In relazione alle immagini sulla Cina, contenute nel
precedente post (Copertine di “varia” (Evola “dadà”, Zhirinovskij, “Il Libretto
rosso” di Mao, del 1969)), nel marxismo storico vi fu una querelle praticamente
senza fine sul famoso “modo di produzione asiatico”. Qui di seguito una
copertina interessante, a tal proposito. Aggiungo che, “personalmente”, non
condivido quest’idea di “modo di produzione asiatico”.
G. Sofri,
Il modo di produzione asiatico. Storia di
una controversia marxista, Einaudi editore, Torino 1969 e 1974, Copertina.
J. Reed, I dieci giorni che sconvolsero il mondo,
Editori Riuniti, Roma 1961, Copertina[1].
[1] Che non
furono dieci: “In tutto trenta ore.
Punto e basta. Si potrebbe quindi, senza che questo nuoccia per nulla al bel
libro di Reed, intitolare l’opera Trenta
ore che sconvolsero il mondo. Ma poco importa il titolo; ciò che conta è
che questo sconvolgimento, quale che possa esserne la durata, fu l’opera di una
sola e unica volontà umana, quella di Lenin. L’ho detto tante volte e non
smetterò di ridirlo; senza Lenin non vi sarebbe stata insurrezione d’ottobre, e
la rivoluzione russa, dopo essersi impantanata nell’acquitrino del ‘putchismo’
anarcoide, si sarebbe mummificata sotto forma d’una zoppa repubblica parlamentare,
vivacchiante a spese del capitalismo anglo-americano” (G. Walter, La rivoluzione russa, Istituto Geografico de Agostini, Novara 1990,
collana “Testimonianze Storiche”, con testi originali aggiunti, pp. 96-97). Come,
poi, è stato, finché un nuovo “uomo forte” doveva “stralciare” dei passi dal
programma di Zhirinovskij (cfr. sia http://associazione-federicoii.blogspot.it/2016/09/copertine-di-varia-evola-dada.html,
che https://associazionefederigoiisvevia.wordpress.com/2014/03/05/il-libretto-nero-il-caffe-30-dicembre-2003-anno-vi-n-48-274/),
ed ecco Putin.
Subito dopo, Walter aggiunge, in relazione alla presentazione che la
storiografia sovietica avrebbe - dopo
- fatto (una vera “falsificazione”, afferma) della preparazione dell’ “insurrezione
d’ottobre” (che, poi avvenne ad inizio novembre …), le “Trenta ore che sconvolsero il mondo”: “Non soltanto Lenin non è stato
fedelmente seguito e secondato dai suoi colleghi del Comitato centrale, ma egli
non ha cessato di lottare sino all’ultimo giorno, potremmo dire sin all’ultimo minuto,
contro la loro cattiva volontà, la loro ostilità più meno dissimulata, il loro vile
attendismo. Le settimane ch precedono il colpo d’ottobre sono piene di
combattimenti mossi da Lenin al Comitato centrale del suo partito. Basteranno
appena ventiquattr’ore per vincere il governo Kerenskij [molti, oggi, cui
queste osservazioni non piacciono, dovrebbero invece rifletterci seriamente su;
nota mia]; occorreranno più di sei settimane per spuntarla sull’areopago insediato
all’Istituto Smolny e, afferratolo per il bavero, metterlo di fronte al fatto
compiuto” (ivi, pp. 97-98).
Ivi, cit. Copertina.
“La lotta di classe è apparenza nei confronti del fine che essa agisce: l’integrazione
liberale-armonica dei soggetti del mercato nelle leggi neoclassiche dell’equilibrio.
Qui Lenin getta davvero le basi (sulle quali si è molto miseramente edificato)
di una critica dell’economia politica, neoclassica, ma non solo: egli evidenzia
i limiti storici dell’analisi machiana sui fondamenti della fisica
contemporanea [a Mach, nota mia], ne demistifica, cioè, il carattere ancora
deterministico, i presupposti aprioristici, la costruzione statica dei suoi concetti
fondamentali. Questi elementi rimanevano pressoché invisibili finché l’attenzione
di Lenin era concentrata sul corpus interno delle teorie epistemologiche e
fisiche” (M. Cacciari, Krisis. Saggio sulla crisi del pensiero
negativo da Nietzsche a Wittgenstein, Feltrinelli Editore, Milano 1976, p.
54, corsivi in originale). La rilevanza di questo fatto sta in questo: che sì l’analisi
marxista, e soprattutto marxiana, è fallace da più punti di vista, se n’è, in
breve, detto qualcosa su questo blog, ma questo famoso “equilibrio” neoclassico
è stato esaltato per più d’un Ventennio
in tutto il mondo. Ma non se ne vede traccia! Anzi, al contrario!
Dunque sbagliatissimo
il marxismo, ma, pure, altrettanto sbagliatissimo il presupposto di un falso equilibrio, che sta solo nelle
teste di chi ha costruito queste teorie lontanissime
dal capitalismo storico. Che, poi, queste cose siano del tutto passate, basterebbe osservare le reazioni alla recentissima controversia sull’Apple e le tasse che dovrebbe pagare: si osservino le reazioni da parte “neoliberista ”, come si giustifichino in base agli “svantaggi” che il consumatore ne deriverebbe da quest’aumento - risibile, peraltro - della tassazione, quando, nello stablire il costo da imporre al consumatore, la variabile tasse incide davvero pochissimo, se pur v’incida in un qualche modo ...
@i
Ivi, Copertina.
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