“Il nemico si precipitò all’interno e salì al monte del Tempio: proprio nel punto dove re Salomone era solito sedersi per consultarsi con gli anziani, i babilonesi studiarono come ridurre in cenere il Tempio. Durante le loro sinistre macchinazioni videro quattro angeli che, ciascuno con una torcia fiammeggiante in mano, salirono ad appiccare il fuoco ai quattro angoli del Tempio. Alla vista di quella scena il sommo sacerdote gettò verso il cielo le chiavi del santuario e disse: «Ecco le chiavi della tua casa, visto che non son degno di farle da custode»”.
L. GINZBURG, Le leggende degli Ebrei, vol. VI Da Giosuè a Ester, Adelphi Edizioni, Milano 2016, pp. 233-234, corsivi miei. Questa è la tradizione citata da H. Corbin. Peraltro – all’inverso – trattasi di qualcosa di simile al fatto che Artù lanciò la spada Excalibur nel “Lago” da cui proveniva (in Basso!), solo che, in al caso, si tratta del potere della “chiave d’argento” mentre quel che gettò – verso l’Alto! – il gran sacerdote ci parla, invece, della “chiave d’oro” …
È bene precisar che – in questo passo qui sopracitato – si tratta del Primo Tempio, quello salomonico, non il Secondo Tempio, quello ricostruito da Erode …
Su quest’ultimo, si veda qui sotto …
“La famosa ruota medievale della Fortuna, qui raffigurata come un disco oracolare che serve per mostrare le venti domande sul destino (fig. 25), presenta quattro figure che si arrampicano su di essa e che simboleggiano le diverse età della vita e i gradi della felicità. In base alla domanda si è rinviati ad uno dei venti re saggi. Così ad esempio, se s’intende sapere se si avrà una vita più o meno felice, allo sarà re Salomone a rispondere affermando con l’indice alzato: «vai al segno del Sole»”.
A. WARBURG, Astrologica. Saggi e appunti 1908-1929, Einaudi editore, Torino 2019, p. 97. Alcun aspetti dei giudizi di Warburg son “datati” (lui sempre credeva –sbagliando! – che “Atene dovesse ogni volta di nuovo essere “difesa” dall’influsso di Alessandria”), tuttavia molti altri spunti son ancora validi, peraltro si pone il problema di come le “forme” prendano una loro “vita propria”, tema che sarà sviluppato da Culianu, con esiti però negativi, per lo stesso Culianu, che ha infatti creduto di poter “manipolare” le forme “mitiche” (delle “forme” delle immagini) poste in moto. “Sapere” non è necessariamente “potere” …
“L’ unico tentativo concreto di ricostruire il Tempio di Erode si deve alla fonte più improbabile: l’ imperatore romano stesso. Giuliano l’Apostata salì al potere nel quarto secolo, dopo che Costantino si era convertito al cristianesimo. Giuliano, tuttavia, non era cristiano e seguiva con passione una tradizione di filosofia […] e di culto pagano. Il soprannome ‘l’Apostata’ gli fu ovviamente dato dai cristiani. Nei suoi due anni di governo tentò di rovesciare quella che era stata la politica di Costantino e dei suoi successori, ma morì in battaglia prima di poter lasciare un segno duraturo. Giuliano scrive in una delle sue lettere che intende restaurare il Tempio, certamente nell’ambito del suo attacco contro il cristianesimo e il rifiuto da parte di quest’ultimo del culto sacrificale. Incaricò Alipio, ex governatore della Britannia, di dirigerei lavoro, ma l’impresa fallì quasi prima di aver avuto inizio. Secondo lo storico romano Ammiano [Marcellino], alcune palel di fuoco emersero dalle fondamenta e bruciarono gli operai addetti alla costruzione. Il progetto non andò oltre. Per gli storici cristiani si trattò d’un fuoco di vendetta inviato dall’alto; aggiungono, inoltre che in cielo apparve misteriosamente una croce, e cita poi altri segni miracolosi. Gli scrittori moderni più moderati preferiscono parlare di un terremoto [probabile] o di un sabotaggio [improbabile]. Qualunque fosse il motivo, dopo la morte di Giuliano non vi furono altri tentativi”, S. GOLDHILL, Il Tempio di Gerusalemme. Storia e letteratura del luogo più sacro del mondo, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2009, p. 80, corsivi miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Su Giuliano, il miglior libro – che tenta una “ricostruzione” dell’ “atmosfera mentale” del tempo – rimane, ancor oggi, quello di Gore VIDAL, Giuliano, Fazi Editore, Roma 2017, Postfazione di D. De Masi. Buona edizione.
Andrea A. Ianniello
Cf.
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.com/2020/12/in-relazione-alla-recente-magna.html
https://www.israel365news.com/310069/sanhedrin-appoints-high-priest-preparation-third-temple/
RispondiEliminahttps://www.israel365news.com/369083/rabbis-petition-government-to-allow-passover-sacrifice-on-temple-mount-arabs-decry-the-attempt/
A quanto sembra , non è più necessario , il Tempio intendo, basta il LUOGO !
Certo che ciò possa darsi, poiché lo scopo non è la “ricostruzione filologicamente corretta” del tempio di Erode – o, ancor più, di quello salomonico – ma che **si reinizi** ciò che Cristo fermò, e cioè il **sacrificio** nel Tempio (in una qualsiasi forma) …
Elimina“palel di fuoco emersero dalle fondamenta ” qui sopra va cambiato in: palle di fuoco emersero dalle fondamenta.
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