Ed ecco un passo interessante. “Passando
nei pressi della piazza le cui mura son simili
a donna pregna[1], l’ Anticristo verrà fermato da un
pubblicano[2].
‘Io, dirà questo, ho tutta un’ampia organizzazione per raccogliere i suffragi
popolari che sono, però, appena bastanti per assicurarmi un comodo scranno
d’onori. Tu invece disponi solo di pochi Apostoli e sei seguito da fiumi di
persone. Non è questa un’ingiustizia?’.
L’Anticristo lo fisserà
negli occhi, poserà sul capo dell’uomo le sue mani e il pubblicano, come per
incanto, inizierà a pronunciare parole sinora sconosciute. Intanto, a lui
d’intorno si stringeranno le genti, sempre più numerose e sempre ‘più
ringhiose’. ‘La vocazione politica – inizierà l’uomo – emerse nella mia vita quando tutte le altre strade si manifestarono chiuse. La madre da cui succhiai il latte non fu meno pietosa della
genti.
Il tuo bilancio è
passivo, mi disse.
La tua vita è un
fallimento. Non ti rimane altra scorciatoia che quella dell’ inganno. E così iniziai, pian piano, prima
come artigiano e poi come professionista.
Ma, il prodotto che ho
venduto è sempre stato uno solo: il fumo. Non è necessario
essere dei grandi alchimisti per scoprire la formula magica: basta un po’
di fantasia. E’ un grossolano errore
quello di pensare a ciò che la gente ha bisogno. Chi promette una casa decorosa e un lavoro altrettanto decoroso non avrà che l’approvazione dei saggi e noi sappiamo che il
numero di questi è ormai troppo
ristretto; chi promette invece
farina e feste[3], del
buon vino e un’ autentica baldoria,
sarà il prescelto. I pubblicani sono in sostanza i rappresentanti degli stolti perché è di questi la voce più imperiosa’.
La gente iniziò a
premere contro il pubblicano, ma un gesto dell’Anticristo distolse ognuno da
propositi tutt’altro che pacifici. E
il pubblicano continuò: ‘Quando decisi d’indossare la toga del pubblicano,
m’incontrai con il gabelliere[4],
che tante monete lasciò cadere nelle mani della povera gente, strappando ad
ognuna un po’ di dignità. Il posto di pubblicano, mi disse il capo della
gabella, ti rende tanti soldi, più tanti privilegi e quindi puoi spendere a
piene mani. Tutta la somma mi venne data dal gabelliere, che in cambio volle un
forte interesse. L’operazione si ridusse grosso modo a quella forma che viene
usata dai mercanti per acquistare una mucca da latte.
Non
vi sarà poi nemmeno la fatica di mungere la mucca perché
ci penserà il popolo stolto.
Basterà fargli credere che quel latte serve a far crescere le ciliegie sul melo, o le mele sul pruno. In otto anni ho
accumulato le stesse ricchezze che la
mia gente ha messo insieme in quattro generazioni.
Non ho mai parlato
chiaramente.
Non ho suonato alcuna
campana[5].
Tutto è stato
improntato su un rosario di promesse.
Il popolo non è altro che lo sgabello per staccare i grappoli di monete d’oro.
La regola è quella di agire in
due tempi: prima si asseconda e poi, quando la scala del
potere è ben saldata, si colpisce.
Dal mio scanno, conferitomi ufficialmente dal popolo, ma
che in realtà ho comperato con sette borse di monete d’oro, con un centinaio di otri di
fumo e un numero illimitato di carri
di fandonie, trainati dai più robusti
stalloni di Sassonia, non ho operato
che per sistemare la mia progenie, fino all’ultimo, sperduto parente. Ieri,
sotto il portone della mia casa, non passavano che creditori; oggi l’accesso
alla mia casa è acconsentito soltanto
agli alti funzionari e a coloro che
portano un tangibile omaggio per una
pratica di cui mai mi sono
interessato, né mai m’interesserò, ma
che ho ‘solennemente promesso di
portare a buon fine’. E così si continua sino a quando lo scanno non sarà del
tutto consumato. Allora non occorrerà fare altro che affittare nuovamente le
otri e i cavalli della Sassonia per un
nuovo giro della giostra …”[6].
E così Baschera
commenta questo passo delle leggende
– chiariamolo: leggende – dell’Anticristo:
“Questa scrittura […]
sembra contenere un banale fatto di
cronaca. L’Anticristo incontra un uomo
politico e questo parla. Ma il
politico dice la verità. Ecco il
prodigio! [ed è davvero un prodigio,
nota mia] Confessa […] davanti ai suoi
elettori di essersi servito dei suffragi
popolari unicamente per staccare dall’albero i ‘grappoli di monete d’oro’. […] Dalle mani dell’Anticristo si sprigionano
quindi radiazioni ‘capaci di mettere a nudo il pensiero di ognuno’.
Tutti, al suo cospetto, dovranno
dire la verità. E questo suo potere ‘sarà considerato un carisma eccezionale’, specie se si considera che in questo tempo [il “nostro”] regnerà sovrana l’ipocrisia. O meglio, come dice L. V. Tennery ‘… i
regimi capitalisti e i regimi socialisti [che ancora c’erano nell’ epoca in cui scriveva Baschera; nota
mia], si troveranno sprofondati nella stessa melma di putrescente falsità’”[7].
Un passo del genere
molti, probabilmente, non potranno che considerarlo delle mere sciocchezze. Però,
nel “nostro bel tempo” d’ ipocrisia, questo
genere di cose non vanno sottovalutate. Quanto ai
“prodigi”, chiamiamoli così, vi è un commento di Baschera, riferito ad un altro
“prodigio”, per usare sempre lo stesso
impreciso termine: “Le genti si avvicineranno ancor di più attorno al figlio del Prodigio, attorno
a colui che avrà il potere di dare la
favella agli animali; attorno a colui
che monda le acque e che rende fertili le zolle”[8].
Andrea A.
Ianniello
[1]
“Potrebbe essere la piazza di Montecitorio in quanto la facciata del palazzo
omonimo è convessa e ricorda perciò le fattezze di una donna incinta”, R. Baschera, L’Anticristo e le profezie sugli anni 90, Armenia Editore, Milano
1985, p. 151.
[2]
“Qui non s’intende ‘appaltatore delle imposte’, come ai tempi di Cristo, ma
uomo politico, parlamentare”, ibid.
[3]
“La formula magica borbonica rea sintetizzata in tre F: farina, feste e forca.
Qui appaiono solo le prime due in quanto la terza, come si può ben capire, è
impopolare”, ibid.
[4]
“Non s’intende chi riscuote le gabelle [tasse],
ma il banchiere, il finanziatore”, idid.
[5]
“Non ho mai sostenuto la giustizia
[che è il significato del gesto di
“suonare la campana”], il diritto dei miei elettori. Non ho mai operato
seriamente per migliorare le loro condizioni di vita”, idid., corsivi miei.
[6]
R. Baschera, L’Anticristo e le profezie sugli anni 90, cit., pp. 145-147, corsivi
miei.
[7]
Ivi, p. 147, corsivi miei.
[8]
Ivi, p. 144, corsivi miei.
Il nome di
“figlio del Prodigio” è uno di
quelli dati all’Anticristo da certe sette; un altro nome, per esempio, è quello
di “Figlio della Grande Ora”, ivi, p. 137, corsivi miei. Sempre un
relazione al primo nome, “figlio del
Prodigio”, Baschera cita delle sue fonti, commentandole al tempo stesso. Vi
si può leggere quel che segue: “Gli anni della formazione [dell’Anticristo] non sono messi in nessuna profezia in
gran rilievo. ‘La valanga inizierà a precipitare sull’ umanità solo quando l’Anticristo salirà
il primo gradino della sua vita pubblica’,
o meglio ancora, quando la gente dirà: ‘Tu
sei il figlio del prodigio; tu sei il figlio della buona sorte, che abbiamo atteso da generazioni
e generazioni’. E’ curioso il fatto che
nelle immagini fantasiose delle Sette dell’Anticristo, questo non appare
mai nelle sembianze di un adolescente
[vi è, certo, l’ immagine dell’Anticristo bambino
nell’affresco della chiesa di Torcello, però bambino per l’appunto, e non adolescente; nota mia].
L’Anticristo è generato, ‘è
conosciuto dagli uomini’, e poi scompare, per ricomparire in un ambiente ricco di messaggi, di parole, di promesse e d’ illusioni, ma povero d’amore [e cioè: oggi! oggi!]”, ivi, p. 106, corsivi miei.
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RispondiEliminaSarebbe nata la “giovenca rossa”, il masismo “symbolus finis”, in **certe* vedute, lo si legge in un link citato, a sua volta (la Rete è uno **scatolone cinese**) citato qui: cf.
RispondiEliminahttps://namaqua-land.blogspot.it/2018/01/lattualita-dellasvamedha.html.