mercoledì 3 gennaio 2024

Assenza di “fine” – una caratteristica dei “nostri” tempi –

 

 

 

 

 

Velare l’orrore del dolore è offendere mortalmente chi soffre [vero, verissimo: ma lo facciamo normalmente …]. Perciò Giobbe dice «perfide» le considerazioni dei suoi consolatori e annuncia loro il castigo divino […]. Voler […] fare del dolore, anziché uno scandalo innominabile, l’aria nella quale l’uomo deve rassegnarsi a respirare e magari ad intonare poetici lamenti […] significa non volere il gran miracolo della salvezza promessa da Dio, significa rifiutare il desiderio che, essendo di Dio, non è confrontabile con nessun desiderio. È un rifiuto che si può fare e vien fatto, identicamente, nel nome profano del mondo e nel nome sacro di Dio. Ma solo quando il dolore viene legittimato nel nome di Dio – e tanto più cupamente quando la giustificazione è lugubremente metatombale – il rifiuto della salvezza diventa «bestemmia contro lo spirito che non sarà mai perdonata» (Mc., 3, 29)”. S. QUINZIO, Un commento alla Bibbia II. Sui Libri Sapienziali, i Libri Profetici e i Maccabei, Adelphi Edizioni, Milano 1973 – un’altra ricorrenza col 3 –, capitolo “SU GIOBBE”, p. 12, corsivi in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

Questa è la gioia segreta, la sicurezza dell’inferno: che non è enunciabile, che è salva dal linguaggio, che esiste semplicemente ma non la si può mettere nel giornale, non la si può rendere pubblica, non se ne può dare una nozione critica con le parole …

THOMAS MANN”. In P. LEVENDA, Satana e la svastica, Oscar Mondadori, Milano 2005, p. 9. Per cui tutta la polemica storiografica su Hitler, se cioè sapesse o non dei campi di concentramento e della “soluzione finale”, inoltre da quando l’avesse deciso, e via dicendo, non ha proprio senso alcuno.

 

Il lupo simbolizza, in ultima istanza, l’uomo. Come lui può esser luce o tenebre, artefice o distruttore, servitore dello Spirito o del demone della materia, un santo, un eroe o un essere demonico: presenta infatti queste due facce opposte. Da tutto ciò proviene, forse, questo fascino ed anche codesto rifiuto mortale dell’uomo moderno  che, ipocrita, ha eliminato, o relegato ai margini, il lupo, testimone ed immagine imbarazzante, meglio compromettente. Questo non impedisce però che i lupi delle tenebre si moltiplichino, anzi, al contrario. Il mondo è contrassegnato dal simbolismo del lupo, con le sue qualità e le sue cadute, con la sua grandezza e le sue bassezze. Sono gli uomini-lupo, oggi, a lacerare il mondo [MAI è stato tanto vero come nel momento in cui si scrive: MAI!], poiché essi non sanno donare, ma arraffano con violenza [idem], poiché essi non sanno servire bensì si servono [idem]. Intanto un altro lupo, questa volta gigantesco, si sta preparando [“simbolizzato” da Fenrir]. Si approssima la sua ora all’orologio del mondo. Costui trasformerà l’oscurità in profonde tenebre e la favilla della luce in sole. E’ morto e vive, con tutto il vigore possibile di questa forza misteriosa, condanna e liberazione, crepuscolo ed aurora, fine ed inizio”. Ch. LEVALOIS, Il simbolismo del lupo, Arktos Oggero Editore, Carmagnola (TO) 1989, p. 75, corsivi e grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.[*] Eh sì, che lo sa che aspettando sta …! E, ad un certo punto, il cavallo di ricorsa entrerà nel “Palio” del mondo …

 

I quanrong affermavano di discendere da una coppia di cani bianchi e avevano scelto il cane come proprio totem.

Fan Wenlan, Breve corso di storia generale della Cina

Mu, re dei Zhou, fece guerra ai quanrong e, dopo averli sconfitti, ritornò nelle sue terre portando come trofeo quattro lupi e quattro cervi bianchi.

Libro degli Han. Storia dei xiongnu [gli “Unni]”. JIANG RONG, Il totem del lupo, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2006, p. 7, corsivi in originale, mia osservazione fra parentesi quadra.[**]

 

 

Ormai diec’anni anni fa – 2014 – e, in 10 anni si può solo constatare la “discesa” che si è fatta! “Discesa” che, a partire dal 2020, è divenuta – diciamocelo senza giri di parole – una **“caduta”** vera e propria! Ma NON “LA” Fine, quella no … Strano? No! 

LA” fine? Ma oggi ne manca del tutto “il senso”, la mancanza del “senso della fine” – assenza di senso che, nei vari mondi tradizionali, di solito, era presenza, insieme però al “senso dell’ ‘Inizio’” …! – è una della caratteristiche più eclatanti, e più evidentiancorché poco notata –, della “nostra” epoca … 

Ma perché il mondo “finisce” davvero? Finisce “davvero” perché non ha proprio alcuna contezza del “senso della ‘fine’”, manco il minimo, nemmeno il “mini minimo” come amo chiamarlo …! Per questo **È** DAVVERO “LA” fine. Si noti che in altri tempi ci sarebbe stato un gran movimento d’affermazioni sulla “fine”, con vari: “siamo” sull’ “orlo” della “fine” o altro genere d’affermazioni più o meno simili; ovviamente ogni epoca lo esprimerebbe a suo modo, ma “il succo” è che avrebbero percepito. Invece oggi no! Pieno stato di sonnambulismo diffuso … PER QUESTO stavolta ci siamo davvero vicini.

Tuttavia mancano ancora degli “anelli” finali … Con “IN VISTA” cosa?

Con “IN VISTA” la fine del “carnevale perpetuo” (Guénon) ed dunque l’inizio dei “giorni neri” (sempre per chiamarli come li chiamo, nome NON casuale, certo, ma solo UNO dei vari modi con cui li si potrebbe denotare), cf.

https://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/01/i-giorni-neri.html

 

E perveniamo, così, non alla “definizione” – meglio: alla caratterizzazione – di “quel ch’è” (di “ciò-che-è” = “tì estì”) l’ “apocalisse” REALMENTE. L’ “apocalisse” NON È quindi una somma di disastri vari, anche se SI “COMPONE (**ANCHE**) di disastri, sebbene di proporzioni grandi, cioè non di tanti piccoli disastri, fatto quest’ultimo – i disastri “vari” ma grossi – che però aiuta e propizia  l’ “apocalisse” ma non la genera. Pertanto, i “disastri” – gli “astri cattivi”, alla lettera – NON SONO l’ “apocalisse” stessa.

Che cos’è, allora, quest’ “apocalisse” che, sì, “SI” compone di disastri, ma che – **in stessa** – NON È un semplicemente un gruppo di “disastro” di “proporzioni gigantesche”? Che cos’è,“ estì”? NON È la “quantità” del “disastro” IL punto, non è l’estensione oppure la “portata” dei “disastri” (degli “astri cattivi”) ciò che costituisce “IL” problema! E NON È nemmeno la “quantità” dei “disastri” la “caratterizzazione” dell’ “apocalisse” …

In effetti, un ultimo senso, anche se parodistico – e residuale, di “fine” si è visto nel 1999, prima, e poi nel famigerato 2012 – di cui parlammo in passato, poi. Erano parodie, **necessarie** però – perché? Perché così quel po’ di “senso de ‘LA’ Fine” veniva svuotato, ma svuotato di cosa?

Di senso, di significato, come oggi tutto del resto – infatti CHE SENSO ha la vita, oggi? Nessun senso.

Ricordo infatti gli scritti d’ “Inc.” (2014) – e n’è passata d’acqua sotto i ponti!, DIECI ANNI FA ESATTI! –, e ricordo benissimo QUANTO tutto fosse BLOCCATO, come osservato – giustamente – da un commentatore “storico” di questo blog …! Era così, ma NON È più così … Qualcosa è cambiato, irreversibilmente. Tremendo lo era, sì, ma era solo “propedeutico” alla fase d’emergenze perenni nella quale siamo.

Anche quest’ultima fase, però, è a sua volta solo “propedeutica” per “ALTRO” e, per quest’ “ALTRO”, ancora manca qualcosa: ciò è chiaro ed evidente, sennò avrebbero approfittato della “ghiotta”, molto ghiotta “situazione” in atto – peraltro accuratamente costruita, seppur non interamente pianificata (una pianificazione totale impedirebbe alle cose di costruirsi, cosa che i “complottisti” non possono capire) –, per dare “il colpo finale”, ferale, ma non è così.  Ancora … Fase, anche questa, temporanea, tuttavia. E così, di discesa in discesa, si va nel sonnambulismo generale, così, tra pranzi di Natale, “shopping” su Internet e “ragli d’asino” (la cosiddetta “I.A.”) il mondo vede i suoi giorni finali.

Il nucleare: ormai è stato sdoganato.

Con la “catastrofe climatica”, ci si “convive” ormai; come si dice in Impolitiche: se all’uomo manca il caffè, questo sì che è grave!, ma, se il mondo “finisce”, non gliene può fregar di meno …

Il “diavolo” ha dunque vinto: ED È QUESTA la – VERA – “apocalisse”, quella che fa riferimento alle scene bibliche dove Satana, si dice, “mette alla prova” gli uomini, ma son solo eufemismi; in ogni caso, la scena è sempre la stessa, con variazioni su tema. Così accade che Satana dice a Dio: “Vuoi vedere chi son davvero (gli uomini, chiaro)?”, e Dio gli risponde: “Sì”; alla fine, l’uomo manifesta sempre tutta la sua inconsistenza, solo che la vittoria del diavolo porta sempre la situazione “a rotoli”! Allora “Dio interviene”; questo è il copione, dal quale l’uomo non sa schiodarsi, pertanto che il diavolo dovesse vincere, alla “fine”, non può certo sorprendere, anzi era certo: ed È QUESTA, dunque, l’ “apocalisse” vera, cioè: la vittoria delle forze del male (del male cosmico, attenzione, insomma le “forze avverse”). Ed è questa la “gioia segreta dell’inferno” …

Ma così, con questa “vittoria”, SI “SEGNA” LA “FINE” nel senso pieno (E REALE) del termine. Perché QUESTO È “IL ‘meccanismo’” della “Fine”. I libri “apocalittici”, tra l’altro, son appunto quelli dove “il diavolo”, cioè le “FORZE AVVERSE” – volendo usare un’espressione più corretta, poiché “diavolo” è FACILE da MAL intendersi nel senso d’una “personalizzazione” potenzialmente fuorviante –, hanno in mano IL MONDO intero; tutto, e senza eccezioni: solo allora Dio interviene, portando ad un nuovo mondo: questo è “l’apocalisse”, dunque.

Molti l’han dimenticato: vero, verissimo; però, alla fin fine, di testi che parlano di questi temi ce ne sono, anche se di solito scritti da chi NON CREDE affatto alla loro “verità”, ma NON È questo il vero motivo della cecità. No! Si è che non gli piace sentirselo ricordare: la cosa è davvero molto sgradevole, ma che cosa fastidiosa ‘sta “fine” … Tragico, dirà qualcuno …? Tragico?! Per NIENTE! La tragedia implica una tensione, la “fine” avviene col CROLLO della TENSIONE interioreINTERIORE –, quindi con la vittoria di “una cosa sola” che impera su tutta la Terra. Su tutta la Terra …  That’s Apocalypse, baby! Cosa ci si aspettava che fosse? Un “tizio” che comanda su tutto il mondo? Ah ah … ma no …

Non vi è nulla di “tragico” nella “fine”, nessuna grande “battaglia”, nessun “eroismo”, ma invece crescente caos ed assenza di senso. È un processo di discesa e di svuotamento crescente. Soprattutto di crescente svuotamento di senso, in cui le cose superiori perdono, sempre di più, senso, ed il loro significato si oscura, si dissolve in una nebbia infetta che impera dappertutto, ed allora le prospettive si dissolvono, cosicché, pezzo dopo pezzo, il mondo stesso si dissolve. Si decompone come un pesce lasciato all’aria.

Quando il mondo non ha più alcun senso, allora termina, cioè quando si è perso – o È STATO volontariamente perso … – in un “loop”, allora giunge il “Lupo della Fine” (“Fenrir”), cioè quando la vita è persa in una circolarità; per esempio, il predominio della tecnica porta sempre a più ad altra tecnica, senza fine: A>B>A … ad libitum. Manca un terzo elemento che, poi, è lo scopo di una qualsiasi “operazione” logica: A>B > **C** e non certo A>B>A>B>A (eccetera)! Un processo senza fine è anche un processo senza UN fine, senza uno scopo, un obiettivo, un risultato, ma si auto produce senza un fine in vista. OGGI. Ma pure senza “un termine” in vista, e ricordiamoci che, per gli antichi Romani, Terminus era un dio … Un processo senza fine non ha un fine ma neppure un termine: come può, chi vive in tal processo, “sentire” una “fine” …? Domanda retorica. E, difatti, non la “sente” … Non esiste fine a questo “sistema del mondo” perché non esiste alcun fine salvo la sua riproduzione, senza fine. In pratica, è un “REGNO MILLENARIO” che, come altri, non raggiungerà certo il Millennio di durata, anzi esiste solo a circa trecento anni. Ed è già in crisi finale.

 

Oggi non vi è, dunque, alcuna tensione interiore, o voglia di riscatto e di salvezza e di cambiamento di una situazione che si è ormai abituati a considerare “natura”, pur non essendolo affatto. Ma ciò è solo la verifica delle premesse date. Due più due fa quattro, infatti. Di decomposizioni e dissolvimento invece ce n’è tanto.

 

E ci si ricordi che si danza sempre “sull’orlo del baratro”, come sul Titanic. Prima di rivoluzioni e di rivolgimenti “fatali” una caratteristica “follia” (solo apparentemente “strana”) e una molto notevole cecità s’impadroniscono degli uomini, e, soprattutto, dei “governanti” (apparenti), NON è certo un caso. Ma è sempre stato così. Sempre.

Se ci fosse consapevolezza, dunque NON ci sarebbe “LA” fine. La “fine” c’è perché NON c’è consapevolezza. Questo è – SEMPRE – “IL” segno dirimente, la vera “firma” della “fine”. Finché c’è resistenza – interiore, interiore! – non c’è “fine” … Non ci può essere! Il posto non è vuoto: non può esser occupato. In pratica, il recipiente ormai è colmo,  ma … NON TRACIMA. È un po’ come quei recipienti che si vedevano un po’ di tempo fa, dove un piccolo recipiente si riempie fino ad un certo punto: se va oltre quel limite – “IL” limes – allora si svuota del tutto: è un po’ così la “situazione” (per dirla con l’ultimo Pasolini: la “situazione” …), tipo reazione per “massa critica”, irreversibile, ma se e solo se vada oltre un certo, determinato limite, “IL” limes

 

@i

 

 

[*] Si può legger qui, cf.

https://ia802902.us.archive.org/31/items/il-simbolismo-del-lupo/Il%20Simbolismo%20del%20Lupo.pdf 

[**] “Soltanto i lupi sono in rado di misurarsi con l’uomo, d’insidiare il suo schiacciante potere sulla natura. I vecchi libri di testo riconducono alla caccia l’eccezionale valore che le popolazioni nomadi dimostrano in guerra. Ma sbagliano. L’impareggiabile abilità bellica dei nomadi è frutto del lungo, brutale ed ininterrotto duello che da sempre i mongoli ingaggiano con il lupo nella lotta per il dominio della natura. La lotta millenaria di due forze bilanciate tra loro. La scienza militare è nata dall’osservazione di quest’eterno conflitto. Conosci il tuo nemico come te stesso, niente è più fondamentale della velocità, in guerra tutto è lecito, studia l’astronomia quanto la geografia, non farti trovare impreparato, guardati dalle manovre diversive, concentra le forze, dividile se serve, proteggi le truppe scelte, combatti quando hai la meglio e ritirati quando sei in difficoltà, spezza una vita piuttosto che ferirne dieci, stermina il nemico fino all’ultimo soldato, coglilo di sorpresa, indietreggia quando avanza, disturbalo quando è fermo, combattilo quando è stanco, inseguilo quando si ritira … Sebbene i lupi proliferino in tutto il mondo, è nella prateria che hanno trovato il loro habitat naturale. Perché qui non ci sono opere difensive, non ci sono le mura e le opere difensive delle antiche civiltà agricole. La prateria è il principale campo di battaglia sul quale uomini e lupi si sfidano in una lotta senza fine, mettendo a confronto la loro intelligenza ed il loro coraggio …”, JIANG RONG, Il totem del lupo, cit., p. 127.

 

 

 

6 commenti:

  1. “sono in rado” qui sopra va cambiato in: sono in grado.


    RispondiElimina
  2. “La cecità all’apocalisse” (G. Anders) è, in realtà, ben reale, solo che Anders la rilegava solo al nucleare, alla “bomba” ma, in effetti, è cecità verso “la” fine, “tout court” …

    RispondiElimina
  3. Il “succo” della questione

    Il “succo” è questo: SENZA “La cecità all’apocalisse” (G. Anders) [1] NON VI può “essere” apocalisse. SENZA “La cecità all’apocalisse” (G. Anders) NON “SI” dà l’apocalisse, quest’ultima NON può “DARSI” …
    Questo è il punto, finché desiderata – nascostamente – o temuta, l’ “apocalisse” non può “esserci”.

    @i

    [1] Cf.
    https://associazione-federicoii.blogspot.com/2022/04/frasi-molussiche-di-g-anders_24.html.






    RispondiElimina
  4. E quanti ce ne sono di uomini-lupo, avidi, e di uomini-cane (“cynocephali”), latranti e rabbiosi, ci attorno a noi! Essi sono una concausa potente della “fine” ma – ed è ovvio – costoro **non possono** vederla (“la” fine, chiaro), proprio perché vi partecipano, proprio perché ne sono concausa. Se “la” vedessero si fermerebbero. E ciò non può essere, almeno non può più essere, al punto cui siamo giunti oggi. Al punto cui siamo giunti oggi le cose vanno, infatti, “col pilota automatico” sempre di più (l’ “I.A.” – “il raglio dell’asino”, la chiamo – la dice lunga “a tal proposito”) né si vede chi possa fermare “il folle volo” verso il Basso. Di certi né uomini-lupo, avidissimi, né uomini-cane, rabbiosi ma inconsistenti. Il mondo va dunque per la sua strada.






    RispondiElimina
    Risposte
    1. “... poiché essi non sanno donare, ma arraffano con violenza, poiché essi non sanno servire bensì si servono ...”

      Elimina
  5. Siamo – con il terzo “teatro” di guerra – ormai nella terza guerra mondiale “a pezzi”, col che si esprime che i tre teatri di guerra non son direttamente correlati fra loro, e tuttavia si oppongono ad un sol posto: al “cittadella occidentale” assediata (ed ecco perché le destre, però solo se “sanamente” atlantiste, sono più adatte al tempo, destre residuali, senza dubbio, ma le sinistre sono semplicemente svanite, la mentalità dei “diritti” fa solo ridere, o piangere; finito l’ “optimum” systemico post secondo conflitto mondiale, non essendoci più nulla di vero da redistribuire alle classi medie, le sinistre non hanno più ragion d’esistere; le classi medie “alla frutta”, o **al dolce**!, virano a destra: da manuale di storia spiccia). Peraltro, questa terza guerra mondiale “a pezzi” ha modalità simili al primo conflitto mondiale, di cui si disse – in un vecchio “pezzo” su di esso – che stavolta non potevano pià esser “fermati” … Tuttavia, ora che si è aperto il terzo teatro di guerra – il Mar Rosso – la “linea rossa” – che ovviamente vogliono superare ancora – è quella del nucleare che loro reputano essere “uso limitato” del nucleare. Non vi è alcun dubbio siano disposti ad usarlo, son – cose si è detto, con Anders, una rara voce lucida, seppur di tempi passati (e chissà cos’avrebbe scritto e detto di questi tempi, quando “la bomba” è stata sdoganata!, in fin dei conti è solo una bombetta, quando esplode genera panna: tutta quella cosa bianca lì, è panna … della serie: zero idea di cosa sia – davvero – la bomba, e da parte da chi può “usarla”, ma è al contrario “essa” che ci sua, come dimostrò lo stesso Anders “illo tempore”) – nichilisti completi, ma **inconsapevoli**. Punto importante questo, per tornare alle categorie usate in “Impolitiche Discussioni”, nichilisti completi ma inconsapevoli: cioè i più pericolosi.


    RispondiElimina