Come si vede da varie posizioni
su questo blog, leggendo tre le righe, non son fan di profezie e predizioni,
fatte salve quelle scritturali; per il resto, mi regolo sul detto: Maneggiar
con cura (Handle with Care).
Troppe volte vedo si perde la specificità del nostro tempo.
Troppe volte vedo si
perde la specificità del nostro tempo,
la sua “cifra”, per niente nascosta:
sta sotto gli occhi …
E tuttavia, la si perde
di vista. Ed allora è come perdersi in un labyrithus
… Difatti, manca, in tal caso, la Clavis.
Tutto allora rientra
nel bene e nel male, che ci son sempre
stati, “dunque” nulla è cambiato – eh no–
non è così. Certo che vi sono delle
“costanti” nell’esistenza umana, e, dunque fra di esse, vi è “il bene e il
male”, ma la “nostra” famosa epoca possiede un tratto, pur magari mantenendo
tutti gli altri, del tutto unico, specifico, che non c’è stato in alcun’altra epoca.
L’errore di fondo
appunto è l’interpretazione morale, e poiché ogni epoca ha, comunque, avuto
qualche magagna morale, ecco che tutto si spalma nel generico, e si perde così
l’essenza della situazione attuale, che non
trova precedenti, e **non** per ragioni “morali”.
Continuando quindi
questo discorso, veniamo allor ad una “dys-topia”,
di qualche anno fa (vedremo quanti in nota), peraltro “futuribile”, e a breve …
Qualcuno ne ha pensato
come di una “Civilisation à la
Orwell”[1],
ma, direi, che siamo in presenza di qualcosa in
più e di più … Non è,
insomma, una mera “distopia” moderna
che, pur con tutti i cambiamenti, moderna è,
e moderna rimane. No: la forma, rimane moderna, ma lo “spirito” – usando con molta libertà tal termine – non lo è più, non lo è affatto.
Si ponga mente alla data in cui furono pubblicate queste
poche righe.
Antefatto: l’autore parla
della “riapparizione” finale, della fine del mondo, ed afferma che tal evento,
in realtà, avviene nel cuore, e che vi siano sempre dei “valì” (“santi”) dove
l’Essenza divina si manifesta sulla terra, per chi abbia la maturità spirituale
per poterlo “vedere”.
Or dunque, d’accordo o
non che si sia – non è proprio il caso di diffondersi su tali temi –, rimane
che questa è una posizione che non
dà scandalo. Si riafferma e si sottolinea l’aspetto interiore. Stop.
Ma continuiamo. Questa
che si è detta è la “riapparizione eccezionale” in una “élite”[2].
Vi è, però, una
“riapparizione universale”.
“Nella riapparizione
universale o comune (‘amm), la
Essenza assoluta si manifesta in modo del tutto diverso. Essa si spande su
tutta l’umanità, che consoce allora una nuova età dell’oro annunciata ed attesa
da tempo dalla maggior parte delle religioni. Questa riapparizione sarà
preceduta da segni premonitori che sono in particolar modo i
seguenti:indebolimento della fede, degenerazione delle religioni, perdita delle
verità fondamentali, agnosticismo, ateismo, guerra e spargimento di sangue,
persecuzioni, malattie, carestie, marasmi economici, avidità, invidia,
indifferenza affettiva, scomparsa dell’amore, odio, menzogna, bassezza,
lussuria. Gran parte di questi segni sono già apparsi [ma, dalla fine degli
anni Settanta, le cose si sono ancor più complicate: posizione riduttiva quella dell’autore].
Dopo aver attraversato
questa crisi totale [che non era
finita all’epoca, né lo è ancor oggi!!], l’umanità costruirà una
‘civiltà ideale’ dove la giustizia e la libertà saranno stabilite per mezzo d
congegni e di tecniche estremamente avanzate. La volontà divina sarà compiuta
dall’Essenza stessa, servendosi apparentemente dei mezzi della scienza umana
per spandere la Sua grazie su tutta la terra, distintamente. Contrariamente a
ciò che attendono le religioni, questa riapparizione diffusa dell’Essenza non
dipenderà neppure da un particolare fenomeno spirituale come la venuta di un
profeta, ma si compirà da se stessa, grazie ai progressi scientifici dell’uomo,
sfociando in un’autentica civiltà dove ciascuno troverà la sua felicità. […]
L’errore non esisterà più, ma gli uomini saranno liberi di praticare i princìpi
del perfezionamento che diffonderà l’Essenza divina sulla terra o, al
contrario, di non interessarsene”[3].
Alla frase:
“un’autentica civiltà dove ciascuno troverà la sua felicità”, corrisponde una
nota a pie’ pagina, che merita di essere qui riportata: “Per mezzo di congegni tecnici estremamente perfezionati,
si arriverà ad estirpare l’ingiustizia, la menzogna, il furto, la violenza
ecc., e a stabilire la libertà e la pace
su tutta la terra, perfino nel regno animale. Verranno inventati mezzi di controllo che impediranno o puniranno
istantaneamente ogni atto contrario alla morale, sarà impossibile nuocere ai propri simili o solo mentire, poiché tutti
saranno in grado di conoscere la verità sul presente
come sul passato.
In queste condizioni, non vi sarà più bisogno né di governo né di
frontiere e la Terra intera sarà come
una grande casa; non si faranno più
distinzioni fra paesi, razze e culture, e regnerà un’equità perfetta: nessuno governerà nessuno, e nessuno
sarà favorito o sfavorito. Ogni uomo s’interesserà di ciò che gli farà più
piacere, nei limiti delle leggi, ed
avrà tutto ciò che vorrà, poiché la
scienza disporrà di mezzi tali da soddisfare i bisogni e i desideri di ciascuno”[4].
Ci si ricordi che
queste sono frasi del lontano 1976 …
Questo sì, in ogni caso, vale a dire quanto
sostenuto nella nota, può suonare “orwelliano” (osservazione di J. Robin, come
s’è detto), ma va precisato sempre che lo “spirito” è ben diverso dalle utopie moderne, o distopie che dir si
voglia (molto dipende da chi guarda).
Che dire: forse qualche
allusione è stata troppo esplicita, soprattutto
nella nota … ma, oltre ciò, l’unica cosa che si può aggiungere si è: No comment …
Andrea A.
Ianniello
[1]
Espressione di J. Robin.
[2]
Cf. B. Elâhi, La via della
perfezione. L’insegnamento segreto di un Maestro Curdo in Iran, Ubaldini
Editore, Roma 1981, p. 108.
Par che sia
stato recentemente ripubblicato, o non troppo tempo fa.
Si noti che
l’edizione originale francese è del 1976,
anno fatidico ché fu il bicentenario della nascita degli Usa, e cioè di prima della Rivoluzione iraniana del
1979, che l’anno prossimo ormai saran quarant’anni da quell’evento,
quarant’anni e “li mostra tutti”, come suol dirsi.
[3]
Ivi, pp. 108-109, corsivo in originale,
miei commenti fra parentesi quadre.
[4]
Ivi, pp. 108-109, corsivi miei. Che
la scienza sia in grado di “soddisfare i bisogni e i desideri di ciascuno” è la
giustificazione che i suoi fautori hanno sempre dato al pubblico, ed è
l’obiettivo che le sfugge per principio:
quel che ha fatto in concreto è stato dare il potere a delle minoranze egoiste, potere globale. E ciò
per delle ragioni sostanziali, cioè: non poteva che esser così. Ma è chiaro che
qui, in queste frasi, si appalesa tra le righe una “intenzionalità” diversa da
chi ha dato quelle giustificazioni pubbliche che ancor oggi si sentono, e sono
falsissime, una “intenzionalità” diversa anche da quegli ambienti che hanno – sempre – perseguito il “sogno
scientifico” come un sogno di dominio globale”
da parte di una “minoranza egoista”.
La lotta,
infatti, di questi decenni (dai Settanta, o inizio Ottanta, in poi) è stata fra chi seguiva il
“piano”, lasciato intravedere tra le righe nel passo qui sopra citato, e chi si
atteneva al dominio delle “minoranze egoiste” come giusto e “voluto da Dio”. In
questo blog si è dato dei nomi specifici a questi due gruppi, due gruppi ben
distinti qui per amor di discussione, non
perché sia così nella realtà, dove si mescolano, lottano e poi si alleano,
alcuni passano da quelli delle “minoranze egoiste” a quelli del “piano
salvataggio umanità”, tutto in una complessa situazione, in una storia
complicata, che, in questo blog,
per amor di discussione, si diceva, si è semplificato,
distinguendo due gruppi. In effetti: sì, è
così, ma ciò in linea generale, non nel concreto: questo va specificato
“a chiare lettere”, come suol dirsi.
E’ altrettanto
chiaro, inoltre, che “un’equità perfetta” la potrà garantire davvero solo
“l’Essenza divina” una volta rimanifestatasi sulla Terra: ma ciò, di certo, non avverrà per mezzo di una “tecnica estremamente perfezionata”,
della quale, peraltro, si vedono i prodromi attorno a noi ormai da tempo, per
la semplice ragione che voler ottenere uno scopo sì alto per mezzo di mezzi
così disadatti, sia metafisicamente che strutturalmente, vuol dire spingere
verso una parodia, qui sì, Grande
Parodia …
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