“La tradizione ebraica e la leggenda cristiana si trovano congiunte, combinate nell’Anticristo di Bosch. Egli veste il manto scarlatto portato da Gesù negli episodi della Passione e della Resurrezione […] e sul capo ha le spine, avvolte però intorno ad una mitria metallica, così che esse non possano ferirlo. Una delle spine – contenuta in una capsula di vetro – si converte in un ramo fiorito di gemme. Il prodigio ricorda un miracolo dell’Anticristo, il quale farà rinverdire un albero secco [miracolo simbolico, perché – riferendosi all’albero secco evangelico – viene interpretato nel senso di rivivificare il giudaismo, allusione al Terzo Tempio, anche]. La natura diabolica della figura del Messia [l’ Antimessia, per l’appunto] viene sottolineata da alcuni particolari minori che insistono sul tema del Male. Ad un nastro – sul quale sono ricamate delle rane, simbolo dell’eresia [la rana è uno dei simboli preferiti da Bosch] – sta sospesa una campana che non solo è la campana del povero lebbroso, ma anche quella del Cattivo Pastore. Lo strumento metallico che l’Anticristo tiene in mano è, secondo la Brand Philip, uno degli attributi più noti del falso profeta, il ‘forno’, allusione scoperta alle pratiche magiche. Esso presenta la stessa forma d’imbuto rovesciato, dalle pareti scandire da ‘gironi’, dell’inferno dantesco. A mio avviso si tratta piuttosto d’un copri tiara, caratterizzato da un ampio foro sulla sommità, che serve a far emergere la ‘provetta’ con la spina gemmata [di cui s’è detto], e da un fregio che rappresenta varie figure (non ben identificabili) che si affacciano da una balaustra […]. In alto, su una trave della capanna, albergano gli spiriti impuri, una lucertola ed un gufo. E una falsa stella, fatta di paglia, è appuntata in cima alla capanna: è la stella del falso Messia che contrasta con la stella di Cristo, splendente nell’alto del cielo puro. Il regno dell’Anticristo è dunque il mondo, cioè tutto il paesaggio sullo sfondo; la danza spensierata dei contadini annuncia le lascivie cui s’abbandoneranno gli uomini dopo la morte dell’Anticristo [maggiori di quelle attuali … già tutt’altro che scarse], prima del Giudizio Universale [si allude al periodo, citato da varie visioni, TRA la morte dell’Anticristo E il Giudizio Universale vero e proprio – lo Finale Judicium –]; gli eserciti in marcia non sono che le orde di Gog e Magog [dunque i “filtri” FRA mondo corporeo E “parte-vicina-al-corporeo” dello “psychismo inferiore cosmico” (Guénon) devon esser già “saltati” – e “saltati” ad un punto tale da consentire la piena manifestazione delle “stirpi di Gog e Magog”], idealmente [idealmente] precedute dalle schiere punitrici del leggendario Prete Gianni [cioè “il Re del Mondo” secondo Guénon; ma si ricordi che, nel Medioevo – ricordando una Lettera del “Prete Gianni” proprio a Federico II di Svevia! –, si pensava che il “Prete Gianni” DOMINASSE le “stirpi” di GOG e MAGOG …!], e la città ignota [sullo sfondo] è la Gerusalemme Celeste, quale sorgerà dalla distruzione finale del mondo. Il trittico del Prado non è che una terribile ammonizione ed una condanna dell’ignoranza umana e, soprattutto, è la prefigurazione dell’ inevitabile avvento dell’Anticristo. E l’Adorazione [dei Magi] non è soltanto un evento mitico, o storico, o leggendario, ma è anzitutto evento simbolico, poiché è allegoria del mondo e rappresentazione delle insidie del Male e dell’eresia, sempre presenti ed attive, anche se occulte, accanto all’uomo. L’Adorazione è, infine, un episodio destinato a ripetersi, evento già accaduto nel Bene dovrà necessariamente duplicarsi nel Male: i Magi che ora [il 6 gennaio] vengono ad adorare il Bambino verranno, forse [nessun “forse” …] nel futuro, ad onorare il falso Messia, l’Anticristo”.
M. BUSSAGLI – M. CHIAPPORI, I Re Magi. Realtà storia e tradizione magica, Rusconi Libri, Milano 1985, pp. 253-255, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre. [*]
“‘… Non è il caso di soffermarci, ci si può ben immaginare che paura prese il contadino quando vide come Thórr corrugava le sopracciglia tanto che quasi non si vedevano gli occhi, ma per quel poco che vide di quegli occhi non poté che cadere in ginocchio sotto il loro sguardo. Il dio stringeva il martello [Mjöllnir] così forte con le mani che le giunture n’erano tutte bianche. Ma il contadino si comportò come ci si doveva aspettare, e così tutti i suoi famigliari, e piansero e implorarono clemenza ed offrirono in risarcimento tutto quello che avevano. Ma quand’egli vide il loro terrore, la sua collera scomparve ed egli s’acquietò e prese loro in compenso i loro figli Thjálfi e Röskva, ed essi divennero servi di Thórr e d’allora lo seguono sempre’. 45. ‘Poi egli lasciò i capri [la “cavalcatura” di Thórr (Thor)] e iniziò il suo viaggio a levante [NB], verso Iötunheimr [la “terra dei giganti”], dapprima fino al mare, poi traversò il mare profondo. E quando giunse a terra vi sbarcò e con lui Loki’”, Edda, a cura di G. Dolfino, Adelphi Edizioni, Milano 1988 (prima edizione: 1975), p. 97, corsivi grassetti, mie osservazioni fra parentesi quadre. “Così è detto nella Völuspá:
‘I fratelli combatteranno
vicendevoli uccisori,
e figli di fratelli distruggeranno le stirpi;
tempi duri tra gli uomini,
fornicare immane.
Età d’ascia, età di spada,
s’infrangeranno gli scudi,
età di venti, età di lupi,
prima che crolli il mondo’”, ivi, p. 117.
Altra traduzione, commentata:
“I fratelli si combatteranno gli uni gli altri
e giungeranno ad uccidersi,
i cugini spezzeranno
i legami di parentela;
duro sarà nel mondo,
grande adulterio,
tempo di asce e di spade,
gli scudi son rotti,
èra di tempeste, èra del lupo,
prima che il mondo crolli”, Völuspá, a cura di M. Polia, Il Cerchio - Il Corallo, Padova 1983, pp. 80-81, corsivi in originale.
Ricordando che appena prima – nella strofa precedente – la “Sybilla del Nord” ha detto: “Latra forte Garmr / davanti ai Cancelli di Hel, / i lacci si spezzeranno / e il lupo correrà libero /”, ivi, p. 79, corsivi in originale. Ma, tornando ai primi versi di sopra (i versi precedenti quelli su Garmr, il Cerbero del Nord), così li commenta Polia: “Dopo aver descritto le sedi infernali e il mondo delle potenze che attendono di riversarsi sulla terra e nei cieli per distruggerli, la sibilla passa ora a tratteggiare la situazione della Terra di mezzo [il “mondo dell’uomo”, posto fra la “Terra degli dèi” – superiore quindi – e quelle – inferiori – dei giganti e di altre potenze “infere”] nell’imminenza del ragnarøkkr. La condizione morale dell’umanità è desolante; fratricidi; abbandono dei vincoli di sangue; guerre e violenze prima che il mondo crolli […] Skeggöld, ‘tempo di asce’, skálmöld, ‘tempo di spade’: la sibilla allude alle guerre che deriveranno dalla degradazione morale nella quale l’umanità sarà piombata. I legami di parentela erano sacri per i popoli germanici ed in grande onore era tenuto il matrimonio […] (Tacito, Germ., XX) […]. Anche qui la sibilla espone, assieme agli effetti del decadimento, le cause che li hanno determinati. Skildir [plurale di “skild”, inglese attuale: “shield”, scudo appunto] ro klofnir […] ‘gli scudi son rotti’. Qui lo ‘scudo’, come precedentemente il ‘laccio’ che lega il lupo e che si spezza, non va inteso in senso unicamente materiale, ma altresì morale; gli ‘scudi’ sono gli ordinamenti che permettono l’ordinato svolgersi della vita familiare e sociale e i ‘lacci’ sono […] le norme rituali che frenano l’azione del caos e danno prosperità al mondo. […] Vargöld, ‘era di lupi’, nel senso figurato di ‘uomini trasformatisi per avidità in lupi feroci’. Vargr, o vargulfr, lett. è il ‘lupo mannaro’. Ho tradotto con ‘èra del lupo’ per lasciare intatto il simbolo connesso col lupo come espressione del caos. Il lupo ‘che libero corre’ della strofa precedente [quella che inizia con Garmr, il Cerbero norreno], Fenrir, è l’avanzare del processo dissolutivo.
Interessante risulta la comparazione tra questa stanza ed il passo del Vishnu-purâna (brani tratti dal libro IV e VI). Il racconto della dissoluzione dell’umanità verso il finire del ciclo risulta comune a diverse tradizioni dell’area indoeuropea:
‘I capi che regneranno sul mondo come nature violente … s’impossesseranno delle ricchezze dei loro sudditi. Breve la loro potenza: la maggior parte sorgerà e declinerà rapidamente. La loro vita sarà breve ed i loro desideri insaziabili. Essi saranno spietati … I matrimonio devieranno dal rito … Le leggi che regolano la condotta del marito e della sposa saranno trasgredite … solo legame tra i sessi sarà il piacere … Le donne non obbediranno ai mariti ed ai genitori, saranno egoiste, abiette, sciatte e mentitrici e si uniranno ad uomini dissoluti … Esse diverranno semplice oggetto di soddisfacimento dell’istinto … Il rispetto delle caste, dell’ordine e delle istituzioni declinerà … L’empietà prevarrà tra gli uomini deviati dall’errore e, di conseguenza, la loro vita sarà più breve’”, pp. 81-83, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
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[*] E provenienti – tutto sommato – dalle stesse “zone” … Ma continuiamo sul personaggio di qui su: “La diabolica persistenza del Male nel creato, a dispetto dell’avvento di Cristo [siamo il 6 gennaio, alla scena dell’Epifania, ma il Male persiste comunque], spiega la presenza, sulla soglia della capanna, di una misteriosa figura maschile, la cui identificazione ha stimolato un interessante dibattito tra gli studiosi. L’uomo appare immediatamente come l’antagonista diretto del Bambino […] Fraenger [noto studioso di Bosch] ha pensato che si tratti di Adamo […] studi successivi […] hanno dimostrato […] che Hieronymus Bosch ha inteso rappresentare idealmente la figura del Messia ebraico. […]. Secondo la leggenda ebraica il Messia, nato nel giorno della distruzione del Tempio di Gerusalemme, siede in Paradiso, ove gode della dignità d’un sovrano ed è assistito da un cancelliere e da quattro consiglieri, e nel Trittico del Prado il nostro sconosciuto è attorniato da alcune figure nelle quali i tratti somatici esagerati […] denunciano una sicura propensione al Male. Il più anziano del seguito afferra, quasi trattiene [ed ecco: “tò” oppure “’o katèchôn”, colui o ciò che “trattiene”, sul qual tema si ritornerà, perché legato al mondo giudaico ed a quanto sta succedendo in Palestina oggi], il Messia per le spalle. La catena d’oro che stringe il braccio del Messia di Bosch è quella stessa che imprigiona il Messia ebraico affinché questi, impaziente di aiutare il suo popolo, non inizi la sua opera di redenzione prima del tempo stabilito [ovvero, di nuovo: “ciò che trattiene” …]. Il fatto poi che il Messia sia afflitto dalla lebbra – lo provano il colore opalescente della pelle e la piaga sulla gamba – trova una precisa corrispondenza nel Talmud, dove Elia dichiara: ‘Egli sta seduto tra i poveri lebbrosi …’. Per il cristianesimo il Messia ebraico era l’Anticristo, l’impostore per eccellenza, il falso profeta che verrà, prima [NB] della fine dei tempi, a tentare gli uomini, a minare la loro fede. Il suo avvento sarà la punizione per i Giudei che, a suo tempo, non vollero riconoscere il vero Messia, Gesù Cristo. Nel Vangelo secondo Giovanni (5,43) Gesù aveva detto: ‘Io son venuto nel nome del Padre e non mi ricevete, se un altro verrà in proprio nome e lo riceverete’. Nella leggenda primitiva l’Anticristo altri non era che il diavolo […] sotto mentite spoglie, ma nella tradizione medioevale – risultante da una complessa speculazione teologica – è ormai considerato come un uomo, anche se di natura […] diabolica, perché concepito […] sotto la “protezione” di Satana. Nato a Babilonia poco prima del Giudizio Universale [nato simbolicamente a Babilonia], verrà circonciso a Gerusalemme [non è però più necessario seguire oltre la LEGGENDA – perché di leggenda si tratta – dell’Anticristo; basta così, dunque]”, ivi, p. 251-252, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
In realtà, Loki ha i tratti caratteristici del “trickster” che, nonostante qualche tratto “simpatico” e buffonesco, un personaggio malefico, un “ingannatore”, anzi **L’** Ingannatore “par excellence” … Qualche spunto ed esempio del “trickster” (=**L’** “Ingannatore”) sta in “Awassèitejak” nel film “Clearcut” (R. Bugajski), cf.
RispondiElimina“Clearcut” (1991)
https://www.youtube.com/watch?v=K6I47uznvvs
31 mag 2012
Loki – pur avendo qualche lato buono, e pur salvando, talvolta!, gli stessi dèi – si rivela, “IN FINE”, una delle cause più importanti de “LA FINE”, insomma come il nemico più costante, perenne, certo e sicuro che gli dèi abbiano, dai quali dèi, però, pur – alla fin fine – derivava e cioè nel cui “novero” si trovava lui anche, “ab initio” … “IN PRINCIPIO” cioè …