domenica 19 agosto 2018

Occorre … “OPORTET UT” …

















Vi è il passo di Guénon: “Vogliamo astenerci da tutto ciò che, in qualche modo, possa somigliare a una ‘profezia’; teniamo a citare tuttavia, per concludere, una frase di Joseph de Maistre, che è ancor più vera oggi che un secolo fa: ‘Bisogna tenersi pronti per un avvenimento immenso nell’ordine divino, verso il quale procediamo a una velocità accelerata che deve colpire tutti gli osservatori. Temibili oracoli annunciano già che i tempi sono giunti”[1]. Era il 1927, data dell’edizione originale francese (anche se ne apparve un “sunto” prima in italiano, sulla rivista “Atanòr”). Nel frattempo, i “temibili oracoli” han portato disastri a volontà, ma nonquell’” evento.
La fonte di tal passo è in de Maistre, dove però ha tutt’altro contesto, ed è davvero molto importante notarlo: “Non c’è più religione sulla terra: il genere umano non può rimanere in questo stato. Temibili oracoli annunciano del resto che i tempi sono arrivati. Numerosi teologi, anche cattolici, hanno creduto che fatti di grande importanza e poco lontani fossero annunciati nella rivelazione di san Giovanni e benché i teologi protestanti non abbiano in genere divulgato che i tristi sogni su questo libro, nel quale mai hanno saputo vedere altro oltre a quello che desideravano, tuttavia, dopo aver pagato questo tributo al fanatismo settario, vedo che alcuni scrittori di questo partito adottano già il principio che diverse profezie contenute nell’Apocalisse si riferivano ai tempi moderni. Uno di questi stessi scrittori è arrivato a dire che l’avvenimento era già cominciato, e che la nazione francese doveva essere il grande strumento della più grande delle rivoluzioni. Non c’è forse un uomo autenticamente religioso in Europa (parlo della classe colta) che non aspetti da questo momento qualcosa di straordinario”[2]. Era il 1821, data dell’edizione originale. Di “qualcosa di straordinario” ve n’è stato a iosa, ma non nel senso in cui de Maistre lo intendeva. E poi, che “il genere umano” non potesse “rimanere in questo stato” si conta fra le più grosse incomprensioni. Vi è rimasto, eccome, finché non sarebbe divenuto la “normalità”. Una tale incomprensione nasce dal confondere la Rivoluzione francese con l’inizio dell’ “Apocalisse”; e magari vi avrà molto contribuito, ma non è l’ Apocalisse”.
Siamo in piena clima di “restaurazione”, e la frase “non c’è più religione” è divenuta quasi di senso comune, senza che alcun cambiamento di corrente fondamentale avvenisse nel frattempo, anzi: è vero il contrario. Anzi, proprio i “battaglioni” legittimisti e “tradizionalisti”, in mille vesti, han contribuito tantissimo a che il mondo andasse dove va. Tutte le “ristrutturazioni” sistemiche sono state compiute con l’appoggio diretto dei “battaglioni” in questione, che non smettono mai di perpetuare il loro errore fondante. Non sono stati i “comunisti” o i “nazisti” a stabilizzare questo cammino, per quanto possano essere stati cattivi nei fatti. Il liberalismo ha prodotto queste cose, non l’inverso, le ha prodotte come falsa risposta, però a dei problemi che ci son davvero, anzi, che si son ingranditi nel tempo, fino a divenire oggi praticamente intrattabili e non maneggiabili. In una parla: irrisolvibili.
In una parola: J. de Maistre non errava nel vedere dietro la Rivoluzione francese – dietro, non davanti, non nel succedersi – una “intenzionalità” malvagia, ma errava, e del tutto, nel credere che fosse la forma presa dalla Rivoluzione francese il punto vero: non è vero. Come errava altrettanto nel vedere solo nella lotta contro la Chiesa cattolica, che pure, incontestabilmente, vi era, lo scopo di tale “intenzionalità” malvagia che, pure, intravedeva, ma si guardava bene dal capire, e i “tradizionalisti” con lui. Il problema non è de Maistre, che, nel suo tempo, è giustificato: all’epoca certe cose erano davvero ancora di là dal palesarsi; il problema invece sono i suoi congeneri oggi, anch’essi degli “inguaribili sognatori” come quelli che hanno, spesso, mal inteso Guénon[3].
Si nota, tuttavia, che il contesto delle affermazioni di de Maistre e quello delle affermazioni di Guénon è ben diverso. I due contesti non si corrispondono.
Forse Guénon avrà voluto “forzare la mano”, come suol dirsi? Oppure davvero sentiva che fosse giunto “il” – o “quel” – momento – ma, poi, la cosa non si dimostrò vera, visto che rivide alcune sue posizioni?
Tutto ciò può aver interesse storico, e, di certo cosa più importante, contribuisce a far capire certe “differenze” di fondo, di base. Tuttavia, questo genere d’interrogativi resta secondario, rispetto al quesito fondamentale: se, cioè, sia il “nostro” quel momento decisivo.

E poiché il “temibili oracoli” non han fatto che annunciare dei disastri molto terreni – magari anche di portata gigantesca e senza precedenti, ma stiamo parlando di differenze quantitative, non qualitative! –, allora proprio perché gli “oracoli” (lato sensu intesi, come de Maistre) son oggi tutt’altro che “temibili”, e molto ma molto “umani (“umani, troppo umani”), si può pensare che “i tempi” siano molto meno lontani di quel che si pensi oggi comunemente. Potremmo quindi chiamarlo: argomento ex absentia, meglio ancora si potrebbe chiamarlo: argomento timendorum ex absentia formidabiliumque oraculorum.
In altre parole: argomento ex absentia di tremendi oracoli ma, invece, per presenza di una pletora di piccoli oracoli di sventura. In tal senso, i peana per la “più lunga eclissi del secolo” (del luglio 27, di quest’anno) sono stati assai significativi: disastri a iosa, proprio l’imbarazzo della scelta, ma niente di sistemico invece. Invece l’eclissi, per di più parziale, dell’11 agosto, seguita alla prima, si è svolta in concomitanza con la crisi della lira turca, che può segnare il classico evento scatenante. Ma rimaniamo nell’ambito “umano, troppo umano”, e cioè: un System ormai sempre più tenuto in vita artificialmente, come s’è detto varie volte su questo blog, inizia a mostrare delle crepe strutturali forti. Ma il punto qui è l’intervento di “altro”, per cui la domanda diverrebbe: quando i due giunti confluirebbero? O, in altro modo: quando i due piani, o livelli, s’intersecherebbero?
Ecco il punto: l’argomento ex absentia suggerirebbe che un tal momento non possa più esser lontano, e tale inferenza si può sostenere propria sulla base dell’assenza di qualcosa di “grosso”, cioè di grossi oracoli, ma per la presenza di tanti sgambettanti demonietti oracolari.






A. A. Ianniello







[1]  R. Guénon, Il Re del mondo, Adelphi Edizioni, Milano 1977, pp. 111-112.
[2]  J. de Maistre, Le serate di San Pietroburgo. Colloqui sul governo temporale della Provvidenza, Conversazione undicesima, Edizioni Fede & Cultura, Verona 2014, pp. 372-373, corsivi in originale.













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