venerdì 23 giugno 2017

Frase di Ramana Maharishi





“Mentale, ego, intelligenza, memoria (citta) sono nomi diversi di un unico organo interno, o antah-karana. Il mentale è solamente un aggregato di pensieri. I pensieri esistono unicamente in funzione dell’ego (aham), e sono penetrati da quest’ultimo. Cercate da dove viene l’ ‘io’, e tutti gli altri pensieri scompariranno. Il mentale è Coscienza pura, ma ha dispiegato su di essa i suoi propri limiti. In origine voi siete infiniti e perfetti. Successivamente sono sopraggiunti i limiti e l’identificazione con il mentale”[1].

“Chiedere al mentale di ‘uccidere il mentale’ è come chiedere al ladro di fare il poliziotto! Egli vi accompagnerà, dichiarando di voler arrestare i ladri, ma non farà nulla. […] Beninteso, dobbiamo servircene. Solo con il suo aiuto scomparirà[2].









[1] P. Mandala, La presenza di Ramana Maharishi. Il suono del silenzio. Scritti inediti, colloqui, istruzioni, aneddoti, Edizioni Mediterranee, Roma 2006, pp. 157-158.
[2] Ivi, p. 158, corsivi miei. 









2 commenti:



  1. A. K. Coomarasawamy, “La tenebra divina”, un tipico prodotto di altri tempi, di un’epoca passata: non che la “tenebra divina” non esista – anzi: non sia, nel doppio senso dei termini … -, ma nulla può dire o fare nella situazione attuale: ci son cose che si possono permettere le età **relativamente ordinate**, non le età di crisi …
    Ma il punto vero è che una spiritualità o sa dare un contributo alla terra, o è inutile di fatto, sostiene la deriva nella quale si sta …
    Vi è un nodo strettamente metafisico in tutto ciò, in quest’ “Allontanamento” – ch’è l’opposto dello jüngeriano “Avvicinamento”, che noi, al contrario, dobbiamo cercare -: anche per questo, dico che sono cose di altra epoca.




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  2. Non discuto ci si possa “fare” il proprio “devachèn”personale, non discuto nemmeno della legittimità di alcunché; quel che si discute è sulla palese insufficienza di tutto ciò, nell’epoca in cui le religioni si sono perse, seguendo obiettivi che non consentono **mai** di porre al centro il destino umano in generale, men che meno d’imporre l’agenda di ciò che conta e di ciò che non conta.




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