venerdì 19 febbraio 2021

“Sovranità” – al tempo stesso sussistente – ma evanescente …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“L’idea fondatrice di ogni progressismo ha un’aria di grande ragionevolezza e si compendia in poche righe annotate da Hugo nel 1830, data fausta del ragionevole progressismo: «La repubblica, secondo me, è la società sovrana della società; che si protegge, guardia nazionale; che si giudica, giurie; che si amministra, comune; che si governa, collegio elettorale». Che cosa pretendere di più evidente, convincente, lineare? Di qui la sorpresa, l’inerme sbigottimento, quando la società divenne, nel secolo successivo [il XX, lo scorso secolo], finalmente «sovrana della società» e subito si svela essere non già una democrazia o una repubblica, come sperava Hugo, ma una teocrazia sperimentale, i cui primi sacerdoti-ingegneri si chiamano Lenin e Hitler. Seguirono poi tanti altri, più ligi all’anonimato aziendale [fino al dominio dei CEO e del mondo finanziario, in particolar modo in Occidente, meno altrove, ma “tutta la Terra” è sotto il dominio finanziario, aziendale]. Tutto questo sembra dipendere da un meccanismo insondato della mente per cui la parola sovranità trascina dietro di sé il corteo di tutti gli dèi. E, se gli dèi non possono più esser nominati, si trascinano dietro soltanto l’Inquisizione nel nome di Dio che ora è il nome di essa stessa [si veda la deriva dei paesi islamici: questo è]. una sovranità disincantata non può esistere, come l’aritmetica non può non contenere proposizioni indecidibili. Tutto il futuro politico” dipende dall’indagine su tal teorema della sovranità, che è ancora ben lontano dall’apparir evidente, convincente, lineare”[1]. Frasi del lontano 1983: a quel tempo – illo tempore – potevasi ancor pensare ad un “futuro” politico: non ve n’è più alcuno. Ma il problema posto da Calasso rimane intoccato, dopo tanti anni. Per questo tutto gli appelli al “popolo” non posson che portare ad una rafforzamento del dominio “aziendale” globale. Per questo qualsiasi tentativo di allentare i lacci li rende sempre più stretti, e chi a parole nega, di fatto, afferma quel dominio che crede – crede – di “criticare”, cosa che qui si è detta proprio fino a staccare.

Tutto questo nasce da un fatto: che la sovranitànegata nella sua dimensione sacrale – rimane nel sottofondo, e che quest’ultima (sovranità), dunque dalla politica (e dall’inesistente cosiddetto “popolo”), è passata nel mondo della finanza, che, però, è un mondo di simulacri. Per questo il simulacro della sovranità domina il mondo di oggi. Ma il simulacro è un’immagine, l’immagine non è irreale – come s’è detto più volte – perché “inesistente”, ma solo perché è una realtà seconda, l’immagine non è la cosa rappresentata (e torniamo alla crisi – strutturale – della rappresentanza), ma – in teoria – dovrebbe rimandare (cioè: far riferimento) alla cosa “rappresentata”. Sennonché arriva sempre un momento in cui, dando sempre maggiore potenza (Macht) al sistema tecnico, il simulacro non fa riferimento più alla “cosa” (das Ding an sich, “la cosa o sé”) bensì ad un altro simulacro: comincia la fatale deriva, ingovernabile, dell’autoreferenzialità[2].

Tornando a noi: o la sovranità la si smaschera nella sua natura profonda – che continua quindi ad aver effetto, ma nascostamente (ed allora una critica reale dei meccanismi fondanti del potere contemporaneo, meccanismo ormai post politici, può darsi) – oppure si continua a non volerla vedere “then” – come dicono gl’informatici – la sovranità continua nei suoi effetti, nascosti, “traslando” a dei soggetti non più “politici” in senso stretto, ed ecco la deriva che, per lo meno a partire dall’inizio della ristrutturazione sistemica – che solo comincia dagli anni ’70 del secolo scorso –, non ha fatto che accrescersi, per giungere ad oggi. oggi, quando si straparla di pseudo critiche, senza mai – ma davvero mai – riuscire ad andare “un pochettino” più in profondità nelle cose, nei fenomeni. “Fenomeno” significa: “ciò che appare”; ciò-che-appare non è mai altro se non un effetto. Ora, qual è la causa dell’effetto? Domandina semplice semplice. Criticare solo gli effetti non ha proprio alcun senso.     

 

 

 

 

 

 

 

Andrea A. Ianniello

 

 

 

 

 

 

 



[1] R. Calasso, La rovina di Kasch, Adelphi Editore, Milano 1983, pp. 394-395, corsivi in originale, miei commenti fra parentesi quadre.

Sull’errore del “sociale” – alla radicecf.

http://associazione-federicoii.blogspot.com/2019/02/una-breve-recensione-della-prefazione.html,

e cf.

http://associazione-federicoii.blogspot.com/2018/12/step-3-40-anni-fa-di-nuovo-allombra.html.   

[2] Nel post precedente, cf.

http://associazione-federicoii.blogspot.com/2021/02/la-manica-non-esiste.html,

si è detto che – partendo dall’autore, apprezzato da Hitler (anche da Nietzsche che, però, poi, lo criticherà del famoso Die Welt als Wille und Vorstellung (si noti che, per Heidegger la tecnica è: “In-Stellung” – stesso termine, preposizione diversa …), cioè “Il Mondo come volontà e rappresentazione” –, per Hitler, non c’era “rappresentazione” (di conseguenza, quando lo si equipara ai populisti si fa un paragone solo parzialmente calzante, poiché i populisti reclamano sempre una “vera” rappresentanza della “politica” rispetto al sedicente “popolo”), c’era solo la volontà. Punto. Questo è il nazionalsocialismo come bewegung, movimento. Un movimento perenne dove la volontà distrugge la volontà nella perenne ricerca del Wille zur Macht, la “volontà di potenza”, come diceva Hitler ad un allibito Rauschning (che non capiva e men che meno condivideva), come, per altri versi – stavolta condividendolo! –, ha più volte scritto l’ambasciatore cileno M. Serrano. Ma questo è un qualcosa che i “cervelli liberali” (Jünger) non potranno mai capire, ingolfati come sono dall’idea di rappresentanza, tant’è che manco riescono a vedere il passaggio del sistema nel mondo “simulacrale”, “simil sacrale”, per loro questo non esiste. In un passaggio – illuminante – da un vecchio libro di Baudrillard, citato da qualche parte in un passato post, vi si leggeva di due scenari dove la reazione sistemica, tanto all’evento reale quanto all’evento simulato, era la stessa. Identica. Ciò significa che il sistema non sané può – distinguere fra evento simulato ed evento “reale”, per esso tutto è, sempre, “reale”. Tanto il vero che il falso son sempre “veri”. Questo è un punto cieco di non piccola entità! …    

 

 

 

 

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