domenica 16 giugno 2019

“QUEL CHE facciamo in vita …”















“Questi sono gli insegnamenti di Yamamoto Jinuemon, padre di Tsunetomo:
La determinazione è tutto.
Tieni ben legato persino un pollo arrosto.
Continua a spronare un cavallo al galoppo.
Chi ti critica apertamente non agisce con malizia.
Ciò che facciamo in vita riecheggia nell’eternità.
Il denaro è qualcosa che si trova quando lo si cerca. Un uomo buono non si trova così facilmente.
Cammina con una persona integerrima per un chilometro e ti racconterà almeno sette bugie.
E’ un atto di cortesia domandare quando si conosce già la risposta. Chiedere quando non si sa è un dovere.
Se si guarda bene in una direzione, si vedono anche tutte le altre.
Avvolgi le tue intenzioni in aghi di pino.
Non si dovrebbe spalancare la bocca o sbadigliare di fronte ad altri. E’ bene farlo dietro il ventaglio o la manica.
Il cappello di bambù e l’elmetto vanno portati ben calcati sulla fronte”[1].

“Dieci ciechi camminavano in montagna, quando si trovarono di fronte a un precipizio: a tutti tremarono le gambe per la paura indicibile. Il primo della fila inciampò e precipitò nel burrone. Gli altri dissero: ‘Accidenti, poveraccio’, e piangendo rimasero paralizzati, senza riuscire a fare un passo avanti. In quel momento, l’uomo caduto gridò dal fondo del precipizio: ‘Non preoccupatevi. Sebbene sia caduto, non mi sono ferito e adesso son tranquillo. Prima di cadere avevo molta paura, ma adesso sono veramente tranquillo. Anche voi, se volete essere senza preoccupazioni, buttatevi giù’”[2].

“Si può imparare qualcosa da un temporale. Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente. Se invece, sin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose”[3].









Andrea A. Ianniello











[1] Yamamoto Tsunetomo, Hagakure,  Mondadori Editore, Milano 2001, p. 188, corsivi miei.    
[2] Ivi, p. 181.    
[3] Ivi, p. 56.    




9 commenti:

  1. E chi lo sapeva che quella era una citazione presa dall'Hagakure? Ho controllato nella mia edizione Einaudi ed è tradotta in modo diverso, questa Mondadori è più "evocativa" per così dire.
    È un testo a cui sono legato fin da adolescente e che ho meditato e rimeditato profondamente.

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    1. Infatti la famosa citazione da “Il Gladiatore” viene dallo “Hagakurè” (“Nascosto tra le foglie”), ed ovvio che il giapponese ha diverse traduzioni in italiano: condivido che quella Mondadori sia più evocativa. Mi fa piacere, che tu abbia meditato questo teso che, sull’uso dell’Asia orientale, è “polisemico”, ha molti sensi – aiutato dalle loro lingue – e si presta a ricezioni diverse, poste su **piani** differenti.

      PS: Si torna al tema “petrolio”, non a caso. Andrà a finire come tra gli ’80 e ’90 del secolo scorso?? Infatti la cosa è molto simile: portaerei nel Golfo Persico.






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  2. Approfittiamo di quest’occasione per segnalare – dopo l’ “affaire” petrolio (“la guerre occulte du petrole”, J. Robin) – l’introduzione della nuova “cryptovaluta” (che sarà detta “Libra”) da parte di face book **et alii**, fra cui non certo “nessuno” ma due nomi molto importanti del circuito delle carte di credito: Visa e Mastercard. Leggevo un articolo dove si legge che questo sarebbe stato fatto per fare concorrenza al bitcoin: su questo una trasmissione del pomeriggio tardi del 18 c.m. (cioè ieri), su Sky, dopo le 18:30 (se non ricordo male), ha fatto moto meglio chiarezza. Il bitcoin, va detto, serve come investimento, e **non** per lo scambio. Ora, ed è una facile deduzione di quanto detto nella trasmissione citata, il contante non sarà mai davvero sostituito se non diverrà **non** oggetto d’investimento né “bene rifugio”, bensì strumento di **scambio**, che poi è il punto decisivo davvero. E tutto ciò avverrà col **telefonino** e su tutta la Terra … se ne parlava nella community di, ormai, undic’anni fa, come di un “signum” decisivo …
    Per cosa? Via, 2+2=4, via … la risposta è facile.
    E così avvengono le cose: nel più semplice, nel più “quotidiano” dei modi, senza strilli, senza quegli strilli che gli assoluti e totali imbecilli che *+credono** di “opporsi” continuano a fare: ma, signori, vi combattete fantasmi, voi state combattendo la battaglia del giorno prima, com’è vostro costume. Mai vista tanta ottusità, ma si deve andare in profondità nel capire dove questa gente ha iniziato a deragliare, come vediamo dal fatto che confondono il XX secolo le la sua idea di “tradizione” con l’**effettiva** “Traditio”, come vediamo che stan lì a difendere il passato borghese sognando impossibili ritorni, senz’aver compreso un’**acca** di che cos’è il mondo moderno e di com’esso si sia insediato, con le conseguenze – inevitabili – che oggi possiamo misurare, che sono sotto gli occhi di tutti, ma sono il “segreto di Pulcinella” più nascosto che ci sia ma più evidente, nascosto perché evidente. Ne “La lettera rubata”, E. A. Poe diceva che il modo migliore per nascondere le cose sta nel metterle in bella vista … sul tavolo … Aveva ragione.
    Tutta questa **retorica** del “popolo” contro le “élite” fa ridere: non ci sono élite, e dunque non c’è alcun popolo. Ci son solo dei **simulacri** di ambedue, in un gioco di codici, società glaciale e “glaciata” – diceva già “illo tempore” J. Baudrillard – perché **priva** di una reale “dialettica” fra le parti, “ergo” strutturalmente priva della “democrazia” della quale si riempiono le bocche i nostri cantori ed illustri strologa tori, se ne riempiono le bocche tanto più quanto meno esiste. Se non ci sta una dialettica non può esserci democrazia. Se non c’è una vera posta in gioco, non può esserci politica perché diventa impossibile capire chi è “amico” e chi è “nemico”, e, diceva C. Schmitt, in “Der Begriff des Politischen” (“La **Categoria** del Politico”), come l’estetica è definita dal brutto e dal bello, l’etica dal ben e dal male, la metafisica dal vero e dal falso, “il” politico” è definito da “amico” e “nemico”. Chi oggi è, davvero, “amico”? E chi, davvero, “nemico”?
    Nessuno.
    Nessuno.
    Nessuno. “Ergo”, non c’è “politico”, **non può** esserci “politico”, la “democrazia” è un mero simulacro; ma pure l’economia. Ed allora, perché lo scambio non può esser mero spostamento **astratto** di bit? Vale a dire senza più alcun “referente” materiale? Marx kappaò, per questo Marx è kappaò, come Baudrillard intuì “illo tempore”, in “tempi non sospetti”, come dicesi oggi.




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    1. Altra osservazione che faceva un esperto su Sky ieri: nella lotta delle “cryptovalute” – lotta priva di “cryptonite”, si spera … – son proprio le carte di credito quelle che saranno perdenti. A fronte del telefonino, che diviene il vettore dello scambio. Scambio meramente astratto.
      Tutto ciò ci consente d’intravedere che razza di mondo sarà quello del “R. A.” …
      “Are you ready”?? Non parmi, prosiutto di ….




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    2. Il prossimo sarà il decennio più infausto della storia dell'umanità...

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    3. Quindi da un lato, è, sì, tremendo, ma, dall’altro, è anche l’emersione di ciò ch’era nascosto sin ora, che in effetti ha determinato il corso del mondo, ma senza mai venir fuori, facendo impazzire quegli inguaribili ingenui dei “complott®isti” che sempre cercano Maria per Napoli, senza però MAI trovarla: cercano nel MODO, e nel POSTO, SBAGLIATI. Ma andate a cercare di farglielo capire! Una “Fatica di Sysipho”! quest’emersione del “nascosto” **è** la lezione vera de “Il Regno della Quantità” di Guénon, libro assolutamente **non** capito, a quanto vedo.
      In ogni caso, ci si potrebbe chiedere: allora quella che si annuncia – ed è “al buio”, vista l’assenza delle “torri buone”, per così dire, salvo una “Presenza” generica e generale, ma che non interviene specificamente – quella che si annuncia, si diceva, questa “costruzione” (“all’inverso”), è una crisi che la Terra “DEVE” subire?? Sì, è una crisi che la Terra “DEVE” subire.









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  3. Siamo così arrivati ad un passo da una ritorsione che avrebbe potuto innescare o una guerra locale o una ritorsione nel campo del petrolio, cioè un effetto **globale**, pericolosissimo in una fase dell’economia mondiale così debole, piena di fattori di potenziale crisi **systemica**, ed allora ci si può soltanto immaginare le varie conseguenza **a catena** che en potrebbero essere derivate.
    Ora però: “chi” – o “cosa”, cioè quali “forze” – han fermato sia Trump (e una parte degli Americani, il Pentagono, a sentir dire le indiscrezioni) che gli iraniani (una parte di essi, ovvio) dall’andar oltre il limite, cioè nel precipizio?? Interessante questione.









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  4. Quello sarebbe decisivo, comunque con marte in cancro si ha questo caldo pazzesco (trigono di nettuno in pesci) ma marte sta nella croce a T e quindi vien bloccato
    bisogna vedere quando marte va in leone, il 4 luglio, stranamente stessa data famosa negli Usa e Trump ha l'ascendete in leone: allora, o guerra o si ferma la cosa
    e può esser davvero devii definitivamente sulla questione petrolio

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