Altra questione importante.
Negli scritti trovati sul web e riportati nella sezione “Discussioni”, si critica Guénon e si dice che non si sa bene da dove lui abbia tratto le date cicliche, che non corrispondono con quelle a tutti note nei Testi Indù.
Ebbene, una serie d’osservazioni importanti s’impongono.
1. Da un lato, le corrette date cicliche son sempre state occultate e, se Guénon si è deciso a renderle pubbliche, è per ragioni gravi. Ecco che la prudenza non si oppone necessariamente all’esplicitezza.
2. Tali date derivano da qualcosa di preciso. Se si osserva bene, la data centrale dell’articolo sui cicli (il primo in Forme tradizionali e Cicli cosmici) è la Precessione degli Equinozi, ben nota dall’antichità (ed anche gli autori de Il Mulino di Amleto vi hanno imbastito su tutta una serie di teorie).
3. Come si giunge alla data 6.480, in luogo di 432 con più o meno zero, ed è quest’ultima che trovasi nei Testi Indù.
Ora, la durata del ciclo di Precessione è di (32x72)x10 = 25.920.
La metà del ciclo di Precessione è 12.960, cioè il “Grande Anno” degli antichi. Quindi, Guénon parte dal ciclo di Precessione degli Equinozi.
Se facciamo 25.920/6 abbiamo 4320, cioè il numero base dei cicli indù.
Se facciamo 25.920/12 abbiamo 2160, che è la durata di un’ èra zodiacale, cioè la durata dell’apparire il sole al punto vernale (=21 marzo) in una determinata Casa zodiacale, connessa con [la] costellazione che la nomina [le dà il nome]. Quelle dello Zodiaco sono le Case, non le Costellazioni: di qui l’incomprensione di chi critica lo Zodiaco affermando che le Costellazioni più non corrispondono con i segni, che sono le Case (segno = Casa). Di qui alle cosmologie cosiddette “gnostiche” delle “Case celesti” dalle quali liberarsi il passo è breve; tali cosmologie nascono nell’ultima fase della cosmologia e della filosofia greche (quella ellenistica), dove il Cosmo si negativizza e da esso bisogna liberarsi. Le Case zodiacali sono gli strumenti dell’eimarmènê, il kýklos tês genèseôs, insomma il samsâra.
Ora, gli Yugas, le “ère”, cioè in greco aiônes, gli “Eoni”, quanti sono? Forse sei?
Ma nient’affatto. Son quattro.
Si faccia dunque 25.920/4, e si otterrà, precisamente, il numero 6480. Esso è la “durata” del Kali-Yuga.
Ottenuto questo, tutto il resto diventa facile da calcolarsi.
Difatti, le proporzioni fra gli Yugas [sono] precisamente quelle indicate dalla Tetrakýs dei Pitagorici. Essa dà 10, ma come somma consecutiva di 4, 3, 2, 1.
Cioè: 4+3+2+1 = 10.
Vale a dire: la durata del Ciclo totale (di “una” umanità, il Manu-ântara = Manvântara) è la durata del Kali-Yuga moltiplicata per 10. Cioè: 64.800.
Osservazioni conclusive.
Sottolineo due cose, come ho più volte fatto, ma è certo che l’importanza decisiva di tali cose è passata poco osservata.
I) E’ la durata di un’umanità, cioè: gli antichi, Greci, Babilonesi, Indù, Romani, Celti, ecc. ecc., insomma proprio tutti, [pensavano] che al termine di un Grande Anno il Kosmos fosse rinnovato da una catastrofe ciclica, che veniva concepita come un “Diluvio” (quello che distrusse Atlantide) oppure come un “Gran Fuoco distruttore” (le due cose sono la stessa cosa vista da due lati: sarebbe lungo spiegare come, ma voglio solo suggerire che le due cose sono meno diverse di quel che sembra, potremmo chiamarle differenti negli effetti ma non nella causa …).
Ciò è accaduto con la fine dell’Atlantis. Qui però è qualcosa di più, nel senso che le altre “catastrofi cicliche” le ha vissute questa stessa umanità, mentre, al termine di questa ventura non vi sarà più questa umanità.
Non è cosa da poco …
Quindi, il Regno dell’Anticristo necessariamente sarà qualcosa di particolare.
Questo mio sottolineare quest’ultimo punto pare in contrasto con il fatto che sempre ho ripetuto: “la fine dei tempi sarà soft …”. Non lo è, a parte perché ho descritto che la prima parte del Regno dell’Anticristo sarà, sì, soft, e però sarà seguita dalla seconda parte, quando vi sarà una necessaria “præcipitatio”, che non lo è – si diceva – soprattutto perché il mio sottolineare l’essere “soft” del Regnum Antichristi deriva dal fatto che noi, quando si pensa a tali cose, è naturale si vada con la mente (direi di più: con l’immaginario), ad Adolf Hitler.
Indubbiamente, vi è una ragione, perché Hitler, seppur malvagio, fu osannato dalle folle ed apprezzato dagli statisti esteri, con poche eccezioni (soprattutto Churchill). Qui vi è un parallelo, ma finisce qui: il resto è (e sarà) del tutto differente, l’Anticristo non essendo tanto uno statista né un capo di partito o un “capopopolo” (come suol dirsi), ma un “maestro”, che spingerà altri a [se del caso] commetter delitti ed efferatezze (nella seconda fase).
La seconda cosa da sottolineare la pongo distinta.
II) Che noi ciò che conosciamo son i riflessi, nel Kali-Yuga, dei precedenti Yugas.
Difatti, vi è un’età dell’Oro, una dell’Argento, del Bronzo, del Ferro, nell’età del Ferro tutta. Se noi si calcola, infatti, la durata del Kali-Yuga, secondo Guénon, che ebbe ragione – mi spiace per l’incomprensione di molti –, ebbene tutte le tre ultime ère zodiacali a noi note vi sono contenute: èra dei Pesci (la nostra), dell’Ariete (quella delle civiltà preclassiche, egizia, cinese antica, babilonese, ecc.: le basi della civiltà), e del Toro (le prime civiltà: egizia dell’Antico Regno, çatàl Hüyük, ecc.). Dietro non sappiamo molto, e quel che [ne] sappiamo, anche dei primi tempi del nostro Yuga, si riduce a molto di leggendario. Se dovessimo ricostruire quelle mentalità avremmo degli ostacoli insormontabili, anche da parte di uomini “religiosi” e “tradizionali” di OGGI.
Il fatto è che vi è l’ultima, e difficilmente sormontabile, “‘barriera’ della storia”: quella del VI secolo a.C., secondo Guénon.
Ed anche questo va sottolineato.
‘F. C.’ [2004, da me rivisto ieri,
rovistando caoticamente
tra vecchio material.
Andrea A. Ianniello]