sabato 3 settembre 2016

Copertine da “Una controversia marxista” e “I Dieci Giorni che sconvolsero il mondo”, che non furon dieci ...



In relazione alle immagini sulla Cina, contenute nel precedente post (Copertine di “varia” (Evola “dadà”, Zhirinovskij, “Il Libretto rosso” di Mao, del 1969)), nel marxismo storico vi fu una querelle praticamente senza fine sul famoso “modo di produzione asiatico”. Qui di seguito una copertina interessante, a tal proposito. Aggiungo che, “personalmente”, non condivido quest’idea di “modo di produzione asiatico”. 





G. Sofri, Il modo di produzione asiatico. Storia di una controversia marxista, Einaudi editore, Torino 1969 e 1974, Copertina. 



J. Reed, I dieci giorni che sconvolsero il mondo, Editori Riuniti, Roma 1961, Copertina[1].




[1] Che non furono dieci: “In tutto trenta ore. Punto e basta. Si potrebbe quindi, senza che questo nuoccia per nulla al bel libro di Reed, intitolare l’opera Trenta ore che sconvolsero il mondo. Ma poco importa il titolo; ciò che conta è che questo sconvolgimento, quale che possa esserne la durata, fu l’opera di una sola e unica volontà umana, quella di Lenin. L’ho detto tante volte e non smetterò di ridirlo; senza Lenin non vi sarebbe stata insurrezione d’ottobre, e la rivoluzione russa, dopo essersi impantanata nell’acquitrino del ‘putchismo’ anarcoide, si sarebbe mummificata sotto forma d’una zoppa repubblica parlamentare, vivacchiante a spese del capitalismo anglo-americano” (G. Walter, La rivoluzione russa, Istituto Geografico de Agostini, Novara 1990, collana “Testimonianze Storiche”, con testi originali aggiunti, pp. 96-97). Come, poi, è stato, finché un nuovo “uomo forte” doveva “stralciare” dei passi dal programma di Zhirinovskij (cfr. sia http://associazione-federicoii.blogspot.it/2016/09/copertine-di-varia-evola-dada.html, che https://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2014/03/05/il-libretto-nero-il-caffe-30-dicembre-2003-anno-vi-n-48-274/), ed ecco Putin.
Subito dopo, Walter aggiunge, in relazione alla presentazione che la storiografia sovietica avrebbe - dopo - fatto (una vera “falsificazione”, afferma) della preparazione dell’ “insurrezione d’ottobre” (che, poi avvenne ad inizio novembre …), le “Trenta ore che sconvolsero il mondo”: “Non soltanto Lenin non è stato fedelmente seguito e secondato dai suoi colleghi del Comitato centrale, ma egli non ha cessato di lottare sino all’ultimo giorno, potremmo dire sin all’ultimo minuto, contro la loro cattiva volontà, la loro ostilità più meno dissimulata, il loro vile attendismo. Le settimane ch precedono il colpo d’ottobre sono piene di combattimenti mossi da Lenin al Comitato centrale del suo partito. Basteranno appena ventiquattr’ore per vincere il governo Kerenskij [molti, oggi, cui queste osservazioni non piacciono, dovrebbero invece rifletterci seriamente su; nota mia]; occorreranno più di sei settimane per spuntarla sull’areopago insediato all’Istituto Smolny e, afferratolo per il bavero, metterlo di fronte al fatto compiuto” (ivi, pp. 97-98). 

Ivi, cit. Copertina. 





“La lotta di classe è apparenza nei confronti del fine che essa agisce: l’integrazione liberale-armonica dei soggetti del mercato nelle leggi neoclassiche dell’equilibrio. Qui Lenin getta davvero le basi (sulle quali si è molto miseramente edificato) di una critica dell’economia politica, neoclassica, ma non solo: egli evidenzia i limiti storici dell’analisi machiana sui fondamenti della fisica contemporanea [a Mach, nota mia], ne demistifica, cioè, il carattere ancora deterministico, i presupposti aprioristici, la costruzione statica dei suoi concetti fondamentali. Questi elementi rimanevano pressoché invisibili finché l’attenzione di Lenin era concentrata sul corpus interno delle teorie epistemologiche e fisiche” (M. Cacciari, Krisis. Saggio sulla crisi del pensiero negativo da Nietzsche a Wittgenstein, Feltrinelli Editore, Milano 1976, p. 54, corsivi in originale). La rilevanza di questo fatto sta in questo: che sì l’analisi marxista, e soprattutto marxiana, è fallace da più punti di vista, se n’è, in breve, detto qualcosa su questo blog, ma questo famoso “equilibrio” neoclassico è stato esaltato per più d’un Ventennio in tutto il mondo. Ma non se ne vede traccia! Anzi, al contrario!

Dunque sbagliatissimo il marxismo, ma, pure, altrettanto sbagliatissimo il presupposto di un falso equilibrio, che sta solo nelle teste di chi ha costruito queste teorie lontanissime dal capitalismo storico. Che, poi, queste cose siano del tutto passate, basterebbe osservare le reazioni alla recentissima controversia sull’Apple e le tasse che dovrebbe pagare: si osservino le reazioni da parte “neoliberista , come si giustifichino in base agli “svantaggi” che il consumatore ne deriverebbe da quest’aumento - risibile, peraltro - della tassazione, quando, nello stablire il costo da imporre al consumatore, la variabile tasse incide davvero pochissimo, se pur v’incida in un qualche modo ...

@i
 



 Ivi, Copertina. 




 























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