martedì 29 ottobre 2019

Si è (ormai) capito che ...














Si è, ormai, ben capito che il “Regno dell’Anticristo” (Regnum Antichristi) si manifesterà “via” il “tradizionalismo” e non “per mezzo” del modernismo.
Il che è stato discretamente ben visto da Guénon[1].
Vediamone le conseguenze.
Errore totale dei “tradizionalisti” è stato quello di credere che l’Avversario era “materialista”, nell’accezione – riduttiva – che loro se n’erano fatta. Gli hanno attribuito un’ottica non reale. Hanno quindi attribuito l’idea che loro si erano fatta dell’ “Avversario” all’Avversario stesso.
Hanno sopravvalutato il comunismo, errore strategico fatale. Di conseguenza, han combattuto un simulacro, mentre ora il nemico vero sta sempre più apparendo, ma loro non son in grado nemmeno di vederlo! Che ironia!
Non sono in grado di “decrittare” i vari nazionalismi, anche religiosi, né di afferrarne il potenziale di parodia che presentano. Son provvisti, cioè, di un “punto cieco” al riguardo.
Basta usare una certa retorica, ed il gioco è fatto.
Dobbiamo quindi attenderci un falso ritorno alla “tradizione” piuttosto che un franco criticarla, che appartiene, ormai sempre di più, al passato. Questo fa “inorgoglire” i vari “nazionalismi religiosi” (categoria di F. Schuon) che non sono in grado di capire la trappola nella quale stan cadendo. Ed anche questo conta nella “discriminazione finale”, che, come sempre nella storia, peraltro, avverrà e avviene con modalità in apparenza paradossali, in apparenza … In realtà, vi è una logica, ma la “logica d’Iddio” non è la “logica del mondo” …
E dovrai scoprirla da te – questa “logica” –, sempre che tu lo voglia, ovvio ….






Andrea A. Ianniello


















[1] Cf. R. Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Adelphi Edizioni, Milano 1982 (collana “Gli Adelphi”, 2009, dieci anni fa), cap.  31 “Tradizione e tradizionalismo” e i capp. finali, 38 e 39 (vi è il 40, ma qui, per i presenti fini, son i due penultimi han un senso particolare, nel nostro contesto storico); questi ultimi andrebbero non leggiucchiati nei “frammezzi” di tempo cosiddetto “libero”, ma, invece, attentamente meditati, soppesando – “pensare” e “pesare” han la stessa radice – le conseguenze di quanto scritto illo tempore da Guénon … A buon intenditor …     










giovedì 24 ottobre 2019

Due passi da ….




















Non c’è nulla di mistico nel ninjutsu. A volte la mente è sostanziale e la forma e la realtà sono insostanziali, questa è l’idea di verità e di vacuità. Colui che è maestro del ninjutsu parla sempre in modo consono alla situazione.
[…] Ciò che è insostanziale include anche ciò che è sostanziale, questa è una chiave per la realizzazione della vera via dello shinobi, dunque non perderti sul sentiero sbagliato e non essere accecato da false idee, aiuta te stesso a capire che devi seguire i veri principi di questa tradizione”[1].

Non farti coinvolgere troppo dalle cose. Rimani irretito in un problema perché non riesci a lasciar andare, ma sei ansioso di ottenere solo il tuo beneficio. […] Devi realizzare la somma ragione.  Questo è incutere rispetto e soggezione senza il bisogno di una dimostrazione di forza, manifestare il proprio potere esclusivamente attraverso lo spirito allo stato puro, senza violenza e senz’agire, come un’aura di supremazia. Un’altra metafora […] è il frutto che cade dall’albero [metafora symbolica usata da Guénon ne Il Regno della Quantità a proposito della fine del cyclo, “chi ha orecchie per intendere, in tenda”]. Per il frutto è impossibile rimanere sull’albero quando è maturo e pronto a cadere [chiave di volta]. Se agisci troppo prematuramente, le cose non saranno pronte e fallirai e, se è troppo tardi, fallirai parimenti. Per essere in grado di capire la mente degli uomini devi agire con l’esatto tempismo. […] Mostra l’abilità di fronteggiare i nemico e penetrare i sui piani. Con le parole più sottili puoi uccidere senza una lama o salvare senza un farmaco, tutto questo grazie al valore della tua mente, del tuo intuito e del tuo eloquio. […] Tutto questo si ottiene grazie alla tua mente[2].








Andrea A. Ianniello















PS. Oggi la “porta” ai “re dell’Oriente” è stata finalmente aperta, e non si è verificata nessuna “terza” guerra mondiale – o già si è verificata, solo che non è stata la mera “copia” della seconda – “come-se-l’immaginano” i soliti illusi.
A tal proposito, cf.











[1] Natori Masazumi, Shonin-ki. L’insegnamento segreto dei ninja, Feltrinelli Editore, Milano 2019, pp. 64-65, corsivi in originale. Nell’Introduzione, di M. Panatero e T. Pecunia, si dice che la ben nota iconografia dei ninja nel costume nero ben poco hanno a che fare con i veri ninja, cf. ivi, Introduzione, p. 31. “L’obiettivo dei ninja era la sopravvivenza, non la conservazione dell’onore”, ivi, p. 41, corsivo in originale. Il famoso “Goemòn” – sì, quello della serie di cartoni giapponesi “Lupin” ed incorrettamente pronunciato (à l’italienne) “Ghèmon” – era in realtà un “ninja” (meglio detto: shinobi), cf. ivi, p. 35.
Dal Glossario, è correttamente tradotto kami: “Spiriti della natura nella religione Shinto”, ivi, p. 174, dunque non come deus o theòs, perché così è, son concetti differenti. In realtà, i ninja sono le spie giapponesi, e la base si trova anche nel Sun-tzu – cap. finale dell’opera. Chiaro che, poi, essi fossero specialisti nel “far apparire” cose che non esistono, nell’usare l’ illusione, insomma: “Tendo chido: l’arte di lasciar apparire nel cielo qualcosa di sospetto o di creare cose strane o distraesti nel territorio per sviare l’attenzione delle persone verso l’alto o verso il basso e lontano da ciò che si vuole tener nascosto”, ivi, p. 176, corsivi in originale.
[Su questo tema dell’ illusione “magica” – come distinta da quella “cosmica” e dalla quella “sociale” – cf.
[2] Natori Masazumi, Shonin-ki, cit., pp. 166-167, corsivi miei, mie osservazioni tra parentesi quadre.  






sabato 19 ottobre 2019

Eh già ….



















Dunque niente “Terza” guerra “mondiale”, nonostante le solite tiritere, le solite illusioni.
Vi è chi vive di proiezioni, e non imparerà mai e poi mai.
Quel che abbiamo, in realtà, è un cambiamento – profondo ed irreversibile[1] – delle relazioni internazionali, focalizzato al cambiamento systemico.
Ma sempre tanti vivono di proiezioni di desiderata, sempre.
Come la Russia sovietica doveva portare “i cosacchi a  san Pietro” – e s’è visto – e doveva “invadere la (buona, buonissima ed innocente) Europa occidentale”, ed anche questo s’è visto … il contrario!! Che poi tale contrario si stia a sua volta riversando nel suo opposto, è chiaro ed evidente, ma ciò nasce proprio dalle illusioni dell’ ’89 e dalle idee illusoria sull’ “esportazione” della “democrazia”, e dal fallimento – inevitabile – di quelle illusioni che, a sua volta, si è trasformato nella debolezza del sistema rappresentativo, la cui crisi continua. Non avendo altro modello – né concependone altro – ecco che son legati alla crisi di quel modello, la cosa è semplicemente una verifica del tutto assiomatica delle premesse in atto.

Veniamo ad un altro punticino.
Il “Terzo Tempio”, ma come farlo? Per mezzo d’una guerra? … Sarebbe l’eventualità più difficile da gestire, la più difficile.

Ora poi: qual è il “cambiamento systemico” in oggetto?
Quale lo “scopo”, tèlos?
Qual è lo scopo nelle intenzioni, intendo, ché la realizzazione non potrà mai esser totale, checché ne pensino i tipici “complott®isti”, ed è bene precisarlo; eccolo, cf.
La realizzazione di tutto ciò non potrà mai essere completa.
Ma è l’ intenzione di far arrivare a quel punto ciò che, inevitabilmente, non può che portare – ed accelerarne il processo – alla dissoluzione.
“In soldoni”, come suol dirsi, questo sosteneva Guénon.










Andrea A. Ianniello