Assassin’s Creed - “Nothing is True, Everything is Permitted” [HD] -
https://www.youtube.com/watch?v=0ITrB9lj2NU
Assassins Creed - Nothing is True, Everything is Permitted. -
https://www.youtube.com/watch?v=y_sEyky7NlY
“Nothing is True, Everything is Permitted...” (Assassin’s Creed-II).flv
https://www.youtube.com/watch?v=KS7RWq2bOMI
Assassins Creed-Nothing is True, Everything is Permitted...
https://www.youtube.com/watch?v=M65KxlXw0Fs
“Nothing is true; everything is permitted.”
https://www.youtube.com/watch?v=71aCnpoK9aY
Nothing Is True, Everything Is Permitted
https://www.youtube.com/watch?v=WFtK5zCC1WQ
Assassin’s Creed - Initiation -
https://www.youtube.com/watch?v=sSUcfdpD7yg
Non ti avrei fatto fan di Assassin's Creed!
RispondiEliminaScherzi a parte, è stato questo gioco che 7-8 anni fa ha massicciamente "aperto le menti" dei ragazzi alla metapolitica, certo, una metapolitica "à la Bergier" del tipo de "I Libri Maledetti", e adesso che ci penso è veramente incredibile la capacità condizionante di questi giochi, tanto che la mia generazione ha un'opinione "a pelle" negativa dei Templari credo proprio per questo (nel gioco i "buoni" sono gli Assassini che combattono contro i "cattivi" Templari spartendosi il dominio della Terra attraverso i secoli).
Inspiegabilmente nel vedere i video mi sono messo a piangere, non so perché...
Forse perché comunicano quella sensazione tanto inusitata e lontana dal sentire comune, e cioè di essere al crepuscolo della storia, di sentire veramente questa "battaglia" in atto ormai alle battute finali, in questo immenso gioco divino...
Non ne sono un fan, infatti, ma il punto è che diffonde un noto ed antico adagio ...
RispondiEliminaEh sì, “à la” Bergier (cioè Berger, nativo di Odessa, se non erro). Sulla questione templare vi sarebbe molto da dire ...
Eh sì, li ho scelti per la carica emozionale, che poi è il punto, e vi sarebbe anche da dire sul noto adagio rapido: “Nothing Is True, Everything Is Permitted”, in che senso è vero? In che senso fu detto (andare contro la Legge islamica, questo il significato originale, che però fu esteso)?
Eh sì, siamo al termine di una lunga giornata ... Ma lo vede chi guarda la battaglia da un punto di vista più ampio che quello delle piccole cose personali, piccole cose in cui siamo, letteralmente, **forzati** ad affogare, ad esservi rinchiusi come in una chiara e visibile segreta.
RispondiEliminaEd anche questa cecità è stata lungamente coltivata.
https://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/11/e-forse-forse-qualcuno-stavolta-capira.html
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/04/rene-guenon-vecchio-articolo-del-2007.html
RispondiEliminahttps://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/04/essi-vivono-noi-dormiamo-e-non-e-un.html
RispondiEliminaAnd let me add something more.
RispondiEliminaIt is normal to feel emotions towards “certain” things.
For there are Words which awaited to be heard for much, much time, all along the silent passing of the Ages.
All along the dirty waves of indifference.
There are Words which needed ears to be heard and did not find ‘em for Ages.
So be the ears if you want to hear Those Words, the Words we have forgotten for such a long, very long, too long Times.
L'adagio l'ho compreso come il "motto" di chi ormai si è stabilizzato nel Centro ed è ormai legge a se stesso, ma questo non nel senso quasi anarchico che la visione distorta del videogioco veicola, quanto non limitarsi alle prescrizioni exoteriche dell'Islam e andare oltre. No?
RispondiEliminaI'm silencing the mind in order to be able to hear.
RispondiEliminaInfatti l’interpretazione “anarcoide” à la Hakìm Bey (auctor di “T.A.Z.”) è una forzatura.
RispondiEliminaAlla pria questione, deh: Yesss, anche se ha un senso ben più vasto: il problema è: “chi” lo deve **dire**?, e **quando?
Ecco il problema che vi è.
Qualche lume in un libercolo volutamente costoso (allo scopo che poco si diffonda):
http://www.lulu.com/shop/andrea-a-ianniello/federico-ii-di-svevia-le-questioni-duo-siciliane/hardcover/product-15597662.html.
“Chi” lo deve **dire** e “quando” è il “tempo opportuno” di dirlo (il “kairòs”), ecco ’l gran problema.
Non risolto, al monumento.
Quivi si varrà de la tua nobilitate.
To silence the mind is the only Way: Answers will grow in yourself.
RispondiElimina
RispondiEliminaTra l’altro, mi son ultimamente arrivati due libri **nelle loro edizioni originali** in Italia (che dunque consentono di “sintonizzarsi” con un “certo” clima culturale): quello di R. GUÉNON, “Oriente e Occidente” (Torino 1965, con la Postfazione aggiunta del 1948, e cioè **dopo** “Il Regno della Quantità”, interessante), e “Simboli” di T. BUCKHARDT (1983) - quest’ultimo in gran parte tradotto in T. BURCKHARDT, “La maschera sacra”, SE, Milano 1988 -. Tra l’altro, “Simboli” di BUCKHARDT (1983), in relazione all’articolo “Il simbolismo del gioco degli scacchi”, presenta un’immagine dal “Libro de Ajedrez” di Alfonso il Saggio, a sua volta usata in “Uno” di L. SANGALLI (cfr. http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/04/no-la-partita-non-e-finita-uno-uno-yn.html).
Leggendo soprattutto “Oriente e Occidente”, le parti finali, si può “misurare” la distanza fra la situazione di Guénon e quella odierna: questo manca, per principio, ai “tradizionalisti”, la capacità di “calare” i princìpi nella situazione concreta. Per loro tutto è “principio”, ma, se principio è tutto, se ogni affermazione è “definitiva” senz’alcuna distinzione, allora nulla lo è: son solo l’altra faccia della decadenza moderna dell’assenza di princìpi veri.
La “questione dell’élite” è al centro delle riflessioni di gran parte di “Oriente e Occidente”; da Guénon, in realtà, si possono estrarre due “quadri” - si potevano, perché oggi parliamo “a cose fatte”, di fonte al “fait accompli” tanto biasimato nel da Santillana e Dechend nella loro nota opera -.
Sui due quadri, cfr. http://www.lulu.com/shop/andrea-a-ianniello/the-issue-of-the-elite-excerpts/paperback/product-6483885.html (purtroppo in inglese, ma molto meno costoso …).
Ieri sera ho ordinato il libro sulle Questioni Siciliane, il primo libro, anzi la prima cosa in assoluto che acquisto su internet avendo fatto solo la settimana scorsa una carta apposta che mi permettesse di pagare. A fagiolo proprio.
RispondiEliminaCome mai solo le edizioni originali permettono questa sintonizzazione? A sensazione lo avevo notato pur'io, ma non saprei dire bene il perché.
Il fagiolo di solito è un ottimo legume ... “Come mai solo le edizioni originali permettono questa sintonizzazione? A sensazione lo avevo notato pur’io”.
RispondiEliminaQuesto perché ogni opera esce - = è pubblicata - in una determinata situazione “cosmica” che vi “traccia su” come una sorta d’ “imprinting”, per usar terminologie moderne che nascono dal fatto che non si ammette uno stato diverso dell’Essere, la vera ragione si è che gli influssi sottili colorano in modo decisivo e caratteristico una cosa qualsiasi, tra cui un libro.
Nel bene come nel male, eh. Tipo i prodotti dell’epoca del Grande Blocco: hanno le forze sottili di quell’epoca che le hanno “signatae” (le “signaturae rerum”).
Ecco, grazie della risposta, indi per cui l'edizione ripubblicata qualche mese fa di Oriente e Occidente da Adelphi avrà tutt'altro sapore.
RispondiEliminaMi sono appena ricordato che diversi anni fa scelsi di studiare economia dopo aver letto un romanzo del '76 (questo: http://www.collezione-online.it/libro_il_crack_del_79_erdman.htm) che trovai a casa proprio nella sua prima edizione, e mi trasmise tutta l'"atmosfera" di quel periodo, che invece non trovai affatto negli studi universitari!
Ma se quindi trovassi in internet un pdf di un libro del Cinquecento, varrebbe la data d'uscita del libro o quella del caricamento online? O lo perderebbe del tutto?
RispondiEliminaInfatti non mi stupisce che negli studi universitari manchi l’ “atmosfera”, questo perché gli studi accademici subiscono l’atmosfera “sottile” del periodo **in cui** avvengono e, dunque, spesso riecheggiano le mode e l’atmosfera del **proprio** tempo in luogo di “sintonizzarsi” con quella del tempo di cui, al contrario, dovrebbero trattare. Uno dei modi per ovviare a questo grossissimo problema degli studi storici è leggersi tutto quel che si trova, caoticamente?? Sì esatto, assolutamente caoticamente, il metodo Sherlock Holmes, in cui Holmes consigliò di chiudersi nella biblioteca e leggersi tutta la letteratura scandalistica che si può trovare: ecco una via importante per essere detective. E lo storico, in effetti, se vuol esser tale, se “vuol valere il pane che mangia” - come suol dirsi -, **deve** un po’essere anche detective …
RispondiEliminaQuindi lasciar perdere tutte le belle storie di “metodo” e passare per una fase di accumulo. Lo scopo **non è tanto** quello di collazionare informazioni - oggi ce ne son tante d’informazioni ma c’è ben poca visione, e non è un caso, ma conseguenza necessaria … -, quanto quello di “sintonizzarsi” con un’epoca, un’atmosfera “sottile”, un “modo di pensare”, una “forma mentis” e chi più ne ha, più ne metta.
Dopo - e solo e soltanto dopo - s’inizierà a fare una cernita.
Per quel che riguarda un libro d’epoche passate, occorre sapere che è sempre la data di pubblicazione che conta, per “sintonizzarsi” con una “mentalità”, ma la data di **diffusione** può avere la sua importanza in relazione all’emersione di quel tema, di quel testo, in relazione ad un pubblico più vasto. Ma, se il testo d’altra epoca, sarà visto con la mentalità di oggi, sarà pressoché inutile leggerlo.
Un po’ è la differenza tra “Il Regno” di Guénon nell’ed. it. orig, Studi Tradizionali degli anni Sessanta e quella degli anni Ottanta dell’Adelphi: la prima consente di sintonizzarsi, ma, in tal caso, la seconda è importante perché segna la “data” in cui certe posizioni di Guénon - purtroppo ancor oggi assolutamente **non capite né recepite** - “emersero” ad e in un pubblico più vasto, fuoriuscendo dal ristretto e super settario ambiente dei “fan”, ambienti che, purtroppo, ancora prosperano e che han recato danni gravissimi e spesso irreversibili all’ “audience” di Guénon stesso.
Spesso anche le musiche o i prodotti artistici - **anche di scarso valore**, spesso anche i film di “serie B”, come suol dirsi - consentono di “sintonizzarsi” con una determinata atmosfera “sottile” o atmosfera “psychica” che dir si voglia: dire atmosfera “sottile” o atmosfera “psychica” è dir lo stesso concetto con parole diverse.
Exemplum 1 https://www.youtube.com/watch?v=cxTTF_8Pyso. O anche: https://www.youtube.com/watch?v=KVq0__UMaPk. Questo per citare autore ben noto, chi può dire non vi sia da qualche parte una traccia meno nota, ma, al contrario, ancor più riflettente il “clima psichico” di una particolare epoca … Domanda retorica …
Exemplum 2: gli “Exempla”, https://it.wikipedia.org/wiki/Exemplum.
Se - **se**- così si farà, la cosa interessante si è che s’individueranno i “passaggi” o “cambiamenti d’epoca” (nel senso della parte iniziale de “Il Regno”, individuare - “misüräre” - le “epoche”, entità non solo cronologiche, ma “sottili”, dotate di senso e “coloranti di sé” praticamente ogni cosa che si manifesta “in” esse).
RispondiEliminaIl 472 è largamente una data convenzionale: quel giorno non accadde nulla di particolare. I contemporanei si sarebbero fatte grosse “panze di risa” pensando a ciò che ne avrebbero detto la gente futura, futura rispetto a loro, ovviamente. Per l’Italia la vera “cesura” fu la conquista longobarda, che cambiò il destino dell’Italia rispetto a **tutti** gli altri paesi europei, tutti. Con i Goti siamo ancora, tutto sommato, nell’ambito dei regni “romano-barbarici”, come suol dirsi. La “reconquista” giustinianea consentiva di mantenere quella che noi, oggi, sappiamo essere un’illusione ma che, all’epoca, poteva sembrare una cosa legittima: continuare **in forme diverse** la via precedente, guidati tutto sommato dalle stesse classi dirigenti.
Se la discesa longobarda cambia - **nel bene come nel male**, nessun cambiamento storico è solo bene o solo male e, prima cosa, il cambiamento si registra, non è che si giudica subito, sparar giudizi è una delle malattie che denotano l’**estrema superficialità collettiva** della “nostra” epoca, una caratteristica distintiva della sua atmosfera sottile - se cambia un’epoca, questo fa sorgere la domanda che cosa sia un “cambiamento storico” reale.
La risposta è semplice: un vero cambiamento storico, buono o cattivo che sia, buono “e” cattivo che sia, si caratterizza per l’**irreversibilità**, non si lascia “re-vertere”. In altre parole: NON È POSSIBILE TORNARE ALLA SITUAZIONE PRECEDENTE NEMMENO IN PARTE. E questo non accadde con il famoso 472 e la deposizione di Romolo Augustolo ma solo con la discesa longobarda. Prova ne sia che Giustiniano - e dobbiamo chiamarlo Impero Romano d’Oriente *******non******* ancora Impero “bizantino” - poté sognare la riconquista, “reconquista” che, **in teoria** ovviamente, sarebbe stata perfettamente ancora possibile.
Questo ci porterebbe ad un altro tema, davvero **nrome**, quanto si sia consapevoli dei cambiamenti storici in atto, di quelli **reali**, ovvero **irreversibili**.
Noi oggi sappiamo che quella di Giustiniano era un’illusione, magari bella, magari suadente, ma un’illusione.
Giustiniano non lo sapeva.
Ma noi ne abbiamo di tali cambiamenti irreversibili.
E quanto son consapevolmente compresi … Domanda retorica …
RispondiEliminaUn altro esempio interessante, di video, è questo: Franco Battiato - “Il Re del mondo” - video originale: https://www.youtube.com/watch?v=G1So2IFpwiY.
Questo è il video originale.
Purtroppo all’inizio di “guénonizza” = si fa il verso a Guénon, **mal inteso e peggio capito**, in quanto Guénon non afferma proprio per niente che “sempre” potere temporale ed autorità spirituale si siano combattuti, anzi afferma che tale combattimento sia il segno di una “frattura al vertice” che porta la “contro-iniziazione” alla fine a predominare, anzi sostiene che tale lotta sia una fatto negativo e “non-normale”. La questione è complessa e non si lascia ridurre “a due parole” (qualche “hints”, qualche smozzico e suggerimento, trovasi in J. ROBIN, “René Guénon. Testimone della Tradizione”, Il Cinabro, Catania 1993.
Poi venne Evola, e semplicemente invertì l’ordine degli addendi senza poter cambiare l’equazione.
Più corretto Schuon, che ammette che anche il “brâhmana” e non solo lo “kshatriya”, poteva abusare del suo potere, cosa successa nell’Occidente nel Medioevo in certe sue (del Medioevo) declinazioni (cfr. F. SCHUON, “Sufismo. Velo e Quintessenza”, Mediterranee, Roma 1982, pp. 110-111). Le relazioni sono state vicendevoli e mutevoli, ricordiamoci anche che la Chiesa si alleò alla borghesia - nata solo e soltanto nell’Occidente medioevale come corpo sociale consapevole di sé - e questo portò al Rinascimento e all’ascesa di stili nuovi. Per dare qualche altro spunto, che conferma la complessità di quadri di onde e contro onde che si succedono, di seguito la classe nobiliare o aristocratica si alleerà con quella borghese: **questa** è la “rivoluzione industriale”, la Rivoluzione francese fungendo da depistaggio a riguardo del nucleo centrale della modernità.
‘Questa è la teoria di Wallerstein: “ABBIAMO GIÀ SOSTENUTO CHE L’IMMAGINE SECONDO CUI IL CAPITALISMO STORICO HA AVUTO ORIGINE DAL ROVESCIAMENTO DI UN’ARISTOCRAZIA ARRETRATA DA PARTE DI UNA BORGHESIA PROGRESSISTA È SBAGLIATA. INVECE, L’IMMAGINE DI BASE APPROPRIATA È QUELLA SECONDO CUI IL CAPITALISMO STORICO È NATO DA UN’ARISTOCRAZIA TERRIERA CHE TRASFORMÒ SE STESSA IN BORGHESIA, POICHÉ IL VECCHIO SISTEMA SI STAVA DISINTEGRANDO. PIUTTOSTO CHE LASCIARE CHE LA DISINTEGRAZIONE PROSEGUISSE VERSO ESITI INCERTI, ESSA S’IMPEGNÒ IN UNA RADICALE CHIRURGIA STRUTTURALE PER MANTENERE E ACCRESCERE SIGNIFICATIVAMENTE LA PROPRIA CAPACITÀ DI SFRUTTARE I PRODUTTORI DIRETTI”.’
(Da: http://associazione-federicoii.blogspot.it/2016/04/sui-cosiddetti-panama-papers.html, l’opera di Wallerstein citata qui è: I. WALLERSTEIN, Capitalismo storico e Civiltà capitalistica, Asterios Editore, Trieste 2000, p. 84, cfr, anche Wallerstein in: http://associazione-federicoii.blogspot.it/2015/12/la-rovina-del-cash.html).
Il libro di Wallerstein non l'ho letto, dovrà essere tra le mie letture a breve.
RispondiEliminaSulla "Issue of the elite", è la stessa cosa prendere questo e stamparlo da sé? http://www.lulu.com/shop/enrico-fortunia/the-issue-of-the-elite-excerpts/ebook/product-17147205.html.
I contenuti immagino siano identici, la data di pubblicazione però è di più di un anno dopo.
Quello di Wallerstein è un breve saggio che prova ad andar contro ben noti - e ben cristallizzati - pregiudizi storici, tentando di proporre sia differenti interpretazioni, sia vie d’uscita dal capitalismo **storico**, quello reale, non quello “ideale” degli economisti e dei loro vari e diversi epigoni.
RispondiEliminaPer l’altra donanda: sì, certo, nessun problema.
Nel libro "Federico II di Svevia ..." si fa riferimento al "Tomo Primo". Qual è?
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaOh oh, qual’è senza l’accento, che dico: laccento .... Dunque il “Primo Tomo” era quel libro di cui si fe’ la privata “publicatio” l’hanno sc’orzo (l6anno scorso)) - e che Gian Mai fu finito ....
RispondiEliminaSiccome capita sovente nelle cose de’ libri, poi la “Seconda Parte”, in origine secondaria, per l’appunto (là punto), divenne primaria e prese corpo, mentre la prima era rimasta invece a livello di frammenti vari.
RispondiEliminahttp://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/lesatta-grafia-qual
RispondiEliminaHo sempre scritto "qual è" senza accento, e Gian Mai modificherò codesta u'sanza (apostrofo)...
Te l'ho chiesto perché le note rimandavano a cose molto interessanti; ora comunque le varie pubblicazioni su lulu hanno preso organicità, nel tempo dovrò leggerle.
Appena interiorizzo il libro penso che ti tempesterò di domande, "apparecchiati"!
Il mio era uno scherzo, come in inglese dove confondono “it’s” con “its”, la contrazione di “it is” con il possessivo del pronome neutro “it”: lo si vede spessissimo.
RispondiEliminaOvviamente qual è **senza** mai e poi mai l’apostrofo perché è come il fatto che naturale può aver la forma di “natural” senza nessun accento. Se uno dice l’amica si presuppone l’articolo la, che non può avere la forma “l” da solo.
Donde l’apostrofo obbligato.
Per le “quistioni”, niun problemate. Soprattutto la parte finale prima delle Appendici: parole vere senza dubbio, ma terribili davvero, per chi sa guardar dentro, e, soprattutto, oltre ...
Per l’organicità: nessuna organicità e, **men che meno**, sistematicità, pretenderlo sarebbe non aver comrpeso sul serio la lezione del Novecento e di Colli, in particolare, sul corretto uso della ragione, che non può mai essere “sistematico” ma, invece, esser focalizzato alla risoluzione di problemi specifici, ma **non** “pratici”: per Colli, infatti, la ragione scientifica è “spuria” perché volta all’utile.
Dunque problemi specifici, ma teoretici.
Si osserva, “en passant” (ma “passando” ... dove??), come Guénon sia stato ridotto a sistema, nonostante lui protestasse più volte il contrario, il che ci porterebbe a sottolineare come la ricezione della sua opera sia stata ancora pre-novecentesca -, e priva della comprensione delle lezioni che il Novecento stesso stava dando apertamente.
Oggi se vuoi esser disorganico devi sistematizzare, ma, se vuoi davvero essere organico, deve esser disorganico.
RispondiEliminaParadosso solo apparente.
In quanto rami e radici, foglie e fronde con il tronco, si son invertiti.
E ciò passa per miracolo, non visto, ma ben reale ...
E chi nol vegge cieco sempre sarà, in fin ed in inizio ...
Chi è cieco alla fine lo è perché cieco già dal principio.
Era chiaro che stessi scherzando, sono io che non ho reso altrettanto lo scherzo nella mia risposta. Purtroppo non so rendere ancora bene i toni del discorso senza l'aiuto della viva vox.
RispondiEliminaMa è tutto quel post in cui mi sono espresso male, con organicità non volevo dire che fosse un sistema chiuso, ma vivo: avrei dovuto scrivere che "hanno preso vita", nel senso che ora mi paiono "vivificati", rispondono attivamente a delle cose che prima non riuscivo a capirne la ragion d'essere.
Nel senso insomma che prendendo i diversi punti, magari opposti, della "circonferenza" dei tuoi scritti, scorgo sempre di più come tendano tra di loro avvicininandosi ad un unico centro, questa "visione" che ovviamente ancora non ho visto.
Ma di cui non è difficile rendersi conto che c'è, perché la sincerità e la coerenza traspaiono sempre, erano evidenti già la prima volta dopo pochi paragrafi.
Avevo capisto scherzavi. Ed è esatto, son come raggi convergenti verso un sol punt (“Sol”), che, però, **non vien detto** esplicitamente, ma lasciato percepire a chi vuole o ne sia interessato.
RispondiEliminaQuesto fatto - **espressamente** voluto, sia ben chiaro - fondamentalmente succede per due motivi: 1) da un lato, dirlo troppo esplicitamente vorrebbe dire dirlo oggi e il significato letterale sarebbe inevitabilmente **separato** da quello “symbolico” e “vitale”, sarebbe inevitabile, ma, in tal caso, sarebbe un’“altra” cosa: è quel che suuccede quando si è troppo espliciti; 2) in certa misura, tuttavia, non è “dicibile” per **sua stessa natura**, **non** perché uno abbia preso troppo sole per un ghiribizzo, che sia bianchiccio e/o rubizzo ... Insomma, non per una dicharata intenzione di chi così si comporti, ma per un fatto, si direbbe oggi, “strutturale”.
La cosa importante, la cosa fondamentale, la cosa decisiva, è che si “pre-senta” - si pre-senta perché vi è presente davvero - questo “punto centrale” verso cui i raggi convergono ma esso stesso non è un raggio.
Altrove hai scritto, riguardo al simbolismo del "porre la domanda", che Evola non aveva ben compreso ciò che significasse sminuendone un po' il significato, e aggiungevi (cito a memoria): "chi ha avuto la possibiltà di porre la domanda sa che non ha il significato che gli è stato dato successivametne da Evola". Ma questo mi pare bene che può dirlo appunto solo chi ha avuto la possibilità di porre la domanda.
RispondiEliminaE questo punto centrale, questo "Sol", in quanti devono averlo "ottenuto" affinché si possa costituire l'elite (non credo esistano libretti delle istruzioni, ma manco che sia irrilevante, altrimenti non ci sarebbe il simbolismo numerico)?
Una nota. Sono stato piacevolmente sorpreso, nel leggere "The issue of the elite", che la tua spiegazione del problema alla formazione della stessa è la difficoltà nel trovare in contemporanea persone che si avvicinino al compimento dei "piccoli misteri" e che abbiano pure cognizione di quel stiano facendo in questo senso. Questa è esattamente la risposta che mi diedi due anni fa quando less la prima volta Guénon: ero ancora ateo, non avevo mai sentito parlare né di esoterismo, né di mistica o di "percorsi" o qualsiasi cosa del genere, per cui andarci con una "mente di principiante" deve avermi facilitato. Sì che sembra una cosa talmente ovvia...
Una domanda che però è più una curiosità, non so dove altrimenti porla e te la scrivo qui.
RispondiEliminaDopo aver letto the Issue of the elite sono andato a leggermi il capitolo "La parola perduta e i termini sostituti" contenuto in "Studi sulla Massoneria e Compagnonaggio vol. 2", dove si parla di termini corrotti o dimenticati, e in specifico un termine che in realtà è una domanda la cui risposta era il vero termine perduto. Non ho potuto che pensare a Michele, infatti Mikha-el significa "Chi come Dio?", e infatti simbolicamente è a guardia del Paradiso Terrestre.
Possibile che ciò derivi da un tempo in cui c'era una tradizione in cui Mikhael era la domanda da porre?
Beh alla prima domanda: si può parlare con chi ha avuto la determinata “possibilità” … In ogni caso, per Evola la “domanda” era la possibilità di “ricostruire l’ ‘Imperium’”, che Parsifal non comprende quando, al contrario, questo “Imperium” non è il ritorno a passate forme ma si ricollega direttamente alla “quaestio” della “parola perduta” di cui accenni di seguito …
RispondiElimina‘E questo punto centrale, questo “Sol”, in quanti devono averlo “ottenuto” affinché si possa costituire l’elite (non credo esistano libretti delle istruzioni, ma manco che sia irrilevante, altrimenti non ci sarebbe il simbolismo numerico)?’: Certo che sì, ma, come tu dici, **non** esistono libretti per istruzioni, non vi è alcuna Ikea in queste cose, né corso di laurea d’alcun genere, forma, fatta e/o misura …
Infatti ottima cosa esser atei, tanti “credenti” son pessimi … Aver pochi pregiudizi avvicina alle “res divinae” … Nulla come il pregiudizi, l’accampare vedute “personali” e cose del genere, allontana dal Divino, nulla. Solo che, anche qui, la gente di solito mal intende pesantemente nel senso di essere “allineati e coperti”, han paura di fare anche la minima inferenza e/o deduzione da princìpi certi, hanno paura. Sbagliatissimo, sbagliatissimo!
Significa esser liberi da pretese, quello sguardo terso … Sta tutto qui. Non s chi disse che il “genio” deriverebbe da questo: come definizione del “genio” è pessima perché non aiuta ad “inchiodare” il “proprium” della “genialità”, come osservazione di ciò che - davvero - ci vuole “in spiritualibus”, è invece ottima.
“Sì che sembra una cosa talmente ovvia...”. Ma sì, super sì, ma, credimi, tanti illustri strologatori **non** ci arrivano. “Hai nascosto queste cose ai sapienti, o Signore …”, ecc. ecc., son parole che tutti noi possiamo leggere, non v’è alcun misteri, ma **comprenderle**, comprenderle davvero: qui è la difficoltà …
“Possibile che ciò derivi da un tempo in cui c’era una tradizione in cui Mikhael era la domanda da porre?” Possibilissimo Ma, ecco il punto, la domanda, il “termine perduto”, erano il **supporto** di “Altro”: è l’Altro il punto. Poi, ad un certo punto, quel “termine”, a sua volta sostituito, non “sostituisce” più bene … Questa è la storia, signori, la storia vera del pianeta Terra. Ed ecco gli “adattamenti” e i cambiamenti. Necessari.
RispondiEliminaCito a memoria un detto di Sri Aurobindo: “Chi cerca un alto livello di spiritualità deve accettare prove ed esami senza fine”, ed è verissimo. “Ma tutti i candidati non sono ansiosi che di corrompere l’esaminatore”. Quant’è vero! Ed uno ha fatto un deciso passo avanti sulla via della purificazione quando è disposto ad ammetterlo. Poi comprenderà che cercare di corromper l’esaminatore significa corrompere se stessi, letteralmente, poiché “l’esaminatore” è uno specchio …
Lyle Mays & Bonnie Herman - “Moses The Lawgiver” -
https://www.youtube.com/watch?v=E2DxK6uSw68: ha belle immagini. Lo sguardo di quella Madonne del Medioevo, perché è ben diverso da uno sguardo “individuale”, in un linguaggio di una determinata tradizione culturale si dice sguardo “archetipo”, ma non serve a nulla ripetere a pappa gallo il termine se non si sa cosa significhi. E significa che lo sguardo non è quello di una determinata individualità ma di ciò che essa è “davvero” (o che dovrebbe essere), vale a dire tutto l’opposto della modernità, che esalta l’individuo singolo e la sua soggettività, ciò che lui è nell’apparenza non ciò che “dovrebbe” essere nella sostanza. Quegli sguardi sono Porte. Ma la parola manca. E questo sia detto anche per altre forme d’arte, laddove l’arte è sovra-individuale.
Ecco il Sentiero è poter attraversare “quella” Porta passare quella Soglia. E non v’è alcuna corruzione da poter fare. Le “leggi superiori” divengono sensibili, “il corpo si spiritualizza, lo spirito si corporeizza”. Ricordo su “Her Bak discepolo” un momento in cui fu chiesto al discepolo solo la fede: non vi son “dimostrazioni” possibili da dare, da fornire. Come quel maestro giapponese che chiedeva ai discepoli di camminare su di un esile legno sospeso su di un abisso, cosa simbolicissima all’occorrenza, soo in base alla fede. Ma se la fede diventa credenza essa è un pericolosissimo vino, è una droga inebriante con per gli “hashshishîn” …
Si arriva sempre ad un punto in cui non rimane altro se non la fede, che non è “credere-in-un-detrminato-credo-in-un-determinato-ordine-di-parole-in-successione”, non è questo. E’ non solo ammettere di saper “guardar oltre” o che sia possibile farlo: è farlo.
“Non nobis, Domine, sed soli nomini tuo da gloriam”; e non ha niente a che spartire con “neo-templarismi” più o meno genuini, è che non ha alcun senso pensare di riprodurre il passato o ricrearlo pari pari. Il “senso” conta, non la riproduzione della forma, che può essere riprodotta mille volte senza essere la stessa. Se paragoniamo questo non ad un prodotto industriale ma invece ad un’opera artistica, possiamo capire che c’è quel “quid” per cui le riproduzioni della “Gioconda” leonardiana non sono l’originale non per un feticismo, come poi è divenuto - inevitabilmente - nella modernità, ma perché non puoi imitare tutti gli “imponderabili” contenuti nel tempo, in quel preciso - ed unico - momento in cui Leonardo dipinse “quel” dipinto.
Cosa provò Mosè dopo esser sceso dal Roveto ardente? E Cristo nell’Ultima Cena?
Cosa sentì Dante dopo aver scritto l’ultima parola dell’ultima riga della “Commedia”?
Che cosa, davvero, è affidato ai Libri più sacri e più antichi dell’umanità, di qualsiasi parte siano?
Ecco le domande, “celesti” e “terrestri” assieme, che una generazione umana davvero consapevole dovrebbe porsi, per arrivare al nocciolo, per non vivere invano, in luogo delle migliaia di cose fasulle e depistanti che le sono offerte ad ogni pie’ sospinto.
Vero è che la maggioranza non può non accettare quanto ad essa offerto, ma, come, diceva Guénon, “il parare della maggioranza solo nel ‘Regno della Quantità’ può essere accolto”.
Sicome puòssi veder, son quistioni davvero gravi e fondamentali. Che l’uomo d’oggi - “l’uomo moderno e contemporaneo” (quand’anche religioso) - non vi capisca nulla, è certo: per lui semplicemente **non** esistono.
RispondiEliminaNon ne discende affatto che tali questioni non sussistano perché per lui non esistono.
Infatti esistono, oh se esistono !!
Ed implicano conseguenze, questo è il bello, anche per coloro i quali sono arciconvinti tali questioni non esistano affatto.
"Infatti esistono, oh se esistono !!"
RispondiEliminaInfatti, ma c'è troppo rumore nell'interiorità dell'uomo di oggi affinché si possa sentire il "Message of God". Infatti la cosa che mi ha entusiasmato di ciò che hai messo nei tuoi scritti è stata proprio questa, e cioè che esiste *veramente* questo "Messaggio" che però lo si può ascoltare ad un certo livello di silenzio interiore. Ora sembra scontato, ma prima no. Un po' come quando scoprii "la Tradizione": la stessa "entusìa" che mi prese quando scoprii che c'era veramente una corrente nella storia che tramandava la vera conoscenza. Adesso sembrerebbe assurdo pensare che non esista, significherebbe scindere l'esistenza umana dal divino, un'impossibilità, ma la mente ha una capacità di separare i concetti e vivere come se niente fosse veramente notevole.
La domanda è: visto che questo "Messaggio" è rivolto all'uomo inteso come umanità e non a singole individualità, l'elite dovrebbe fungere da "rappresentante" che lo riceve (e magari risponde)? Ma ciò significa che qui in Occidente innanzitutto ci debbano essere delle individualità che lavorano su se stesse e che si pongano in ascolto.
Ma è così, come tu dici esattamente: “Si” può “ascoltare interiormente”, ma devi “accordare” il tuo “oreille intérieure” (la tua “oreille intérieure”, sostantivo “femminile” in francese: ridicolo che i nomi abbiano un genere, l’orecchio non ha genere ...).
RispondiEliminaNo che non si può separare, sì che “lo fa” la mente, e chi domina questa mente? “Chi” (ma è un chicchirichì collettivo) condiziona le società fino al punto di aver fatto dominare questa “separatio”)?
Separare in due: diàbolos; che è il contrario di symbolos.
‘La domanda è: visto che questo “Messaggio” è rivolto all’uomo inteso come umanità e non a singole individualità, l’elite dovrebbe fungere da “rappresentante” che lo riceve (e magari risponde)? Ma ciò significa che qui in Occidente innanzitutto ci debbano essere delle individualità che lavorano su se stesse e che si pongano in ascolto.’
Oh yes.
Ma che cosa manca oggi? L’ascolto manca, in maniera così assurdamente assordantemente evidente, è vi gengiva ed è è vi naso.
L’ascolto manca, ed è una mancanza assordante.
Tutti parlano. Nessuno ascolta.
Pertanto - ed è semplice ma va fatto, **non si deve parlare di farlo** ma iniziare a **farlo**, “tout court” e “too long” -, pertanto l’“élite” famosa, ma ormai fumosa, di qui deve partire.
Non vi è altro da “fare”, oggi (un’altra ossessione dei “nostri” sin troppo famosi tempi: il “fare”, tutti a voler “fare”, senza prima chiedersi delle **condizioni** senza le quali quel “fare” è solo illusione, è solo agitazione).