“‘E’ venuto il tempo di distruggere coloro che
distruggono la Terra’. Apocalisse XI,
18”.
(In calce alla Postfazione di M. Bontempelli, datata Aprile 1941)[1].
Occorre aver ben chiari
alcuni punti “fondanti”; in caso contrario è facile accrescere la confusione. E ce n’è già sin troppa, oggi,
anche per un problema – grosso – di linguaggio, che si cerca di risolvere
precisando i termini. Un’altra cautela è importante,
oggi: circoscrivere l’argomento, per evitare confusioni rese sin troppo facili a
causa dei social, i quali hanno definitivamente alterato Internet. Ma, pur con
una tale “circoscrizione” dell’argomento, comunque n’è venuto fuori un lungo
articolo da rivista, non un libro, che sarebbe troppo: questo dimostra la
natura incandescente di tali temi … Per
questo motivo, si è deciso di dividere in due parti il lungo articolo: la Prima Parte, con una parte di tipo
introduttivo e due punti sviluppati. La Seconda
Parte contiene, invece, solo il terzo punto da svilupparsi.
Prima del circoscrivere
l’argomento, dunque, sarà necessario, come detto (ed inevitabile – seppur lungo e, per molti, noiosissimo –), fare un
bel “discorsetto” introduttivo iniziale. Un altro dei grossi problemi di oggi
è, infatti, proprio che non ci s’intenda su certi termini. E, trattando di “apocalisse”, il primo punto da
esaminarsi è proprio cosa s’intenda con tal termine.
PRIMA
PARTE
Prima
cosa, dunque, l’introduzione, 1: che cos’è un’ “apocalisse”. E, secondo: Che cosa si deve intendere per
“caduta” (o “crollo”) della “Grande Prostituta”, e, prima, occorre anche ben
chiarirsi cosa mai sia questa “Grande Prostituta” famosa: perché da questo punto, in realtà, dipende tutto il resto: è come una “chiave di
volta” dell’ intera questione. Pertanto l’argomento è
ristretto al tema della “Grande Prostituta” e ad alcune sue (del tema) conseguenze: quindi quella
fase, quel “passaggio specifico”, e non
altri. Qui va subito detto
che la “Grande Prostituta” di Babylonia è una realtà malefica, nell’ Apocalisse di Giovanni. Non vi è alcun
dubbio al riguardo, e qui si deve fare una puntualizzazione: che sia “malefica”
(= “facitrice di male”) non vuol
dire che non abbia dei risvolti positivi, malgré
elle meme; e tuttavia, che abbia dei risvolti positivi, a sua volta, non significa che sia “bene”. Occorre quindi
guardarsi da questi due – classici –
errori: 1) il male, in realtà, è,
sì, un’ “intenzionalità”, malefica ed
avversa, tuttavia, per potersi manifestare, in ogni caso userà dei mezzi e delle caratteristiche
proprie del piano dove si manifesta, e queste ultime caratteristiche, in sé
stesse, non sono “male”, ma
vengono usate da un’ “intenzionalità” avversa; 2) che, dato che, comunque, usa delle cose positive del piano dove
si manifesta, di conseguenza – deduzione molto
errata – è “positivo”, è “buono”. No, non è così, non funziona così. Per
esemplificare, prendiamo un individuo notoriamente malefico, un “facitore di
male”, Adolf Hitler. Che avesse un’ “intenzionalità” malefica non è da
dubitare, ma, molti, da questo fatto “deducono” che non avesse qualità e ne
dicono solo male: non è così, aveva anche
delle qualità, ma volte “al male”,
ecco il punto: erano asservite ad un’ “intenzionalità” malefica. A sua volta,
dal fatto che avesse delle qualità, occorre guardarsi dall’altro errore, di
quelli che l’adorano (Miguel Serrano o Sàvitri Devì). E cioè considerarlo
“bene”: non è così e non funziona
così. Aveva delle qualità, sì, ma “volte al male”.
Lo stesso discorso dicasi per la “Grande
Prostituta”: non è tutto male ciò che il Sistema ha fatto, ma la sua
“intenzionalità” è malefica ed avversa, e, dunque, che “distrugga la Terra” è
la necessaria realizzazione di una
tale “intenzionalità”, poiché il male è
quest’ intenzionalità.
Come terzo punto, 3: vedremo l’ “oggi” e dove
“si” va, come detto varie volte in
questo blog (ma, ovvio, mancano le
orecchie per intendere … e non è
affatto una sorpresa). Si cercherà, quindi, d’individuare l’ “Anello mancante”, oggi, proprio perché ci si concentrerà, dopo la lunga Introduzione
iniziale, sul tema più attuale, più presente oggi: la “Grande Prostituta” e il
suo Sistema. E il destino a ciò riservato. Dunque si circoscrive l’argomento
solo ad alcuni dei temi presenti
nell’ Apocalisse di Giovanni, solo ad alcuni,
e specifici: solo quelli e non altri. Ve ne sarebbero d’interessanti altri di cui
trattare …[2]
Il restringere l’argomento a sua volta non
significa non si debba fare un’introduzione, un discorso di tipo introduttivo:
ed è il primo punto fra i tre sopra detti. Ma vuol dire che tal discorso
introduttivo – ed introduttorio – è solo finalizzato, focalizzato, indirizzato,
o come ci piace dirlo, al tentativo di lumeggiare quelle determinate questioni
specifiche.
Veniamo al punto 1,
dove per “apocalisse” di solito s’intende un gran gruppo di disastri, a
ripetizione, o pochi, ma molto grossi.
No, questa è “la ‘poca lisse’”, ma
non l’ “apocalisse” …
In realtà, l’ “apocalittica”
nasce come genere letterario – genere letterario che, all’inizio, era nato nella
fase di “crisi” e “silenzio di Dio”, fase priva di “profeti” che potessero
illuminare il “popolo” (laòs) –: ma
qual è il “collant” di tal genere letterario? Da dove nasce, cosa lo coagula,
cosa gli dà il suo senso? Se “Dio è silente” = il mondo è del diavolo, dell’ Avversario,
del Satàn, ecco cos’è il “collant”,
il “fil rouge” che attraversa l’ intero
genere letterario di tipo “apocalittico”. Nel genere letterario “apocalittico”
la Terra intera è dominata dalle potenze del male.
Questo è l’assunto di principio di tutto il genere letterario. Ecco perché le religioni organizzate
han sempre visto l’ “apocalittica”
con malcelato fastidio e l’hanno
accettata solamente obtorto collo. Perché le religioni, pur non provenendo “dal mondo”, vivono “nel
mondo”, venendo “contaminate” da esso. Nel Giudaismo vi è, quindi, non a caso, un solo libro del genere
“apocalittico”: il Libro di Daniele; nel Cristianesimo è il solo
Libro dell’ Apocalisse di Giovanni. Ma, in realtà, di testi apocalittici ce ne
son tanti!! E’ un “genere letterario”, con sue formule, suoi stilemi, ed è
stato praticato da molti autori,
essendo, appunto, un genere
letterario, una forma precisa. Il cui assunto di base lo si ripete:
“Dio è silente”, Egli più non parla al “popol suo”, e, di conseguenza,
il mondo, il mondo tutto, l’intero mondo, senza
eccezioni, è nelle mani delle potenze del
male, del “diavolo”, detto in altro linguaggio, male che si esprime per mezzo di suoi (del male) “accoliti”.
La “Rivelazione”, che
il termine “apocalisse” significa, sta proprio in questo: discernere, al di sotto delle apparenze, le potenze del
male che stan dietro gli accoliti
suoi – forme del tutto esteriori –: mere apparenze
che lo mascherano. Questa è la
“rivelazione” che è l’
“apocalisse”. Questo è, in realtà.
La “Rivelazione” – cioè l’ “apocalisse” in senso etimologico – smaschera le
potenze del Male che stan dietro tali apparenze: questo è il vero significato
del genere letterario in questione. “Noi vi riveliamo che dietro a tali forze,
a tali potenze esteriori che dominano
la storia, vi è non ‘un’ male, ma
‘Il’ Male”: questo è il senso
del genere letterario dell’ “apocalittica”. Tu che leggi dovresti cominciare a
discernere – in tal senso, è proprio una rivelazione! – tali forze occulte
dietro il palcoscenico della storia. La storia è un teatro, nel mondo
dell’apocalittica. In essa le vere forze non si rappresentano mai come tali. Ma sempre per
mezzo di forme intermedie: per questo è necessaria
l’ “apocalisse”, cioè la Rivelazione. Tu che leggi dovresti discernere, e ti va
“rivelato”, il punto: sennò tu non ne saresti capace: questo, più o meno, “in
soldoni”, è l’assunto fondante
dell’ “apocalittica”.
Di esso (di tal assunto
di base) il famoso “complottismo” non è se non la forma iper banalizzata, resa caricaturale, cioè la parodia, se volessimo usar con esattezza
i termini giusti.
Che cos’è la “novità”
che Giovanni – o chi per lui (non entro nella questione filologica, sennò
andremmo troppo lontano, cioè se sia davvero Giovanni l’autore, o non: basti
dire che la gran parte degli studiosi propende per la seconda risposta) – “introduce”
nel detto genere letterario, guidato e dominato da quest’assunto di base? La
novità giovannea è che il “disvelamento finale”, la rivelazione, non è più
quella di un piccolo gruppo che “si salva”, com’era, tutto considerato, l’
“apocalittica” giudaica, che vuole salvare il “piccolo resto” del “popolo
d’Israele”: e il gruppo di Qumràn (che fossero davvero i famosi “Esseni” o non,
qui poco c’importa), in sostanza, voleva un Salvatore per i “pochi”. Il
“disvelamento finale”, la finale rivelazione – che non sarà più
libresca o “iniziatica” (il piccolo gruppo d’iniziati) – riguarderà l’intera
umanità: ecco la novità introdotta da Giovanni. E che, attenzione, pur
riguardando, la rivelazione, l’intera umanità, non potrà mai esser compresa dall’intera umanità
che, tuttavia, vi sarà sottoposta, pur non
capendolo. In questo – e vi sarebbe da che riflettere, anche dal punto di vista
filologico – si ripete il giovanneo “Et Lux
in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt”. Le tenebre del mondo non comprenderanno il
disvelamento “finale”, che, pur tuttavia, non potrà che avvenire. Che avvenire Nelle tenebre. Ma proveniente – il
disvelamento – dalla Luce.
Quindi si salva la
necessità, caratteristica del genere letterario – al quale, dunque, appartiene pienamente – “apocalittico”,
dell’interpretazione che salva, ma
il processo trascinerà l’intera umanità senza distinzione fra ebrei e non. E il
disvelamento finale – divino –
avverrà soltanto dopo che sia già successo, ed avvenuto, il disvelamento del
Male: attenzione a questo punto specifico. Che vuol dire che, in altre
parole, il disvelamento che la storia e il mondo “son di Dio” potrà darsi se, e solo se, prima, l’ “Avversario” avrà disvelato che c’è lui dietro una parte della storia e del fatto che
abbia “preso possesso” del destino
umano.
Quando l’ “Avversario”
avrà pienamente “attestato” quest’ultimo punto, avverrà il disvelamento
“finale”, che, in realtà, vorrà dire che l’ “Avversario” avrà preso possesso
del mondo soltanto in modo illusorio:
il mondo non è mai stato “davvero”
suo. Questo disvelarsi dell’ “Avversario” – quello precedente al disvelamento
“finale” e che provoca quest’ultimo!! –, a sua volta, implica che il Male non
potrà più esprimersi, di nuovo, per mezzo di mediatori, cioè indirettamente, ma
sarà costretto ad esprimersi
direttamente: si dys-velarà, dys-velerà il suo “mistero”, Mysterium
Iniquitatis, che c’è sempre
stato, ma nascosto.
Questo è, “in soldoni”,
il discorso generale da farsi, per i presenti
fini, come s’è detto su, cioè focalizzati a capir bene, per quanto possibile,
solo alcuni passi e taluni nodi.
Chiaro che un assunto
del genere (che l’intero mondo fosse nelle mani del Male) generasse problemi
con le religioni organizzate, cioè nell’ambito della socialità, che, alla fin
fine, o sono un potere nel mondo,
o sono collegate ai poteri di “questo
mondo”, inevitabilmente peraltro: se vogliono “contare” nel mondo, non hanno
altra scelta. E debbono “contare” nel mondo perché loro missione, nel mondo, è
predicare una Verità rivelata: dunque debbono venire a patti, con modalità
molto diverse, con le potenze di questo
mondo. Quelle che sono, per definizione, potenze del Male, per il genere apocalittico. Insomma le religioni
organizzate non possono accettare che
“il mondo” sia interamente (ed è
questo il punto, non l’esistenza
del Male “in sé”: l’esistenza del
Male “in sé” non è un problema per loro) sotto il
dominio del “Male” – non di un
male “umano”, ma de “Il Male” –
possono sì concederlo, sempre obtortissimo
collissimo …, ma solo “in fine”,
alla “fine”, cioè, come dire, agli “estremi”. Il fatto che, pur avendo vinto,
le religioni organizzate non sono riuscite ad eliminare il “Male” come
dimensione, anzi, dovendo viverci fianco a fianco – spesso venendone inevitabilmente
condizionate o anche trascinate – ha spinto queste ultime “a più miti
consigli”, tuttavia, facendo loro accettare che, sì, alla fine, alla fin fine,
forse, anche, chissà, magari, ma proprio alla fine, alla finissima, così alla
fine che non si può vedere eh, ma,
tuttavia, beh sì … si deve concedere che … forse talvolta, mah, chissà,
vedremo, boh, ma no oh!!; beh, dunque, forse si vedrà qualcosa, ma la religione
ce ne salverà, oh sì … oh sì … Insomma le solite ben note “danze dei sette
veli” per cercare di tenere assieme cose fra loro contraddittorie, anche se è
la contraddizione che muove il mondo, dunque la contraddittorietà dà potenza
dinamica.
Al contrario, l’
“apocalittica” – il “genere
letterario apocalittico”, per parlare
con esattezza – parte, si basa, si fonda, si costruisce, si struttura – o come vogliamo
dirlo, non importa – sull’idea, di fondo, che il mondo sia nelle mani del
“Male”, “quel” male, “Il” Male, non un tizio che, avendo pochi soldi, fa
una rapina: no, non questo male qui,
ma “Il” Male, sovrumano. Esso vien
comunque, sì, “fermato” – meglio dire: controllato – da Dio, dai “Suoi angeli”
(per la precisione), ma il grosso
dell’umanità rimane nelle sue grinfie, e si perde,
pian piano. Questo fatto, che cioè l’umanità pian piano si alterasse per il
dominio del “Male” su di essa, per i “padri” giudaici del genere “apocalittico”
nasceva, come si è già detto, dal “silenzio di Dio”, che cioè Dio aveva
abbandonato “il suo popolo” – i Giudei, sostanzialmente – non più mandando loro i prophêtai,
quelli che “parlano per” – come dice
la parola –, parlano “per” Dio,
però a favore del
“popolo” (laòs), termine col quale non dovremmo intendere categorie
sociologiche attuali. Ma dovremmo intendere l’ “ekklesìa”, cioè l’ “Assemblea”;
l’Assembla, sì, ma di chi??
L’Assemblea – cioè il tutto,
l’insieme – di tutti coloro che hanno in
comune qualcosa: la fede giudaica, in tal caso. Chiaro che, poi, da un punto
di vista storico, quando il Cristianesimo giunse nel centro dell’Impero, non poteva più accettare le vedute
“apocalitticiste” di una parte dei
suoi membri: si spiega così il travagliato processo che ha fatto
giungere all’ accettazione finale dell’
Apocalisse di Giovanni all’interno
del Canone del Nuovo Testamento. E, tanto
il Libro di Daniele che l’ Apocalisse di Giovanni, sono stati accettati giusto perché sufficientemente “oscuri” da poter
essere abbastanza facilmente
“disinnescati”; invece, il genere apocalittico contiene in sé delle
“apocalissi” – non canoniche – ben
più esplicite, ma ch’erano ben più
difficili da disinnescare … E così tanti
si son “rotti la testa” su questi testi di Daniele
e dell’ Apocalisse, testi molto
immaginifici e simbolici, che possono quindi esser interpretati da punti di
vista differenti, anche molto: disinnescabili,
dunque …
Ora queste cosettine –
così semplici e di base – dovrebbero
essere chiare come luce mattutina: in caso contrario si fanno chiacchiere al vento. O grossa confusione, come si
diceva.
Per riassumere la
questione: il genere letterario “apocalittico” è sempre stato “borderline”, per
usare un termine attuale, rispetto alle religioni organizzate: non davvero fuori da esse, ma nemmeno
pienamente dentro: sta sul bordo, “borderline”, sul confine.
Dunque le “apocalissi”
son, sì, racconti di disastri[3],
ma non di disastri “qualsiasi”:
son racconti di quei disastri che
evidenziano che le potenze sataniche
– cioè dell’ Avversario” – hanno in mano il
mondo (cioè tutto il mondo), e
tentano di render fisso, definitivo, costante, immutabile il loro dominio sulla realtà umana. In altre
parole: non conta la “quantità”
dei disastri, ma la loro “qualità”,
che è funzione del significato dei “disastri” stessi. Perdendo di vista questo
punto, si apre la strada per ogni mal inteso, e Dio sa se ce ne sono stati!
Per esempio, tutta la
questione della “bestia” e del “profeta della bestia” è stata così ingarbugliata che, se uno vuol seguirla
storicamente, s’affoga in un pasticcio, questo perché non si vuol ammettere che il testo giovanneo – o di chi per
lui – si compone di “strati” diversi, che, spesso, son giustapposti, senza mediazioni di sorta. Quel che
davvero conta, invece, non è
cercare di spiegare “passettino per passettino” tutto il testo, cercando di far
combaciare i singoli passi con gli eventi in corso, perché è una “fatica di
Sisifo”: mai e poi mai combaceranno pienamente, perché la
visione giovannea è una visione di oltre
il tempo, è la visione delle potenze
che si manifestano sulla Terra. Il che vuol dire che tali potenze non si esprimono mai “pienamente” sulla Terra, ma qui, su questo pianeta,
posseggono i loro “riflessi” che intessono – assieme a tanti altri fattori!, cosa che costoro non amano vedere – la
trama degli eventi su questo dolente pianeta.
Quindi ci son i riflessi
di queste “realtà non materiali” nel mondo della “materia”, ma tali realtà non
sono mai – né mai potranno –
essere riflesse in modo pieno; è come un puzzle: vi è un quadro, ma i singoli
pezzettini son poi rimescolati, anche a casaccio, anche per delle cause
inerenti a quel piano della manifestazione dove si stanno esprimendo, al piano materiale della manifestazione
universale, cioè.
Questi punti di tipo
introduttivo devono esser chiari.
Veniamo ai punti che
c’interessano, qui-ed-ora, hic et nunc.
Ed ecco la “Grande Prostituta”, la potenza che è giunta a dominare la Terra intera, questo secondo punto non è un fatto secondario, ma
d’importanza essenziale. Che domini la Terra intera è già – in
ottica, per l’appunto, “apocalittica” – la dimostrazione,
sempre per chi crede in questa visione (chiaro), che il mondo intero è
nelle mani delle forze demoniache. Il mondo intero:
si rifletta su questa pinzillacchera, su questa quisquilia.
Ma – ed ecco il punto –
ciò è insufficiente alle forze del “Male” (“non umano”, del Male non umano …). Perché è insufficiente?
Perché è un dominio solo indiretto e solo
indiretto può rimanere.
Non potrà mai esser più
di questo. Ma le forze del Male devono esprimere pienamente sé stesse: ecco la
contraddizione. Inoltre queste forze stesse sanno bene “che il tempo è breve”,
che non può durar per sempre questo dominio del System della “Grande
Prostituta”, ed dunque debbono manifestarsi allo scopo di fissarlo.
La “Grande Prostituta”
– similmente al “Regno della Quantità” di Guénon – non può durare perché costitutivamente,
o strutturalmente, o fondamentalmente, o basicamente – o come ci piace dirlo – instabile. Per sua stessa natura è instabile.
Né vi è alcun modo di stabilizzare partendo dalle sue stesse forze, cosa che,
sia detto per inciso, Guénon è stato fra i pochissimi, i super pochissimi, a
ben comprendere. Di qua il suo fastidio per i “tradizionalisti”, che sarebbero
i cantori dell’ “identità” di oggi, che vogliono riforme parziali dentro –
inevitabilmente, trattandosi di riforme – il quadro della modernità. No, la
modernità è incapace di auto riformarsi. Ed essa, modernità, “sfocia” su
qualcosa di completamente non
moderno, su qualcosa d’incomprensibile tanto alla modernità stessa quanto ai
suoi – numerosi, anche se minoritari – critici, punto non secondario quest’ultimo; ed anche questo Guénon fu tra i
pochissimi a comprendere: i
dissidi con Evola, in parte,
nascono anche da questo punto qui.
Poiché instabile per
sua stessa natura, il Sistema, nel suo stesso procedere avanti, non può che aver
problemi dentro, ciò che Baudrillard chiamava “implosione”, termine molto efficace. Molto efficace perché dinamico: si tratta di un processo simile all’esplosione, ma di segno differente. Inverso,
per l’esattezza.
Che quest’intervento,
volto a stabilizzarne il dominio, in realtà lo renda ancor più instabile, è verissimo, ma nessuno sulla faccia della
Terra può oggi bloccare le forze che ne hanno il dominio (della Terra) dallo
spingersi sempre di più in questa
direzione, che, poi, porterà alla “dystopia”,
“dystopia” che, sia detto fra le righe, sarà pure lo stadio più instabile mai visto sulla faccia della Terra. E che criticare la distopia sia
ben lungi dall’esser sufficiente, è più che chiarissimo. Tu dici ad una
malattia: Ehi!, sei cattiva!, e quella sparisce? Mica funziona così: lo stesso accade nel nostro caso. Ecco
perché la mera critica è inefficace: criticare una malattia, o anche
lamentarsene, non ha niente a che spartire con l’eziologia della malattia
stessa, eziologia che è fondamentale per poter, poi, elaborare un progetto di
cura. Quindi tutti questi grandi chiacchieroni non solo non hanno una cura – e
nessuno ce l’ha, oggi: dunque passi –, ma non hanno una giusta eziologia del
disturbo che vedono. Questo perché partono da un concetto del tutto riduttivo della modernità: il punto sta qui. Per loro la modernità nasce con la
Rivoluzione francese, per cui varie forme di “Restaurazione”, o di
“romanticismo politico”, sarebbero l’ “alternativa”. Invece le radici della
modernità sono precedenti al XVIII
secolo. Il discorso a questo punto si farebbe lungo, ma è importante l’averlo
precisato, per quanto en passant. La
malattia – ogni malattia – è l’effetto di determinate cause. E finché tali cause non saranno debellate o vinte, essa
permarrà. Vero che si può morire di una malattia, ma non capita mai che una
malattia non abbia cause … Stesso discorso qui, mutatis mutandis.
Ma ritorniamo al nostro punto, dopo questo lungo excursus.
Dal punto di vista “apocalittico”, il System che oggi ha in mano – da qualche
secolo – la Terra “è” una
emanazione del “Male” perché ha costruito un qualcosa, una realtà umana, non
dipendente da cause “superiori”, ma, in
apparenza, facente solo riferimento all’umanità stessa. In apparenza. Ma il grosso dell’umanità
vive in e di questa apparenza.
Dunque, “dà il ‘consenso’” a tale apparenza. Ora, però:
questo System, in realtà, è instabile nel suo centro, “per il modo stesso in
cui è fatto” (questo vuol dire: strutturalmente,
fondamentalmente, ecc. ecc., tutte
queste parole vogliono dire una cosa sola: la causa
sta nel “modo in cui è fatto” il sistema). Non è una causa esterna ad esso: questo
si vuol dire. La causa è interna
ad esso[4].
Ma proseguiamo. Ed ecco
che, allora, cosa succede?
Che quello stato del
mondo (col dominio della “Grande Prostituta” di
Babylonia) – che andava loro benissimo
sino a che non si fosse manifestata l’esigenza di “fissare” quel dominio stesso
– non va più loro bene: diventa un
ostacolo al proseguimento del Piano stesso. Ed ecco la necessità – da parte di quelle forze stesse che han
dato, ad esso System, il potere (si sottolinei questo punto) – di rompere quel dominio stesso. Ed ecco il
tema della “Caduta” della “Grande Prostituta”, quest’ultima simbolizzando
sempre il dominio di forze anti divine.
Sempre. E, a questo punto, nasce la
necessità di capir bene che cosa voglia
dire questa “caduta”.
Stabilito tutto ciò, si
passa quindi alle modalità per
mezzo delle quali raggiungere l’obiettivo, che chiamo “dystopia”[5]
… E che, si osservi, non ho certo
inventato io … Mi son infatti limitato a citare affermazioni di altri.
Che cos’è ‘sta
“dystopia”: La “dystopia” è la sostituzione
di uno stato del mondo ad uno precedente. Se uno legge con attenzione quei passi (il cui link sta nella nota precedente), di tanti anni fa, ormai, si deve necessariamente render conto che, per
poter fare quel che si dice lì, si deve cambiare il sistema – il System – ch’è stato il nostro per tanti decenni. E nel quale siamo
vissuti, siamo nati e cresciuti. Per quanto “cattivo” questo sistema sia, per
quanto esso sia “la donna coperta del
sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù”[6],
esso è stato anche “donna”, anzi: meretrice, “seduttiva” cioè. Con la civiltà
capitalistica tutti han flirtato e sono andati, ed in realtà essa sempre ha
mantenuto il consenso, serve a poco
nascondersi: la “‘… gran meretrice che siede
su molte acque, con la quale fornicarono i re della terra [tutti i governanti, cioè], e gli
abitanti della terra [ = la
stragrande maggioranza di essi] si ubriacarono
col vino della sua lussuria’”[7].
Va detto qui che “fornicare”, in senso biblico, è la metafora di tutto ciò ch’è illegittimo
“agli occhi di Dio”, un’unione che “non dovrebbe poter essere”, invece si ha,
si produce. Va poi anche detto questo: che la
stragrande maggioranza degli abitanti della terra abbia dato il suo
consenso alla “Grande Prostituta” è
il passaggio decisivo: e questo è l’ “apocalisse” nel suo vero senso, questo è: che si costruisce un dominio “anti ‘divino’”, ed esso ha successo, esso vince; il resto è la sola e mera conseguenza di questa
“infedeltà” profonda, che sta nei cuori: se tu dai al diavolo ed ai suoi
accoliti il dominio su di te, non
sorprenderti ch’esso ti faccia fare quel che lui
vuole …
Poi si legge – a
proposito della “seduttività” del dominio di luci, lucette, luccichii e merci
in esposizione, che è il dominio della Grande Prostituta – questo: “E vidi la
donna coperta del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù, e vedendola fui preso da maraviglia grande”[8].
La “maraviglia”, perché lo è,
soprattutto per un ebreo di quei tempi, era poter vedere “in spirito” e come
“rapito” una cosa come quella costruita da tal Sistema: che vertigine, come un male antico, di una
città antica[9],
“antica e depravata”[10],
che si nutre del sangue degli uomini – perfettamente inconsapevoli di ciò che sta loro accadendo – e tuttavia non è una “dittatura” (vallo a far
capire a tanti ottusi!!) ma è un dominio di luci, luccicante, di città
colorate, di apparenti “possibilità” che solo dopo si scopre non sono affatto possibili “per tutti”,
come poi si strombazza. Ma ecco che, anche quando scopre che “nulla è come
sembra”, chi ha dato il suo consenso al Sistema, e non ne ha mai capito la
profonda malignità (grazie a quelle luci sfolgoranti – ma fredde –), si rivolta contro il Sistema. In realtà, scopre l’ovvio:
che le famose “possibilità” sono fasulle, che chi ha controllato il Sistema ne ha sempre avuto il controllo, e continua nell’averne, che la
“scalabilità” si attua di fronte ad una gerarchia fissa, ma che non
si vede. Ed è vero – verissimo – che c’è “l’aristocrazia del denaro”, solo che
darne la “colpa” a varie categorie, più o meno fantomatiche, non ti servirà a
niente!
Allora chi vede che gli
è stato mentito, si rivolta, e la rivolta viene “drenata” su canali inefficaci,
che, così, aiutano a mantenere la merce fondamentale del Sistema: il consenso. Ma si può ben capire che
Giovanni – o chi per lui – “vedendo ‘in spirito’” cose simili, ne fosse stupito,
meravigliato, insieme atterrito ed
affascinato; è così: il coccodrillo atterrisce, però affascina pure. Il serpente velenoso atterrisce, però affascina, ed
anche ipnotizza: ha il potere magnetico. Ma quant’è magnetico
questo Sistema! Quanto seduce ed attrae a sé! Tutti i “re della Terra” son
andati con la “Grande Prostituta” di
Babylonia: è così. Che
importa del cosiddetto “inquinamento”! Che importa dei poveri! Affascina, è un fatto. Tu – individuo qualunque – tu
puoi! Le religioni ti mettono ostacoli: via! Ma il Sistema non lotta frontalmente contro le religioni, eh no, solo devono
starsene al loro posto. Perché tu, tu
puoi! Con un telefonino puoi parlare con chiunque
su tutta la Terra, e fra poco
potrai mettere in moto le cose a distanza. Fra poco potrai effettuare
transazioni di un certo numero di somme di valuta – ma non denaro, perché non son che bit
elettromagnetici – su tutta la superficie della Terra,
come prima “chiunque” ha potuto viaggiare[11].
Allo stesso modo. Certo ha un costo, per cui quel “tu puoi” non è per ogni “tu”, ma che importa!
L’essenza sta nella possibilità offerta, nell’ “opportunità” – ed ecco che la
mentalità americana doveva essere fra tutte quella più conforme alla Grande Prostituta: l’accento è sull’ opportunità, non sull’effettività –, offerta a “tutti”,
ed indistintamente a tutti.
O almeno: questo è ciò che appare. Poi non è vero, ma chi anche scopra che non
lo è non ne dà mai le colpe al Sistema: esso ti ha, comunque, “offerto” l’
“opportunità”, e sei stato “tu” che non sei stato capace di coglierla: problema
“tuo” … così funziona. Il problema è che nessuno
“offre” proprio alcunché ad alcun altro, men
che meno il Sistema: esso ha necessità
del consenso, per questo mette il miele
davanti all’orso o fa come quelle orchidee – “dee degli orchi” … – che
seducono l’insetto che le impollinerà[12].
Strategie oblique … Strategie
vincenti, nessun dubbio, chi non era d’accordo è stato in pratica quasi
azzerato: complimenti, onore al merito, solo che c’è un problema: non potete farlo per sempre.
Il Sistema stesso
comincia a mostrare segni
d’indebolimento, e strutturali.
Che si fa, dunque … Allora, e proprio quando le forze “anti divine” prendono
pienamente possesso della Terra, nascono i problemi (fra cui quello della loro
– di tali forze – necessità di fissare, coagulare, fermare il proprio dominio),
ecco che il System manifesta delle sue debolezze strutturali, cioè come s’è
detto, afferenti al “come funziona” il Sistema stesso, non – si badi bene – dovute a lotte o spinte dall’ esterno del Sistema stesso, ma invece
relative al suo funzionare, che mostra la corda, che non funziona più così
bene, forzando, in tal modo, quelli stessi che “ci stavano dietro” ad
intervenire per fissarlo, appunto, con lo scopo di render definitivo quel ch’è
passeggero. Ma, così facendo, quel che ottengono è un ulteriore “liquefazione”
del System, cosa che non possono
capire: qui sta la “trappola di Dio”;
“Il verme è entrato nella mela” … Ma rimane che tutto ciò nasce da un rivolgimento all’interno del System e non
da forze dall’ esterno di esso, e
cioè si conferma l’assunto di base dell’ “apocalittica”: che tutto il mondo ha dato il suo consenso
– in termini “moderni” si direbbe così – alla “Meretrice”, quindi, allo stesso modo, adorerà la “bestia”, cf. Ap.
13, 3-4: eccoli, quei famosi versi che tanti Nilo d’inchiostro han fatto
scorrere, ma che non erano, in effetti, ben comprensibili nelle precedenti età.
Che il System della
“Grande Prostituta” sia “anti divino” è palese oltre ogni dubbio, salvo che al
90% e passa degli attuali abitanti della Terra, compresovi coloro che credono di essersi ad essa opposti, o di
opporcisi: il vento inquinato e le tonnellate d’ingiustizie della quali la
Terra è piena stan qui a dimostrarlo
ma, ed ecco il punto molto
interessante, non vengono mai e
poi mai ascritte al Sistema
stesso. La causa che si cita è, allora, una serie di “cattivi”, il cui numero e
la cui identificazione è un tema che diviene ricorrentemente molto dibattuto, senza che, però, alcunché cambi: i
“cattivi” ci sono, ce ne sono a iosa,
ma essi possono al massimo peggiorare una situazione che, però, non han creato loro e che (i “cattivi”)
si limitano a cercare d’arraffare, profittandone il più possibile. Ma mai – proprio mai – che pensino che il problema stia nel modo di funzionare del Sistema stesso:
questo pensiero vien escluso per principio, bisogna sussurrarselo, bisogna
bisbigliarlo, tanto mette quasi paura il dirlo. Quindi: sssshhhh …
Teniamolo per noi … (ah ah)
Non
dunque un effetto “casuale”, dovuto ai certi “cattivi” di turno, più o meno
identificabili, e variabili a seconda della mentalità di chi cerchi
d’identificarli, ma una conseguenza necessaria
delle premesse del Sistema è che esso distrugga la Terra, c’è per questo! Di
qui il verso parafrasato nella citazione d’inizio di questo post.
La distruzione di ciò
che vive nel mondo è la conseguenza necessaria della premesse, per cui per il
capitalismo ogni cosa è “materia prima”, priva
di qualità. E lo scopo dello
scatenamento tecnico è la “manipolabilità totale”, come la chiamo, dunque
manipolazione totale anche del corpo
umano, chiaro ed ovvio: di qui le
“sorprese” di tanti illusi; vedete, sta nelle premesse quel che voi biasimate
oggi, premesse di due secoli fa. Che, poi, questa spinta verso la manipolazione
totale possa raggiungere del tutto il suo scopo, è sempre stato dubbio, la realtà stessa assicurandosi,
di tanto in tanto, di smentirne le pretese.
Ma che questa sia la direzione di marcia e il fine loro, e che, per quanto Achille
non raggiungerà mai la tartaruga, pure ci si avvicini sempre di più,
alla “tartaruga”, è altrettanto certo:
ed ecco l’idea della famosa “dystopia” …
(Continua)
Andrea A. Ianniello
[1]
Postfazione in Apocalisse di Giovanni,
SE, Milano 1987, p. 95, corsivi in
originale.
[2]
Per esempio, nel cap. 2, dedicato alle “sette chiese”, quando si parla di
Pergamo si dice che lì – nell’antica Mysia,
sul Mar Egeo – vi sarebbe il “seggio di Satana”. Cosa vuol dire? Sono state
proposte varie interpretazioni, anche abbastanza giuste. Su Pergamo, per chi
volesse approfondire: cf. A. Giuliano, Le città dell’Apocalisse, Newton Compton editori, Roma 1978, pp. 40-49. Una nota: un’altra
interpretazione potrebbe essere quella suggerita in F. Cumont, Le religioni
orientali nel paganesimo romano, Laterza editori, Bari 1967, pp. 74-75.
[3]
Purtroppo sì, e nonostante il “disinnesco” che le chiese cristiane han sempre
operato sull’ Apocalisse di Giovanni
– nel senso di un messaggio di speranza (in realtà proprio solo di alcune parti del testo, e minoritarie) e non di “disastri” (tutto il resto) – l’ Apocalisse è un libro che può anche
atterrire, e non v’è ragione di vergognarsene. Il punto è che i disastri ci son
davvero, ma son di un genere molto particolare: non meri terremoti ed
alluvioni, ma qualcosa di più e di
diverso.
[4]
“La causa principale dello sviluppo di una cosa non i trova fuori di essa ma
dentro di essa, nelle sue contraddizioni interne”, Mao Zedong, Sulla
contraddizione in Zizek presenta Mao.
Sulla pratica e Sulla contraddizione, Mimesis Edizioni, Milano – Udine 2009, p. 87. Molte cose Mao non le
capiva, ma vi è – nelle note – opportunamente riportato, in quest’edizione, un
passo dell’edizione originale, non quella
rivista (quella citata prima), dove si capisce che almeno un punto era molto
chiaro a Mao. In tal passo, criticava l’ “evoluzionismo volgare” la cui
concezione “consiste nelle affermazioni che lo sviluppo è aumento o diminuzione quantitativa, che la forza motrice dello
sviluppo è esterna alla cosa che
trasforma, che lo sviluppo consiste nel cambiamento di posizione nello spazio,
che anche la riflessione delle cose nel pensiero umano è immutabile [la famosa,
ridicola, “teoria della mente come
una tabula rasa”]”, ivi, p. 121, nota 5, corsivi miei, miei
commenti fra parentesi quadre. Cioè, in tali teorie, da lui criticate, si parla
di cambiamenti quantitativi, e non qualitativi. Ed è vero: è così, son solo cambiamenti quantitativi: per questo motivo,
seguendo questi modi errati di
pensare, alla fin fine non si capisce niente, e si viene sviati … Al contrario, le modificazioni di epoca così come le trasformazioni
sistemiche son cambiamenti qualitativi:
ecco perché così tanti trovano così tanto difficile il capirli.
[5]
Cf.
[6]
Ap. 17, 6 in Apocalisse di Giovanni, cit., p. 69, corsivi miei. Al lato si dà
sempre il testo in latino, che qui si riporta: “Et
vidi mulìerem èbriam de sànguine sanctòrum, et de sànguine màrtyrum Iesu”,
ivi, p. 68, corsivi miei. Questi passi
e quelli precedenti, in latino, son
citati qui, cf.
[7]
Ap. 17, 1-2 in Apocalisse di Giovanni, cit., p. 69, corsivi miei, mie osservazioni
fra parentesi quadre.
[8]
Ap. 17, 6 in Apocalisse di Giovanni, cit., p. 69, corsivi miei.
[9]
Paragonata variamente a Roma antica, o persino ad Atlantide, cf. F. Barbiero,
Una civiltà sotto ghiaccio, Casa
Editrice Nord, Milano 2000, pp.
109-110. Si tratta di un libro di vent’anni
fa, ormai … E l’edizione originale è degli anni Settanta del secolo scorso …
[10]
Cf.
https://it.wikiquote.org/wiki/Conan_il_barbaro_(film),
“Dialoghi”, la frase fa parte del terzo dialogo riportato, frase di “Subotai”,
il personaggio fittizio del film, quello col nome del generale mongolo di
Gengis Khan.
Dialogo in originale
con sottotitoli, ma in lingua originale, cf.
Restituisce il
“fascino” che la “civilizzazione” può esercitare su di un “barbaro”, o su di un
ebreo dell’epoca, che, sì, sa cos’è la “civiltà”, diversamente dal “barbaro”,
ma ciò non toglie che agli occhi
del “suo Dio” – deità di ex nomadi – la “città” (cioè la
base della civiltà, la “civitas”)
abbia sempre qualcosa di “antico e depravato”
…. Chi ha intelligenza rifletta sulla profondità
di tale dissidio.
[11]
Cf. F. Marinelli - F. R. Orlando,
Wireless. Tutta la verità su cellulari,
ripetitori, Wi-Fi e 5G, Libreria editrice Fiorentina, Firenze 2019.
[12]
Cf. J. Baudrillard, Della
seduzione, Cappelli editore, Bologna 1980,
cioè ben quarant’anni fa. Baudrillard
(scomparso nel 2007) usava il termine “seduzione” in senso etimologico, dove “sedurre” vuol dire “sviare” …
Addendum [del 30/01/2020].
Sul Film “Conan il Barbaro” (citato qui sopra), una interessante recensione è al link:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/cinema-d-autore/4550-la-civilta-di-conan-il-barbaro.