giovedì 20 giugno 2019

“Buon solstizio d’estate”


















Buon solstizio d’estate (uno dei “due san Giovanni”, cf. l’ omonimo articolo di R. Guénon, Simboli della scienza sacra, cap. 38).
Per la verità, è domani il dì esatto del solstizio, la notte fonda, se il 22 giugno siamo al grado 0 e 19 del segno del Cancro. Quindi si è passati la notte fonda del ventun giugno.

Una nota.
La cosa davvero straordinaria dei “nostri” tempi è la totale cecità rispetto all’essenziale, a fronte di una “dispersività totale”, per cui la notizia di cui parlo nei commenti di un post precedente ((cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/06/quel-che-facciamo-in-vita.html) vien considerata di secondaria importanza, mentre tante altre cose sono considerate d’importanza essenziale.
La chiave dei nostri tempi è proprio in quest’inversione dello sguardo, che accomuna i “tradizionalisti”, persi nel loro antiquariato, di più o meno buona qualità, però antiquariato rimane, sono zero preparati rispetto a quel che sembra ormai stia sempre più delineandosi come un “modello”, assai diverso dalla “modernità” sepolcrale e simulacrale, contro cui costoro continuano – imperterriti e ottusi – a lanciare spuntate frecce inutili. Stanno tirando frecce ad uno spaventapasseri. Piaccia o non piaccia, il “paradigma” di fondo è cambiato.
Ci si chiede che cos’abbiano realmente capito di Guénon, salvo un generico “tradizionalismo”.
La cosa stupefacene non sta, per esempio, nel forato arruolamento di Guénon, malgré lui meme, da parte dei “difensori dell’Occidente”, come si legge nell’edizione del 2015 del vecchio suo (di G.) libro, dal titolo di Crisi del mondo moderno, ma lo si vede – ben di più – dalla completa incomprensione de Il Regno della Quantità, osa evidente anche nelle citazioni tratte da esso, dove tutta l’attenzione sta – ma manco a dirlo!! – nella vecchia, stantia polemica con la modernità tramontante, quando l’ essenza del libro appena citato sta, invece, nel fatto che la modernità deve passare, per sue ragioni strutturali, per cause interne, insomma, dando luogo ad un “altro” stato, temporaneo e dissolutivo al massimo grado. Ma chi non riesce a capir questo “meccanismo” di “slittamento necessario” della storia, non pensa nemmeno ad un possibile modo di rispondervi – non dico “risolvere”, men che meno dico di “superare”, dico solo e soltanto “rispondere”!! – a questo stato temporaneo. L’errore – gravissimo e fondamentale – di chi non capisce quel che qui si chiama “slittamento necessario” sta proprio nel rispondere secondo una passata modalità, cioè sta nel non riuscire ad afferrare che si va verso uno stato – pur temporaneo, eh – qualitativamente diverso da quello precedente. Qualitativamente diverso, è “la chiave di volta” della possibile comprensione. Comprensione non scontata, eh, anzi, difficoltosa, e che richiede qualcosa da parte di chi vuol comprendere. 
















Andrea A. Ianniello


























2 commenti:

  1. Come speri che una persona che abbia solo una comprensione mentale delle cose, quindi che non vada oltre il dominio quantitativo, riesca a cogliere in Guénon ciò che si riferisce all'oltre questo dominio?
    Non c'è niente da fare.

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    1. Infatti è così, non c’è niente da fare. Ma il punto che volevo sottolineare si è che nemmeno è giusto lasciar fare a costoro senza obiettare nulla né fare osservazioni che, in apparenza solo critiche, in realtà sono delle “chiavi” che possono – a chi vorrà, ovvio – aprire la strada alla **vera** comprensione, e torniamo al post precedente ed al senso di “emettere una nota” nonostante tutto, vale a dire nonostante l’incomprensione – inevitabile – della gran parte delle persone oggi, **anche** - se non **soprattutto** - delle persone “colte”, spesso vittime dell’ “idée fixe” invece. Nel **non** far questo vi è una causa – gravissima, invero – di crisi **interna** al “mondo della tradizione” (per usare un’allocuzione non mia), o a ciò che ne rimane. Quindi: Guénon non ha niente a che spartire – anzi, li criticò – con i “difensori dell’Occidente”, **né** (“a fortiori”) con le varie forme di **nazionalismo *religioso*** - vale a dire “integralismo” – che oggi prosperano. Anzi, è vero che criticò “illo tempore”, “in tempi non sospetti” (tanto per usare, di nuovo, un’allocuzione non mia), la futura deriva “tradizionalistico”. Il senso **vero** de “Il Regno della Quantità” sta esattamente in questo: che, secondo G. – che si sia d’accordo o non, è legittimo, che però questa fosse la sa posizione, al contrario,, è indibio** – la fase di piena “modernità” sarebbe stata superata e sarebbe stata sostituita dalla fase di **falso** ritorno alla “tradizione”. Lui vide ciò alla fine della Seconda Guerra Mondiale, cioè molto ma molto prima che ciò si sarebbe realizzato (la sua realizzazione essendo i “nostri” tempi). Scusate se è poco … Per queste sue posizioni, nero su bianco, non può esser arruolato “malgré lui meme” nei “battaglioni” di cui s’è detto sopra. Non può, naturalmente, manco esserlo nel campo dei moderni “tout court”, ovviamente. Rimane, dunque, in una posizione assai peculiare.
      Mi aspetto ciò sia riconosciuto per il semplice fatto che è dimostrabile con gli scritti. Se al contrario si procede all’ “arruolamento forzoso”, bisogna pur dire che è un errore. Tutto qui, niente di più, niente di meno.




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