fu allievo di Alcuino di York, 735 ca. - 804]:
“Alla fine dei tempi, un discendente dei Re di Francia, regnerà su tutto l’antico Impero Romano e sarà […] l’ultimo dei Re di Francia e l’ultimo della sua razza […] andrà a Gerusalemme per deporvi lo scettro e la corona [motivo molto antico questo, a sua volta riecheggiamento di leggende alto medioevali d’origine germanica; sia detto per inciso: per questo la crociata di Federico II e la sua “entrata in Gerusalemme” fu da taluni, al tempo, scambiata per fatto “escatologico”]; così finirà il Santo Impero romano e cristiano […] subito dopo comparirà l’Anticristo”.
I mistagoghi del Priorato di Sion si affetteranno a recuperare tale profezia, attualizzandola e calandola nel contesto del Razès, pur dovendo ricorrere all’invenzione – veramente fantastica – di un discendete (Sigoberto IV) mai esistito. È invece vero che dai Merovingi discende la famiglia degli Aniort, il cui sangue sarebbe poi confluito con quello dei Voisins, dei de Nègre e degli Hautpoul:
“[…] La famiglia dei d’Aniort, in base ai dati storici […] discende dagli antichi conti di Foix e dai Re d’Aragona, essi stessi del sangue di Clodoveo, pronipote di Meroveo, Re di Francia nel 440”. [E qui Bizzarri cita una fonte francese del 1 8 5 3]
Non si capisce quindi perché si sia voluto impiantare “l’eredità messianica” sui Plantard, quando sarebbe stato – in base alla documentazione realmente esistente – farlo sui d’Aniort [ma è possibile che i Plantard siano un “sostituto” … ed un “vicario” (colui che sta per) …], e quindi […] sul casato della marchesa di Rennes che è al centro delle vicende di cui sarà protagonista Saunière. Giustamente il Ferté osserva al riguardo che:
“[…] Può essere che una leggenda cripto-merovingia animasse in segreto, già prima del 1960 [NB], certe società segrete, di cui sarebbe interessante seguire l’eventuale attivismo dietro le quinte della storia [evidente riferimento a Hutin …!] e tra le filigrane della letteratura”.
[Appunto: “già prima del 1960” …]”, M. BIZZARRI, Rennes le Chateau: dal Vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 178-179, grassetti miei miei osservazioni fra parentesi quadre.
Interessante la bandiera di Magonza, cf.
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