“NEL PARCO DI CASERTA
Dove il cigno crudele
si liscia e si contorce,
sul pelo dello stagno, tra il fogliame,
si risveglia una sfera, dieci sfere,
una torcia dal fondo, dieci torce,
e un sole si bilancia
a stento nella prim’aria,
su domi verdicupi e globi a sghembo
d’auracaria,
che scioglie come liane
braccia di pietra, allaccia
senza tregua chi passa
e ne sfila dal punto più remoto
radici e statue.
Le nocche delle Madri s’inaspriscono,
cercano il vuoto.
EUGENIO MONTALE, Le occasioni, 1937”,
in A. GENTILE, Caserta nei ricordi dei viaggiatori italiani e stranieri, Società Editrice Napoletana, Napoli 1982, p. XV, corsivi in originale, grassetti miei.
Il fascino “agrodolce” del Parco si esplicava pienamente solo quando non vi erano quei turisti, così tanti, come oggi: occorre che vi sia poca gente, com’era un tempo nient’affatto lontano[°]. Solo allora il Parco esplica il suo “sentore” un po’ “arcadico” direi – nel pieno senso del termine … –, poiché la zona era tutta, nell’antichità classica, considerata sacra – guarda caso – a Diana …
Quel VERDE CUPO che si sussegue, IN APPARENZA *senza* soluzione di continuità sul far della sera, le ombre crescono ma non sono ancora dominanti, l’aria diventa fresca in previsione d’un autunno alle porte, ormai. O al mattino presto, un sole debole pian piano alza, col suo chiarore, le brume di una notte un po’ più fresca: l’autunno è – di nuovo – alle porte, ormai. Vi è poca gente, gli spazi son vasti, ricordano un po’ certi dipinti di De Chirico ma senza citarli, no: è più “sentore di” che un effettivo rimando esplicito … Il richiamo alle “Madri” mi par PIÙ ESPLICITO, invece … si tratta delle “Matres matutae” di Capua …[*]
@i
[*] Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/02/copertina-1-le-madri-di-capva.html
[°] Naturalmente so cosa cercano i visitatori, anche se proprio con la loro presenza l’allontanano: è il senso di “distanza” e di “lontananza” – effetto barocco, “finto” –, poiché in realtà siamo in piena città rumorosissima.
Parrebbe di star “chissà dove” quando si è BEN DENTRO il tessuto urbano invece … Lontananza, distanza … ma in realtà è un dreckeffekt ed una “macchina” barocca …
Cf.
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.com/2017/06/copertine-di-hackert-giardino-inglese.html
In a Landscape (1948) - di J. Cage - link:
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=GWND9xgcV50
6 nov 2014
Devi vedere certi posti e prospettive in determinati momenti: e ricordano, in modo diverso, chiaro, De Chirico. Non ho però mai visto cogliere questo specifico aspetto nelle foto.
RispondiElimina..,Più diventa tutto inutile più credi che sia vero
RispondiEliminaE il giorno della fine non ti servirà l'inglese...
Il Re del Mondo - da L'Era del Cinghiale Bianco 1979 Franco Battiato
Ricordo queste frasi ed detti ... un tempo parean sì lontani li tempi ditti in guescte frasi ma oggi è il nostro presente! Il che ci fa una bella differenza! Che cos’è cambiato nel frattempo? Tu! Mi dicevo un vecchio commentator de ‘sto blog sur un vecchio post, che non s’era accorto de lo tempo ca era passato, ma ora lui comprende **le stesse cose** in maniera TUTTA DIVERSA: di questo parlava Gurdjieff … **questa** signori, questa **è** la “comprensione” … ben diversa dal sapere!
EliminaSai esattamente le cose che sapevi prima, che cos’è cambiato? Tu!!
La memoria di un posto del genere, oggi,.è meno intensa del recente passato. Ma è solo un esmepio, fra i tanti che si possono fare, che, poi, sempre più gente ha questa **impressione**, chiamiamola così tanto per capirci.
RispondiEliminaNo che non è solo l’età no!
Il mondo è sempre meno “solido” e questo è un fatto, le memorie per così dire “sbiadiscono”? E questo è un altro fatto. Non poteva prevederlo chi non conosce “certe” cose, questo sì ma era prevedibile invece. E mica è finito ‘sto “phenomènon”!
Vi contribuisce il raglio asinino? Beh senza dubbio, ma è la causa di detto “phenomènon”?! Proprio per niente, proprio no!
Si conferma che siamo nel “sandhya” – il “crepuscolo cosmico” – ovviamente, si conferma NON SOLO da quest’ “impressione” (in senso “gurdjieviano” per sì dir …) … Ma è un “signum” per chi sa vederlo, come sempre, ça va sans dire, e nun dimolo addunque …
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