venerdì 1 marzo 2024

Frammento … “Verde” …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“– Andiamo a bene qualcosa in un bar – mi propose Langsdorff quando ci fummo congedati dal generale [Wolff] e da quello che era stato il dittatore d’Italia [Mussolini].

Cameriere, una bottiglia di champagne! – ordinò all’italiano, che fu pronto ad eseguire i suoi ordini [peraltro la cosa che sempre fanno gl’italiani, e nella quale senza dubbio eccellono: eseguire gli ordini, “difetto nazionale”, ma son sempre stati così eh, qui nessuna sorpresa e nessuna novità di sorta(1)].

Sì, signore! [idem] –

Ci sedemmo nella saletta d’un piccolo hotel. Davanti a noi, sul tavolino, due bicchieri spumeggianti. - Questa è certamente l’ultima volta che ci vediamo – disse Langsdorff – Brindiamo al nostro passato e ad una morte dignitosa –. – Avete fatto bene a firmare un armistizio – disse – Bisogna lasciare in tempo la nave che affonda. Abbiamo conservato il passato splendore, almeno qui in Italia. Abbiamo la nostra ambasciata a Salò, presso il governo ombra del quasi prigioniero Mussolini. L’ambasciatore gli dà gli ordini e dispone. Ma questo non durerà a lungo. Dobbiamo però combattere fino in fondo. […] Il povero Wolff crede davvero che un qualche miracolo può ancor accadere. Ma ormai è troppo tardi –.

Non parliamo di cose tristi. Dimmi piuttosto come sta il nostro vecchio amico Weisthor e che cos’è successo all’ Ahnenerbe –.

[…] Ah, l’ Ahnenerbe? Un bel sogno, che non è diventato realtà. I miei uomini migliori son caduti in guerra oppure sono ancora nelle trincee ed aspettano di morire. Soltanto Sievers [Wolfram Sievers intende] sta bene. È ora diventato Standartenführer o forse già Oberführer; viaggia da una retrovia all’altra e dice che lo fa per ragioni importanti. Non so qual sia il suo incarico. E il povero Weisthor! È ora un vecchio di ottant’anni. La giusta età per un profeta! È sempre vivo e fa le sue magie come sempre a Reichenhall. Hitler lo va a trovare appena può. Crede ancora che il Cerchio del Saggio Nord lo salverà. Ma ci crede ancora lo stesso Weisthor? Non lo so. Non so se sia un pazzo o un sapiente. Se è un saggio, dobbiamo riconoscere che ha giocato abilmente, riuscendo ad ingannare chi ci governa. Ma non posso capire come gli abbiano potuto dar credito, quando tutte le sue iniziative non hanno fatto altro che danneggiare la Germania, tanto che c’è anche chi sospetta che sia un agente del nemico. Ti ricordi il Dragone Verde? Quel de Megel sapeva effettivamente qualche cosa [parrebbe proprio di … conosceva “qualcosa” seppur “mescolata”, personaggi “alla Zhirinovsky”, per capirci, un misto di verità e non verità che chi ascolta deve poi, lui, saper “sbrogliare”] –.

Facemmo molto tardi, ricordando i tempi passati [intende quelli all’ “Ahnenerbe”]. Il futuro ci appariva così triste che non ne volevamo parlare.

La guerra [la Seconda Mondiale, siamo nella Terza, più simile alla Prima, però, che alla Seconda] è finita. Hitler è morto. Himmler si è suicidato. Molti altri han ricevuto la loro condanna.

E Weisthor? L’animatore del Cerchio del Saggio Nord? È ancora vivo? Insegna ora a qualcun altro, magari ad un altro capo di stato, qualcuna delle sue stregonerie [si ricordi che questo testo fu per la prima volta pubblicato nel 1948]? Saprà mai il mondo chi fosse colui che lo controllava [NB, chi controllava “Weisthor”, ed è molto probabile che si trattasse de “il lama dai guanti verdi” ], colui che voleva che gli uomini, gli uni contro gli altri, si annientassero(2)?

Il Dragone Verde [forze che, a quanto pare, sono tornate – con forza – “in auge” … ]?”, Y. Von GRÖNHAGEN, La società segreta di Himmler. L’Ahnenerbe in Finlandia, Edizioni Settimo Sigillo, Roma 2019 (edizione originale: 1948!), pp. 173-174, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

In questo testo sono anche molto interessanti le considerazioni di von Grönhagen quando incontrò Himmler, al quale vien dedicato un intero capitolo, il capitolo III, cf. ivi, pp. 71-93, per dirne la centralità NEL e SUL tema dell’ “Ahnenerbe” …  

 

 

@i

 

 

 

 

(1) A tal proposito, cf. F. FERRUCCI, Nuovo discorso sugli italiani con il Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani di Giacomo Leopardi, Mondadori Oscar, Milano 1993. Il breve testo – ma “sapido” – comincia con, in esergo, questa frase: “Se io dirò alcune cose … colla sincerità e libertà con cui ne potrebbe scrivere uno straniero, non dovrò essere ripreso dagli italiani, perché non lo potranno imputare a odio o emulazione nazionale. Leopardi, Discorso”, corsivo in originale.

Gl’italiani” non si smentiscon mai … Nel 1993, ventun anni fa, c’è una pagina – del testo di Ferrucci – dove, di fronte alle solite cose italiche, si leggeva che “scatta l’inevitabile commento: così vanno le cose in Italia”, ivi, p. 7, corsivi in originale. Tanto tempo dopo: lo stesso commento “scatta” pero la situazione, nel frattempo, è ben peggiorata. Ben peggiorata! E il turismo sarà di sottozero aiuto, “in tal senso”, anzi! Si tratta di varie forme dell’ “effetto Beaubourg” (Baudrillard) sul quale si è tornati varie volte nel 2020. Sì, lo stra sappiamo, c’era la pandemia e c’erano “libertà, libertà” (prego: astenersi “libertà, libertà”); ma è, questo, un tutt’altro capitolo: l’ “assenza di angoscia” nel mondo attuale, cosa vecchia, se già la notava illo tempore Anders: “Questa è dunque la situazione. Tanto angosciosa. Ma dov’è la nostra angoscia? Non ne trovo […]. Non mi riesce nemmeno di trovare un’angoscia di media grandezza. Nemmeno un’angoscia pari a quella che sorgerebbe al pericolo di un’epidemia d’influenza”, G. ANDERS, L’uomo è antiquato, Il Saggiatore, Milano 1963 (!), p. 261, grassetti miei. Si è realizzato: la pandemia senza dubbio ha generato più angoscia del nucleare oggi; ché, ben si sa, la bomba atomica tutto quel bianco che butta fuori non è altro se non “panna” … un po’ radioattiva, vero, ma in fondo i raggi fan bene, come si vede dal fatto che stanno riempiendo la Terra di antenne varie, ovviamente di potenza di super gran lunga inferiore: ci tengono a noi, non lo sapete? (ironia)

Informatevi. … (idem)

 

(2) Cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2018/09/meyrink-2.html  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14 commenti:

  1. “Ahi serva Italia …” diceva Dante … non è cambiato molto.



    RispondiElimina
    Risposte
    1. Incredibile ....mi hai anticipato, stavo per sctiverlo !!!

      Elimina
    2. Incredibile ....mi hai anticipato, stavo per sctiverlo !!!

      Elimina
    3. Eh eh, beh, in effetti questo è ben noto; peraltro, Dante - “padre della lingua italiana” - è stato criticissimo verso l’italia, alla quale dedicò parole molto dure. Tra l’altro, morì esule, fuori dallo stato fiorentino (ricordiamoci che l’italia era divisa in vari stati, cioè in varie istituzioni statali, peraltro conflittuali fra loro).
      L’esilio è **alla base** della vicenda dantesca.









      Elimina
    4. Dante guelfo bianco , ergo riconosceva l'Imperium , Dante Fedele d'Amore .
      Fermo restando che non voglio "farti le pulci" ovvero non voglio e non posso correggerti, all'epoca il concetto di STATO forse esisteva in quello che oggi è il Sud Italia ( Isole comprese) il resto erano Signorie... che sono l'antitesi dello STATO , ed il Regno Pontificio...la decadenza dell'Autorità Spirituale nel Potere Temporale.
      E sempre per citare Dante.... Italia e Grecia, le nazioni attuali è come se avessero subito la legge del contrappasso, ovvero le nazioni che si erano la TRADIZIONE Occidentale oggi sono quelle che sono.... è cronaca !

      Elimina
    5. Nei termini medieovali del concetto “stato” - solo parzialmente simili al concetto moderno - il Sud era uno “stato”, non vi è dubbio. In effetti, il cosiddetto “contrappeso” si è verificato, in pratica così è stato. Peraltro questo blog ha come “nume tutelare” umano Federico II perché, come disse qualcuno, “dopo Federico ogni governo è quasi una usurpazione” e cioè vi è legittimità in senso mdoerno - cioè il consenso - ma non in senso “superiore” (parole stonatissime ad orecchie moderne, per loro totalment eincomprensibili) . . .



      Elimina
  2. Dante sarà anche il padre della lingua italiana , ma anche qui... mi preme preecisare ...il primo a scrivere in volgare fu Cielo( Ciullo) d'Alcamo, si discute ancora oggi , se Cielo o Ciullo siano dimonutivi di Michele o Vincenzo, ma diciamo che questo è ininfluente.
    Rosa Fresca aulentissima invece è importante in quanto ROSA è comune sia a Cielo che a Dante...e poi Cielo era un poeta della Magna Curia di Quel TALE a cui è intitolato il blog!
    Chiedo venia per la mia pedanteria....ma erano "Precisazioni necessarie" .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah lo so bene che la prima scuola di poesia in volgare fu quella sicicliana (cui non fu estranea neanche la corte sveva, come dici), si parla di padre “nobile” cosiddetto (il “pater” che non coincide col “genitor” in antico latino) - peraltro Dante condivide, in misura minore, la paternità con Boccaccio e, in misura ancor minore, con Petrarca (che poi stette anche molto a Napoli). Si parla di poesia e non certo del “vulgare” come tale (prime attestazioni il famoso “Sao ko kelle terre parte kelli fini que ki contene trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”, il “Placito di Capua” del 960), che ci stava già e da molto tempo.
      Sulla rosa: è imbolo chiarissimo, che poi i Rosacroce avrebbero posto al centro, ma che, in realtà, li precede.



      Elimina
  3. La rosa come simbolo è di certo antichissima. Probabilmente è per mezzo della mistica islamica che giunge in occidente, attraverso gli "snodi" che legavano i due mondi: La Sicilia, l'Andalusia, l'Anatolia (?), e la poesia, camminando di pari passo con la mistica religiosa (mica si tratta solo di romanticherie!) ne porta il segno. Sicuramente il Roman de la Rose gioca un ruolo fondamentale, essendo il primo poema conosciuto in tutto il continente che fa uso di questo tema e di tutto ciò che ad esso è correlato. Dante conosceva bene questo testo (vediamo infatti il "detto d'Amore" o "il Fiore" attribuito a lui) ma anche il suo "maestro" Cavalcanti, che introduce le sue rime con "FRESCA ROSA NOVELLA". Su come interpretare correttamente questo genere di poesia, ci sarebbe davvero molto da dire... ci basti ricordare che i quattro livelli di interpretazione di dantesca memoria, in un certo senso, si equivalgono, onde evitare di commettere gli stessi errori commessi in passato dai vari ricercatori, come Luigi Valli (che ha fatto, per carità, un lavoro interessantissimo sui Fedeli d'Amore, ma concentrandosi solo su un aspetto e negando l'esistenza degli altri). Si veda "Renè Guénon - L'esoterismo cristiano e san Bernardo, capitolo IV e V.

    Apparentemente fuori contesto: anche Alfonso X detto "il Sapiente" è un personaggio molto interessante, un piccolo Stupor Mundi di Spagna (di madre sveva, chiamato per essere incoronato Imperatore, e poi rimandato indietro in circostanze poco chiare). La sua corte non è meno interessante, fece scrivere le "Cantiga de Santa Maria", innumerevoli canzoni con musica dedicate alla Vergine, e diversi altri studi (in particolare sull'astrologia). Forse anche egli legato alla trazione della "rosa", in che modo (e in quale modo), chi lo sa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del commento che, nelle sue linee di fondo, condivido. Unica notazione: se Alfono X - che conosco - sia parte della fazione “rosa”. Occorre sempre ricordarsi che, all’epoca, i “rosa” eran diversi da oggi e NON degenerati, poiché han perso il CONTATTO col “Centro” mantenuto dai Rosa+croce originali solo, e non dai loro epigoni, frammenti di esoterismo – e, soprattutto, di “occultismo”! - mantenutisi nell’Occidente **moderno** … questo è quanto.


      Elimina
  4. A questo punto , come non citare Miguel Asín Palacios , sacerdote e teologo cattolico che nei suoi scritti attribuisce ad Alfonso X una versione "spagnola" de "il Libro della Scala" .
    Anatolia , Sicilia, Andalusia , la "dominazione" araba , o influenza.... o tramite ....si tramanda ancora con la favolistica popolare di "Giufà" personaggio ispirato a Nasreddin Khoja ( Maestro Nasreddin) Saggio ( Santo) Sufi conosciuto appunto in Occidente , ma anche nel Vicino , e Medio Oriente , fino ai territori dell'Asia Centrale.
    "lo stolto" Giufà come emanazione e collegamento del e col CENTRO.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie del commento. Diciamo che “tramite” forse va meglio di “attraverso”? Diciamolo. Ah Nasreddìn Khoja, certo, ben noto, con le sue - apparenti - “storielle” cosiddette, che, in realtà, spesso hanno un valore profondo, ancorché non apparentemente tale. Giufà è - come altri eprsonaggi, divenuti proverbiali - lo “stolto” ma saggio, il cosiddetto “buffone” che, però, “dice la verità” - sottinteso: che il mondo **non vuol** sentirsi dire né ascoltare - !










      Elimina
    2. La mia lettura del periodo in estrema sintesi la funzione degli Arabi nel Medioevo... fu quella di "mediatore" , di tramite, tra l'Occidente e l'Oriente , questa funzione si è esplicata in vari settori, dai conflitti a commerci etc etc . La TRADIZIONE si stava "adattando" al tempo che doveva venire... ergo si mascherava.
      La figura del giullare , le figure dei vari Giufà , Bertoldo ,etc etc , ma anche le figure dei guitti itineranti , di vagabondi.., figure alla Gandalf per Intenderci...spesso non erano ciò che sembravano...ma emanazioni del CENTRO... che svolegavno le loro funzioni.

      Elimina