Condivido assolutamente
che l’Europa stia morendo, un suicidio, dai molti padri - ma più di coloro che
qualcuno ha denominato “intellettuali sadici e compiacenti” (che contano zero,
poiché il sapere è stato gettato nelle acque del Mar Mediterraneo una volta per
tutte, e non ha una vera rappresentanza sociale come **valore** condiviso) o degli imprenditori senza scrupoli, che ci son
**sempre** stati, e dunque perché un tempo il loro potere era minore -, ma più
di questi, è la gente che ha contato.
Che ha fatto la differenza, che si è incagliata,
che ha smesso “di riveder le stelle” né, molto semplicemente, vuol rivederle:
non ci pensa proprio e questo dagli Anni Ottanta del secolo scorso, come
minimo, se non da prima.
Eh no, le cose non
accadono per caso. E no, non è un caso che il mondo vada in determinate direzioni
piuttosto che in altre … Siamo dove siamo, la malattia si è cronicizzate condannarla non la cura, e sì, si può finire
di tale malattia, può essere letale, nessun dubbio al proposito.
No dunque, condannare “intellettuali”
negligenti o imprenditori rapaci, pur avendo queste due categorie contribuito,
e non poco, condannarli non basta: è proprio la gente, la maggioranza che
si è esaurita. Le energie si sono
esaurite, vi è stato un processo, complesso,
dai molti indiziati e colpevoli al tempo stesso, che ci ha condotto qui.
Il richiamo all’identità,
in una tale situazione, è ben lungi, è ben super
lungi, dall’esser non dico efficace (ché ci vorrebbe ben di più per poterlo essere), ma solo **bastevole**, ma solo minimamente sufficiente.
Come si vede, se la “decadenza
dell’Occidente” propinqua da molti decenni fa, il suo crollo si è verificato in questi tempi, ed è un fenomeno di
**qualità** - qualità -
profondamente ben diversissimo dalla decadenza.
Mi spiace molto dover
esser così esplicito, ma sentire cose del genere nel 2016, a me sinceramente fa
specie. Ci sarebbe da ridere, al pensiero che simili cose siano sostenute da
colori i quali hanno attivamente contribuito a farci entrare nel vicolo senza
uscite in cui si è, vi sarebbe da che farsi panze di risate al pensiero che
simili proclami siano sostenuti da quelle stesse forze che sostenevano la via
che non poteva che portarci qui, dove siamo. Purtroppo, par vi sia ben poco da
ridere …
Se in altri tempi si
poteva ancora portare avanti certi discorsi “identitari” e “rivendicazionismi”,
nel 2016 tali stessi discorsi sono sfatti ed hanno al massimo un, sia pur
legittimo, senso storico.
Infatti la situazione è
ben peggiorata.
Si fossero fatti “certi”
discorsi in altri tempi: e non saremmo dove ora siamo.
Ma il fatto – incontrovertibile - è che tali discorsi
non son stati fatti quando sarebbe stato invece opportuno. Poi, le cose son
andate innanzi, nella direzione sbagliata.
Al punto in cui siamo:
la malattia si è cronicizzata.
E solo denunciarla non
basta proprio più, ma proprio è super insufficiente. Denunciarla è come
limitarsi ad enunciarla. Non sufficit.
Ignis et Azoth tibi sufficiunt, ma
quivi Non sufficit.
Finirà mai questo “sinistro
carnevale perpetuo” (Guénon), che è andato ben oltre qualsiasi cosa Guénon
stesso avrebbe mai potuto anche solo lontanamente immaginare ? ?
Che non sia una domanda retorica
…
P.S. Oggi è San Michele, ed il culto micaelico è stato il culto cosiddetto “nazionale” (etnico sarebbe più corretto) dei Longobardi, che l’han trasformato in instrumentum regni, in senso positivo, e cioè fattore di coesione delle varie strutture sociali proprie di quel popolo.
Dalla Grotta di San Michele, in Olevano sul Tusciano (dove risiedette anche Hermann von Salza, Gran Maestro dell’Ordine Teutonico ed amico e consigliere di Federico II.
Questo particolare mostra direttamente San Michele Arcangelo, in una veramente splendida raffigurazione, nel mentre protegge tre monaci. Ai Longobardi si deve anche il passaggio della figura di San Michele da arcangelo in parte guerriero e in parte guaritore ad arcangelo soprattutto guerriero e che scaccia il male.
Segnalazione libro. Cf. M. SELVAGGIO – E. BOVE (a cura di), “Il culto micaelico in rupe nel Sannio Telesino”, Fiordizucca – Istituto Storico Sannio Telesino, San Salvatore Telesino (BN) 2022. Tuttavia, in realtà contiene anche località non solo dell’attuale zona “telesina” della provincia di Benevento, ma prue dell’attuale provincia di Caserta, pur essendo anche queste ultime, storicamente, afferenti alla zona “storica” del Sannio.
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