Vi è il passo di
Guénon: “Vogliamo astenerci da tutto ciò che, in qualche modo, possa somigliare
a una ‘profezia’; teniamo a citare tuttavia, per concludere, una frase di
Joseph de Maistre, che è ancor più vera oggi che un secolo fa: ‘Bisogna tenersi
pronti per un avvenimento immenso nell’ordine divino, verso il quale procediamo
a una velocità accelerata che deve colpire tutti gli osservatori. Temibili oracoli
annunciano già che i tempi sono giunti”[1].
Era il 1927, data dell’edizione originale francese (anche se ne apparve un “sunto”
prima in italiano, sulla rivista “Atanòr”). Nel frattempo, i “temibili oracoli”
han portato disastri a volontà, ma non
“quell’” evento.
La fonte di tal passo è
in de Maistre, dove però ha tutt’altro contesto, ed è davvero molto importante
notarlo: “Non c’è più religione sulla terra: il genere umano non può rimanere
in questo stato. Temibili oracoli annunciano del resto che i tempi sono arrivati. Numerosi teologi, anche cattolici, hanno
creduto che fatti di grande importanza e poco lontani fossero annunciati nella
rivelazione di san Giovanni e benché i teologi protestanti non abbiano in
genere divulgato che i tristi sogni su questo libro, nel quale mai hanno saputo
vedere altro oltre a quello che desideravano, tuttavia, dopo aver pagato questo
tributo al fanatismo settario, vedo che alcuni scrittori di questo partito adottano
già il principio che diverse profezie
contenute nell’Apocalisse si riferivano ai tempi moderni. Uno di questi stessi
scrittori è arrivato a dire che l’avvenimento era già cominciato, e che la
nazione francese doveva essere il grande strumento della più grande delle
rivoluzioni. Non c’è forse un uomo autenticamente religioso in Europa (parlo
della classe colta) che non aspetti da questo momento qualcosa di straordinario”[2].
Era il 1821, data dell’edizione
originale. Di “qualcosa di straordinario” ve n’è stato a iosa, ma non nel senso
in cui de Maistre lo intendeva. E poi, che “il genere umano” non potesse “rimanere in questo stato” si conta fra le
più grosse incomprensioni. Vi è rimasto, eccome, finché non sarebbe divenuto la
“normalità”. Una tale incomprensione
nasce dal confondere la Rivoluzione francese con l’inizio dell’ “Apocalisse”; e
magari vi avrà molto contribuito, ma non
è l’ Apocalisse”.
Siamo in piena clima di
“restaurazione”, e la frase “non c’è più religione” è divenuta quasi di senso
comune, senza che alcun cambiamento di corrente fondamentale avvenisse nel
frattempo, anzi: è vero il contrario. Anzi, proprio i “battaglioni”
legittimisti e “tradizionalisti”, in mille vesti, han contribuito tantissimo a
che il mondo andasse dove va. Tutte le “ristrutturazioni” sistemiche sono state
compiute con l’appoggio diretto dei “battaglioni” in questione, che non
smettono mai di perpetuare il loro errore fondante. Non sono stati i “comunisti”
o i “nazisti” a stabilizzare questo cammino, per quanto possano essere stati
cattivi nei fatti. Il liberalismo ha prodotto queste cose, non l’inverso, le ha prodotte come falsa risposta, però a dei
problemi che ci son davvero, anzi, che si son ingranditi nel tempo, fino a
divenire oggi praticamente intrattabili e non maneggiabili. In una parla: irrisolvibili.
In una parola: J. de
Maistre non errava nel vedere dietro la Rivoluzione francese – dietro, non
davanti, non nel succedersi – una “intenzionalità” malvagia, ma errava, e del
tutto, nel credere che fosse la forma
presa dalla Rivoluzione francese il punto vero: non è vero. Come errava
altrettanto nel vedere solo nella lotta contro la Chiesa cattolica, che pure, incontestabilmente,
vi era, lo scopo di tale “intenzionalità” malvagia che, pure, intravedeva, ma
si guardava bene dal capire, e i “tradizionalisti” con lui. Il problema non è
de Maistre, che, nel suo tempo, è giustificato: all’epoca certe cose erano
davvero ancora di là dal palesarsi; il problema invece sono i suoi congeneri oggi, anch’essi degli “inguaribili
sognatori” come quelli che hanno, spesso, mal inteso Guénon[3].
Si nota, tuttavia, che
il contesto delle affermazioni di de
Maistre e quello delle affermazioni di Guénon è ben
diverso. I due contesti non si
corrispondono.
Forse Guénon avrà
voluto “forzare la mano”, come suol dirsi? Oppure davvero sentiva che fosse
giunto “il” – o “quel” – momento – ma, poi, la cosa non
si dimostrò vera, visto che rivide alcune sue posizioni?
Tutto ciò può aver
interesse storico, e, di certo cosa più importante, contribuisce a far capire
certe “differenze” di fondo, di base. Tuttavia, questo genere d’interrogativi resta
secondario, rispetto al quesito fondamentale: se, cioè, sia il “nostro” quel momento decisivo.
E poiché il “temibili
oracoli” non han fatto che annunciare dei disastri molto terreni – magari anche di portata gigantesca e senza precedenti,
ma stiamo parlando di differenze quantitative,
non qualitative! –, allora proprio perché
gli “oracoli” (lato sensu intesi,
come de Maistre) son oggi tutt’altro
che “temibili”, e molto ma molto “umani (“umani, troppo umani”), si può pensare
che “i tempi” siano molto meno lontani di quel che si pensi oggi comunemente. Potremmo
quindi chiamarlo: argomento ex absentia,
meglio ancora si potrebbe chiamarlo:
argomento timendorum ex absentia formidabiliumque oraculorum.
In altre parole: argomento ex absentia di tremendi oracoli ma, invece, per presenza di una
pletora di piccoli oracoli di sventura. In tal senso, i peana per la “più lunga
eclissi del secolo” (del luglio 27, di quest’anno) sono stati assai significativi:
disastri a iosa, proprio l’imbarazzo della scelta, ma niente di sistemico
invece. Invece l’eclissi, per di più parziale, dell’11 agosto, seguita alla
prima, si è svolta in concomitanza con la crisi della lira turca, che può
segnare il classico evento scatenante. Ma rimaniamo nell’ambito “umano, troppo umano”, e cioè: un System
ormai sempre più tenuto in vita artificialmente, come s’è detto varie volte su
questo blog, inizia a mostrare delle crepe strutturali forti. Ma il punto qui è
l’intervento di “altro”, per cui la domanda diverrebbe: quando i due giunti
confluirebbero? O, in altro modo: quando i due piani, o livelli, s’intersecherebbero?
Ecco il punto: l’argomento
ex absentia suggerirebbe che un tal
momento non possa più esser lontano,
e tale inferenza si può sostenere propria sulla base dell’assenza di qualcosa
di “grosso”, cioè di grossi oracoli, ma per la presenza di tanti sgambettanti
demonietti oracolari.
A.
A. Ianniello
[1] R. Guénon,
Il Re del mondo, Adelphi Edizioni,
Milano 1977, pp. 111-112.
[2] J. de
Maistre, Le serate di San
Pietroburgo. Colloqui sul governo temporale della Provvidenza, Conversazione
undicesima, Edizioni Fede & Cultura, Verona 2014, pp. 372-373, corsivi in
originale.
[3] Cf.
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