martedì 4 luglio 2023

Prefazione di G. Galli (al testo di Lord BEAVERBROOK “Un Nazista sul trono d’Inghilterra”, prima edizione inglese **1937**)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si riporta qui la Prefazione di G. Galli al testo di Lord BEAVERBROOK, Un nazista sul trono d’Inghilterra. L’abdicazione di re Edoardo VIII, OAKS Editrice, Sesto San Giovanni (MI) 2017.

Questo libro di Lord Beaverbrook rimane, a oltre un secolo di distanza, la migliore ricostruzione dell’abbandono del trono, nel 1936, da parte di Edoardo VIII. Ma resta sullo sfondo il contesto cruciale, cioè il rapporto tra certi circoli politico-esoterici d’Inghilterra e di Germania, contesto per il quale rimando all’edizione, molto ampliata, di Hitler e il nazismo magico, appena pubblicata [riedizione del 2017] da Kaos (capitolo IV della seconda parte, “Gli interlocutori di Rudolf Hess” [occorre appena notare che, proprio qui – e la questione ha rilevanza oggi, vista la recente “ripresa” del “piano” nell’ attuale contesto, un contesto del tutto differente da quello della Seconda Guerra Mondiale, sia detto a chiare lettere – non si molto ancor oggi!!]). Lord Beaverbrook sottolinea che il suo maggior alleato per evitare l’adbicazione fu Winston Churchill, che mise a rischio la sua carriera politica ed il suo progetto di fermare Hitler pur di mantenere sul trono il filo-hitleriano Edoardo VIII. Tutti i particolari son contenuti in una biografia autorizzata della statista, in più volumi, nel terzo dei quali lo storico William Manchester osserva che “una certa illogicità cominciò a farsi strada nel ragionamento di Winston” (Churchill, l’ultimo leone. La solitudine 1932-1938, ed. Frassinelli, pag. 256).

Siamo di fronte a un apparente mistero. Churchill vuol combattere Hitler, eppure ritiene “importante per il nostro Paese” (Manchester) che il filo-nazista Edoardo rimanga sul trono. Ma vi è una tesi che può spiegare il suo comportamento. Churchill sapeva che il filo-nazismo del re non era un’isolata stravaganza. Il sovrano poteva essere il punto di riferimento di circoli della tradizione esoterica [“magistica”, occulta, per dir meglio] collegati a quelli del Terzo Reich (Wally Simpson era un’esperta di magia sessuale, “magia rossa”, e un rapporto dei servizi segreti inglesi informava che Edoardo seguiva una terapia con Alexander Cannon, occultista ed esperto di magia nera [ed ecco, di nuovo, la “contiguità” della “magia sessuale” con la “magia nera” tout court, di cui s’è accennato]). Churchill, amico del re, che definiva “personalità amata e senza eguali”, riteneva di poterlo controllare e condizionare [per la comune, probabile, appartenenza a circoli massonici o “massonizzanti”?, potrebbe darsi, ma NON SOLO questo?], finché fosse rimasto sul trono ed in Inghilterra. Esiliato e frustrato, il suo filo-nazismo si sarebbe accentuato ed avrebbe potuto esser sfruttato dal Terzo Reich. E, infatti, Manchester ricorda: “fece la sua apparizione in Germania, marciando attraverso una strada fiancheggiata da nazisti con il braccio teso e rispondendo al loro saluto con lo stesso modo. La foto ritoccata di questa scena che mostrava Edoardo con il braccio destro lungo il fianco, fu pubblicata in tutto il mondo” (cit., pag. 273). Si giunse al punto che nell’autunno 1940, quando si temeva l’invasione dell’Inghilterra, mentre Edoardo (ora duca di Windsor) viveva nella Francia occupata, Churchill lo nominò governatore delle Bahamas e lo spedì laggiù, perché si sospettava che Hitler volesse riportarlo sul trono in una Londra conquistata. È in questo contesto e con questi precedenti che Lord Beaverbrook era interessato ad incontrare Hess, come fece [punto importante], dopo il suo arrivo in Inghilterra (maggio 1941). Gli appunti di Hess, una sorta di verbale anche di quest’incontro, son pubblicati per la prima volta in Italia in Hitler e il nazismo magico (pag. 236 e sgg.) [intende l’ultima edizione all’epoca della pubblicazione del libro di lord Beaverbrook, cioè il 2017]. Credo che la ricostruzione di questo contesto confermi l’opportunità della pubblicazione del libro di lord Baverbrook”, ivi, pp. 5-6, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello


 

 

 

 

 

 

 

15 commenti:

  1. Troppa carne al fuoco :) ( ahime)

    OT ma non troppo ... mi sono imbattuto in uno scritto di Charles Upton , tradotto in italiano da Eduardo Ciampi .

    Non conoscevo ( ne tuttora li conosco ) , tuttavia mi sembra interessante .
    Tu ne sai di più ?
    Grazie


    RispondiElimina
    Risposte
    1. No il fuoco è sudficiente . . . Grazie della segnalazione del refuso, inevitabile, doc . . .

      Elimina
    2. In buona sostanza, Ch. Upton è un cosiddetto “perennialista”, Guénon in prospettiva “schuoniana”, per semplificare la cosa.


      Elimina
    3. In salsa islamica, chiaro, ma un Islàm universalizzato ecc. ecc.

      Elimina
  2. Grazie!
    Considerando che conosci quasi tutto ; ) credevo avessi letto qualcosa di C.Upton.
    Cmq considerando che viene dan San Francisco e dalla Beat generation.... percorso ottimo direi ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì San Francisco, e quel tempo lì, un percorso, però datato direi. Conosco un poco, ma non ho approfondito - pur **non avendo alcunché contro** la beat generation e simili - perché mi pare non aver detto qualcosa di particolarmente differente da cose tutto sommato note, tipo perennialismo, e Schuon, ecc. ecc., magari in una salsa più “islamica”, ma questo può darsi e non cambia il punto essenziale, cioè il “perennialismo” cosiddetto. Che non è precisamente lo stesso di Guénon, anche se hanno una serie di rilevanti punti di tangenza, rimangono (perennialismo e Guénon) differenti. Di ciò si discuteva “illo tempore” nella community (quella soprattutto in inglese) ma considero la cosa fuori epoca nei tempi che cui son oggi, ovviamente ognuno essendo liberissimo di condividere ecc. ecc.


      PS. Nessuno “ha letto tutto”, semplicemente quel che serve consiste nel saper “orientarsi” nelle varie posizioni, come se ci fosse un “panorama mentale” per ogni epoca, panorama **in modifica** col tempo. In altre parole: il tempo **modifica** tal “panorama” cosiddetto e metaforico.



      Elimina
  3. Ho letto poco o nulla della "beat generation" , ma è indubbio.. che quest'ultima ha influito ( condizionato) la nostra generazione ( le successive meno ) tuttavia Pirsig ( che poi secondo me beat non è) , ha scritto un volume ultra interessante ed un altro meno , ma entrambi validi , dal mio personalissimo punto di vista .
    Guenon che si voglia o no... è pivotale , da questo deriva che molti in una maniera o un altra .... "attingano" .
    Sul discorso "tempo/clima mentale" non posso non condivedere quello che affermi , tuttavia anche qui ( tranne rare eccezioni ) si "vive" di deduzioni...non si può "Leggere " in tempo reale .
    Non ho scritto che hai letto "TUTTO" , ho aggiunto un quasi :)...e non voleva essere ne ironico ne sarcastico, ma una constazione.

    RispondiElimina
  4. In effetti, Pirsig non è cosiddetto beat generation, come tutte le etichette non sono che tali, cioè solo etichette . . . Certo, Guénon è pivotale, ne attingon tanti, nel bene come nel male (soprattutto in questo ultimo senso . . .)
    Certo si vive di deduzioni, a cose fatte, per così dire: il piatto è cotto e si vede che cosa **era**, ma i processi son qui-ed-ora, continuano, nella direzione delle correnti mentali dominanti . . .
    Avevo capito che non era una cosa ironica . . .





    RispondiElimina
  5. https://www.blogger.com/profile/094831049483986066828 luglio 2023 alle ore 00:21

    Leggevo un intervista ad un commentatore di economia che diceva che, se la Bce continuasse ad aumentare i tassi dopo settembre, sarebbe “sorprendente” …
    Ma non funziona così oggi.
    Ecco come funziona: che, se chi decide - per sue ragioni indiscutibili ed anche ignote - prende la decisione di aumentare i tassi, “tu” (o chiunque, perfettamente interscambiabile) aumenti i tassi, punto. Se decvide che non aumenti, non aumenti. Segui la ricettina, qualsiasi essa sia.
    Se decide che tu saltelli sul piede destro, saltelli sul piede destro, punto. Autonomia decisionale: zero. Vi è un prontuario di ricettine prefatte che tutti devono seguire: tutti seguono.
    Non vi sono decisioni, ma quadri di riferimento con poche opzioni, ormai secluse anche queste ultime. Si fa così, e si fa così, stop. Non vi sono decisioni, ma tendenze, fisse, systemiche, direttive, letteralmente: imperativi categorici. E non vi è alcun tipo di spazio di discussione o di manovra: chi discute è fuori gioco.




    RispondiElimina

  6. Perché praticamente tutte le religioni e le “spiritualità” contemporanee falliscono nel porre anche semplicemente soltanto un argine alla deriva, che si fa sempre più forte (al punto che ormai non ha più senso tentar d’arginare il fenomeno)? La risposta è un’altra domanda: Come si può costruire un cammino di verità basandosi sulla negazione della realtà? La realtà è la deviazione del mondo, divenuta ormai una degenerescenza diffusa. Chi – “de facto” – l’accetta, di fatto costruisce sulle sabbie mobili. (Nella vecchia community su ciò s’è detto tante ma tante volte …).






    RispondiElimina
  7. Poi – **apparentemente** “off topic” (ma non “off Tropic” …! – venendo al Piano di far cadere – verso destra – tutti i governi: si sta realizzando, solo, piccolo problemino, sono anti P., P. ha sostenuto questo piano che … lo colpisce! dove si dimostra come le nazioni vengano manipolate!
    E comunque si sta realizzando, tal Piano; dunque, qual è lo scopo, vero? Basta riandare a quel vecchio testo del 1999 o 2000, sul “tesoro dei nazisti e l’ ‘affaire’ (**oscuro**) di Rennes-le-Château”, per aver qualche spunto e delle indicazioni, sufficienti ma non esaustive, cioè parziali. Non so se in qualche post passato – e sopravvissuto – si riporta qualche passo di tal testo, oggi ormai datato, seppur vero su tal punto.

    RispondiElimina
  8. Interessante sottolineare come le posizioni espresse da Galli - sulla questione di qui sopra - siano supportate da recenti documenti.




    RispondiElimina
  9. È stata recentemente pubblicata la traduzione rivista di H. RAUSCHNING, “Colloqui con Hitler”, Tre Editori, Roma **2023**, dove la Prefazione, di Anna M. Baiocco, ripercorre in breve le vicissitudini delle traduzioni italiane del libro a partire da quella del 1944, per citare le altre, seguenti, tutte traduzioni fatte a partire dalla versione francese (“Hitler m’a dit”), mentre la prima traduzione dall’ **originale tedesco** è soltanto del 1996, sempre con lo stesso titolo e lo stesso editore [*]. Quest’ultima tradizione (di quest’anno), però, è rivista ed arricchita da foto dell’epoca. Inoltre, presenta la Postfazione sulla – controversa – storia dell’ “autenticità”, ed dunque del valore, dello scritto di Rauschning, Postfazione a firma di D. Redles, professore di storia ed esperto proprio nella vicenda hitleriana.
    Redles ne ribadisce la sostanziale autenticità, pur con alcune cautele su certi punti (che, tra l’altro, han fatto facilmente criticare Rauschning, punti che, però, **non ne toccano** l’essenziale), e fa delle critiche puntuali alla “voga” che, ricorrentemente, ritorna, cioè sminuire la testimonianza di Rauschning. Il che **conferma** la tesi di G. Galli – “onore al merito”, come suol dirsi – che, con alcune “rettifiche”, l’ha sempre presa in **seria** considerazione. Si dimostra, di nuovo, la validità della parte sostanziale, non tutto, chiaro, delle tesi di Galli. Naturalmente, la voga di sminuire Rauschning è tipica della “destra”, cosicché Hitler torna ad essere un attore “razionale” dello scenario politico, seppur deviatissimo, ma per scopi **politici**, per quanto “devianti”, non per la presenza di “altro”, il che giustifica le ben note “cantonate” prese da tante “destre” al riguardo di Hitler, ed inoltre apre la porta alla diffusissima – che si conta tra le sciocchezze della “nostra” epoca – “reductio ad Hitlerum”, dove si conferma la totale incapacità di comprendere (ancor oggi!) cosa sia stata quella vicenda “davvero”, che cioè quella vicenda non rientra nei noti, pieni, ricchi “Annali” delle umane schifezze, crudeltà inutili, eccetera eccetera, spesse volte (non sempre) commesse su ordine di veri psicopatici o sociopatici saliti, per una situazione favorevole, al potere politico: cosa questa che nella storia si è visto abbastanza sovente. Il “caso Hitler”, invece, rimane rarissimo. Una rarità nella storia. Mentre di massacri e schifezze varie ve n’è l’imbarazzo della scelta.
    Altra cosa che Galli sottolineava, e che la lettura del testo di Rauschning **conferma**, si è che quest’ultimo **non capiva** quel che davvero Hitler stesse dicendo, ma era stupito, ed anche atterrito, da ciò che ascoltava, che **non** capiva: è proprio così; Galli aveva ragione anche su questo punto. Purtroppo, a distanza di così tanti anni, continua proprio a non esser capito …!




    RispondiElimina
    Risposte
    1. [*] Questa versione del 1996 è stata citata in qualche vecchio post, ora è difficile sapere se sia “sopravvissuto” o non … Si citava la parte iniziale, quando Hitler – parlando “confidenzialmente” con Rauschning – affermava dell’entrata, senza colpo ferire, a Parigi. Tra l’altro, tale scena in parte riecheggia uno scritto di Machen, cosa ricordata sempre dall’acuto Galli …


      Elimina
  10. Certo che, mentre su Rauschning han fatto tanti problemi, con H. PICKER, “Conversazioni di Hitler a tavola”, Esizioni Res Gestae, Milano **2015**, un cui passo m’è capitato citare (non so se poi sia sopravvissuto). Di tratta, però, sempre di Hitler visto “per” (attraverso) Picker, come sempre in queste cose qui. La cosa fondamentale, però, è che questi testi aprono degli “squarci” sulla **mentalità** del Führer, questo è ciò che conta davvero.
    Ed anche questo testo, seppur meno, è stato tenuto presente da G. Galli, che lo cita.



    RispondiElimina